Introduzione alla democrazia dell’Unione Europea – 19
Sovranità
Sovranità significa non riconoscere alcun potere sopra di sé. Essa o è assoluta o non esiste.
Può tuttavia essere condivisa tra diversi organismi politici.
Una sovranità in qualsiasi modo limitata non è più tale.
La storia dei processi democratici è quella della lotta per contrastare e abolire organismi politici che rivendicavano sovranità. Per questo è stata anche estremamente violenta, quando si è trattato di abbatterli perché non accettavano di venire a patti, vale a dire di rinunciare alla pretesa di sovranità. L’efferata e sanguinaria Rivoluzione francese [1789-1799] comportò il regicidio, vale a dire l’assassinio della persona del monarca della dinastia che rivendicava sovranità, quella dei Borboni, e anche il tentativo di soppressione totale del ceto dei nobili francesi, per il solo fatto di essere stati considerati tali, e come tali titolari di specifici poteri politici concessi dalla dinastia sovrana. Si proseguì, come storicamente spesso era accaduto prima e poi storicamente accadde in seguito) all’assassinio di chiunque manifestasse di opporsi ai nuovi organismi di vertice democratici, quando questi rivendicarono sovranità in materia di epurazione dei nemici del popolo trasformando la nuova democrazia popolare in un totalitarismo. Questo processo stragista finì per divorare i suoi stessi artefici, ad esempio con l’esecuzione capitale ordinata ed eseguita nel 1794 contro Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre, il quale aveva deliberatamente contribuito al disegno per mantenere la salute pubblica democratica mediante la pratica del terrorismo politico. La democrazia finì nel 1799, con un colpo di stato attuato dal generale Napoleone Bonaparte, il quale rivendicò e mantenne la sovranità finì a quando fu costretto a rinunciare al suo potere, nel 1815, a seguito di rovesci militari. Analoga dinamica estremamente violenta e stragista ebbe la rivoluzione bolscevica (1917-1928), i cui processi, a carattere democratico in quanto antiassolutistici, si conclusero con la conquista del potere assoluto da parte del capo bolscevico Iosif Vissarionovič Džugašvili, detto Stalin (che in russo significa acciaio), originario della Georgia. Questo nonostante all’Unione sovietica, il sistema politico-istituzionale scaturito dalla rivoluzione bolscevica, siano state date costituzioni formali molto avanzate dal punto di vista democratico. Processi democratici ripresero in quel sistema politico nel 1985, con l’elezione di Michail Sergeevič Gorbačëv (Gorbaciòf) a Segretario generale del Partito comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), e non ebbero carattere violento perché fu lo stesso organismo politico che in passato aveva rivendicato sovranità, il PCUS, a rinunciarvi. Anche da essi scaturì la nostra nuova Europa.
Nella versione in italiano del Trattato sull’Unione Europea, riformulato nel 2007 a seguito del Trattato di Lisbona, non compare la parola italiana “sovranità”, benché in più punti si dichiari quali sono le competenze degli organismi istituzionali dell’Unione Europea e il principio che esse devono cooperare con quelle degli Stati membri e delle loro articolazioni interne di autonomia locale, secondo i principi di attribuzione e di sussidiarietà, ciò che comporta il ripudio del principio di sovranità in senso proprio. Nell’Unione Europea nessun organismo politico è più sovrano. Ciò ha costituito la premessa di una democrazia europea pacificata.
L’ideale della pace è però esterno alla democrazia: infatti la destituzione di organismi politici che rivendichino sovranità esige la una lotta attiva, che storicamente è stata in genere violenta ma che può essere organizzata anche in modo nonviolento, quando essi resistano. La democrazia è stata sempre sovversione degli ordinamenti politici egemonizzati da organismi che rivendichino sovranità.
Attribuire la sovranità al popolo, come in genere si fa nelle costituzioni democratiche significa abolirla, perché il popolo è un’entità mitica, non reale. Nella realtà esistono solo popolazioni. Poiché i miti sono essenziali nella costruzione sociale, del popolo si fa menzione nelle costituzioni democratiche, e così è anche nel Trattato sull’Unione Europea.
Nella Costituzione democratica della Repubblica italiana, deliberata nel 1947 da un’Assemblea universale eletta con procedura a suffragio universale ed entrata in vigore il 1 gennaio 1948, la sovranità attribuita al popolo (art.1, 2º comma) è condizionata a forme e limiti, con il che si intese sottrarla alla dinastia Savoia, in definitiva abolendola però del tutto, perché, come ho scritto, una sovranità limitata non è più tale. Anche all’art.7 si parla di sovranità, attribuendola allo Stato e alla Chiesa cattolica, ciascuno nel proprio ordine. Anche in questo caso non si tratta di vera sovranità, che può essere condivisa, ma non ripartita, o altrimenti non è più tale. La formulazione dell’articolo, in cui ho letto che si ritiene che abbia preso parte direttamente Giovanni Battista Montini, quando lavorava alla Segreteria di Stato, fu un compromesso volto principalmente a mantenere in vigore i Patti Lateranensi conclusi dal papa Pio 11º con il Regno d’Italia rappresentato dal Capo del Governo di allora, il dittatore fascista Benito Mussolini.
Una popolazione, in democrazia, non può essere sovrana, perché sempre fortemente pluralistica (a differenza del mitico popolo) e la partecipazione diffusa e costante, non limitata alle procedure elettorali, al potere politico esige di definire i limiti del potere di ciascuno, individui e gruppi, soggetti che, in democrazia, sono sempre in stato conflittuale ma anche sulla via della risoluzione dei conflitti su base di compromesso, che è possibile solo quando nessuno riesce a conquistare la sovranità.
Mario Ardigó- Azione Cattolica in San Clemente papa- Roma, Monte Sacro, Valli