Sinodalità
La travolgente ondata di papismo di questi giorni mi pare avere annientato il discorso sulla sinodalità ecclesiale, che non era mai riuscito ad affermarsi lì dove la maggior parte delle persone esprime in forme sociali la propria fede cristiana. Paradossalmente, la fascinazione papista sembra aver colto anche persone che si dichiarano non credenti. I clericali ne vanno fieri, ma in realtà questo ne dimostra la superficialità. Ha più a che fare con il mito della sovranità, a ragione del quale al pubblico interessano le vite delle famiglie regnanti, ad esempio la Royal Family inglese, che con i valori di fondo dei cristianesimi. Sotto questo profilo, il collegio dei cardinali elettori è trattato, nella curiosità mediatica, come una famiglia reale. Questo è avvalorato dalle immaginifiche e spettacolari liturgie che anima, in particolare nelle fasi di trapasso tra un Papato e il successivo.
Costruito, dall’Undicesimo secolo, un potere imperiale intorno alla corte curiale romana, rivendicando il potere di dettar legge in Cielo e in Terra e la supremazia su ogni altro potere del mondo, mito, teologia, diritto, liturgia vennero progressivamente centrate sul potere papale, fino al culmine raggiunto nel 1870, nella fase terminale del conflitto, anche militare, con il nuovo Regno d’Italia, con l’imposizione del dogma dell’infallibilità pontificia.
Nulla di tutto ciò risale veramente alle origini. Anche la stessa presenza dell’apostolo Pietro a Roma non è attestata da fonti storiche affidabili, ma da una tradizione ecclesiastica che si rafforzò man mano che, col passare del tempo, ci si distanziava dall’epoca del riferito ministero ecclesiastico romano di colui che si iniziò a definire “principe degli apostoli”. Bisogna tener conto tuttavia che al tempo in cui si situa il martirio dell’apostolo, negli anni Sessanta del Primo secolo, non esisteva ancora l’episcopato monarchico generante intorno a sé delle corti curiali come iniziò a manifestarsi a cavallo tra il Primo e il Secondo secolo, e il prestigio di Pietro era tutt’altro che indiscusso, come dimostra la narrazione del cosiddetto “Concilio di Gerusalemme”, risalente a circa dieci anni prima, del quale vi è traccia negli Atti degli apostoli al capitolo 15.
Gli storici delle origini cristiane evidenziano sempre la scarsità di fonti affidabili. Si ricorre allora alle tradizioni consolidatasi entro i primi quattro secoli. Ma esse, proprio perché tradizioni si consolidarono allontanandosi nel tempo dagli eventi narrati e con una certa immaginifica libertà come all’epoca s’usava in queste cose, per cui sotto diversi profili ci appaiono con connotati leggendari.
È invece attestato fa fonti storiche attendibili che, in ogni tempo dell’era cristiana e fin dalle origini, fin dai tempi del ministero del Maestro tra la sua gente narrato nei Vangeli, spiriti cristiani presero a riunirsi per orientare la propria vita di fede e le sue conseguenti implicazioni nell’organizzazione sociale. Questa è la sinodalità, che va ben oltre il problema del governo ecclesiastico. Essa ebbe un’epoca di straordinaria effervescenza dall’Undicesimo secolo, a partire quindi dal Basso Medioevo, nello straordinario clima di ripresa civile che caratterizzò quella fase storica, dopo la disgregazione e l’abbandono dei grandi centri dei secoli precedenti. Fu anche l’epoca della costruzione del Papato romano, che nacque come istituzione marcatamente antisinodale, scontrandosi aspramente con le cristianità orientali, nelle quali si era mantenuta viva una certa sinodalità ecclesiastica tra clero e religiosi. Il Papato romano represse con inaudita ferocia la sinodalità popolare che si venne manifestando nelle aree sulle quali era riuscito ad affermare un dominio, arrivando ad creare, con il sistema giuridico delle Inquisizioni, un sistema di tribunali ecclesiastici, preso a modello di ogni successivo dispotismo, del quale fecero le spese, spesso a costo della vita o comunque della libertà e della salute, praticamente tutti i riformatori religiosi e non solo.
Il Papato romano ha sempre visto, e del tutto a ragione, nella pratica sinodale un pericolo per il proprio potere assoluto. Sinodalità e assolutismo sono l’una il contrario dell’altro. È anche per questo che, in fondo, i processi sinodali avviati da papa Francesco dall’ottobre 2021, immaginando un assolutismo sinodale, quindi di poter conciliare gli opposti, sono stati condotti con spirito veramente poco sinodale. Per dirne una: ai membri delle Assemblee sinodali è stato vietato di rendere partecipi le proprie comunità di riferimento di ciò che veniva discusso durante i lavori e delle posizioni in contrasto. La segretezza segnala sempre l’antisinodalità e non a caso essa caratterizza le procedure del Conclave, in cui dignitari imperiali eleggono il nuovo sovrano.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro Valli