Azione Cattolica – F.A.Q. (domande più
frequenti)
(le risposte
alle F.A.Q. che seguono sono frutto di una elaborazione fatta da Mario Ardigò,
sulla base di quello che pensa di aver capito dell’Azione Cattolica. Non
esprimono necessariamente il pensiero dei vertici associativi, né rappresentano
un’interpretazione autentica dell’ideologia associativa – I lettori sono quindi
invitati a verificarne personalmente la
correttezza e fedeltà e a far pervenire eventuali rettifiche o integrazioni
all’account <mario.ardigo@acsanclemente.net>;
di esse si darà atto nel blog)
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L’Azione Cattolica
Italiana è un’associazione di laici nella Chiesa cattolica che si impegnano
liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società
civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica,
popolare e democratica. (dallo Statuto)
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Potrete trovare ulteriori notizie sull’’Azione
Cattolica sul blog
http://www.acvivearomavalli.blogspot.com/
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Venerdì prossimo, 8 dicembre, Solennità dell'Immacolata Concezione, dopo la messa
delle nove, distribuiremo le nuove tessere di AC per l’anno associativo 2023/2024
e potremo versare le quote associative: €45,00 ed €75,00 per le coppie di sposi.
La campagna di adesione proseguirà: sarà possibile
ritirare la nuova tessera di AC anche dopo le successive messe domenicali delle nove.
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Che
cos’è l’Azione Cattolica?
Nell’edizione di quest’anno delle FAQ sulla nostra associazione vorrei essere utile anche al giovane sacerdote che ci seguirà, don Miguel, che viene a noi dalla Diocesi di Engativá, in Colombia, compresa nell’Arcidiocesi di Bogotà. Il movimento per una riforma sinodale della nostra Chiesa partì proprio da quella nazione, dalla Conferenza generale del Consiglio Episcopale Latino Americano tenutasi nell'estate del 1968 a Medellin, una grande città colombiana a circa quattrocento chilometri dalla capitale Bogotà.
L’esperienza dell’Azione
Cattolica in Italia è stata particolare, unica nel mondo, fortemente
condizionata dalla prossimità del Papato romano e dalle vicende politiche italiane, che portò nell'Ottocento la Chiesa italiana in rotta di collisione prima con il nostro nazionalismo irredentista e poi con il nuovo Regno d'Italia, il cui primo Re fu addirittura scomunicato, per avere ordinato la conquista militare dello Stato Pontificio con capitale Roma. L'Azione Cattolica ebbe poi un rilievo politico eccezionale
dopo la caduta del regime fascista mussoliniano, tra il luglio del 1943 e
l’aprile 1945: non solo perché suoi aderenti contribuirono in ruoli molto importanti a scrivere la Costituzione della nuova Repubblica e furono fino al 1994 la componente più importante dei governi democratici, ma perché fu tra le principali scuole popolari di politica italiane, al seguito della dottrina sociale.
Possiamo
cominciare, però, dicendo che l’Azione Cattolica è fatta per persone di ogni
età, fin dai piccolissimi (3-5 anni).
Sono state elaborate proposte di impegno per tutti. Il centro nazionale e
quelli diocesani supportano il lavoro dei gruppi parrocchiali. La struttura
dell’Azione Cattolica è democratica e la sua azione si avvale del contributo di
tutti.
L’Azione Cattolica ha fatto dell’attuazione dei
principi del Concilio Vaticano 2°, svoltosi a Roma tra il 1962 e il 1965, il suo principale settore di
lavoro collettivo. Ora è anche fortemente impegnata nei cammini sinodali
iniziati in tutto il mondo per
esortazione di papa Francesco nell’ottobre 2021, sulla via dei nuovi principi della dottrina
sociale contenuti nel suo magistero e, in particolare, nell’esortazione
apostolica La gioia del Vangelo (2013) e le encicliche Laudato si’ (2015) e Fratelli tutti (2020). Con
quei cammini si
vuole riprendere l’attuazione della riforma ecclesiale decisa durante quel
Concilio, per realizzare una Chiesa
sinodale, vale a dire partecipata
in condizioni di corresponsabilità da tutte le persone battezzate.
Lo scorso ottobre, con la Prima sessione
dell’Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità che si è
svolta a Roma – Città del Vaticano con
partecipazione di gente da tutto il mondo, non solo di vescovi, si sono tirate le file delle intense attività
dei due anni precedenti, alle quali abbiamo partecipato anche nella nostra
parrocchia con gli incontri che abbiamo tenuto nella primavera del 2022. Ora,
fino all’ottobre 2024, quando si terrà, alla vigilia dell’Anno Santo del 2025,
la Seconda sessione di quell’Assemblea sinodale, si lavorerà sui punti di
convergenza finora emersi, tra i quali i seguenti:
sinodalità:
Punti chiave
Pratiche sinodali sono
attestate nel Nuovo Testamento e nella Chiesa delle origini. Successivamente
hanno assunto forme storiche particolari. Papa Francesco incoraggia la Chiesa a rinnovarle ancora.
In questo processo
si colloca anche il Sinodo
2021-2024.
La sinodalità comporta il riunirsi in
assemblea ai diversi livelli della vita ecclesiale, l'ascolto reciproco, il
dialogo, il discernimento comunitario, la creazione del consenso e l'assunzione
di una decisione in una corresponsabilità differenziata.
Sappiamo che “sinodalità” è un termine
sconosciuto a molti membri del Popolo di Dio, che suscita in alcuni confusione
e preoccupazioni [tuttavia si è] convinti che la sinodalità è una espressione del dinamismo della
Tradizione vivente.
In ogni caso, in tutti
i contesti culturali, i termini
“sinodale” e sinodalità” indicano un modo di essere Chiesa che articola
comunione, missione e partecipazione.
[I] termini “sinodale” e “sinodalità”
richiedono un chiarimento più accurato dei loro livelli di significato nelle
diverse culture. È emerso un sostanziale accordo sul fatto che, con i necessari
chiarimenti, la prospettiva sinodale rappresenta il futuro della Chiesa.
Proposte:
-aumentare il numero delle persone coinvolte
nei cammini sinodali;
-rendere più intergenerazionale
la cultura della sinodalità coinvolgendovi maggiormente le persone più giovani;
-approfondire la teoria e
pratica della sinodalità, ragionando anche su come modificare il diritto della
Chiesa che la riguarda.
Dialogo,
condivisione, scelte
Punti chiave
Occorre che tutti i battezzati
s’impegnino in un “colloquio” all’interno della Chiesa e con il mondo.
La riorganizzazione sinodale della Chiesa serve per compiere al
meglio il suo servizio.
Il rinnovamento non deve essere
solo di facciata, deve avere una profondità spirituale.
Siamo chiamati anzitutto a sperimentare relazioni fraterne: dalla condivisione al servizio.
Il rinnovamento deve essere attuato mediante
lo strumento della conversazione nello Spirito: è dialogo e condivisione
mediante intreccio armonico di pensiero ed emozioni. Questo deve
caratterizzare lo stile ecclesiale.
E’ necessario evitare da una parte il rischio
dell’autoreferenzialità e dell’autoconservazione e dall’altra quello della
perdita di identità.
Proposte
- estendere
la pratica del discernimento [=scelta condivisa] mediante la conversazione
nello Spirito, andando oltre la semplice programmazione di attività.
- formare
persone idonee e preparate per questo lavoro;
-adeguare la pratica del discernimento
ai contesti sociali.
[ Sintesi dalla Relazione di sintesi “Una Chiesa sinodale in missione” approvata il 28 ottobre 2023 in una Congregazione generale nel corso della Prima sessione della 16° Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità “Per una Chiesa sinodale. Comunione, partecipazione, missione”]
Il nostro gruppo
parrocchiale di Azione Cattolica, nella parrocchia di San Clemente papa nel
quartiere Montesacro – Valli, nella zona Nord Est di Roma, si riunisce di
regola alternativamente il martedì e il sabato alle 17 nella sala rossa della parrocchia, con possibilità di accogliere
anche persone in videoconferenza Meet nelle riunioni del sabato.
Propongo di
seguito alcune risposte alle domande che più frequentemente vengono poste in
materia di Azione Cattolica.
Ulteriori
informazioni sulla struttura, finalità, metodo e progetti dell’Azione Cattolica
possono trovarsi sul sito dell’Azione Cattolica nazionale e diocesana
http://azionecattolica.it/
http://www.acroma.it/
L’impegno dei laici di fede in
Azione Cattolica è corale, dalla vita di tutti si impara e tutti possono
contribuire a renderlo più efficace e bello. Con le parole del motto di
un jamboree, il grande raduno annuale degli scout, di tanti anni
fa: “Di più saremo insieme, più gioia ci sarà”.
L’impegno in Azione Cattolica è vita sociale di fede nella libertà.
Chi decidesse di avvicinarci per aderire, non pensi di trovare le
cose già fatte, di salire su un treno in corsa e di sedersi da passeggero
facendosi trasportare. Di potersi limitare a seguire un qualche metodo per il
quale esista un manuale dettagliato di istruzioni. Si tratta, di anno in
anno, di costruire una nuova casa, di
ideare e attuare nuovi progetti di impegno. In particolare nel clima di
rinnovamento che si vive nella Chiesa italiana, si tratta sempre, in fondo, di
ripartire.
Del resto quella della rifondazione dovrebbe caratterizzare la
nostra esperienza religiosa, nella quale ci è anticipato che tutte le
cose saranno fatte nuove. Non viviamo in un museo, che ci si possa limitare
a spolverare di tanto in tanto. L’Azione Cattolica vive nel
quartiere Valli di Roma, come dice il titolo del blog: AC-VIVE-A-ROMA-VALLI!
1. L’Azione Cattolica è Chiesa cattolica?
L’Azione Cattolica è una delle
associazioni di persone laiche inserite nell’organizzazione della Chiesa
cattolica italiana. Il suo statuto è approvato dal Consiglio Episcopale Permanente della Conferenza Episcopale Italiana. Vi sono diverse altre associazioni
che hanno analoghe caratteristiche di particolare legame con l’organizzazione
della Chiesa cattolica italiana.
2. Chi è la persona laica?
Per persona
laica si intende la persona
battezzata che partecipa all’apostolato, vale a dire alla diffusione e
pratica del vangelo, libera da legami gerarchici relativi al ministero
esercitato nell’Ordine sacro o legati a condizioni di vita religiosa
consacrata.
