Cattolicesimo democratico – 5
Nel mondo e nella storia
Qualche giorno fa ho trascritto l’ode Marzo 1821 di Alessandro Manzoni, che fu pubblicata solo nel 1848.
Le prime due strofe sono queste:
Soffermàti sull’arida sponda,
volti i guardi al varcato Ticino,
tutti assorti al nuovo destino,
certi in cor dell’antica vertù,
han giurato: ‘ non fia che quest’onda
scorra più tra due rive straniere;
non fia loco ove sorgan barriere
tra l’italia e l’italia, mai più! ’
L’han giurato: altri forti a quel giuro
rispondean da fraterne contrade,
affilando nell’ombra le spade
che or levate scintillano al sol.
già le destre hanno strette le destre;
già le sacre parole son porte:
o compagni sul letto di morte,
o fratelli sul libero suol.
Nel marzo 1821 Lombardia e Veneto facevano parte dell’Impero austriaco, sotto la denominazione di Regno Lombardo-Veneto, come deciso durante il Congresso di Vienna (1814-1815) dalle potenze che avevano determinato la fine del regime di Napoleone Bonaparte in Francia e della sua egemonia in Europa. Al Congresso aveva partecipato anche il Papato romano, rappresentato dal Segretario di Stato cardinale Ercole Consalvi, ottenendo la restaurazione dello Stato della Chiesa nell’Italia centrale, senza tuttavia sottoscriverne l’Atto finale. Durante l’ egemonia napoleonica la Lombardia era stata inclusa nella Repubblica Cisalpina, istituita nel 1797, dal 1801 al 1805 ridenominata Repubblica Italiiana, ad ordinamento democratico, nella quale fu fatta confluire la Repubblica Cispadana (parte dell’Emilia e della Toscana) dalla quale il Regno d’Italia e poi la nostra Repubblica ebbero il tricolore come bandiera nazionale.
Dopo il Congresso di Vienna in Lombardia, Piemonte ed altra parti d’Italia furono attive società segrete, i Federati e la Carboneria, con scopi irredentisti e democratici. Si proponevano di liberare l’Italia dal dominio austriaco e di ottenere costituzioni democratiche (leggi che limitassero il potere dei sovrani, in particolare mediante quello di assemblee parlamentari elettive e l’istituzione di procedure formali per l’esercizio dei poteri pubblici quanto a competenza, attribuzioni e modalità) negli stati italiani (“sottrarre l'Italia tutta al predominio straniero che ci danna alla politica nullità e vincolare con legami costituzionali i principi italiani e i loro popoli", dal proclama dei Federati del 13 marzo 1821). Successivamente, principalmente con l’azione rivoluzionaria promossa da Giuseppe Mazzini (1805-1872), ci si propose di realizzare l’unità nazionale in uno stato con regime democratico, che Mazzini voleva repubblicano. Irredentismo, nazionalismo e rivendicazioni democratiche non furono mai disgiunti in queste forze.
Nel 1820 Federati e Carbonari iniziarono a organizzare moti irredentisti a Milano, ma la polizia austriaca ne venne a conoscenza arrestando diversi esponenti rivoluzionari, tra i quali Silvio Pellico, dei Federati, il quale fu poi condannato a morte, condanna poi commutata in quella di quindici anni di carcere duro, e graziato nel 1830. Silvio era un cattolico democratico. In carcere scrisse “Le mie prigioni”, che ebbe vastissima eco e che può essere considerato, come I promessi sposi di Manzoni, un manifesto del cattolicesimo democratico.
Nel marzo 1821 i Federati piemontesi e lombardi organizzarono un moto rivoluzionario in Piemonte, nel Regno di Sardegna, per ottenere una costituzione. Il re Vittorio Emanuele 1º, della dinastia sovrana dei Savoia, abdicò. Assunse la reggenza Carlo Alberto del ramo cadetto dei Savoia-Carignano, il quale simpatizzava per gli insorti, nella precaria assenza del fratello del re abdicante Carlo Felice, e concesse una costituzione sul modello di quella già concessa dal sovrano spagnolo a seguito di moti rivoluzionari.
È a questo punto che Manzoni compose l’ode Marzo 1821, auspicando un intervento militare del Regno di Sardegna per liberare la Lombardia dal dominio austriaco, varcando il fiume Ticino, che era il confine tra due stati.
