Azione Cattolica: impegno e missione
Nella nostra Chiesa stiamo vivendo tempi straordinari.
Ne siamo consapevoli?
Impegno e missione dell’Azione Cattolica, a
tutti i suoi livelli e in tutte le sue componenti, sono quelli di capirlo
sempre meglio e di parlarne alle altre persone. Per poi provare a mettere in
pratica quel nuovo modo di vivere la Chiesa e nella Chiesa che viene indicato
con la parola sinodalità. E’ un servizio che dobbiamo alla società e agli
ambienti ecclesiali in cui operiamo e viviamo, i quali, in genere, appaiono
piuttosto indietro su questa via.
Venerdì prossimo alle 18, sulla piattaforma
di videoconferenze Zoom, terrò per
gli amici del Meic – Movimento ecclesiale di impegno culturale del
Lazio una conversazione in cui presenterò il nuovo Statuto dei Consigli
pastorali parrocchiali della Diocesi di Roma, promulgato l’8 settembre
scorso dal Papa, nel quadro della riforma di tutte le istituzioni diocesane
avviate con la Costituzione apostolica Nella comunione delle Chiese – In ecclesiarum
communione del 6 gennaio di quest’anno.
Si vuole attuare una riforma sinodale delle
nostre Chiesa e il nuovo Statuto ne indica i Consigli pastorali parrocchiali
come organismi di promozione.
La Costituzione apostolica, una legge ecclesiastica al massimo livello, perché
il Papa è nella nostra Chiesa il supremo legislatore, li definisce come obbligatori.
Nella nostra parrocchia il Consiglio
pastorale parrocchiale è caduto in
desuetudine, e da anni non si riunisce più, non per carenze del parroco e dei
preti suoi collaboratori, ma per colpa nostra, di noi persone religiose della
parrocchia, che non sappiamo vivere e costruire insieme, ma che, ogni volta che
ci incontriamo, ci guardiamo in cagnesco e finiamo per litigare. Ma come è
possibile che accada, in gente che fa tanto parlare di amore e altruismo? Succede
perché a certe cose non si dà la giusta importanza, si sfuggono i doveri
sociali, non ci si mette impegno, non si fa tirocinio, si preferisce stare
sulle proprie, nel mezzo di gruppi in cui ci si riesce a sopportare, facendo
come se tutto il resto della comunità non esistesse.
Così poi si finisce per rinchiudersi nelle pratiche
consuete e il nostro mondo si fa sempre
più angusto. Ci si può meravigliare se poi le persone più giovani fuggono? Non
so dar loro torto. Probabilmente farei anch’io come loro, se fossi nella loro
situazione. Ma da giovane ebbi migliori maestri e conobbi le grandiose prospettive
della nostra fede, che non sarebbe giunta fino a noi dall’antichità se si fosse
fatto come noi oggi facciamo.
Vedo tanta violenza nella nostra società e
intorno ad essa. Abbiamo guerre a tutti i confini dell’Unione Europea e se non
si farà qualcosa per costruire la pace, non solo a chiacchiere, non c’è dubbio
che ci finiremo dentro molto più di adesso (perché ci siamo già dentro,
purtroppo!). Purtroppo sembra disdicevole in società dirsi per un ordine
pacifico: il pacifista, vale a dire la persona che vuole costruire la
pace, è diventato un reietto, sospettato di alto tradimento e di intelligenza
con il nemico e, quanto meno, di essere un pusillanime e un perdente. Presentandosi
come cristiani lo si può essere senza vergogna, perché il Cristo è detto anche Principe
della pace ed egli è la nostra guida,
di fronte alla quale ben pochi riescono a mantenere la propria superbia.
Nel
presentare che cosa è, per me, l’Azione Cattolica, rispondendo alla F.AQ., alle
domande più frequenti sulla nostra associazione, ho iniziato chiarendo che cosa
essa non è. Certo, facciamo anche cose che altri gruppi praticano, ma
non sono l’essenziale del nostro decidere
di rimanere insieme, sull’esempio dei grandi del passato. L’Azione dell’Azione Cattolica è azione sociale:
si opera nel campo della trasformazione della società e la sinodalità, come
oggi la si sta configurando nei processi sinodali in corso dall’ottobre del
2021, ne è lo strumento.
Sinodalità significa un modo più partecipato e
consapevole di vivere come Chiesa. C’entra lo Spirito, insegnano, proprio
quello che riluce nella Trinità. Come si manifesta? Quando si riesce a vivere e
costruire insieme nonostante la diversità: in qualche modo che si tratti di
vita secondo lo Spirito è riscontrabile solo a posteriori, da ciò che si
produce, provando e riprovando, nel senso non solo di continuare pervicacemente a fare
tirocinio ma anche di correggersi in ciò che non va, senza intestardirsi su di
esso.
Nel pensare al programma per l’anno di
attività che abbiamo iniziato venerdì scorso teniamo conto di tutto questo, cerchiamo
di non accontentarci di vivere solo da spettatori gli incontri
infrasettimanali, anche se si è piuttosto anziani e fatalmente le prospettive
si riducono. La fede soccorre in questo. Anche l’eremita nella sua cella di
preghiera ha l’universo dinanzi, perché nella preghiera è vicino al Creatore. Il
teologo Karl Barth, osservatore nel Concilio Vaticano 2°, disse «I cristiani dovrebbero
avere in una mano il giornale e nell’altra la Bibbia». E qualche
giorno fa il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Matteo Zuppi, ha
detto, rispondendo ad un’intervista:
«Sono cambiate la società, la Chiesa
e anche la comunicazione. Quest’ultima a una velocità ancora maggiore. Ma, come
ci ha insegnato il Concilio, dobbiamo sempre leggere i segni dei tempi. Anche
attraverso i giornali. In una mano la Bibbia e nell’altra il quotidiano e poi
tutte e due insieme per pregare e servire. “Avvenire” ha un ruolo determinante
nell’informare, discernere e interpretare gli avvenimenti. Offre chiavi di
comprensione che aiutano l’esperienza personale a farsi conoscenza e cultura.
Come ricordava san Giovanni Paolo II occorre una Chiesa evangelica, che non ha
paura di andare al largo e capace di produrre cultura.»
Ma non si rado abbiamo
poca dimestichezza sia con il quotidiano che con la Bibbia e così ci chiudiamo
in un mondo piccolo piccolo, che fatalmente finirà per essere travolto.
Dunque, ecco un
possibile impegno associativo per quest’anno: ragionare su quanto ci propone Avvenire,
un prezioso ausilio anche per conoscere la sinodalità.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma,
Monte Sacro, Valli