Le persone
laiche agiscono nella società in autonomia, seguendo con sapienza in spirito di
fede l’autonomia delle cose terrene.
Molti
nostri contemporanei, però, sembrano temere che, se si fanno troppo stretti i
legami tra attività umana e religione, venga impedita l'autonomia degli uomini,
delle società, delle scienze.
Se per
autonomia delle realtà terrene si vuol dire che le cose create e le stesse
società hanno leggi e valori propri, che l'uomo gradatamente deve scoprire,
usare e ordinare, allora si tratta di una esigenza d'autonomia legittima: non
solamente essa è rivendicata dagli uomini del nostro tempo, ma è anche conforme
al volere del Creatore.
[dalla Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo
contemporaneo La gioia e la speranza, del Concilio Vaticano 2°, n.36
Ecco come si
parla delle persone laiche nella stessa Costituzione La gioia e la speranza, al n.43:
Ai laici spettano propriamente, anche se non
esclusivamente, gli impegni e le attività temporali. Quando essi, dunque,
agiscono quali cittadini del mondo, sia individualmente sia associati, non solo
rispetteranno le leggi proprie di ciascuna disciplina, ma si sforzeranno di
acquistare una vera perizia in quei campi. Daranno volentieri la loro
cooperazione a quanti mirano a identiche finalità. Nel rispetto delle esigenze
della fede e ripieni della sua forza, escogitino senza tregua nuove iniziative,
ove occorra, e ne assicurino la realizzazione.
Spetta alla loro coscienza, già
convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città
terrena. Dai sacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale.
Non pensino però che i loro pastori siano
sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a
quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a
questo li chiami la loro missione; assumano invece essi, piuttosto, la propria
responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione
rispettosa alla dottrina del Magistero.
Per lo più sarà la stessa visione cristiana
della realtà che li orienterà, in certe circostanze, a una determinata
soluzione. Tuttavia, altri fedeli altrettanto sinceramente potranno esprimere
un giudizio diverso sulla medesima questione, come succede abbastanza spesso e
legittimamente.
Ché se le soluzioni proposte da un lato o
dall'altro, anche oltre le intenzioni delle parti, vengono facilmente da molti
collegate con il messaggio evangelico, in tali casi ricordino essi che nessuno
ha il diritto di rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione
l'autorità della Chiesa.
Invece cerchino sempre di illuminarsi
vicendevolmente attraverso un dialogo sincero, mantenendo sempre la mutua
carità e avendo cura in primo luogo del bene comune.
I laici, che hanno responsabilità attive
dentro tutta la vita della Chiesa, non solo son tenuti a procurare l'animazione
del mondo con lo spirito cristiano, ma sono chiamati anche ad essere testimoni
di Cristo in ogni circostanza e anche in mezzo alla comunità umana.
Così se ne
tratta nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Luce per le genti,
deliberata nel medesimo concilio, ai n.31 e 33:
31. Col nome di laici si intende qui l'insieme dei cristiani ad
esclusione dei membri dell'ordine sacro e dello stato religioso sancito nella
Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col
battesimo e costituiti popolo di Dio e, nella loro misura, resi partecipi
dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte
compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo
cristiano.
Il
carattere secolare è proprio e peculiare dei laici. Infatti, i membri
dell'ordine sacro, sebbene talora possano essere impegnati nelle cose del
secolo, anche esercitando una professione secolare, tuttavia per la loro
speciale vocazione sono destinati principalmente e propriamente al sacro
ministero, mentre i religiosi col loro stato testimoniano in modo splendido ed
esimio che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo
spirito delle beatitudini.
[…]
Per loro vocazione è proprio dei laici
cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio.
Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo
e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro
esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi
dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il
proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a
manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro
stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità. A loro
quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le cose temporali,
alle quali sono strettamente legati, in modo che siano fatte e crescano
costantemente secondo il Cristo e siano di lode al Creatore e Redentore.
32. La santa Chiesa è, per divina istituzione, organizzata e diretta
con mirabile varietà. «A quel modo, infatti, che in uno- stesso corpo abbiamo
molte membra, e le membra non hanno tutte le stessa funzione, così tutti
insieme formiamo un solo corpo in Cristo, e individualmente siano membri gli
uni degli altri » (Rm 12,4-5).
Non c'è
quindi che un popolo di Dio scelto da lui: « un solo Signore, una sola fede, un
solo battesimo » (Ef 4,5); comune è la dignità dei membri per la loro
rigenerazione in Cristo, comune la grazia di adozione filiale, comune la
vocazione alla perfezione; non c'è che una sola salvezza, una sola speranza e
una carità senza divisioni. Nessuna ineguaglianza quindi in Cristo e nella
Chiesa per riguardo alla stirpe o nazione, alla condizione sociale o al sesso,
poiché « non c'è né Giudeo né Gentile, non c'è né schiavo né libero, non c'è né
uomo né donna: tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28 gr.; cfr. Col
3,11).
3. Per essere un fedele cattolico laico è
indispensabile aderire all’Azione Cattolica?
No.
4. Se un fedele cattolico laico ha già aderito ad un
altro gruppo religioso laicale o ha il proposito di farlo, può associarsi
all’Azione Cattolica?
Sì. L’adesione
all’Azione Cattolica non è esclusiva.
Si può far parte di altri gruppi laicali.
5. L’Azione Cattolica è un gruppo di
spiritualità?
No. Ciò che caratterizza l’Azione Cattolica non è un
particolare tipo di spiritualità, anche se i gruppi locali e le altre
articolazioni associative esprimono anche una vita spirituale. Ciascun
associato manifesta poi la propria, liberamente scelta. Alla vita associativa
partecipano i Sacerdoti Assistenti per contribuire ad alimentare la vita
spirituale e il senso apostolico.
6. L’Azione Cattolica è un gruppo di preghiera?
No, anche se nelle riunioni associative vi sono
momenti di preghiera.
7.L’Azione Cattolica è un gruppo di approfondimento
biblico?
No, anche se associandosi ci si impegna ad
approfondire le tematiche bibliche.
8. L’Azione Cattolica è un gruppo di approfondimento
culturale?
No, anche se associandosi ci si impegna a conoscere e
capire di più del mondo in cui si vive.
9. L’Azione Cattolica è un gruppo per il catecumenato?
No. La conversione, il catechismo per il
Battesimo e il Battesimo sono dati per
presupposti. In ogni parrocchia dovrebbe essere costituita un’organizzazione
specifica per queste esigenze.
10. L’Azione Cattolica è un gruppo per il catechismo?
No, anche se associandosi ci si impegna ad
approfondire le verità di fede. In ogni parrocchia dovrebbe essere costituita
un’organizzazione che si occupa specificamente del catechismo, per i fedeli di
tutte le età.
11. L’Azione Cattolica è un gruppo di propaganda
religiosa?
No. Essa infatti vuole stabilire con i propri
interlocutori una relazione molto più profonda.
12. L’Azione Cattolica è un gruppo che lavora per il
proselitismo religioso o associativo?
L’Azione
Cattolica è certamente impegnata, in diretta collaborazione con il Papa e i
vescovi, a far conoscere il Vangelo, ad esporre le verità di fede, a far
comprendere gli ideali religiosi cristiani, a presentare correttamente il fine
e l’azione della Chiesa nel mondo e il significato della sua liturgia, a
raggiungere gli altri nel loro bisogno di religiosità, ad aiutare tutti a
migliorarsi secondo la fede professata
e, in particolare, a capire come fare per meglio favorire l’accettazione nel
mondo di quegli ideali. Ma il proselitismo religioso o associativo, l’obiettivo
di “far numero”, di “distribuire tessere”, non è tra le sue finalità dirette, anche se il
riavvicinamento alla vita della parrocchia e adesioni associative possono
effettivamente conseguire dalle sue attività.
13.L’impegno degli associati all’Azione Cattolica
parrocchiale è principalmente in parrocchia?
L’Azione
Cattolica ha come primo impegno la presenza e il servizio nella Chiesa locale,
quindi anche nella parrocchia. Tuttavia, in quanto associazione di laici, in
essa è fondamentale l’impegno nella società civile, luogo privilegiato
dell’azione laicale, per favorire l’affermazione dei valori religiosi.
14. Associandosi all’Azione Cattolica si è sottoposti
ad un giudizio sulla propria vita?
No.
15. L’adesione all’Azione Cattolica richiede un
cambiamento di vita?
No. L’associazione si ritiene arricchita dai doni che
le provengono dalle diverse condizioni ed esperienze di quanti partecipano alla
sua vita.
16. L’adesione all’Azione Cattolica comporta
particolari pratiche religiose?
No.
17. L’adesione all’Azione Cattolica comporta
particolari pratiche di vita, oltre
quelle raccomandate a tutti i fedeli laici?
No.
18. L’adesione all’Azione Cattolica richiede un
particolare livello culturale o scolastico?
No.
19. L’adesione all’Azione Cattolica si sviluppa per
gradi iniziatici, vale a dire da livelli inferiori a livelli superiori di
perfezione?
No. Si è membri a pieno titolo fin dal primo giorno e
fin quando si vuole.
20. Per chi è l’Azione Cattolica?
L’Azione
Cattolica è per tutti i fedeli laici cattolici e di tutti i fedeli laici cattolici.
21. L’Azione Cattolica risolve i problemi personali
degli associati?
Gli associati si impegnano anche a favorire la
comunione fra di loro, quindi anche all’aiuto reciproco, ma non è detto che
dall’associarsi in Azione Cattolica derivi
la soluzione dei propri problemi personali. Non
farei quindi molto affidamento su questo aspetto.
22. L’Azione Cattolica risolve, in particolare, i
problemi affettivi o di socialità?
Può accadere.
Ma non è scontato che accada. Non vi farei molto affidamento.
23. Le persone che, associandosi, si spendono per le
finalità dell’Azione Cattolica devono aspettarsi riconoscimenti o
corrispettivi, anche solo morali o affettivi?
No. Ci si associa perché si sente bisogno di agire in
gruppo in relazione a certi obiettivi che si pensa di non poter raggiungere
individualmente. Ma, come tutte le esperienze sociali umane, anche quella nei gruppi di Azione Cattolica finisce in genere
per deludere certe alte aspettative, almeno sotto il profilo umano. Solo
alla lunga e considerandola complessivamente, specialmente verso la fine di una
vita, se ne può essere in fondo soddisfatti, soprattutto se la si considera con sguardo soprannaturale,
andando contro le apparenze, in spirito evangelico.
24. Chi comanda in Azione Cattolica?
L’Azione
Cattolica è retta su basi democratiche e sinodali.
Ha detto di noi
papa Francesco, li 30 aprile 2021, ricevendo i membri del nostro Consiglio
nazionale:
La Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale,
che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci
raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra. In genere, anche i
peccatori sono i poveri della terra. In effetti, quello sinodale non è tanto un
piano da programmare e da realizzare, una decisione pastorale da prendere, ma
anzitutto uno stile da incarnare.
In questo senso la vostra Associazione
costituisce una “palestra” di sinodalità, e questa vostra attitudine è stata e
potrà continuare ad essere un’importante risorsa per la Chiesa italiana, che si
sta interrogando su come maturare questo stile in tutti i suoi livelli.
Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo.
Il vostro contributo più prezioso potrà
giungere, ancora una volta, dalla vostra laicità, che è un antidoto
all’autoreferenzialità. È curioso: quando non si vive la laicità vera nella
Chiesa, si cade nell’autoreferenzialità. Fare sinodo non è guardarsi allo
specchio, neppure guardare la diocesi o la Conferenza episcopale, no, non è
questo. È camminare insieme dietro al Signore e verso la gente, sotto la guida
dello Spirito Santo. Laicità è anche un antidoto all’astrattezza: un percorso
sinodale deve condurre a fare delle scelte. E queste scelte, per essere
praticabili, devono partire dalla realtà, non dalle tre o quattro idee che sono
alla moda o che sono uscite nella discussione. Non per lasciarla così com’è, la
realtà, no, evidentemente, ma per provare a incidere in essa, per farla
crescere nella linea dello Spirito Santo, per trasformarla secondo il progetto
del Regno di Dio.
Tuttavia i suoi
presidenti, a tutti i livelli (nazionale, diocesano, locale) sono nominati
dall’autorità ecclesiastica, su proposta dei rispettivi consigli. A livello
della parrocchia, l’Azione Cattolica
è presente con un’associazione
parrocchiale, che è un’articolazione di quella diocesana pur agendo con
autonomia. Gli organi dell’associazione parrocchiale di Azione Cattolica sono: l’assemblea parrocchiale (programma la
vita associativa e verifica l’attuazione del programma; elegge il consiglio
parrocchiale); il consiglio parrocchiale
(promuove lo sviluppo della vita associativa secondo le linee del programma
approvato dall’assemblea; assicura la presenza dell’associazione nelle
strutture di partecipazione ecclesiale; mantiene i rapporti di amichevole
collaborazione con le gli altri gruppi della parrocchia; propone al parroco la
nomina del presidente parrocchiale); il/la presidente
parrocchiale (nominato/a dal parroco, sentito il vescovo ausiliare
territorialmente competente - promuove e
coordina l’attività del consiglio parrocchiale; convoca e presiede l’assemblea
parrocchiale; insieme al consiglio tiene costanti rapporti con il parroco; si
fa garante degli amichevoli rapporti con l’associazione diocesana; rappresenta
l’associazione parrocchiale).
La dirigenza
dell’Azione Cattolica non ha carattere carismatico, non si identifica in questa
o quella figura esemplare, in una specifica guida.
25. Ma, insomma, quali sono le caratteristiche per le
quali l’Azione Cattolica si differenzia da altri gruppi laicali?
Non è né facile
né semplice rispondere a questa domanda. Bisogna considerare non solo gli
statuti associativi, ma anche la storia dell’Azione Cattolica italiana. E, per quanto riguarda gli statuti
associativi, bisogna saper intendere bene il sofisticato gergo teologico con cui sono stati scritti.
Nello statuto
nazionale (articoli 1 e 2) è scritto che l’Azione
Cattolica è fatta di laici che si impegnano liberamente, per impregnare
dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti. Più avanti
(art.3) è scritto che gli associati si impegnano in particolare anche ad informare dello spirito cristiano le scelte
da loro compiute con propria responsabilità personale, nell’ambito delle realtà
temporali (cioè, traducendo dal gergo teologico, nella società civile). E, ancora, (art.11) che quella in Azione Cattolica è un’esperienza popolare e democratica. Essa poi è presentata come rivolta alla crescita della comunità cristiana e si dice animata dalla tensione verso l’unità, da
costruire partendo da diverse esperienze e condizioni di vita. Nell’Atto Normativo Diocesano della Diocesi di Roma è scritto che
l’esperienza in Azione Cattolica è una palestra
di democrazia e di responsabilità civile.
La storia.
Dalla fine del Settecento cominciano a diffondersi e ad essere attuati, a
partire dall’Europa, ideali democratici di organizzazione sociale. Si produce
una profonda e tragica frattura tra l’organizzazione di vertice della Chiesa
cattolica, espressa dal clero, e i movimenti democratici. Essa attraversa i
popoli evangelizzati. In Italia si complica per l’interferenza del potere
temporale dei Papi con la questione dell’unità nazionale. L’esperienza storica dell’Azione Cattolica è stata la manifestazione di vari tentativi
di realizzare, senza rompere l’unità
ecclesiale, una partecipazione di popolo
alla missione della Chiesa attuata con maggiore responsabilità laicale e secondo
criteri di non esclusiva soggezione gerarchica, sia ideale e programmatica che
pratica, almeno nelle cose che riguardano l’organizzazione della società
civile. In ciò consiste appunto la sua tendenziale democraticità. L’impegno nel sociale è venuto poi assumendo anche
il significato di un tentativo di
comporre la plurisecolare diffidenza dei vertici ecclesiali, e quindi anche
della teologia ritenuta ortodossa dall’autorità, verso le acquisizioni delle
scienze contemporanee, sia naturali che umane. Infine, dal punto di vista
politico, quello di mediare per giungere al superamento del risentimento
storico del papato per la perdita del potere temporale in Italia e della
storica indifferenza dei vertici ecclesiali verso i regimi politici democratici
rispetto a quelli non democratici o addirittura antidemocratici (venuta meno solo
nel 1944 con il radiomessaggio natalizio del Papa Pio XII, mentre ancora agli
inizi del secolo il Papa allora regnante aveva condannato l’idea di una
democrazia cristiana). Con ciò è
chiaro che si è trattato di un’azione che ha riguardato non solo la società
civile, ma anche la stessa Chiesa. Essa si inquadra in un movimento storico di
pensiero e di azione i cui ideali hanno trovato ampia espressione nei documenti
del Concilio Vaticano II (svoltosi a Roma, nella Città del Vaticano, dal 1962
al 1965). A partire da tale evento l’Azione Cattolica, sotto la presidenza di
Vittorio Bachelet, ha fatto della piena attuazione, nella Chiesa e nel mondo,
dei principi stabiliti da Concilio Vaticano II
uno dei suoi principali obiettivi. Questo comporta che sia fortemente
impegnata nei cammini sinodali in corso. Il nostro gruppo parrocchiale
ha programmato di riunirsi una volta al mese come gruppo sinodale, per
fare pratica di sinodalità, e, quest’anno, per rispondere collettivamente
alle Dieci Domande che la Segreteria del Sinodo dei Vescovi ha posto al Popolo
di Dio, come articolazione dell’interrogativo fondamentale
Una Chiesa sinodale, annunciando il
Vangelo, “cammina insieme”: come questo “camminare insieme” si realizza oggi
nella vostra Chiesa particolare? Quali passi lo Spirito ci invita a compiere
per crescere nel nostro “camminare insieme”?
nella fase preparatoria del Sinodo dei Vescovi
programmato per l’ottobre 2023.
26. Vediamo che attualmente nel
gruppo di Azione Cattolica in San Clemente Papa prevalgono numericamente gli
elementi più anziani. Perché?
Il gruppo si trova ancora in una fase di passaggio. In realtà è
composto da persone di diverse età. La presidente è una trentenne e abbiamo,
tra gli iscritti, anche due bambini. E' portatore di una tradizione culturale
importante che deve passare da una generazione all'altra: questo è il lavoro
che attualmente è in corso. Nei decenni passati l'attenzione del laicato si è
forse concentrata su altri temi, ritenuti più urgenti, e su altre esperienze
religiose. Oggi dai vescovi italiani viene un rinnovato appello ai laici
cattolici per un impegno che corrisponde a quello tipico di Azione Cattolica.
Per favorire la partecipazione di
chi lavora abbiamo spostato due degli incontri mensili al sabato.
Durante la pandemia ci siamo riuniti
per un anno associativo in videoconferenza Meet e abbiamo mantenuto tale modalità di
partecipazione anche ora che ci riuniamo di nuovo in parrocchia. Quando viene
attivata la videoconferenza, si può accedere mediante il link che può essere chiesto inviando una
email a mario.ardigo@acsanclemente.net
.
Abbiamo anche aperto una mailing
list del gruppo
ac-gruppo-sanclemente-papa-roma@googlegroups.com
e un gruppo Whatsapp.
Periodicamente inviamo, anche per posta
ordinaria per i soci che hanno difficoltà con gli strumenti informatici, una Lettera ai soci con
informazioni sulla vita associativa e con i resoconti delle riunioni del mese
precedente
I più giovani possono pensare a incontri a
loro specificamente dedicati. Devono farlo in autonomia, nello stile
dell’associazione.
E' importante tuttavia mantenere
un'occasione periodica di incontro per tutti gli associati, appunto per
favorire il passare di una tradizione di generazione in generazione.
Nell'organizzazione nazionale e
diocesana dell'Azione Cattolica vi sono settori distinti per le varie età e
condizioni della vita. Tuttavia il lavoro che si fa parte dall'idea che c'è un
unico popolo che attraversa la storia dell'umanità.
Anche quest’anno associativo negli incontri
infrasettimanali seguiremo prevalentemente il percorso formativo di Azione
Cattolica, che propone letture e riflessioni bibliche, libri, musica, film per
attività di autoformazione partecipate. Cercheremo, in alcuni incontri, di
capire meglio la sinodalità, iniziando anche a farne tirocinio
27. Che fa l’Azione Cattolica per
la parrocchia?
L’Azione Cattolica opera principalmente nella società del suo tempo,
come un fermento, come il lievito in un impasto. Di questa società fa parte
anche la parrocchia.
Due sono i campi in cui un gruppo di Azione Cattolica
parrocchiale può dare un proprio caratteristico contributo: l’approfondimento
dei temi del Concilio Vaticano 2° e la pratica della democrazia e della
sinodalità ecclesiale nella vita di fede. Questo può servire per fare spazio
agli altri, per aprirsi agli altri, per convivere serenamente con il pluralismo
della società del nostro tempo, che si riflette anche nelle nostre collettività
religiose. Le prime esperienze di Azione Cattolica nacquero nell’Ottocento e
progressivamente si orientarono per una strada diversa da quella del duro intransigentismo dell’epoca,
vale a dire della rigida opposizione
contro ogni moto di progresso sociale: oggi si direbbe del fondamentalismo.
L’Azione cattolica, poi, nel Novecento, in particolare seguendo l’attivismo del
sociologo ed economista Giuseppe Toniolo, si propose di far uscire le
collettività religiose da una condizione di arretratezza culturale, sociale e
politica e di separatezza dal contesto nazionale. Un impegno che appare sempre
attuale. Infatti è sempre viva in religione la tentazione di bastare a se
stessi, la paura di perdersi in un contesto in cui ogni opzione di vita ha lo
stesso valore e vengono a mancare solide fondamenta. In realtà si tratta di
ricostruire pazientemente, di epoca in epoca, le città degli esseri
umani, secondo l’auspico di Giuseppe Lazzati, dove essi possano vivere
liberi e felici. Senza una visione di fede è arduo riuscirci, anche se
storicamente le religioni sono state anche fonte di oppressione e di
infelicità. Eppure l’era delle democrazie contemporanee si apre, nel nord
America di fine Settecento, con rivoluzionari che affermano solennemente
che tutti gli uomini sono “creati” uguali e per
questo hanno diritto alla ricerca della felicità: ecco la fede religiosa che
libera. Lo ricordò papa Francesco nel suo viaggio negli Stati
Uniti d’America del 2015.
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Spesso anche le persone di fede non
hanno più chiara consapevolezza di che cosa sia e di che cosa faccia l’Azione
Cattolica e pensano che sia uno dei tanti gruppi che si muovono nel panorama
ecclesiale e che non di rado tendono semplicemente a colonizzare le parrocchie. L’Azione Cattolica è invece
profondamente integrata nella parrocchia e, con il suo gruppo parrocchiale che
agisce con piena autonomia, si propone di mantenerla sempre come realtà viva
per la gente del quartiere, alla quale la parrocchia è dedicata come
istituzione.
L’organizzazione ecclesiastica, va riconosciuto, è
quella che è, e certamente non sempre incoraggia la partecipazione delle
persone laiche, specialmente di quelle più giovani. Le persone laiche, in genere, non
venivano formate a partecipare attivamente alla vita parrocchiale e quindi non
partecipavano. A questa situazione ci si propone di porre rimedio con i cammini
sinodali ai quali ho accennato all’inizio.
E’ importante, all’inizio, cercare di
convincersi che il vangelo è importante nella vita sociale, non è qualcosa che
ognuno debba praticare solo in privato, come sostegno spirituale o psicologico.
La Chiesa è stata inviata al mondo proprio per farne una realtà sociale:
questa è la missione. Essa rimane valida
anche nella realtà contemporanea, caratterizzata da un forte pluralismo. La
nuova sfida evangelica è dunque quella di far convivere amichevolmente e
benevolente le diversità. Anche questa è sinodalità.
Il tema della sinodalità non è ancora compreso
di solito nella formazione di primo livello, che per molti è l’unica per una
intera vita di fede. Il clero si lamenta spesso della mancata
capacità di iniziativa delle persone laiche, che si limitano ad essere platea
davanti al clero, ma dalle persone laiche laici si ribatte che spesso solo per i
clericalizzati passivi c’è vero spazio, in platea appunto. Il
lavoro dell’Azione Cattolica dovrebbe contribuire a superare questi problemi e,
innanzi tutto, a imparare, facendone tirocinio, i metodi democratici di
partecipazione. Il nostro statuto diocesano definisce l’associazione una palestra
di democrazia e il Papa ne ha parlato come di una palestra di sinodalità.
Non c’è contrasto tra sinodalità e democrazia, la prima potendo
essere vista come una forma più intensa della seconda e la seconda come una
manifestazione della prima tesa verso la pienezza. Il metodo democratico ha a
che fare con i valori, proprio come la sinodalità, non solo con le procedure, le votazioni, per
l’attribuzione degli incarichi. Tra quei valori è molto importante quello della
formazione, anche mediante auto-formazione. La formazione rende capaci di
pensiero autonomo e quindi creativi. La formazione alla democrazia e
alla sinodalità ecclesiale, che deve comprendere un vero tirocinio di esse,
rende possibile l’azione collettiva, superando, integrandole, le differenze
caratteriali e di punti di vista, in modo da non dover sempre dipendere da un
superiore istituito dall’alto per pacificare.
C’è, in definitiva, qualcosa di
molto importante che ci accomuna ed è la nostra fede religiosa. D’altra parte
ogni persona la vive in modo creativo, non si tratta semplicemente di adeguarsi
a modelli della tradizione validi universalmente, per la donna e per l’uomo,
per il bambino, il giovane o l’anziano, per chi vive nel mondo
e per chi vorrebbe vivere fuori del mondo
(tuttavia a volte legiferando sul mondo), per la persona sana e per
quella malata, per l’oppresso come per l’oppressore e via dicendo.
Leggo che a volte le persone laiche di fede sono accusate di volersi costruire una
fede a modo loro, secondo le rispettive esigenze personali, come quando si va
al supermercato e qualcosa si sceglie e qualcos’altra la si scarta. E’ un
addebito ingiusto e che largamente dipende da una visione clericalizzata del
popolo dei credenti.
Non c’è un modello di fede che vada bene per
tutti. Ci sono del resto moltissime questioni aperte a livello teologico, che
non conviene superare come nel nostro triste passato con delle specie di
scomuniche. Ma anche nella pratica quotidiana, bisogna prendere consapevolezza
che in materia di etica religiosa certe volte sono proprio i metodi di
insegnamento che non vanno, troppo centrati sulla forza dell’autorità e sulla
pretesa di rigida uniformità, se non a modelli sociali ormai obsoleti, quando poi la storia ci dimostra chiaramente
che l’autorità raramente ci piglia al primo colpo nelle
questioni che travagliano in particolare la vita delle persone laiche. In una
Chiesa realmente sinodale questi
problemi potrebbero essere avviati alla soluzione.
Del resto è effettivamente così che va nelle questioni di fede:
finché ci si mantiene sulle generali, certi problemi sono avvertiti quasi solo
dai teologi, quando invece si passa alle questioni pratiche e si osservano da
vicino tutto si complica.
Certo, abbiamo una teologia dogmatica che talvolta
appare spietata ma una pastorale piuttosto comprensiva, però questa non
è una soluzione che soddisfi veramente.
Un laicato consapevole potrebbe contribuire a superare questo
stato di cose. Inutile cercare soluzioni nelle teologie correnti: la teologia
ragiona sempre su ciò che è stato già acquisito per altra via, è un riflessione
a posteriori. Bisogna cambiare, o almeno provare a cambiare, poi i teologi
seguiranno. Questo è, appunto, il metodo proposto per nei cammini sinodali in corso: c’è l’idea di una riforma che parta dal
basso.
Una certa familiarizzazione con i ragionamenti teologici serve,
perché i nostri vescovi e i nostri preti hanno fondamentalmente una cultura
teologica, parlano teologico, e quando
se ne è completamente digiuni non ci si intende, ma senza eccedere, perché il
metodo della teologia porta in genere a creare ostacoli insuperabili
da parte della teologia stessa, ma superabilissimi nella pratica delle
relazioni umane.
Il contadino esce, guarda il cielo, e capisce se farà brutto
tempo o non, e se è tempo di seminare o di mietere: è scritto. Ma di questi
tempi questo non è più tanto vero. Le società cambiano molto rapidamente e si
stenta ad adeguarsi.
Non si riescono più a fare
previsioni affidabili. Rimane certo lo scorrere del tempo, per cui
inesorabilmente ci si fa più anziani, così come rimangono le stagioni, perché
il cosmo è indifferente al nostro problema biologico, e ruota,
ruota, ruota, ma la fede è un fatto sociale e se la vita sociale è colpita,
addirittura certe volte interdetta, la fede ne risente.
Allora, proprio in tempi come quelli che stiamo vivendo,
occorre esercitarsi in quella nostra fede, svilupparla, praticarla attivamente,
farla reagire con ciò che ci accade intorno. In modo, ad esempio, da essere
capaci di liturgia anche quando non siano praticabili quelle consuete, dirette
dal clero, come è avvenuto nei tempi della recente pandemia. Non è
possibile concludere che o la messa o nulla. Naturalmente
anche a questo si è poco o nulla formati. Ed è un problema serio.
Dunque, per tutti noi l’anno di attività associativa
che ci attende sarà ancora molto impegnativo, richiederà di imparare e
praticare cose nuove, perché stiamo vivendo tempi nuovi, terribili anche, ma
essenzialmente nuovi, pieni anche di grandi speranze, come quelle
suscitate dai cammini sinodali che abbiamo intrapreso.
Ci sarà una fatica da affrontare, resistenze anche interiori da
superare. Perché in genere ci hanno insegnato ad essere piuttosto conservatori
e, facendoci anziani, lo diveniamo naturalmente. I tempi nuovi scompaginano la
tradizione, anche solo intesa come l’insieme delle nostre care consuetudini, e,
guardando alla storia, è sempre stato così. Indietro non si torna e nemmeno ci
si può fermare.
Del reato non ci sono stati promessi così, tutti nuovi,
i tempi che ci hanno insegnato ad attendere?
Per chi vi volesse approfondire segnalo i seguenti link:
Statuto AC Nazionale:
https://azionecattolica.it/statuto
https://azionecattolicatorino.it/wp-content/uploads/2019/03/statuto.pdf
Atto normativo diocesano:
http://sacricuoriroma.altervista.org/joomla/images/Azione_Cattolica/ac_roma.pdf