Le prime due strofe ci parlano di una congiura democratica, che sta sempre all’origine di un movimento democratico.
Da chatGPT OpenAI- ricerca 17AG24: «La parola "congiura" deriva dal latino *coniūrātiō*, *coniūrātiōnis*, che significa "giuramento insieme" o "alleanza giurata". Questo termine è composto da due parti: il prefisso *con-*, che indica unione o insieme, e *iūrāre*, che significa "giurare". In origine, quindi, *coniūrātiō* si riferiva a un gruppo di persone che si univano sotto un giuramento comune».
Nell’Unione Europea siamo abituati alla democrazia come un sistema di procedure e costumi consolidato, espressione di un regime politico che è riuscito ad imporsi nelle popolazioni, ma alle origini non è mai così perché le rivendicazioni democratiche incontrano sempre una resistenza da parte dei poteri assolutistici e dispotici. Questo perché l’abuso di potere in danno dei più, che è l’essenza dell’assolutismo dispotico, dà vantaggi ai quali i ceti dominanti in genere sono risoluti a non rinunciare, al più mostrandosi disposti a un compromesso, come avvenne nell’Ottocento europeo quando le dinastie sovrane accettarono di concedere le costituzioni, instaurando istituzioni democratiche, quando l’alternativa per loro, di fronte ai moti democratici, era di soccombere. Ma vi è di più: la congiura va mantenuta di generazione in generazione, perché altrimenti l’ assolutismo risorge, la legge di ogni potere sociale essendo quella di espandersi sino a incontrare una resistenza valida.
La congiura democratica consiste in un impegno solenne a persistere uniti nel contrasto al potere che abusa, anche a costo della vita:
o compagni sul letto di morte,
o fratelli sul libero suol.
Non ci si deve illudere che questo possa farsi sempre con il negoziato e il dialogo: all’origine dei processi democratici vi sono sempre delle lotte sociali ed esse rimangono sempre latenti anche dopo l’instaurazione di regimi democratici. L’ode Marzo 1821 è un incitamento alla guerra di sovversione e il Risorgimento italiano fu anche un processo bellico che travolse e insanguinò le popolazioni italiane, oltre a determinare rivolgimenti politici e istituzionali.
Può sorprendere che persone cattoliche molto religiose, come furono Alessandro Manzoni e Silvio Pellico e molte altre, abbiano accettato e promosse congiure sovversive violente: furono realisti nel comprendere i fatti sociali e questo è un elemento importante del cattolicesimo democratico. In quel tempo, in quella situazione storica, non c’era altra via e quindi andava perseguita. Basti pensare che Pellico fu condannato a morte dai giudici austriaci per il solo fatto di essersi associato a una congiura irredentista e democratica, anche se poi ebbe salva la vita dal carcere duro, pena in cui quella capitale era stata commutata, per la clemenza imperiale, determinata anche dalla considerazione della sua elevata statura morale, anche sotto il profilo religioso:
Ricerca chatGPT OpenAI 17AG24:
« Silvio Pellico, noto patriota e scrittore italiano, fu arrestato nel 1820 e condannato a morte nel 1821 per il suo coinvolgimento nella carboneria, un movimento segreto che lottava per l'indipendenza italiana dall'Impero austriaco. La sua pena fu poi commutata in 15 anni di carcere duro, da scontare nella prigione dello Spielberg, una fortezza in Moravia, oggi parte della Repubblica Ceca.
L'imperatore austriaco Ferdinando I graziò Silvio Pellico nel 1830, dopo otto anni di prigionia. La grazia fu concessa per diverse ragioni:
1. **Condizioni di salute**: Pellico soffriva di gravi problemi di salute a causa delle dure condizioni carcerarie. La sua liberazione fu in parte motivata dalla compassione per la sua condizione fisica debilitata.
2. **Impatto politico**: Durante gli anni di prigionia, la fama di Pellico crebbe notevolmente, soprattutto grazie alla pubblicazione del suo libro "Le mie prigioni" nel 1832, che raccontava la sua esperienza carceraria. L'opera, che divenne un simbolo della lotta per la libertà e contro la tirannia, rese Pellico una figura di grande rilevanza politica e letteraria. L'imperatore potrebbe aver considerato che tenerlo in prigione avrebbe potuto accrescere ulteriormente la sua fama e rafforzare il movimento patriottico.
3. **Segnale di clemenza**: La grazia concessa a Pellico potrebbe anche essere stata vista come un atto di clemenza che poteva migliorare l'immagine dell'imperatore e dell'Austria, presentandoli come meno oppressivi e più aperti al perdono, specialmente di fronte alla crescente pressione internazionale e al mutare delle dinamiche politiche europee.
Queste motivazioni si combinano a spiegare il gesto dell'imperatore, che, pur non avendo diminuito la fama di Pellico come martire del Risorgimento, ne ha posto fine alle sofferenze in carcere.»
Ai nostri giorni, tuttavia, la lotta violenta non è l’unica via per instaurare e difendere la democrazia. VI è la pratica della nonviolenza teorizzata dall’indiano Mohandas Karamchand Gandhi, noto come Mahatma (=grande anima) Gandhi.
Ricerca chatGPT OpenAI 17AG24:
“**Biografia del Mahatma Gandhi**
Mohandas Karamchand Gandhi, noto come Mahatma Gandhi, nacque il 2 ottobre 1869 a Porbandar, in India. Studiò legge a Londra e iniziò la sua carriera come avvocato in Sudafrica, dove sperimentò la discriminazione razziale. Questo lo portò a sviluppare la sua filosofia di *Satyagraha* (fermezza nella verità), basata sulla resistenza non violenta. Tornato in India nel 1915, divenne leader del movimento indipendentista indiano, guidando campagne contro le leggi ingiuste coloniali britanniche, come la Marcia del sale nel 1930. Gandhi promosse il boicottaggio dei prodotti britannici e il sostegno all'economia locale. La sua influenza fu fondamentale per l'indipendenza dell'India nel 1947. Tuttavia, il suo sogno di un'India unita fu infranto dalla divisione tra India e Pakistan. Gandhi fu assassinato il 30 gennaio 1948 da un estremista indù.
**Teoria della Non Violenza**
La non violenza, o *ahimsa*, è il principio centrale della filosofia di Gandhi. Per lui, la non violenza non era solo l'assenza di violenza fisica, ma un atteggiamento mentale di rispetto e amore per ogni forma di vita. Credeva che la vera forza risiedesse nella capacità di affrontare l'oppressione senza rispondere con violenza, ma con la resistenza pacifica e la verità, portando alla trasformazione morale degli oppressori.»
Ciononostante, la lotta violenta può rivelarsi indispensabile, come accadde durante la guerra di Resistenza italiana combattuta dall’ottobre 1943 al maggio 1945 da congiurati democratici, tra i quali anche forze cattoliche, contro le armate tedesche, che per ordine del regime nazista di Adolf Hitler avevano occupato il territorio del Regno d’Italia e contro la manifestazione terminale del regime fascista mussoliniano, la Repubblica sociale italiana, entità ferocemente antidemocratica. Si è quindi vista la Resistenza come una guerra combattuta nello stesso spirito dei congiurati risorgimentali.
L’ode Marzo 1821 manifesta un orientamento irredentista, vale a dire rivendicante la liberazione della Lombardia dalla soggezione all’Impero austriaco, ma anche la rivendicazione di una unità nazionale nell’Italia, sostanzialmente sulla base di comunanza di storia e di cultura
una d’arme, di lingua, d’altare,
di memorie, di sangue e di cor.
(è del tutto assente invece l’elemento etnico, che caratterizzò il nazionalismo fascista).
torna Italia, e il suo suolo riprende;
o stranieri, strappate le tende
da una terra che madre non v’è.
non vedete che tutta si scote,
dal Cenisio alla balza di Scilla?
non sentite che infida vacilla
sotto il peso de’ barbari piè?
Non va però mai dimenticato che le congiure risorgimentali furono insieme irredentista, nazionaliste e democratiche e combatterono in tutta Italia sia il dominio dello straniero sia l’assolutismo regio, compreso quello del Regno di Sardegna, che con la concessione nel 1848 da parte del re Carlo Alberto (colui che da reggente aveva assecondato gli insorti nei moti democratici del 1821) divenne una monarchia costituzionale, quindi inglobante istituzioni democratiche.
Va detto che nell’aprile 1821 il re Carlo Felice, sconfessando il suo reggente, chiese l’intervento degli austriaci per avere ragione dell’insurrezione democratica, come previsto dal principio di interventismo deciso nel Congresso di Vienna, e lo ottenere ponendo fine a quei moti e revocando la costituzione.
Mario Ardigó – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli