Miei appunti estemporanei sulla conferenza su “L'anima
liberale e sociale del cattolicesimo democratico”, tenuta dal prof.
Riccardo Saccenti il 22-5-25 per il Meic del Lazio
Di seguito vi trascrivo i miei
appunti estemporanei sulla conferenza su “L'anima liberale e sociale del
cattolicesimo democratico”, tenuta dal prof. Riccardo Saccenti il 23-5-25 per
il Meic del Lazio. Gli appunti riflettono la mia capacità di comprensione. Il
testo non è stato rivisto dal professore.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro,
Valli
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Il tema è quello della dimensione del
liberalismo nel cattolicesimo politico: un liberalismo con una cifra sociale
molto marcata che è molto risalente nel cattolicesimo italiano. Il
cattolicesimo democratico può essere visto come uno sviluppo del lavoro di
Sturzo e dell’organizzazione di tipo sociale seguita all’enciclica Rerum
Novarum. C’è però una tradizione liberale più antica, legato al rapporto
tra cattolicesimo e politica negli ultimi trecento anni, quindi nel rapporto
con la modernità, più o meno dal Cinquecento.
Il
1789, l’anno della rivoluzione francese, è cruciale. In un libro, Menozzi
focalizza nella crisi del 1789 l’inizio del tormentato rapporto tra il
cattolicesimo, la Chiesa, e il liberalismo.
Dopo
la caduta della monarchia francese, il Terrore, la Repubblica, vengono visti
come elementi problematici nell’opzione di tipo liberale per i cattolici.
Dall’inizio dell’Ottocento ci si divide tra i cattolici. A quell’epoca nasce il
cattolicesimo liberale, con Charles de
Montalembert, secondo il quale gli eccessi della rivoluzione francese sono una
deriva rispetto al liberalismo. Il primato della libertà secondo de
Montalembert è collegato con la tradizione cristiane, con l’idea della libertà
del singolo creato a immagine e somiglianza di Dio. L’altro autore importante
su liberismo come cifra della modernità politica e Chiesa è Antonio Rosmini.
Rosmini è il padre nobile del cattolicesimo liberale, nel panorama della
filosofia italiana di inizio Ottocento. Accetta un confronto non solo in chiave
apologetica di rivendicazione dei diritti della Chiesa e della fede, ma si
spinge sul terreno dei contenuti. Si
confronta con i principali autori della filosofia europea del suo tempo. Era un
lettore di Kant e di Hegel. Sviluppa la sua riflessione dentro la modernità
filosofica, rivendicando la possibilità di una voce cattolica anche in
quell’ambito. Si sviluppa in una tradizione politica di tipo liberale. Insiste
sul tema della libertà per costruire un consorzio civile. E ciò anche in testi
di valore più pratico, con coinvolgimento nelle vicende politiche italiane.
All’epoca dei moti del ’48 e della Prima guerra di indipendenza Rosmini
pubblica un testo che riguarda la Chiesa Le cinque piaghe della Santa Chiesa
e La Costituzione secondo i
cattolici italiani, una proposta politica per l’organizzazione di uno stato
unitario italiano. Una proposta per una forma di statualità.
Quella stagione vide i cattolici liberali
come sconfitti, come tutti i moti del ’48. Rosmini fu condannato dal
Sant’Uffizio ed esiliato a Stresa.
Ma questo non significò la crisi della
tradizione cattolico-liberale. Rimase come una sorta di semina che si sviluppò
fino al Novecento inoltrato.
Sturzo e la sua creatura politica furono
schiacciati dal fascismo, ma lasciarono una semina feconda.
La voce più nota del cattolicesimo sociale
italiano fu Alessandro Manzoni. Un intellettuale che sviluppa una riflessione
politica lungo tutto il corso della sua vita, sui temi proposti dal
liberalismo, la libertà, la nazione.
Accanto al tema della libertà come fondamento
dell’ordinamento politico il liberalismo affronta il tema della nazione. Il
cattolicesimo liberale italiano lo affronta in modo peculiare.
La storia si stava sviluppando come
disciplina accademica. In Francia una serie di storici liberali si
interessarono alla storia in una chiave fortemente politica, per rintracciare i
caratteri genetici della Francia come nazione, per legittimare la relativa
azione politica.
Nel contesto italiano il tema viene
sviluppato da Rosmini e Manzoni in modo da sviluppare il tema della nazione in
un orizzonte europea. Rosmini dialogò con Lorenzo Magnani sulla possibilità di
circoscrivere una peculiarità nazionale italiana nel contesto europeo: Rosmini pensava che la
cultura non dovesse essere fonte di divisione, la nazione doveva essere un
elemento solo politico. Sulla stessa linea Manzoni. Cita I Promessi sposi:
si celebra il matrimonio tra Renzo e Lucia, vanno a vivere nella bergamasca e
don Abbondio dice “La patria è dove si sta bene”. Un concetto di patria
non in senso nazionalistico. La nazione ha una sua storicità che si sviluppa
nel corso del tempo, senza carattere esclusivo.
Questo filone di pensiero lascia una eredità.
Nonostante il Non expedit, già prima di Sturzo e il Patto Gentiloni (con
la partecipazione effettiva alla vita nazionale), una parte della politica
liberale italiane è fatta di cattolici liberali. In particolare nell’ambiente
lombardo, in particolare nella nobiltà lombarda, fin dall’inizio del Novecento.
Tommaso Gallarati Scotti ne è uno dei principali esponenti, che finisce al
centro della polemica antimodernista, per un suo libro sulla vita di Fogazzaro.
Gallarati Scotti è il primo ambasciatore nel Regno Uniti dopo la Seconda guerra
mondiale, nominato dal Governo De Gasperi. Un incarico delicatissimo. De
Gasperi scelse un cattolico liberale. Altri nomi: Filippo Meda, figura vicino a
Sturzo, il primo a diventare come ministro in un governo del Regno d’Italia.
Nella vicenda del cattolicesimo politico
italiano l’emergere di un pluralismo democratico non significa necessariamente
la dispersione. Meda portò la sua esperienza di cattolico liberale nella
politica sturziano. Alessandro Casati, ministro della Pubblica istruzione e
senatore a vita. Ebbe un ruolo molto importante alla fine del fascismo per il
cattolicesimo politico fu Stefano Jacini: figura con lo spessore più marcata.
Scrisse: La politica ecclesiastica italiana da Villafranca a Porta
Pia: la crisi religiosa del Risorgimento, pubblicato
nel 1938 dalla casa editrice Laterza. L’interlocutore di De Gasperi durante
l’esilio in Vaticano fu proprio Jacini. Gli fece scoprire una classe dirigente
cattolica che aveva visto nel liberalismo una novità dalla quale non si poteva
tornare indietro e che aveva prodotto una umanizzazione della politica europea.
De Gasperi veniva da un cattolicesimo sociale molto avanzato, sulla linea del Zentrum
tedesco della Germania Bismarkiana. Scoprì da Jacini la tradizione liberale
del cattolicesimo italiano. Ad esempio l’idea di nazione che non crei
esclusione, ma vista nel contesto di relazioni tra popoli diversi. Riecheggia
negli interventi di De Gasperi nel ’47 nella Conferenza di Parigi e nel
progetto degasperiamo di costruzione dell’unità europea. Le nazioni per
preservare la propria unicità hanno bisogno le una delle altri, con
indispensabilità di un consorzio tra popoli, l’Europa come elemento di unione.
La storia del
cattolicesimo liberale si intreccia con altri orientamenti, distinti.
L’orientamento democratico risponde a un elemento di novità introdotto
nel Novecento: nasce di fronte alle masse come le nuove soggettività politiche.
La politica non più solo come fatto di elite, ma che coinvolge grandi
masse di persone. Importante fu la rivoluzione industriale e i conflitti
mondiali del Novecento, dai quali emerge l’esigenza democratica accanto a
quella liberale, per fare della masse un popolo. Si tratta di
organizzare il rispetto della dignità umana.
Il filone
liberale, dentro la riflessione politica dei cattolici italiani, non si
esaurisce con la nascita della Repubblica e con Alcide De Gasperi ma continua,
anche se minoritario nel partito dei cattolici.
Uno dei
maggiori collaboratori di La Pira a Firenze è un giovanissimo Nicola Pistelli,
fortemente impregnata di cattolicesimo liberale, che assume l’opzione
democratica in senso pieno, legando libertà e giustizia sociale. C’è
un’evoluzione.
Dal punto di
vista teorico, chi iniziò a interrogarsi sul lascito del liberalismo fu Augusto
Del Noce (saggio sull’ateismo, studi sulla lettura e interpretazione della
filosofia moderna). Il suo pensiero risente del cattolicesimo politico, presentò
una modernità cattolica, non ateistico, che aveva insistito sul concetto di
persona.
Una tradizione
politica molto lunga, prendendo come inizio la rivoluzione francese.
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Nel corso del dibattito che è seguito, il professore ha
citato il pensiero del teologo statunitense John Courtney Murray in materia di teologia
della democrazia
Notizie su Courtney Murray estratte con l’aiuto dell’algoritmo
ChatGPT:
📘 Chi era John
Courtney Murray (1904–1967)
Nato a New York, Murray entrò nella Compagnia
di Gesù nel 1920. Dopo l'ordinazione sacerdotale nel 1933, completò il
dottorato in teologia presso la Georgetown University nel 1937. Dal 1937 fino
alla sua morte nel 1967, fu professore di teologia al Woodstock College nel
Maryland e, dal 1941, direttore della rivista Theological Studies.
🧠 Contributi
teologici
Murray è noto per aver cercato di conciliare la
tradizione cattolica con i principi del pluralismo democratico americano.
Sostenne che la separazione tra Chiesa e Stato, come delineata nella
Costituzione degli Stati Uniti, potesse essere compatibile con la dottrina
cattolica, promuovendo la libertà religiosa come diritto fondamentale .
📖 Opere
principali
- We Hold These Truths: Catholic Reflections on the American Proposition (1960): in questo libro, Murray esplora
come i principi democratici americani possano armonizzarsi con la fede
cattolica. [questo titolo è stato pubblicato nel
2021 da Morcelliana, con prefazione di Stefano Ceccanti – nota mia- sono
riuscito a ordinarlo su Amazon]
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🏛️ Influenza sul
Concilio Vaticano II
Murray ebbe un ruolo significativo nel Concilio
Vaticano II, contribuendo alla redazione della dichiarazione Dignitatis
humanae, che afferma il diritto alla libertà religiosa. La sua
partecipazione fu determinante nel promuovere una visione della Chiesa più
aperta al dialogo con il mondo moderno
📚 Per
approfondire
John Courtney Murray:
Theologian in Conflict: una biografia che esamina le sfide affrontate da Murray nel
promuovere le sue idee all'interno della Chiesa.