INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

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martedì 20 agosto 2024

Cattolicesimo democratico – 7 Il problema della guerra

Cattolicesimo democratico – 7

Il problema della guerra

 

Dalla presentazione editoriale del libro di Marco Mondini, Il ritorno della guerra. Combattere, uccidere e morire in Italia 1861-2023, Il Mulino 2023, anche in eBook e Kindle:

«Dal momento in cui è stata immaginata come Stato nazionale fino all’atto della sua nascita, durante le campagne per il Risorgimento, i conflitti mondiali e la lotta partigiana, la storia dell’Italia unita sembra un’unica narrazione di uomini in armi, sacrificio, guerre e combattimenti. Certo, a conti fatti, a essere tramandate sono più sconfitte e ritirate che vittorie gloriose. Ma ciò non toglie che da oltre un secolo le memorie degli italiani siano state affollate soprattutto dall’esperienza della morte sul campo di battaglia. La morte temuta, la morte inferta, la morte per la collettività, la morte per poter immaginare un futuro democratico, la morte onorevole.»

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 Nella seconda metà del Novecento alcuni settori del  cattolicesimo dell’Europa occidentale hanno maturato l’avversione alla guerra e la concezione della pace come obiettivo storico politico concreto, oltre che come oggetto di speranza teologale.

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Ricerca su ChatGPT di OpenAI 20AG24

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Nota: utilizzo il servizio di AI [artificial intelligence = intelligenza artificiale]  di OpenAI, al quale sono abbonato, per rendere più veloce l’elaborazione di contenuti. Come avverte il gestore del servizio, l’AI di ChatGPT di OpenAI, che è un sistema di ricerca, elaborazione e generazione  di testi molto evoluto in grado di colloquiare con l’utente, può talvolta generare risposte non corrette. Sono ciò che gli specialisti definiscono “allucinazioni” del sistema, analoghe a quelle vissute anche dalle menti umane. Gli utenti sono quindi invitati a verificare la correttezza delle risposte. In genere interrogo l’AI in materie in cui ho almeno un’informazione di base. Dove le risposte prodotte presentano evidenti incongruenze, ne verifico la correttezza, innanzi tutto utilizzando la stessa AI che è in grado di svolgere bene questo controllo, e poi servendomi di altre fonti, principalmente l’enciclopedia Treccani on line. Personalmente ho studiato e pratico il diritto italiano, complesso di materie in cui ho un’informazione più completa per ragioni professionali. Invito tuttavia i lettori a svolgere un lavoro analogo, approfondendo, sia quanto alle risposte generate dall’AI che trascrivo sia in genere quanto a tutto ciò che scrivo, perché, come ho osservato, anche la mente umana incontra gli stessi problemi di quella non umana, la cui architettura funzionale è modellata sulla prima.

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La parola "teologale" deriva dal latino *theologalis*, che a sua volta deriva dal greco *theologikos* (relativo alla teologia). Il termine ha un significato specifico nell'ambito della teologia cristiana.

**"Teologale"** si riferisce a qualcosa che è relativo a Dio o alla teologia, ma più comunemente si usa per descrivere le tre virtù principali della fede cristiana, che sono chiamate appunto "virtù teologali":

1. **Fede**: La fiducia e la credenza in Dio e nelle verità da Lui rivelate.

2. **Speranza**: L'attesa fiduciosa delle promesse di Dio e della vita eterna.

3. **Carità**: L'amore verso Dio sopra ogni cosa e verso il prossimo per amore di Dio.

Queste virtù sono considerate "teologali" perché hanno Dio come oggetto diretto e sono infuse nell'anima da Dio stesso, secondo la dottrina cristiana.

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È una svolta epocale nei cristianesimi di tutti i tempi, che si sono invece manifestati storicamente assai bellicosi e hanno visto anche nelle guerre gli strumenti per l’affermazione dei loro principi e l’attuazione dei loro scopi religiosi.

 La dottrina sociale cattolica  corrente segue ancora la teologia, particolarmente quella sviluppata in epoca medievale sulla base di tradizione più antica, della guerra giusta, secondo la quale, date certe condizioni, non si fa peccato facendo guerra, e, comunque, distinguere se una guerra è giusta compete all’autorità ecclesiastica e a quelle civili, non al singolo fedele, il quale, anche se partecipa per obbedienza all’ autorità a una guerra ingiusta, non fa peccato.

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La teologia della "guerra giusta" è una dottrina etica e teologica sviluppata per stabilire quando è moralmente legittimo intraprendere una guerra. Questa dottrina ha radici profonde nella filosofia e nella teologia cristiana e ha visto contributi da diversi pensatori nel corso dei secoli.

### Origini nella Filosofia Greca e Romana

Le prime riflessioni sul concetto di guerra giusta possono essere rintracciate nel pensiero greco e romano:

- **Platone e Aristotele**: Questi filosofi greci discussero dell'uso della forza per fini giusti, specialmente nel contesto della difesa della città-stato.

- **Cicerone**: L'oratore e filosofo romano sviluppò idee sull'uso legittimo della forza in difesa dello Stato, sostenendo che una guerra poteva essere giusta se condotta per riparare un'ingiustizia.

### Sviluppo nella Teologia Cristiana

Il concetto di guerra giusta fu poi elaborato in maniera più sistematica da teologi cristiani, in particolare:

1. **Sant'Agostino di Ippona (354-430 d.C.)**:

   - **Contributo**: Sant'Agostino è uno dei primi teologi cristiani a elaborare il concetto di guerra giusta. Nel suo lavoro *"De Civitate Dei" (La Città di Dio)*, Agostino discute la possibilità di guerre giuste, sostenendo che la guerra può essere moralmente giustificata se serve a punire un'ingiustizia, proteggere gli innocenti o restaurare la pace. Tuttavia, Agostino sottolinea che la guerra deve essere condotta con una giusta intenzione, ossia con l'obiettivo di ottenere la pace e la giustizia.

2. **San Tommaso d'Aquino (1225-1274)**:

   - **Contributo**: San Tommaso d'Aquino è forse il più influente sviluppatore della teoria della guerra giusta nella tradizione cristiana. Nella sua opera *"Summa Theologica"*, Tommaso d'Aquino codifica tre criteri principali per una guerra giusta:

     1. **Autorità legittima**: Solo un'autorità legittima (come un sovrano o uno Stato) può dichiarare una guerra.

     2. **Causa giusta**: La guerra deve essere combattuta per una ragione giusta, come la difesa contro un'aggressione o la punizione di un'ingiustizia.

     3. **Retta intenzione**: La guerra deve essere condotta con l'intenzione di promuovere il bene o evitare il male, non per motivi di interesse personale o vendetta.

### Evoluzione Successiva

Dopo Sant'Agostino e San Tommaso, la teoria della guerra giusta continuò a essere sviluppata da altri pensatori e fu integrata nel diritto internazionale. Ad esempio:

 

- **Francisco de Vitoria (1492-1546)** e **Francisco Suárez (1548-1617)**, due teologi scolastici spagnoli, contribuirono a sviluppare ulteriormente il concetto di guerra giusta, soprattutto nel contesto della colonizzazione delle Americhe e dei diritti dei popoli indigeni.

Nel corso dei secoli, la teoria della guerra giusta è stata adottata e adattata in vari contesti religiosi e laici, influenzando il diritto internazionale umanitario e la filosofia politica.

In sintesi, la teologia della guerra giusta è stata elaborata principalmente da Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino, che hanno gettato le basi per il pensiero successivo su quando e come una guerra può essere considerata moralmente legittima.

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  La dottrina della guerra giusta è stata così riformulata nell’ultima versione (1997) del Catechismo della Chiesa cattolica, che riflette il pensiero e il magistero del papa Karol Wojtyla, regnante come Giovanni Paolo 2º dal 1978 al 2005:

«Evitare la guerra

2307 Il quinto comandamento proibisce la distruzione volontaria della vita umana. A causa dei mali e delle ingiustizie che ogni guerra provoca, la Chiesa con insistenza esorta tutti a pregare e ad operare perché la bontà divina ci liberi dall'antica schiavitù della guerra. 

2308 Tutti i cittadini e tutti i governanti sono tenuti ad adoperarsi per evitare le guerre.

« Fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un'autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa ». 

2309 Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:

— che il danno causato dall'aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo;

— che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci;

— che ci siano fondate condizioni di successo;

— che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.

Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della « guerra giusta ».

La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune.

2310 I pubblici poteri, in questo caso, hanno il diritto e il dovere di imporre ai cittadini gli obblighi necessari alla difesa nazionale.

Coloro che si dedicano al servizio della patria nella vita militare sono servitori della sicurezza e della libertà dei popoli. Se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono veramente al bene comune della nazione e al mantenimento della pace. 

2311 I pubblici poteri provvederanno equamente al caso di coloro che, per motivi di coscienza, ricusano l'uso delle armi; essi sono nondimeno tenuti a prestare qualche altra forma di servizio alla comunità umana. 

2312 La Chiesa e la ragione umana dichiarano la permanente validità della legge morale durante i conflitti armati. « Né per il fatto che una guerra è ormai disgraziatamente scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto ». 

2313 Si devono rispettare e trattare con umanità i non-combattenti, i soldati feriti e i prigionieri.

Le azioni manifestamente contrarie al diritto delle genti e ai suoi principi universali, non diversamente dalle disposizioni che le impongono, sono crimini. Non basta un'obbedienza cieca a scusare coloro che vi si sottomettono. Così lo sterminio di un popolo, di una nazione o di una minoranza etnica deve essere condannato come peccato mortale. Si è moralmente in obbligo di far resistenza agli ordini che comandano un « genocidio ».

2314 « Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato ».212 Un rischio della guerra moderna è di offrire l'occasione di commettere tali crimini a chi detiene armi scientifiche, in particolare atomiche, biologiche o chimiche.

2315 L'accumulo delle armi sembra a molti un modo paradossale di dissuadere dalla guerra eventuali avversari. Costoro vedono in esso il più efficace dei mezzi atti ad assicurare la pace tra le nazioni. Riguardo a tale mezzo di dissuasione vanno fatte severe riserve morali. La corsa agli armamenti non assicura la pace. Lungi dall'eliminare le cause di guerra, rischia di aggravarle. L'impiego di ricchezze enormi nella preparazione di armi sempre nuove impedisce di soccorrere le popolazioni indigenti; 213 ostacola lo sviluppo dei popoli. L'armarsi ad oltranza moltiplica le cause di conflitti ed aumenta il rischio del loro propagarsi.

2316 La produzione e il commercio delle armi toccano il bene comune delle nazioni e della comunità internazionale. Le autorità pubbliche hanno pertanto il diritto e il dovere di regolamentarli. La ricerca di interessi privati o collettivi a breve termine non può legittimare imprese che fomentano la violenza e i conflitti tra le nazioni e che compromettono l'ordine giuridico internazionale.

2317 Le ingiustizie, gli eccessivi squilibri di carattere economico o sociale, l'invidia, la diffidenza e l'orgoglio che dannosamente imperversano tra gli uomini e le nazioni, minacciano incessantemente la pace e causano le guerre. Tutto quanto si fa per eliminare questi disordini contribuisce a costruire la pace e ad evitare la guerra:

« Gli uomini, in quanto peccatori, sono e saranno sempre sotto la minaccia della guerra fino alla venuta di Cristo; ma, in quanto riescono, uniti nell'amore, a vincere il peccato, essi vincono anche la violenza, fino alla realizzazione di quella parola divina: "Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra" (Is 2,4» [citazione dalla Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza – Gaudium et spes, n,78,  deliberata durante il Concilio Vaticano 2º, svoltosi a Roma tra il 1962 e il 1964]

 

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[C’]è stata un'evoluzione nella teologia cattolica riguardante la "guerra giusta" tra la prima edizione del **Catechismo della Chiesa Cattolica** (CCC) e le successive edizioni. Questa evoluzione riflette un crescente impegno verso la pace e una maggiore attenzione alle condizioni morali che devono essere soddisfatte per giustificare un conflitto armato.

### Prima Edizione del Catechismo della Chiesa Cattolica (1992)

Nella prima edizione del CCC, pubblicata nel 1992, la sezione sulla guerra giusta si trova nei paragrafi **2307-2317**. Questa sezione riflette in gran parte la tradizione classica della dottrina della guerra giusta, basata sugli insegnamenti di Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino. Viene stabilito che, per una guerra giusta, devono essere soddisfatte determinate condizioni:

1. **Autorità legittima**: La guerra deve essere dichiarata da un'autorità legittima.

2. **Causa giusta**: Deve esserci una causa giusta, come l'autodifesa contro un'aggressione.

3. **Retta intenzione**: La guerra deve avere come scopo il ripristino della giustizia e della pace.

4. **Ultima ratio**: La guerra deve essere l'ultima risorsa, dopo che tutti gli altri mezzi pacifici sono stati esauriti.

5. **Proporzionalità**: I mezzi usati nella guerra devono essere proporzionati al male che si cerca di evitare.

### Evoluzione nella Seconda Edizione del Catechismo della Chiesa Cattolica (1997)

Nel 1997, con la seconda edizione del CCC, c'è stato un approfondimento e un ampliamento della sezione sulla guerra giusta. Sebbene i criteri fondamentali per la guerra giusta siano rimasti inalterati, la seconda edizione ha introdotto un'enfasi ancora maggiore sulla gravità e sulla complessità morale della decisione di entrare in guerra. Questo riflette una maggiore consapevolezza dei costi umani e morali della guerra.

- **Enfasi sulla pace**: La seconda edizione del CCC sottolinea con più forza l'obbligo morale di lavorare per la pace e di evitare la guerra. Viene ribadita l'importanza di esaurire ogni possibilità di soluzione pacifica prima di ricorrere alla guerra.

- **Condanna della guerra totale**: Viene espressamente condannata la guerra totale, soprattutto alla luce delle armi di distruzione di massa, che non distinguono tra combattenti e civili.

- **Guerra preventiva**: Sebbene la dottrina tradizionale non sia stata completamente abbandonata, la Chiesa è diventata più critica nei confronti delle guerre preventive, insistendo sul fatto che solo un'aggressione attuale e grave può giustificare una risposta armata.

### Evoluzione Ulteriore sotto Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI

Durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, l'insegnamento della Chiesa ha continuato a evolversi verso una posizione sempre più restrittiva riguardo alla guerra giusta:

- **Giovanni Paolo II** ha insistito sulla necessità di un approccio prudente e rigoroso alla guerra, particolarmente alla luce delle nuove tecnologie militari che possono causare distruzioni su larga scala.

- **Benedetto XVI** ha continuato a promuovere la pace come priorità assoluta, mettendo in discussione la validità della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti nella maggior parte dei casi.

### Papa Francesco e la Guerra Giusta

Durante il pontificato di Papa Francesco, c'è stata una continua riflessione sulla guerra e sulla pace. Papa Francesco ha enfatizzato fortemente la costruzione della pace e ha espresso dubbi sulla possibilità di giustificare una guerra nel mondo contemporaneo. Sebbene non ci siano stati cambiamenti dottrinali radicali nel Catechismo sotto il suo pontificato, il suo magistero ha teso a favorire un approccio che privilegia il dialogo e la risoluzione pacifica dei conflitti, quasi escludendo del tutto la possibilità di una "guerra giusta" nelle condizioni moderne.

### Conclusione

In sintesi, la teologia cattolica sulla guerra giusta è stata sempre più influenzata da un crescente impegno per la pace e da una maggiore consapevolezza delle conseguenze devastanti della guerra moderna. La seconda edizione del Catechismo e il magistero dei papi successivi hanno rafforzato questa tendenza, ponendo maggiori restrizioni morali sulla legittimità del ricorso alla guerra.

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 Dal 1848 il Papato romano maturò una crescente contrarietà alla risoluzione delle controversie internazionali mediante la guerra, pur non mutando la tradizionale dottrina sulla guerra giusta e continuando a far inquadrare preti cattolici nelle forze armate degli stati che li ammettevano, per fornire assistenza spirituale ai combattenti.

  Nelle forze armate italiane quei preti sono denominati cappellani militari, inquadrati nell’Ordinariato militare, attualmente una Diocesi personale, vale a dire non territoriale, sotto un proprio arcivescovo.

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I cappellani militari nelle forze armate italiane hanno una lunga storia che risale al periodo pre-unitario, ma l'organizzazione ufficiale e sistematica di questo servizio all'interno delle forze armate italiane unificate iniziò formalmente poco dopo l'unificazione d'Italia.

### Prima dell'Unità d'Italia

Prima dell'unificazione, diversi stati italiani avevano cappellani militari al servizio dei loro eserciti. Ad esempio, il Regno di Sardegna, che fu il nucleo attorno al quale si formò il Regno d'Italia, aveva già una tradizione di cappellani militari.

### Dopo l'Unità d'Italia (1861)

Dopo l'unificazione italiana nel 1861, il Regno d'Italia integrò molte delle tradizioni e istituzioni dei vari stati preunitari, inclusa la figura del cappellano militare. Tuttavia, l'organizzazione formale e la regolamentazione del servizio di cappellania militare avvenne gradualmente.

### Istituzione Ufficiale (1901)

L'istituzione ufficiale e sistematica dei cappellani militari nelle forze armate italiane risale al 1901, quando venne istituito formalmente un corpo di cappellani militari nel Regio Esercito. Questo corpo venne organizzato con un ordinamento specifico che definiva il ruolo, le funzioni e i diritti dei cappellani all'interno delle forze armate.

### Concordato del 1929

Un'importante svolta avvenne con il Concordato tra la Santa Sede e il Regno d'Italia del 1929, noto come Patti Lateranensi. Questo accordo regolamentò, tra le altre cose, la presenza dei cappellani militari, garantendo loro un ruolo istituzionale riconosciuto e stabilendo che la loro nomina fosse fatta su proposta dell'Ordinario Militare, un vescovo nominato dalla Santa Sede.

### Ordinariato Militare

Nel 1986, l'Ordinariato Militare per l'Italia fu eretto come diocesi personale, con un proprio arcivescovo (Ordinario Militare) che ha giurisdizione su tutti i membri delle forze armate italiane, indipendentemente da dove essi si trovino. Questo consolidò ulteriormente l'organizzazione e la presenza dei cappellani militari all'interno delle forze armate italiane.

### Funzioni dei Cappellani Militari

I cappellani militari forniscono assistenza spirituale e religiosa ai membri delle forze armate, offrendo supporto morale e religioso in tempo di pace e in situazioni di conflitto. Inoltre, celebrano messe, amministrano sacramenti e forniscono consulenza spirituale.

In sintesi, mentre la figura del cappellano militare esisteva già prima dell'unificazione italiana, il corpo di cappellani militari nelle forze armate italiane fu formalmente istituito all'inizio del XX secolo e ha continuato a evolversi nel corso dei decenni, con un riconoscimento e una regolamentazione più completa avvenuta con i Patti Lateranensi del 1929 e l'istituzione dell'Ordinariato Militare nel 1986.

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  Nel febbraio 1965 alcuni cappellani militari italiani pubblicarono una lettera contro gli obiettori di coscienza, alla quale replicò Milani con la Lettera ai cappellani militari del marzo successivo. Per quella lettera fu imputato di apologia di reato (tale era considerata all’epoca l’obiezione di coscienza) con il direttore del quotidiano su cui era stata pubblicata, Luca Pavolini.   Assolto in primo grado, il pubblico ministero propose appello, ma Milani morì durante il processo di secondo grado, con conseguente estinzione del reato contestatogli. Il coimputato venne invece condannato, ma nel giudizio di cassazione gli venne applicata l’amnistia.

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Dal sito WEB

Il processo

-Il 14 dicembre [1965] si svolge la prima seduta del processo. L'avvocato Gatti [difensore] chiede che sia allegata la Costituzione Pastorale Gaudium et Spes, insieme ai disegni di legge sull'obiezione di coscienza.
-Il 15 febbraio 1966 don Milani viene assolto dal tribunale di Roma perché “il fatto non costituisce reato”. Il pubblico ministero appella la sentenza di assoluzione;
-Il 15 dicembre 1966 si apre il processo d'Appello.
-Il 5 ottobre 1967 la Corte d'Appello di Roma condanna Pavolini per apologia di reato e per don Milani dichiara il non luogo a procedere per la morte del reo.
-Il 15 gennaio 1969 la Corte di Cassazione concede l'amnistia a Luca Pavolini.

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  Alcuni anni dopo in Italia venne introdotta l’obiezione di coscienza al servizio militare armato.

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La legge italiana che disciplina l'obiezione di coscienza al servizio militare armato è la **Legge 15 dicembre 1972, n. 772**.

### Estremi della legge:

 

- **Numero della legge**: 772

- **Data di promulgazione**: 15 dicembre 1972

- **Titolo della legge**: "Norme in materia di obiezione di coscienza"

- **Pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale**: Gazzetta Ufficiale n. 16 del 18 gennaio 1973

Questa legge consente ai cittadini italiani di rifiutare l'uso delle armi e il servizio militare per motivi di coscienza, stabilendo la possibilità di prestare un servizio civile alternativo. La normativa è stata successivamente modificata e integrata da altre leggi, tra cui la legge 8 luglio 1998, n. 230, e, infine, la legge 6 marzo 2001, n. 64, che ha istituito il Servizio Civile Nazionale.

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 Infine, nel 2004, venne abolito il servizio militare di leva.

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Il servizio militare di leva obbligatorio in Italia è stato abolito con la **Legge 23 agosto 2004, n. 226**.

### Estremi della legge:

- **Numero della legge**: 226

- **Data di promulgazione**: 23 agosto 2004

- **Titolo della legge**: "Sospensione anticipata del servizio obbligatorio di leva e disciplina dei volontari di truppa in ferma prefissata."

- **Pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale**: Gazzetta Ufficiale n. 204 del 31 agosto 2004

Questa legge ha stabilito la sospensione del servizio militare obbligatorio a partire dal 1° gennaio 2005, trasformando le Forze Armate italiane in un esercito di professionisti volontari.

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 Nonostante l’abolizione del servizio militare di leva, è sempre previsto in Italia il potere di disporre la mobilitazione generale o particolare dei cittadini abili alle armi per il servizio militare armato, ad esempio in caso di guerra.

  Il tema è di grande attualità, in considerazione della possibilità di estensione della guerra tra la Repubblica Ucraina, appoggiata con forniture militari ed altro da NATO e Unione Europea, e la Federazione Russa, scoppiata nel febbraio 1922 e attualmente in una delle sue fasi più accese e cruente.

  Leggendo l’ode Marzo 1821 di Alessandro Manzoni non manifestò alcuna remora, da cattolico democratico, all’impiego della guerra per ottenere l’unificazione nazionale e, in particolare, ad una guerra contro l’Impero austriaco per sottrargli il Regno del Lombardo-Veneto, che era stato costituito in base alle decisioni prese durante il Congresso di Vienna (1814-1815).

O stranieri, nel proprio retaggio
              torna Italia, e il suo suolo riprende;
               o stranieri, strappate le tende
              da una terra che madre non v’è.
              non vedete che tutta si scote,
               dal Cenisio alla balza di Scilla?
               non sentite che infida vacilla

     sotto il peso de’ barbari piè?

 

O stranieri, sui vostri stendardi
              sta l’obbrobrio d’un giuro tradito;
              un giudizio da voi proferito
               v’accompagna all’iniqua tenzon;
              voi che a stormo gridaste in quei giorni:
                Dio rigetta la forza straniera;
              ogni gente sia libera, e pèra
               
della spada l’iniqua ragion.’
      

Se la terra ove oppressi gemeste
              preme i corpi de’ vostri oppressori,
      
        se la faccia d’estranei signori
  
            tanto amara vi parve in quei dì;
              chi v’ha detto che sterile, eterno
               saria il lutto dell’itale genti?
               chi v’ha detto che ai nostri lamenti
                sarai sordo quel Dio che v’udì?
 […]

Quante volte sull’Alpe spiasti
               l’apparir d’un amico stendardo!
               quante volte intendesti lo sguardo
               
ne’ deserti del duplice mar!
               ecco alfin dal tuo seno sboccati,
               stretti intorno a’ tuoi santi colori,
               forti, armati de’ proprj dolori,
               
i tuoi tuoi figli son sorti a pugnar.

   Come si vede, Manzoni era convinto anche (come lo fu anche Mazzini) che Dio approvasse questi progetti di guerra contro altri stati italiani, dei quali solo il Regno Lombardo-Veneto era integrato in un impero straniero, tutti abitati nella quasi totalità da genti cristiane. Una sensibilità politica e religiosa molto diversa da quella che c’è oggi in Italia, non solo tra le persone cattoliche, e anche nell’Unione europea dove Italia e Austria non sono più reciprocamente straniere.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli