Cattolicesimo democratico – 4
Nel mondo?
Non voglio assolutamente presentare la mia visione religiosa come quella giusta o anche solo preferibile.
Ho imparato la lezione che viene dalla terribile storia delle nostre Chiese e, in particolare, di quella Cattolica, della quale sono personalmente corresponsabile in quanto ne sono parte viva.
Il ripudio della violenza, in ogni forma, per affermare principi religiosi fa ormai parte del patrimonio culturale del cattolicesimo democratico e io cerco di essere un cattolico democratico. Lo erano i miei genitori, sono cresciuto in mezzo a cattolici democratici, sono stato lungamente formato come cattolico democratico, per la prima metà della mia vita i cattolici democratici italiani guidarono i governi nazionali e in seguito rimasero piuttosto influenti in campo politico, fino a dieci anni fa circa, quando tutto velocemente iniziò a cambiare, generando rivolgimenti che sono tuttora in corso. Non siamo in un mondo nuovo rispetto a quello egemonizzato dai cattolici democratici, ma nel trapasso da quello ad un altro che si viene costruendo ancora senza un orientamento definito, per vie di fatto, nelle tumultuose relazioni tra le forze sociali. Ci si chiede se i cristiani, non solo i cattolici, abbiano ancora qualcosa da dire in merito.
E tuttavia ciò che viviamo come fede cristiana non si esaurisce in quello e addirittura può manifestarsene totalmente al di fuori, in modi che, osservandoli da certi punti di vista, possono apparire improduttivi o come vie senza uscita, salvo poi, a volte, doversi ricredere.
La nostra struttura ecclesiastica pretende ancora di giudicare e condannare le semplici espressioni del pensiero come anche il praticare la propria fede in modi originali. Da cattolico democratico ripudio con decisione quella via, che viene percorsa, in fondo, seguendo certe efferate tradizioni del passato, che non meritano di avere ancora credito.
Mi impegno solo a combattere senza quartiere le espressioni di religiosità che generano sofferenze in violazione dei diritti umani fondamentali, in particolare contro gli umili e indifesi, frodi, prevaricazioni, emarginazioni, distruzioni, violenze e anche morte, come storicamente, purtroppo, accaduto anche su grande scala.
Dunque, resta inteso che, quando scrivo che le persone cristiane, e in particolare fra esse quelle cattoliche, hanno ancora da fare nel mondo e per il mondo, accetto che altre persone possono pensarla e fare diversamente e quindi, ciononostante, le riconosco come compagne di fede.
Quando scrivo mondo voglio intendere l’intera umanità nelle sue relazioni sociali ormai globalizzate, vale a dire che avvolgono in fitte reti l’intero pianeta, vista nell’ambiente fisico in cui vive.
Nel lessico evangelico con la parola del greco antico che in italiano traduciamo con mondo, κόσμος, che si legge còsmos, si intende la cultura dominante nel giudaismo all’epoca del Maestro, che si opponeva a lui e ai suoi insegnamenti. Questo significato diverge da quello che si attribuiva nell’antica filosofia greca alla parola còsmos, che era quello di universo perfettamente armonico, con valenze che si fecero anche religiose.
Quando, nell’italiano corrente, oggi utilizziamo la parola mondo in riferimento alle cose sociali, intendiamo una realtà diversa, certamente non armonica e comprendente una pluralità di culture, nessuna delle quali ha ancora raggiunto una tale forza da poter essere considerata predominante a livello globale, e anche l’ambiente in cui viviamo, con particolare risalto ai cambiamenti che subisce per la sempre sua più intensa antropizzazione.
Una visione cristiana della nostra presenza nel mondo in quel senso è stata storicamente quella di ritenere di essere stati mandati per produrvi dei cambiamenti sull’esempio del Maestro:
εἶπεν οὖν αὐτοῖς ⸂ὁ Ἰησοῦς⸃ πάλιν· Εἰρήνη ὑμῖν· καθὼς ἀπέσταλκέν με ὁ πατήρ, κἀγὼ πέμπω ὑμᾶς.
Che si legge:
Èipen un autòis o Iesùs: Eirènen umìn, katòs apèstalkèn me o patèr, cagò pèmpo umàs
E significa
Disse a loro Gesù: Pace a voi, come mandò me il Padre, anche io mando voi
Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetto 21 – Gv 20,21
Certamente, però, stando a ciò che emerge dalle narrazioni neotestamentarie, il Maestro non agì per incidere nella politica del suo tempo, se non per via indiretta, mutando gli orientamenti delle persone. La responsabilità delle successive dottrine sociali, che compresero anche il governo delle società, fu delle persone cristiane.
Mario Ardigò – Azione cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli