INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

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lunedì 26 agosto 2024

Cattolicesimo democratico – 13 Chiesa, democrazia e libertà di coscienza

 Cattolicesimo democratico – 13

Chiesa, democrazia e libertà di coscienza

 

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Nota: utilizzo il servizio di AI [artificial intelligence = intelligenza artificiale]  di OpenAI, al quale sono abbonato, per rendere più veloce l’elaborazione di contenuti. Come avverte il gestore del servizio, l’AI di ChatGPT di OpenAI, che è un sistema di ricerca, elaborazione e generazione  di testi molto evoluto in grado di colloquiare con l’utente, può talvolta generare risposte non corrette. Sono ciò che gli specialisti definiscono “allucinazioni” del sistema, analoghe a quelle vissute anche dalle menti umane. Gli utenti sono quindi invitati a verificare la correttezza delle risposte. In genere interrogo l’AI in materie in cui ho almeno un’informazione di base. Dove le risposte prodotte presentano evidenti incongruenze, ne verifico la correttezza, innanzi tutto utilizzando la stessa AI che è in grado di svolgere bene questo controllo, e poi servendomi di altre fonti, principalmente l’enciclopedia Treccani on line. Personalmente ho studiato e pratico il diritto italiano, complesso di materie in cui ho un’informazione più completa per ragioni professionali. Invito tuttavia i lettori a svolgere un lavoro analogo, approfondendo, sia quanto alle risposte generate dall’AI che trascrivo sia in genere quanto a tutto ciò che scrivo, perché, come ho osservato, anche la mente umana incontra gli stessi problemi di quella non umana, la cui architettura funzionale è modellata sulla prima. Il testo tra parentesi quadre che inserisco nella trascrizione della risposta generata dall’AI contiene mie correzioni basate su altre fonti. Le correzioni generate dalla stessa AI a seguito di mie richieste di verifica sono invece inserite nel testo senza evidenziazione.

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  La storia delle Chiese cristiane dimostra chiaramente che le loro concezioni in materia di fede e di vita comunitaria nella fede non sono dipese solo dalle gerarchie ecclesiastiche e dalle loro teologie di riferimento, ma principalmente da come la fede veniva vissuta tra le popolazioni nelle quali era inculturata, nonostante ogni tentativo, anche particolarmente pervicace, efferato, intenso ed esteso di reprimere le condotte divergenti dalle dottrine  che si voleva loro imporre d’autorità. È molto importante acquisirne consapevolezza: è stato scritto che la consapevolezza storica è il principio di ogni moto riformatore il quale, se non la  si acquisisce, risulta poi vano. Ed è per questo che l’informazione realistica sui fatti storici, in particolare su quelli ecclesiastici, è assente nella formazione religiosa di primo livello, per l’iniziazione, e di secondo livello, per l’impegno responsabile nella Chiesa e nella società civile per portarvi e manifestarvi il vangelo, somministrata alla maggior parte della gente. Infatti nella nostra Chiesa la gerarchia ecclesiastica è profondamente sospettosa verso i moti di riforma, in particolare poi verso quelli a carattere democratico. In fondo preferirebbe la gente nella condizione di mero docile gregge, il che però storicamente non è mai riuscita veramente ad ottenere. Questo nonostante che nella scuola secondaria, ormai frequentata dalla maggior parte delle persone adolescenti, l’insegnamento della storia sia di buon livello. Si va molto più avanti, nella formazione religiosa, solo negli insegnamenti umanistici e teologici  di livello universitario, compresi quelli impartiti nelle università ecclesiastiche, e nelle associazioni e movimenti animati da persone che stanno facendo o hanno fatto l’università. Per tutte le altre persone i riferimenti storici, quando vi si accenna, sono in genere pura propaganda.

  Del resto la nostra Chiesa è ancora in una fase di totalitarismo istituzionale e teologico iniziata a metà Ottocento nel confronto con il rapido sviluppo dei processi democratici europei, che molto presto è evoluto in scontro aperto e senza quartiere, con una fase particolarmente efferata durante il regno del papa Giuseppe Sarto – Pio 10º, dal 1903 al 1914, nel tentativo, rivelatosi vano, di bloccare l’affermarsi delle concezioni teologiche oggi divenute correnti.

  Una svolta fondamentale si ebbe dalla metà degli scorsi anni ’50, principalmente per l’affermarsi di nuovi costumi sociali in Europa occidentale, che all’epoca deteneva il primato nello sviluppo del pensiero filosofico e  teologico,  per il   lavoro di teologi cattolici e protestanti formatisi tra le due guerre mondiali (1914-1918; 1939-1945), e per le esperienze  democratiche seguite alla seconda.

  Particolarmente importante fu il pensiero dei francesi Jacques Maritain (1882-1973), filosofo, Yves Congar [1905-1995], domenicano, teologo, e del tedesco Jürgen Moltmann (1924-1994), teologo e pastore riformato   della Chiesa evangelica di Germania.

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Ricerche mediante chatGPT di OpenAI del 25AG24

Jacques Maritain (1882-1973) è stato uno dei più influenti filosofi cattolici del XX secolo, noto per aver rinnovato e sviluppato il pensiero tomista, ovvero la filosofia di San Tommaso d’Aquino, adattandolo alle sfide del mondo moderno.

### Metafisica e Tomismo

Al centro del pensiero di Maritain c’è la convinzione che la filosofia di Tommaso d’Aquino offra una base solida per rispondere ai problemi filosofici e morali della modernità. Maritain rielabora il tomismo per affrontare le questioni contemporanee, sostenendo che la metafisica aristotelico-tomista è essenziale per comprendere la realtà in modo integrato, unendo fede e ragione. Egli insiste sull'importanza dell'**essere** come fondamento della conoscenza e dell'esperienza umana, opponendosi al relativismo e allo scetticismo filosofico.

### Umanesimo Integrale

Uno dei concetti chiave di Maritain è quello di **umanesimo integrale**, che propone una visione dell’uomo che include tutte le dimensioni della sua esistenza: spirituale, morale, intellettuale, e sociale. Secondo Maritain, l’umanesimo deve riconoscere la centralità della persona umana come creatura di Dio, dotata di una dignità intrinseca e di un destino trascendente. Questo umanesimo integrale si oppone agli umanesimi riduttivi, come il materialismo e il secolarismo, che ignorano la dimensione spirituale dell’uomo.

### Filosofia Politica e Diritti Umani

Maritain è stato anche un importante teorico politico. Egli ha contribuito allo sviluppo della dottrina dei **diritti umani**, sostenendo che questi diritti derivano dalla natura umana e sono radicati nella legge naturale, una legge morale universale e immutabile che tutti gli esseri umani possono conoscere attraverso la ragione. Maritain è stato tra gli intellettuali che hanno influenzato la redazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, vedendo in essa un’espressione concreta dei principi del suo umanesimo integrale.

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Jacques Maritain, […] ha [anche] sviluppato una riflessione approfondita sulla **"cristianità"** e sulle diverse forme che essa può assumere nel contesto storico e sociale. Il suo pensiero in questo ambito si articola principalmente attorno alla distinzione tra **"cristianità storica"** e **"cristianità integrale"**, oltre alla sua visione su come il cristianesimo dovrebbe influenzare le strutture politiche e sociali.

### Cristianità Storica

La **"cristianità storica"** si riferisce alla realizzazione storica della fede cristiana nelle istituzioni politiche e sociali, particolarmente evidente nell'Europa medievale. Durante questo periodo, la Chiesa e lo Stato erano strettamente intrecciati, e le leggi civili riflettevano spesso i principi cristiani. Maritain riconosce il valore di questa forma di cristianità, che ha contribuito a plasmare la civiltà occidentale. Tuttavia, egli critica anche la confusione tra il potere temporale e quello spirituale che si è verificata in alcune epoche, vedendo in essa un rischio di corruzione per la Chiesa.

### Cristianità Integrale

Maritain propone invece l'idea di una **"cristianità integrale"**, che non significa un ritorno a una teocrazia o a una fusione tra Chiesa e Stato, ma piuttosto una società in cui i principi cristiani permeano la cultura e la vita pubblica, senza necessariamente essere imposti dallo Stato. In questo modello, la cristianità è vista come una forza spirituale che guida le coscienze e ispira le istituzioni, ma che rispetta l'autonomia della sfera politica.

Secondo Maritain, la **cristianità integrale** deve essere una società in cui i valori cristiani come la dignità umana, la giustizia, e la carità siano alla base delle strutture sociali e politiche. Tuttavia, questi valori devono essere promossi attraverso la testimonianza e la persuasione, non attraverso la coercizione legale. In questo senso, la cristianità integrale è aperta al pluralismo e al rispetto delle diverse fedi e culture.

### Critica del Secolarismo

Maritain critica il secolarismo, che vede come una riduzione della vita pubblica a una sfera puramente laica e materialista, priva di riferimenti spirituali e morali. Egli ritiene che un'autentica cristianità non debba ritirarsi dalla società, ma debba invece impegnarsi attivamente nella costruzione di un ordine sociale che rifletta la visione cristiana della persona e della comunità.

In conclusione, il pensiero di Maritain sulla cristianità è centrato sull'idea di un'integrazione armoniosa dei principi cristiani nella società contemporanea, attraverso un modello che rispetti la libertà e la diversità, ma che promuova al contempo una visione morale e spirituale della vita pubblica.

### Democrazia Cristiana

Maritain è stato un forte sostenitore della **democrazia cristiana**, un sistema politico che cerca di armonizzare i principi cristiani con le istituzioni democratiche. Per Maritain, la democrazia non è solo una questione di procedure politiche, ma un modo di vivere che rispetta la dignità della persona umana e promuove il bene comune. Egli ha sostenuto che una società giusta deve essere fondata su valori cristiani, ma allo stesso tempo deve garantire la libertà di coscienza e il pluralismo.

 Maritain vede nella **democrazia cristiana** un possibile percorso verso la realizzazione della cristianità integrale. Egli sostiene che la democrazia, se ispirata dai principi cristiani, può contribuire alla promozione del bene comune e alla protezione della dignità umana. La democrazia cristiana, secondo Maritain, dovrebbe cercare di armonizzare la libertà individuale con la giustizia sociale, creando una società in cui la fede cristiana possa liberamente influenzare la cultura e la vita pubblica.

### Conoscenza e Arte

Un altro aspetto importante del pensiero di Maritain riguarda la **conoscenza** e l'**arte**. Egli distingue tra diversi tipi di conoscenza: la conoscenza scientifica, la conoscenza filosofica e teologica, e la conoscenza artistica. Quest’ultima è considerata un atto creativo che riflette la bellezza divina e partecipa in qualche modo all'atto creativo di Dio. Maritain vede l'arte come una forma di intuizione intellettuale che può avvicinare l'uomo al divino.

In sintesi, il pensiero di Maritain si distingue per il suo sforzo di armonizzare la fede cristiana con la ragione e la modernità, proponendo una visione integrale dell'uomo e della società che ha avuto un impatto duraturo sulla filosofia, la teologia e la politica del XX secolo.

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Yves Congar (1904-1995) è stato uno dei teologi cattolici più influenti del XX secolo, noto per il suo contributo alla riforma della Chiesa e al rinnovamento del pensiero ecclesiologico. Il suo lavoro ha avuto un impatto significativo sul Concilio Vaticano II, di cui è stato uno dei principali ispiratori.

### Ecclesiologia

Congar è forse meglio conosciuto per la sua ecclesiologia, cioè la sua riflessione sulla natura e la missione della Chiesa. Egli ha sostenuto una visione della Chiesa come *popolo di Dio*, un concetto che pone l'accento sulla comunità dei fedeli piuttosto che sulla gerarchia ecclesiastica. Congar ha argomentato che la Chiesa deve essere vista come una comunità organica e dinamica, in cui tutti i membri, non solo il clero, hanno un ruolo attivo e partecipativo nella missione della Chiesa. Questo concetto è stato centrale nelle discussioni del Concilio Vaticano II, influenzando documenti chiave come la [Costituzione dogmatica sulla Chiesa Luce per le genti] *Lumen Gentium*.

### Riforma e Tradizione

Uno degli assi portanti del pensiero di Congar è il rapporto tra **riforma** e **tradizione**. Congar ha sempre sottolineato che la vera riforma all'interno della Chiesa non significa rottura con la tradizione, ma piuttosto un ritorno alle fonti autentiche del cristianesimo, cioè la Scrittura e i Padri della Chiesa. Egli credeva che la riforma dovesse essere un processo di *ressourcement* (ritorno alle fonti), un rinnovamento che riscoprisse e reinterpreti le ricchezze della tradizione alla luce delle sfide contemporanee. Questo approccio è stato cruciale nel promuovere il dialogo ecumenico e ha preparato la strada per la riforma liturgica e teologica del Concilio Vaticano II.

### Ecumenismo

Congar è stato anche un pioniere del movimento **ecumenico**, lavorando instancabilmente per promuovere l'unità tra le diverse confessioni cristiane. Credeva fermamente che il dialogo ecumenico dovesse essere basato sul rispetto reciproco e sulla ricerca comune della verità. Congar ha sostenuto che l'unità cristiana poteva essere raggiunta solo attraverso un dialogo onesto e aperto, che riconoscesse le differenze ma anche le convergenze tra le varie tradizioni cristiane. Il suo lavoro ecumenico ha influenzato significativamente i documenti del Concilio Vaticano II, come la *Unitatis Redintegratio*.

### Laicità e Rinnovamento Teologico

Infine, Congar ha riflettuto profondamente sul ruolo dei laici nella Chiesa. Ha sostenuto che i laici non sono semplicemente destinatari passivi della grazia, ma co-responsabili nella missione della Chiesa. Questo pensiero ha contribuito a una maggiore valorizzazione del ruolo dei laici all'interno della Chiesa cattolica.

In sintesi, Yves Congar è stato un teologo visionario che ha contribuito a plasmare la teologia cattolica moderna attraverso la sua riflessione sull'ecclesiologia, il rinnovamento della tradizione, l'ecumenismo e il ruolo dei laici. Il suo pensiero ha lasciato un'impronta indelebile sulla Chiesa cattolica, promuovendo un rinnovamento che continua a influenzare la vita ecclesiale e teologica oggi.

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Jürgen Moltmann, uno dei teologi più influenti del XX secolo, è noto per il suo approccio innovativo alla teologia cristiana, in particolare attraverso la sua "teologia della speranza" e la "teologia della croce." La sua opera è profondamente radicata nell'esperienza del dolore e della sofferenza umana, ma al contempo si proietta verso una visione escatologica di speranza e rinnovamento.

### Teologia della Speranza

La **teologia della speranza** è il concetto centrale del pensiero di Moltmann, esposto nel suo libro *Theology of Hope* (1964). In quest'opera, Moltmann critica la teologia tradizionale per essere troppo concentrata sulla redenzione individuale e sulla salvezza dell'anima, trascurando l'aspetto escatologico della fede cristiana. Egli sostiene che la speranza cristiana non riguarda solo la vita dopo la morte, ma anche la trasformazione del mondo presente. La fede cristiana è orientata verso il futuro, in attesa del Regno di Dio che viene. Questa speranza è attiva e trasformatrice, spingendo i cristiani a impegnarsi nella lotta per la giustizia e la liberazione qui e ora.

### Teologia della Croce

Un altro pilastro del pensiero di Moltmann è la **teologia della croce** (*The Crucified God*, 1972). Moltmann propone una visione radicale della croce come centro della rivelazione divina. Egli esplora il paradosso di un Dio che soffre e muore sulla croce, ponendo la sofferenza di Cristo al centro della fede cristiana. Per Moltmann, Dio non è distante dal dolore umano; al contrario, Dio è presente nella sofferenza del mondo, solidale con le vittime del male e dell'ingiustizia. La croce diventa così il luogo in cui Dio si identifica con gli oppressi, e la resurrezione di Cristo rappresenta la promessa di una nuova creazione, in cui il male e la sofferenza saranno sconfitti.

### Teologia Politica ed Ecologica

Moltmann ha anche sviluppato una **teologia politica** e una **teologia ecologica**. La sua teologia politica emerge dall'idea che la speranza cristiana non può essere confinata alla sfera privata, ma deve influenzare le strutture sociali e politiche. Egli vede la chiesa come un agente di trasformazione sociale, chiamata a lavorare per la giustizia e la pace nel mondo.

Allo stesso modo, la sua **teologia ecologica** sottolinea la responsabilità dei cristiani verso il creato. Moltmann argomenta che la redenzione non riguarda solo l'essere umano, ma tutta la creazione. La distruzione dell'ambiente è vista come un atto di ribellione contro Dio, e la speranza cristiana include la restaurazione di tutto il creato.

### Conclusione

Jürgen Moltmann ha offerto una visione della teologia che è profondamente coinvolta con il mondo presente, orientata verso un futuro di speranza e rinnovamento. La sua enfasi sulla speranza escatologica, la solidarietà di Dio con i sofferenti, e l'impegno politico ed ecologico, ha reso il suo pensiero una risorsa vitale per la teologia contemporanea.

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 Le idee fondamentali del pensiero di questi autori furono:

-l’impegno nella storia umana, e in particolare quello per riforme politiche ispirate ai principi evangelici, come una forma di pratica religiosa;

-gli assetti politici istituzionali del passato, con il ruolo riconosciuto alle gerarchie ecclesiastiche e un certo modo di influenzare la vita sociale e politica secondo una teologia di cristianità, per la quale l’ordinamento sociale e politico deve essere costruito e praticato sulla base dei principi elaborati dalle gerarchie ecclesiastiche, come obsoleti e dunque da superare;

-nella Chiesa e nella società anche le persone libere da vincoli ecclesiastici di  stato connessi con l’esercizio di ministeri ecclesiastici o l’appartenenza a Ordini religiosi devono poter cooperare con autonomia alla riforma della società in senso evangelico e alla manifestazione della Chiesa nel mondo, non come semplici appendici della gerarchia  ecclesiastica con l’unico diritto di essere governate e istruite da essa.

 Queste idee furono al centro della riforma ecclesiale deliberata durante il Concilio Vaticano II, tenutosi a Roma, in varie sessioni con la partecipazione di vescovi di tutto il mondo e di altre persone, sebbene queste ultime senza diritto di parola e di voto, tra il 1962 e il 1965.

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### Il Concilio Vaticano II: Un’Introduzione

Il Concilio Vaticano II, convocato da Papa Giovanni XXIII nel 1962 e concluso sotto Papa Paolo VI nel 1965, rappresenta uno degli eventi più significativi nella storia della Chiesa cattolica del XX secolo. Fu il ventunesimo concilio ecumenico e segnò un punto di svolta per il cattolicesimo, con l’obiettivo di aggiornare (aggiornamento) la Chiesa, rendendola più aperta al dialogo con il mondo moderno. Il Concilio produsse un totale di sedici documenti, suddivisi in quattro costituzioni, nove decreti e tre dichiarazioni, che affrontarono temi teologici, liturgici, ecumenici e pastorali.

### I Documenti Principali del Concilio

#### 1. **Costituzioni**

Le costituzioni rappresentano i documenti più importanti del Concilio e trattano questioni di primaria rilevanza per la fede e la dottrina della Chiesa.

- **Sacrosanctum Concilium (1963)**: Questa costituzione sulla liturgia sancisce la riforma liturgica, promuovendo l'uso delle lingue vernacolari nella Messa, che prima era celebrata esclusivamente in latino. L'obiettivo era rendere la liturgia più accessibile e comprensibile per i fedeli, favorendo una partecipazione più attiva.

-**Lumen Gentium (1964)**: Questa costituzione dogmatica sulla Chiesa ridefinisce la natura e la missione della Chiesa. Introduce il concetto della Chiesa come “Popolo di Dio,” sottolineando la collegialità dei vescovi e il ruolo dei laici nella vita ecclesiale. La Lumen Gentium rivaluta anche il rapporto tra Chiesa universale e chiese locali.

- **Dei Verbum (1965)**: La costituzione dogmatica sulla rivelazione divina esplora il rapporto tra Scrittura e Tradizione. Promuove un’interpretazione più aperta della Bibbia, incoraggiando i fedeli a un maggior contatto con le Sacre Scritture e riconoscendo l'importanza dell’esegesi moderna.

- **Gaudium et Spes (1965)**: La costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo affronta i problemi e le sfide del mondo moderno, offrendo una visione della Chiesa che interagisce attivamente con la società. Tratta questioni di giustizia sociale, pace, e dignità umana, mostrando l’impegno della Chiesa verso il bene comune.

#### 2. **Decreti**

I decreti del Vaticano II affrontano aspetti specifici della vita della Chiesa, fornendo direttive pratiche per la sua riforma e per il rinnovamento del suo ministero.

- **Ad Gentes (1965)**: Questo decreto sulla missione della Chiesa esamina l'importanza dell'evangelizzazione nel mondo moderno, sottolineando il compito missionario della Chiesa e la necessità di adattare il messaggio cristiano alle diverse culture.

- **Presbyterorum Ordinis (1965)**: Il decreto sul ministero e la vita dei presbiteri riflette sul ruolo dei sacerdoti, evidenziando la loro missione pastorale e la necessità di una formazione spirituale e intellettuale adeguata.

- **Optatam Totius (1965)**: Questo decreto sulla formazione sacerdotale stabilisce linee guida per l’educazione dei candidati al sacerdozio, adattando la formazione alle esigenze del mondo contemporaneo e alle sfide pastorali.

- **Perfectae Caritatis (1965)**: Il decreto sul rinnovamento della vita religiosa invita gli ordini religiosi a tornare alle loro radici carismatiche, aggiornando le loro pratiche per meglio rispondere ai bisogni della Chiesa e del mondo.

- **Apostolicam Actuositatem (1965)**: Questo decreto sull’apostolato dei laici riconosce l’importanza della partecipazione dei laici nella missione della Chiesa, incoraggiandoli a testimoniare la fede nella vita quotidiana e a contribuire attivamente alla costruzione della comunità cristiana.

- **Unitatis Redintegratio (1964)**: Questo decreto sull'ecumenismo rappresenta un passo decisivo verso il dialogo e la riconciliazione con le altre confessioni cristiane. La Chiesa cattolica si impegna a lavorare per l'unità dei cristiani, riconoscendo i valori delle altre tradizioni cristiane e incoraggiando la cooperazione ecumenica.

- **Christus Dominus (1965)**: Il decreto sull’ufficio pastorale dei vescovi ridefinisce il ruolo dei vescovi, enfatizzando la collegialità episcopale e il loro compito di guidare le diocesi con spirito di servizio e in comunione con il Papa.

- **Inter Mirifica (1963)**: Questo decreto sui mezzi di comunicazione sociale sottolinea l'importanza dei media nella diffusione del messaggio cristiano, incoraggiando la Chiesa a utilizzare i moderni mezzi di comunicazione per evangelizzare e formare le coscienze.

- **Orientalium Ecclesiarum (1964)**: Questo decreto sulle Chiese cattoliche orientali riafferma la dignità e l’autonomia delle tradizioni liturgiche e disciplinari delle Chiese orientali, promuovendo il rispetto e la conservazione delle loro antiche tradizioni.

#### 3. **Dichiarazioni**

Le dichiarazioni del Vaticano II affrontano temi specifici di grande importanza per la Chiesa e il mondo, fornendo orientamenti e prospettive su questioni fondamentali.

- **Dignitatis Humanae (1965)**: La dichiarazione sulla libertà religiosa afferma il diritto di ogni persona di seguire la propria coscienza in materia di religione, senza coercizione. Questo documento rappresenta una svolta nella dottrina della Chiesa, che riconosce la libertà religiosa come un diritto umano fondamentale.

- **Nostra Aetate (1965)**: Questa dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane promuove il dialogo interreligioso, riconoscendo i valori presenti in altre tradizioni religiose e condannando ogni forma di antisemitismo. È uno dei documenti più influenti del Concilio, aprendo la strada a relazioni più positive tra la Chiesa cattolica e le altre fedi.

- **Gravissimum Educationis (1965)**: La dichiarazione sull'educazione cristiana sottolinea l'importanza dell'educazione nella vita della Chiesa, promuovendo la formazione integrale della persona e il diritto dei genitori di scegliere l'educazione dei loro figli.

### Impatto e Rilevanza del Concilio Vaticano II

Il Concilio Vaticano II ha trasformato profondamente la Chiesa cattolica, rinnovando la sua teologia, la sua liturgia e il suo rapporto con il mondo moderno. Ha promosso una visione più inclusiva e dialogica della Chiesa, aperta al confronto con altre fedi e culture, e ha incoraggiato la partecipazione attiva dei laici nella vita ecclesiale. Il Concilio ha anche rafforzato l'importanza della collegialità episcopale e ha rinnovato l'impegno della Chiesa verso la giustizia sociale e i diritti umani.

Inoltre, il Concilio ha contribuito a una maggiore sensibilità ecumenica e interreligiosa, aprendo la strada a nuovi dialoghi e collaborazioni con le altre confessioni cristiane e con le religioni non cristiane. Questo spirito di apertura e rinnovamento continua a influenzare la Chiesa oggi, rappresentando un punto di riferimento per il suo impegno pastorale e dottrinale nel mondo contemporaneo.

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  Fu però la generazione delle persone di fede cattolica  nate tra il 1945 e il 1960 a produrre a partire dagli anni successivi a quel Concilio, una vera rivoluzione nei costumi e nelle concezioni religiose diffuse nella società, processo che ebbe carattere di moto democratico in fase nascente, quindi piuttosto tumultuoso,  e che stava producendo il consolidamento di un nuovo quadro istituzionale quando venne bruscamente bloccato ad opera del Sinodo del 1985, convocato, regnante il papa Karol Wojtyla – Giovanni Paolo 2º, in occasione del ventennio dalla conclusione del Concilio Vaticano 2º.

  La caratteristica principale di questo moto è il costume, attestato anche da un recentissimo sondaggio sulla religiosità della gente italiana, di decidere secondo la propria coscienza se seguire o non i precetti etici, sociali e politici impartiti dalla gerarchia ecclesiastica. Essa si è ampiamente diffusa e radicata nelle persone italiane e ciò fa dire spesso alla gerarchia ecclesiastica che in Italia i cristiani sono minoranza, disconoscendo come cristiane le persone le quali secondo coscienza non ottemperano ai precetti ecclesiastici (salvo dedurre lo statuto maggioritario della Chiesa cattolica in Italia  quando si tratta di battere cassa presso le istituzioni o, ad esempio, di pretendere che il crocifisso rimanga appeso nelle aule scolastiche pubbliche o di invocare altri privilegi).

 Il moto di riforma innescato dal Concilio Vaticano 2º è ripreso nell’ottobre del 2021, per volontà di papa Francesco, regnante dal 2013, ma ha carattere diverso, in particolare con una assai minore partecipazione popolare in Italia, dove  si appare in genere essersi accontentati della libertà di fatto riconosciuta di decidere secondo coscienza, rifiutando la fatica e l’incertezza di partecipare attivamente alla riforma.

 Il decidere secondo coscienza è stato uno dei temi fondamentali del Concilio Vaticano 2º, nel quadro del tentativo di riforma per un ruolo più attivo e responsabile di tutta la gente di fede nel manifestare la Chiesa in società.

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Il tema del “decidere secondo coscienza” è sviluppato in modo significativo in vari documenti del Concilio Vaticano II, tra cui:

### 1. **Dignitatis Humanae** (Dichiarazione sulla libertà religiosa)

Questo documento è forse il più significativo nel trattare il tema della coscienza. **Dignitatis Humanae** afferma chiaramente che la persona umana ha il diritto di agire secondo la propria coscienza, specialmente in materia religiosa. Viene sottolineato che nessuno deve essere costretto ad agire contro la propria coscienza né impedito di agire secondo essa, soprattutto per quanto riguarda la ricerca della verità e l’adesione alla fede. Questa dichiarazione rappresenta un riconoscimento fondamentale della libertà di coscienza come diritto umano essenziale.

### 2. **Gaudium et Spes** (Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo)

**Gaudium et Spes** dedica una parte significativa al ruolo della coscienza nella vita morale. Al paragrafo 16, la coscienza è definita come "il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio". Il documento afferma che l'essere umano, guidato dalla coscienza, deve agire con responsabilità e integrità, seguendo la legge di Dio inscritta nel proprio cuore. Questa visione della coscienza come guida interiore riflette l'importanza di prendere decisioni morali in conformità con la propria comprensione della verità e della giustizia.

### 3. **Lumen Gentium** (Costituzione dogmatica sulla Chiesa)

**Lumen Gentium** tocca il tema della coscienza, specialmente in relazione alla responsabilità dei fedeli nella missione della Chiesa. Sebbene il documento non sviluppi il tema della coscienza in maniera approfondita come **Gaudium et Spes** o **Dignitatis Humanae**, sottolinea l'importanza di una coscienza ben formata per i membri della Chiesa, affinché possano discernere e decidere in modo appropriato nelle questioni di fede e morale.

### 4. **Apostolicam Actuositatem** (Decreto sull'apostolato dei laici)

In questo decreto, viene riconosciuto il ruolo centrale della coscienza nella vita dei laici. Si afferma che i laici, guidati dalla loro coscienza, sono chiamati a partecipare attivamente alla missione della Chiesa nel mondo, prendendo decisioni responsabili e informate nella loro vita quotidiana.

### Riflessioni Generali

Il Concilio Vaticano II ha posto una forte enfasi sulla dignità della coscienza individuale, specialmente in un'epoca in cui le questioni di libertà religiosa e responsabilità morale stavano emergendo con forza nel dibattito globale. Questo concilio ha aperto la strada a una maggiore comprensione del ruolo della coscienza, non solo come guida morale personale, ma anche come fondamento per la libertà religiosa e per un'autentica partecipazione alla vita della Chiesa e della società.

Questi documenti insieme mostrano l'importanza attribuita dal Concilio alla necessità che ogni individuo agisca in conformità con la propria coscienza ben formata, sottolineando al contempo la responsabilità di informare e guidare tale coscienza secondo i principi della fede cattolica.

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 Il tema della decisione morale secondo coscienza fu centrale nella teologia cristiana fin dall’antichità.

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La teologia cristiana ha sviluppato un pensiero articolato e complesso sulla "decisione secondo coscienza" nel corso dei secoli, partendo dalle riflessioni dei primi Padri della Chiesa fino ai documenti del Concilio Vaticano II e alle elaborazioni contemporanee. Questo percorso riflette una progressiva comprensione della coscienza come luogo privilegiato dell'incontro tra l'uomo e Dio, in cui si decide la responsabilità morale dell'individuo.

### II-IV Secolo: I Padri della Chiesa

Nei primi secoli del cristianesimo, i Padri della Chiesa, come Origene e Sant'Agostino, iniziarono a riflettere sulla coscienza come guida interiore che collega l'uomo alla legge divina. Origene, ad esempio, considerava la coscienza come la voce di Dio nell'uomo, un concetto che verrà sviluppato ulteriormente da Sant'Agostino, il quale vedeva nella coscienza il riflesso della verità divina. Agostino sostenne che la coscienza fosse un testimone della legge morale inscritta da Dio nel cuore umano, un'idea che sarebbe stata centrale nella teologia cristiana successiva.

### Medioevo: Tommaso d'Aquino

Nel Medioevo, San Tommaso d'Aquino approfondì la riflessione sulla coscienza nel contesto della sua teologia morale. Tommaso distingue tra **synderesis** (la consapevolezza innata dei principi morali) e **conscientia** (l'applicazione pratica di questi principi a situazioni concrete). Per Tommaso, la coscienza è la capacità di applicare la legge morale generale a casi particolari, e seguire la propria coscienza è un dovere fondamentale, anche se essa può essere errata. Tuttavia, Tommaso insiste che la coscienza deve essere ben formata attraverso l'educazione morale e la guida della Chiesa.

### Riforma Protestante

Con la Riforma protestante, il concetto di coscienza assunse un ruolo centrale nella teologia di Martin Lutero. Lutero esaltò la coscienza individuale come l'autorità ultima nella vita morale e spirituale, specialmente di fronte a quella che percepiva come la corruzione ecclesiastica. La famosa dichiarazione di Lutero, durante la Dieta di Worms del 1521, "Qui sto, non posso fare altrimenti, che Dio mi aiuti", riflette la sua convinzione che la coscienza, informata dalla Scrittura, debba essere seguita anche contro l'autorità ecclesiastica.

### Controriforma e Modernità

In risposta alla Riforma, la Controriforma cattolica mantenne l'importanza della coscienza, ma con una forte enfasi sulla necessità di una formazione adeguata da parte della Chiesa. Il Concilio di Trento ribadì l'autorità della Chiesa nell'interpretare la legge morale, ma riconobbe anche l'importanza della coscienza individuale, specialmente nel contesto del sacramento della penitenza.

Nel XIX secolo, John Henry Newman riprese e sviluppò il concetto di coscienza in un modo che avrebbe avuto un'influenza duratura sulla teologia cattolica. Newman vedeva la coscienza come il "vicario di Cristo" nell'animo umano, una guida autorevole che riflette la volontà di Dio. Egli sostenne che la coscienza deve essere seguita anche quando è in conflitto con l'autorità ecclesiastica, purché sia rettamente formata.

### Concilio Vaticano II

Il Concilio Vaticano II (1962-1965) rappresenta una svolta significativa nella teologia cattolica sulla coscienza. In documenti come **"Dignitatis Humanae"** e **"Gaudium et Spes"**, la coscienza viene riconosciuta come il nucleo più intimo dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio. Il Concilio afferma il diritto di ogni persona di agire secondo la propria coscienza, soprattutto in materia di fede, e sottolinea la necessità che la coscienza sia formata alla luce della rivelazione divina e della dottrina della Chiesa.

**Dignitatis Humanae** sviluppa il tema della libertà di coscienza, dichiarando che nessuno deve essere forzato ad agire contro la propria coscienza, né impedito di agire in conformità con essa, specialmente nelle questioni religiose. **Gaudium et Spes** approfondisce ulteriormente la funzione della coscienza nella vita morale, descrivendola come "il sacrario dell'uomo", il luogo dove l'individuo discerne il bene e il male sotto la guida di Dio.

### Teologia Contemporanea

Nel periodo post-conciliare, teologi come Karl Rahner hanno continuato a esplorare la centralità della coscienza nella vita cristiana. Rahner ha sviluppato il concetto di "coscienza fondamentale" come apertura radicale alla volontà di Dio, che supera la semplice applicazione di regole morali. La coscienza, secondo Rahner, è il luogo di un incontro personale e dinamico con Dio, che chiama l'individuo a rispondere con responsabilità e amore.

L'insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica, come esposto nel **Catechismo della Chiesa Cattolica** (1992), riflette questa comprensione sviluppata della coscienza, riconoscendo sia la sua dignità come guida morale sia la necessità di una formazione adeguata. Il Catechismo afferma che l'uomo deve sempre seguire la sua coscienza, ma sottolinea anche che la coscienza deve essere educata e illuminata, poiché può essere erronea se non adeguatamente formata.

### Conclusione

Il pensiero cristiano sulla "decisione secondo coscienza" ha attraversato un'evoluzione significativa dal II secolo ad oggi. Dai primi Padri della Chiesa fino ai documenti del Concilio Vaticano II e alla teologia contemporanea, la coscienza è stata riconosciuta come una guida fondamentale nella vita morale e spirituale. Pur con diverse sfumature e accenti, la tradizione cristiana ha sempre sottolineato l'importanza di una coscienza ben formata e la responsabilità personale di seguire la voce della coscienza come espressione della volontà di Dio.

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  Il tema fu però particolarmente rilevante nello scontro durissimo della gerarchia ecclesiastica cattolica contro gli sviluppi dei processi democratici manifestatisi in Europa dalla fine del Settecento, basati sull’idea di laicità della società civile e delle sue istituzioni, vale a dire la concezione secondo la quale nessun loro aspetto dovesse essere sottratto al dibattito pubblico nel quale le persone potessero decidere libere da imposizioni autoritarie, in particolare delle gerarchie ecclesiastiche. Questa libertà fu a lungo negata dal Magistero cattolico nel corso dell’Ottocento e del Novecento a partire dall’enciclica Quanta cura promulgata nel 1864 dal papa Pio 9º, alla quale era allegato un elenco, il Sillabo [in latino Syllabus errorum, che significa elenco degli errori] degli errori dell’epoca corrente tra i quali la pretesa della libertà di coscienza.

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Il **Syllabus Errorum** (Sillabo degli Errori), allegato all'enciclica **Quanta Cura** di Papa Pio IX nel 1864, è un documento che condanna una serie di proposizioni che la Chiesa cattolica considerava pericolose o erronee, soprattutto in relazione al pensiero moderno. Tra gli 80 errori condannati nel Sillabo, uno dei temi centrali è quello della **libertà di coscienza**.

### Libertà di Coscienza nel Syllabus

Il Sillabo si oppone fermamente all'idea di una libertà di coscienza intesa come diritto assoluto dell'individuo di determinare autonomamente la propria verità religiosa e morale, indipendentemente dall'autorità della Chiesa. In particolare, la proposizione numero 15 condanna l'affermazione secondo cui "ogni uomo è libero di abbracciare e professare quella religione che, guidato dalla luce della ragione, egli giudicherà essere vera". Questa condanna riflette la preoccupazione della Chiesa nei confronti del **relativismo religioso** e del **liberalismo** che, secondo la visione del Papa, minacciavano l'unità della fede cattolica e l'autorità della Chiesa.

### Contesto e Significato

La condanna della libertà di coscienza nel Sillabo deve essere vista nel contesto della reazione della Chiesa cattolica alle sfide poste dal mondo moderno, inclusi il secolarismo, il liberalismo politico e il crescente distacco delle istituzioni civili dalla religione. Pio IX temeva che l'affermazione della libertà di coscienza, come veniva promossa dai movimenti liberali dell'epoca, avrebbe portato a un'individualizzazione estrema della fede e a un'erosione dell'autorità ecclesiastica.

Il Sillabo quindi difende una visione in cui la verità morale e religiosa è oggettiva e deve essere custodita e insegnata dall'autorità della Chiesa. Questo documento rappresenta una chiara opposizione all'idea che ogni individuo possa autonomamente determinare la propria verità religiosa senza riferimento alla dottrina cattolica.

### Evoluzione Successiva

Va notato che la posizione della Chiesa sulla libertà di coscienza si è evoluta nel tempo. Il Concilio Vaticano II (1962-1965), in documenti come **Dignitatis Humanae**, ha riconosciuto il diritto alla libertà religiosa e il ruolo centrale della coscienza individuale, pur mantenendo l'insegnamento che la coscienza deve essere formata alla luce della verità rivelata e della dottrina della Chiesa. Questo sviluppo non contraddice il Sillabo, ma piuttosto lo colloca in un contesto storico più ampio, evidenziando l'importanza di una coscienza ben formata e di un discernimento personale guidato dalla fede.

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  Durante il Concilio Vaticano II fu compiuto un tentativo, non del tutto riuscito, per conciliare il totalitarismo istituzionale e teologico della Chiesa cattolica con la libertà di coscienza divenuta centrale nelle democrazie contemporanee, in particolare in Europa  dopo l’abbattimento dei regimi fascisti e l’affermarsi di tirannie di regimi comunisti di tipo staliniano nell’Europa orientale.

 Nell’Ottocento, nel pieno dello scontro contro i regimi democratici di impronta liberale, fu il teologo inglese Henry Newman, originariamente anglicano poi convertitosi al cattolicesimo e infine creato cardinale, a sviluppare il tema della libertà di coscienza.

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**John Henry Newman** (1801-1890) è stato un teologo inglese, cardinale e figura chiave del movimento di Oxford, che mirava a riportare la Chiesa anglicana alle sue radici cattoliche. Nato a Londra, Newman inizialmente fu un ministro anglicano, diventando celebre per i suoi sermoni e i suoi scritti teologici. Nel 1845, dopo una lunga riflessione e studio, si convertì al cattolicesimo, un atto che suscitò grande controversia in Inghilterra.

Dopo la sua conversione, Newman divenne sacerdote cattolico e successivamente cardinale, continuando a influenzare profondamente il pensiero teologico e spirituale. Scrisse opere fondamentali come "Apologia Pro Vita Sua", un'autobiografia spirituale in cui difende le sue scelte di fede, e "Essay on the Development of Christian Doctrine", in cui esplora come la dottrina cristiana si evolve nel tempo.

Newman è ricordato per il suo contributo alla comprensione della coscienza come guida morale, definendola "il vicario di Cristo" nell'anima umana. Beatificato da Papa Benedetto XVI nel 2010 e canonizzato da Papa Francesco nel 2019, Newman è considerato un santo sia per la Chiesa cattolica che per molti anglicani, grazie alla sua vita dedicata alla ricerca della verità e alla profondità del suo pensiero teologico.

John Henry Newman, un cardinale e teologo britannico del XIX secolo, ha sviluppato una riflessione molto profonda e influente sulla **coscienza**. Il suo pensiero ha avuto un impatto significativo sulla teologia cattolica, specialmente in relazione al ruolo della coscienza nella vita morale e spirituale.

### Coscienza come "Vicario di Cristo"

Newman descrive la coscienza come il **"vicario di Cristo"** in ogni individuo, intendendo con questo che la coscienza è il rappresentante di Dio nell'animo umano. Per Newman, la coscienza è una guida morale innata che porta l'individuo a distinguere tra il bene e il male. Non è solo un insieme di norme morali apprese, ma un'autorità interiore che parla con l'autorità di Dio stesso.

### La Coscienza e l'Obbligo Morale

Newman sostiene che la coscienza impone un **obbligo morale** che deve essere seguito. Egli enfatizza che la coscienza non è semplicemente un'opinione personale o un sentimento, ma un'eco della voce di Dio che chiede obbedienza. Questo porta Newman a vedere la coscienza come una realtà che trascende le preferenze individuali e richiede una risposta di responsabilità morale.

### La Coscienza e l'Autorità

Un aspetto chiave del pensiero di Newman è la relazione tra la coscienza e l'autorità, specialmente quella della Chiesa. Newman afferma che, sebbene la coscienza sia suprema, essa deve essere informata correttamente dalla verità e dalla dottrina della Chiesa. Tuttavia, in caso di conflitto tra la coscienza personale e un comando esterno, Newman sostiene che si debba seguire la coscienza, a patto che questa sia retta e ben formata.

In una delle sue lettere più famose, Newman scrive: **"Io berrò [...] alla coscienza prima e poi al Papa."** Questo non significa che Newman mettesse la coscienza in contrapposizione all'autorità papale, ma che riconosceva la coscienza come il primo luogo in cui l'individuo incontra Dio e, pertanto, come fonte di guida morale primaria.

### Coscienza e Verità

Newman insiste sul fatto che la coscienza è orientata verso la verità. Essa non è semplicemente una preferenza soggettiva, ma una ricerca della verità oggettiva e della volontà di Dio. Perciò, la coscienza deve essere continuamente formata e informata dalla rivelazione divina, dalla Scrittura e dalla tradizione della Chiesa.

### Impatto sulla Teologia Cattolica

Il pensiero di Newman sulla coscienza ha influenzato profondamente la teologia morale cattolica, specialmente durante il XX secolo. La sua visione della coscienza come guida suprema nella vita morale ha contribuito a un maggiore riconoscimento della dignità e della responsabilità individuale nel seguire la propria coscienza, un tema che è stato ulteriormente sviluppato durante il Concilio Vaticano II.

In sintesi, Newman ha elevato il concetto di coscienza a una posizione centrale nella vita cristiana, vedendola non come una semplice opinione personale, ma come una voce autorevole che riflette la volontà di Dio e guida l'individuo verso la verità e la giustizia.

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  Va tuttavia ricordato che l’evoluzione del pensiero scientifico in materia di coscienza come processo mentale, nella psicologia e nelle neuroscienze contemporanee, porta a far ritenere la libertà personale  di coscienza solo come un assioma giuridico indispensabile per la costruzione sociale ma non corrispondente alla realtà dimostrabile dei processi mentali. In quest’ottica la coscienza, come processo mentale, è la percezione prodotta dal nostro organismo sulla base delle interazioni con l’ambiente, innanzi tutto  quelle sociali.

  Da qui l’importanza di decidere sempre non nel segreto della coscienza ma nel confronto dialogico il più ampio possibile in società, anche accedendo alle fonti della cultura corrente attraverso la lettura e i mezzi di comunicazione di massa, mantenendo un atteggiamento critico, vale a dire relativizzando e sottoponendo a verifica ogni affermazione o informazione .

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La coscienza è uno dei temi più complessi e affascinanti della psicologia e delle neuroscienze, ed è stata esplorata da vari studiosi per comprendere come emerga come processo mentale. Tra i contributi più significativi, quelli di **Daniel Dennett** e **Anil Seth** offrono due prospettive particolarmente influenti e diverse su questo fenomeno.

### La Coscienza come Processo Mentale: Un'Introduzione

La coscienza è tradizionalmente definita come lo stato di consapevolezza di sé e dell'ambiente circostante, ma le sue basi biologiche e i processi mentali che la generano rimangono argomenti di intenso dibattito. Le neuroscienze moderne cercano di comprendere come le attività cerebrali diano origine a stati consci, mentre la psicologia esplora come questi stati influenzino il comportamento e l'esperienza soggettiva.

### Daniel Dennett e la Teoria dell'Illusione della Coscienza

Daniel Dennett, un filosofo e scienziato cognitivo americano, è noto per la sua visione scettica e riduzionista della coscienza. Nel suo libro *"Consciousness Explained"* (1991), Dennett sfida la nozione tradizionale di coscienza come qualcosa di unitario e centrale. Egli propone invece l'idea della **"coscienza come illusione"**. Secondo Dennett, ciò che consideriamo coscienza è in realtà un insieme di processi mentali non coordinati che il cervello organizza in modo da creare l'apparenza di un'esperienza unificata.

Dennett sostiene che la coscienza non è una "cosa" localizzata in una parte specifica del cervello, ma piuttosto il risultato di numerosi processi cognitivi paralleli che operano senza un centro di controllo unico. Questa prospettiva è spesso chiamata **modello della "coscienza come narrazione"**, dove il cervello costruisce storie post hoc per spiegare le proprie azioni e percezioni, creando l'illusione di una coscienza centrale e continua.

### Anil Seth e la Coscienza come Predizione

Anil Seth, un neuroscienziato britannico, offre una visione differente, concentrandosi sulla coscienza come processo emergente dalle funzioni predittive del cervello. Nel suo lavoro, Seth propone che la coscienza sia il risultato dell'attività cerebrale che genera modelli predittivi del mondo esterno e del corpo interno.

Nella sua teoria, la coscienza è vista come una **"allucinazione controllata"**. Seth argomenta che il cervello costruisce attivamente una rappresentazione del mondo basata su informazioni sensoriali incomplete e rumorose, correggendole costantemente attraverso un processo di predizione e verifica. La nostra esperienza cosciente è quindi un prodotto di queste previsioni e delle correzioni che il cervello apporta continuamente.

Un concetto chiave nella teoria di Seth è quello di **"inferenza bayesiana"**, in cui il cervello utilizza probabilità per anticipare i dati sensoriali in arrivo e confrontarli con le previsioni interne. La coscienza emerge quando queste previsioni si allineano con l'informazione sensoriale, creando una percezione che ci sembra reale e coerente.

### Contributi della Psicologia e delle Neuroscienze

Le neuroscienze hanno fornito prove che supportano e ampliano le teorie di Dennett e Seth. Ad esempio, studi di neuroimaging hanno mostrato che non esiste un "centro" della coscienza nel cervello; piuttosto, diversi processi distribuiti in varie regioni cerebrali contribuiscono all'esperienza cosciente. Questi processi includono l'attività della **corteccia prefrontale**, associata alla pianificazione e alla decisione, e le aree sensoriali e associative che elaborano informazioni percettive.

Inoltre, la ricerca sul **binding problem** (problema dell'integrazione delle informazioni) si allinea con la visione di Dennett, suggerendo che la coscienza unificata è un'illusione creata dall'integrazione temporale e spaziale di informazioni disparate nel cervello.

Da parte sua, la psicologia cognitiva ha esplorato come la coscienza influenzi la percezione, la memoria e l'attenzione. Le teorie della coscienza come processo predittivo sono supportate da ricerche che mostrano come le aspettative e le previsioni influenzino la nostra esperienza percettiva.

### Sintesi e Implicazioni

Le teorie di Daniel Dennett e Anil Seth rappresentano due prospettive complementari sulla coscienza come processo mentale. Dennett offre una visione scettica e decostruttivista, suggerendo che la coscienza è un'illusione prodotta dall'organizzazione narrativa del cervello. Seth, invece, vede la coscienza come un prodotto emergente delle funzioni predittive del cervello, dove il nostro senso di realtà è un costrutto attivo del cervello.

Entrambe le visioni contribuiscono a un quadro più ampio della coscienza come processo complesso, che non può essere ridotto a un singolo meccanismo o luogo nel cervello. Le neuroscienze continuano a esplorare questi concetti, cercando di comprendere meglio come la mente umana costruisce l'esperienza soggettiva e come questa si collega ai processi cerebrali sottostanti.

### Conclusione

Il dibattito sulla natura della coscienza è ancora aperto, ma le teorie di Dennett e Seth offrono intuizioni fondamentali su come la coscienza potrebbe emergere dai processi mentali. La coscienza, piuttosto che essere una proprietà statica o localizzata, appare come un fenomeno dinamico e distribuito, plasmato dalle interazioni tra percezione, predizione e narrazione interna. Le neuroscienze e la psicologia continuano a sondare questi territori, cercando di svelare i misteri della mente umana e della nostra esperienza cosciente.

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La questione della **libertà di coscienza** è profondamente complessa e rimane un tema centrale sia nella filosofia che nella teologia morale. Le recenti acquisizioni in psicologia e neuroscienze hanno arricchito il dibattito, sollevando nuove domande sulla natura della libertà e dell'autonomia umana.

### Libertà di Coscienza e Neuroscienze

Le neuroscienze moderne hanno dimostrato che molte delle decisioni che prendiamo possono essere influenzate da processi neurali automatici e inconsci. Ad esempio, esperimenti di neuroimaging hanno rilevato che alcune decisioni vengono prese dal cervello prima che l'individuo ne sia coscientemente consapevole, sollevando dubbi su quanto le nostre decisioni siano veramente libere e consapevoli. Questo ha portato alcuni a mettere in discussione l'idea tradizionale di libero arbitrio, suggerendo che la coscienza possa essere più una spettatrice che un'agente attivo.

Tuttavia, molti neuroscienziati e filosofi, tra cui Daniel Dennett, sostengono che questi risultati non invalidano completamente la possibilità di esercitare la libertà di coscienza. Essi argomentano che la coscienza, anche se influenzata da processi inconsci, gioca un ruolo fondamentale nel processo decisionale, specialmente quando ci sono conflitti tra diversi impulsi o valori. La **libertà di coscienza**, in questa prospettiva, non significa una totale libertà da ogni influenza, ma piuttosto la capacità di riflettere, valutare e prendere decisioni che rispecchiano i nostri valori e principi più profondi.

### Psicologia e Autonomia

Dal punto di vista psicologico, l'**autonomia** è vista come un elemento essenziale per il benessere umano, ed è strettamente legata alla capacità di esercitare la libertà di coscienza. La psicologia positiva, in particolare, enfatizza l'importanza di un processo decisionale autonomo e consapevole per la realizzazione personale e la crescita morale. Nonostante le influenze esterne e interne, la psicologia contemporanea tende a sostenere che gli individui possano sviluppare una coscienza ben formata e utilizzare questa coscienza per guidare le loro azioni in modo libero e responsabile.

### Conclusione

In sintesi, nonostante le sfide sollevate dalle neuroscienze, l'idea della libertà di coscienza rimane sostenibile. Mentre la coscienza può essere influenzata da fattori inconsci e biologici, esiste ancora spazio per la riflessione critica e l'autonomia morale. La libertà di coscienza, quindi, non è un'illusione, ma un processo complesso e continuo di discernimento, in cui l'individuo, consapevole delle sue influenze, può ancora prendere decisioni significative e moralmente responsabili.

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Mario Ardigò- Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma Monte Sacro, Valli