Cattolicesimo democratico – 8
Il problema della guerra – 2
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Nota: utilizzo il servizio di AI [artificial intelligence = intelligenza artificiale] di OpenAI, al quale sono abbonato, per rendere più veloce l’elaborazione di contenuti. Come avverte il gestore del servizio, l’AI di ChatGPT di OpenAI, che è un sistema di ricerca, elaborazione e generazione di testi molto evoluto in grado di colloquiare con l’utente, può talvolta generare risposte non corrette. Sono ciò che gli specialisti definiscono “allucinazioni” del sistema, analoghe a quelle vissute anche dalle menti umane. Gli utenti sono quindi invitati a verificare la correttezza delle risposte. In genere interrogo l’AI in materie in cui ho almeno un’informazione di base. Dove le risposte prodotte presentano evidenti incongruenze, ne verifico la correttezza, innanzi tutto utilizzando la stessa AI che è in grado di svolgere bene questo controllo, e poi servendomi di altre fonti, principalmente l’enciclopedia Treccani on line. Personalmente ho studiato e pratico il diritto italiano, complesso di materie in cui ho un’informazione più completa per ragioni professionali. Invito tuttavia i lettori a svolgere un lavoro analogo, approfondendo, sia quanto alle risposte generate dall’AI che trascrivo sia in genere quanto a tutto ciò che scrivo, perché, come ho osservato, anche la mente umana incontra gli stessi problemi di quella non umana, la cui architettura funzionale è modellata sulla prima. Il testo tra parentesi quadre che inserisco nella trascrizione della risposta generata dall’AI contiene mie correzioni basate su altre fonti. Le correzioni generate dalla stessa AI a seguito di mie richieste di verifica sono invece inserite nel testo senza evidenziazione.
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Definiamo guerra un conflitto che comporti l’individuazione di un nemico e operazioni pubbliche di aggressione, invasione, uccisione, ferimento e distruzione in suo danno, fino alla sua resa o ad accordi di pace, ordinato da una istituzione di governo di un ordinamento politico alla popolazione che gli è sottoposta in modo tale che non si possa legittimamente decidere individualmente di sottrarvisi. Ogni altro conflitto con caratteristiche diverse, tra individui o gruppi più o meno estesi, al quale, in particolare, si possa decidere individualmente di sottrarsi non deve essere confuso con una guerra in senso proprio.
I pacifismi contemporanei cercano di contrastare la guerra in senso proprio, hanno natura politica e non solo etica, e la loro azione di contrasto riguarda in primo luogo il governo del sistema politico in cui il pacifista è inserito socialmente.
Il pacifista può non essere personalmente una persona pacifica e quindi può non rifiutare in assoluto di praticare la violenza fisica, anche armata, anche in forma organizzata e anche organizzata in forma istituzionale, come è nel caso delle attività delle forze di polizia, nei settori della polizia di sicurezza o giudiziaria. In altre parole il pacifista può non essere anche un obiettore di coscienza all’uso della violenza fisica e delle armi. L’obiettore di coscienza al solo servizio militare armato accetta la soggezione all’ordine di guerra e quindi di essere integrato in servizi bellici non armati. Il pacifista, no.
I pacifismi contemporanei non ritengono, irrealisticamente, che le violenze e le guerre possano mai essere eradicate dalle società umane, ma ritengono che le guerre possano, e quindi anche che eticamente debbano, essere prevenute e contrastate politicamente mediante azioni di resistenza popolare.
I pacifismi contemporanei considerano un abuso di potere l’ordinare una guerra, non riconoscendone la legittimità in nessun caso, senza distinzione tra guerre di aggressione e di difesa, considerando che in ogni guerra vi sono inevitabilmente fasi di aggressione e di difesa e che non può considerarsi accettabile una guerra solo perché non la si sia ordinata per primi e, in particolare, la si sia ordinata come reazione a una guerra ordinata da altro ordinamento politico. I pacifismi contemporanei rifiutano quindi la dottrina politica della guerra giusta, secondo la quale in alcuni casi ordinare la guerra sarebbe eticamente giusto, vale a dire il bene o almeno il male minore indispensabile per realizzare il bene, e pertanto anche la relativa teologia, secondo la quale quell’idea corrisponderebbe alla volontà divina.
La ragione del rifiuto della guerra nei pacifismi contemporanei non è in primo luogo etica, e tantomeno religiosa, ma razionale. In un mondo così densamente popolato e così intensamente interdipendente come quello in cui viviamo e con la disponibilità di armi di distruzione di massa cosi potenti come quelle attuali, e non solo quelle nucleari, la guerra pone in pericolo la sopravvivenza della nostra specie.
I pacifismi contemporanei sono democratici, perché si propongono di prevenire e contrastare la guerra mediante la resistenza popolare, ma anche potenzialmente sovversivi, perché gli ordinamenti politici contemporanei considerano illecito contrastare una guerra ordinata dal proprio governo, così come fino al 1972 in Italia fu illecita l’obiezione di coscienza al servizio militare armato. Questo potenziale sovversivo indusse le Chiese cristiane delle origini, desiderose di essere accettate dalle autorità dell’Impero Romano, a non seguire la via del pacifismo religioso radicale, come quella seguita dal martire Massimiliano. Da qui poi la dottrina teologica sulla guerra giusta.
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Ricerca mediante ChatGPT di OpenAI 21AG24
San Massimiliano, noto anche come San Massimiliano di Tebessa, è un martire cristiano venerato per il suo rifiuto di prestare servizio militare nell'esercito romano a causa della sua fede. La sua storia è significativa poiché rappresenta un esempio precoce di obiezione di coscienza.
### Biografia e Martirio
San Massimiliano nacque intorno al 274 d.C. a Tebessa, una città nell'attuale Algeria. Nel 295 d.C., quando aveva circa 21 anni, fu chiamato a servire nell'esercito romano. Tuttavia, Massimiliano, essendo cristiano, rifiutò di prestare giuramento all'imperatore romano e di indossare l'uniforme militare. La sua obiezione si basava sul rifiuto di compiere atti violenti e sul fatto che la sua fede non gli permetteva di adorare l'imperatore come un dio, pratica comune nell'esercito romano.
Secondo gli atti del suo martirio, quando gli fu chiesto di prestare servizio, Massimiliano rispose: "Non posso, sono cristiano. Non posso fare il male. Sono servo di Cristo, il mio Signore. Non posso combattere." Per questo rifiuto, fu condannato a morte dal governatore della provincia, Dione, e venne decapitato il 12 marzo 295 d.C.
### Venerazione
San Massimiliano è venerato come santo e martire nella Chiesa cattolica. La sua festa si celebra il 12 marzo, anniversario della sua morte. È considerato uno dei primi obiettori di coscienza documentati nella storia cristiana e la sua storia è spesso citata come esempio di fedeltà alla fede e di coraggio morale.
La storia di San Massimiliano è un esempio importante di come i primi cristiani affrontavano le pressioni dell'autorità romana e del mondo pagano, scegliendo la fedeltà a Cristo anche a costo della vita.
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Mario Ardigó – Azione cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli