INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

*************************

L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

**********************************

  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

  Chi voglia pubblicare un contenuto (al di là dei semplici commenti ai "post", che possono essere lasciati cliccando su "commenti" ma solo da chi abbia un’identità Google), può inviarlo a Mario Ardigò all'indirizzo di posta elettronica marioardigo@acsanclemente.net all'interno di una e-mail o come allegato Word a una e-email.

  I contenuti pubblicati su questo blog possono essere visualizzati senza restrizioni da utenti di tutto il mondo e possono essere elaborati da motori di ricerca; dato il tema del blog essi potrebbero anche rivelare un'appartenenza religiosa. Nel richiederne e autorizzarne la pubblicazione si rifletta bene se inserirvi dati che consentano un'identificazione personale o, comunque, dati di contatto, come indirizzo email o numeri telefonici.

  Non è necessario, per leggere i contenuti pubblicati sul blog, iscriversi ai "lettori fissi".

  L'elenco dei contenuti pubblicati si trova sulla destra dello schermo, nel settore archivio blog, in ordine cronologico. Per visualizzare un contenuto pubblicato basta cliccare sul titolo del contenuto. Per visualizzare i post archiviati nelle cartelle per mese o per anno, si deve cliccare prima sul triangolino a sinistra dell'indicazione del mese o dell'anno.

  Dal gennaio del 2012, su questo blog sono stati pubblicati oltre 3.200 interventi (post) su vari argomenti. Per ricercare quelli su un determinato tema, impostare su GOOGLE una ricerca inserendo "acvivearomavalli.blogspot.it" + una parola chiave che riguarda il tema di interesse (ad esempio "democrazia").

GOOGLE INSERISCE DEI COOKIE NEL CORSO DELLA VISUALIZZAZIONE DEL BLOG. SI TRATTA DI PROGRAMMI COMUNEMENTE UTILIZZATI PER MIGLIORARE E RENDERE PIU' VELOCE LA LETTURA. INTERAGENDO CON IL BLOG LI SI ACCETTA. I BROWSER DI NAVIGAZIONE SUL WEB POSSONO ESSERE IMPOSTATI PER NON AMMETTERLI: IN TAL CASO, PERO', POTREBBE ESSERE IMPOSSIBILE VISUALIZZARE I CONTENUTI DEL BLOG.

  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

domenica 3 dicembre 2023

FAQ sull'Azione Cattolica - festa dell'adesione venerdì 8 dicembre - solennità dell'Immacolata Concezione

 




Azione Cattolica – F.A.Q. (domande più frequenti)

 

(le risposte alle F.A.Q. che seguono sono frutto di una elaborazione fatta da Mario Ardigò, sulla base di quello che pensa di aver capito dell’Azione Cattolica. Non esprimono necessariamente il pensiero dei vertici associativi, né rappresentano un’interpretazione autentica dell’ideologia associativa – I lettori sono quindi invitati a verificarne personalmente  la correttezza e fedeltà e a far pervenire eventuali rettifiche o integrazioni all’account <mario.ardigo@acsanclemente.net>; di esse si darà atto nel blog)

**************************************

L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella Chiesa cattolica che si impegnano liberamente per  realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

**************************************

Potrete trovare ulteriori notizie sull’’Azione Cattolica sul blog

http://www.acvivearomavalli.blogspot.com/

 

 **************************************

  Venerdì prossimo, 8 dicembre, Solennità dell'Immacolata Concezione,  dopo la messa delle nove, distribuiremo le nuove tessere di AC per l’anno associativo 2023/2024 e potremo versare le quote associative: €45,00 ed €75,00 per le coppie di sposi.

La campagna di adesione proseguirà: sarà possibile ritirare la nuova tessera di AC anche dopo le  successive messe domenicali delle nove.

 

**************************************

Che cos’è l’Azione Cattolica?

  Nell’edizione di quest’anno delle FAQ  sulla nostra associazione vorrei essere utile anche al giovane sacerdote che ci seguirà, don Miguel, che viene a noi dalla Diocesi di Engativá, in Colombia, compresa nell’Arcidiocesi di Bogotà. Il movimento per una riforma sinodale della nostra Chiesa partì proprio da quella nazione, dalla Conferenza generale del Consiglio Episcopale Latino Americano tenutasi nell'estate del 1968 a Medellin, una grande città colombiana a circa quattrocento chilometri dalla capitale Bogotà.

L’esperienza dell’Azione Cattolica in Italia è stata particolare, unica nel mondo, fortemente condizionata dalla prossimità del Papato romano e dalle vicende politiche italiane, che portò nell'Ottocento la Chiesa italiana in rotta di collisione prima con il nostro nazionalismo irredentista e poi con il nuovo Regno d'Italia, il cui primo Re fu addirittura scomunicato, per avere ordinato la conquista militare dello Stato Pontificio con capitale Roma.  L'Azione Cattolica ebbe poi un rilievo politico eccezionale dopo la caduta del regime fascista mussoliniano, tra il luglio del 1943 e l’aprile 1945: non solo perché suoi aderenti contribuirono in ruoli molto importanti a scrivere la Costituzione della nuova Repubblica e furono fino al 1994 la componente più importante dei governi democratici, ma perché fu tra le principali scuole popolari di politica italiane, al seguito della dottrina sociale.

  Possiamo cominciare, però, dicendo che l’Azione Cattolica è fatta per persone di ogni età, fin dai piccolissimi (3-5 anni). Sono state elaborate proposte di impegno per tutti. Il centro nazionale e quelli diocesani supportano il lavoro dei gruppi parrocchiali. La struttura dell’Azione Cattolica è democratica e la sua azione si avvale del contributo di tutti.

   L’Azione Cattolica ha fatto dell’attuazione dei principi del Concilio Vaticano 2°, svoltosi a Roma tra il 1962  e il 1965, il suo principale settore di lavoro collettivo. Ora è anche fortemente impegnata nei cammini sinodali iniziati in tutto il mondo  per esortazione di papa Francesco nell’ottobre 2021,  sulla via dei nuovi principi della dottrina sociale contenuti nel suo magistero e, in particolare, nell’esortazione apostolica La gioia del Vangelo (2013)  e le encicliche Laudato si’ (2015)  e Fratelli tutti  (2020). Con quei cammini  si vuole riprendere l’attuazione della riforma ecclesiale decisa durante quel Concilio, per realizzare una Chiesa sinodale, vale a dire partecipata in condizioni di corresponsabilità da tutte le persone battezzate.

  Lo scorso ottobre, con la Prima sessione dell’Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità che si è svolta a Roma – Città del Vaticano  con partecipazione di gente da tutto il mondo, non solo di vescovi,  si sono tirate le file delle intense attività dei due anni precedenti, alle quali abbiamo partecipato anche nella nostra parrocchia con gli incontri che abbiamo tenuto nella primavera del 2022. Ora, fino all’ottobre 2024, quando si terrà, alla vigilia dell’Anno Santo del 2025, la Seconda sessione di quell’Assemblea sinodale, si lavorerà sui punti di convergenza finora emersi, tra i quali i seguenti:

sinodalità:

Punti chiave

  Pratiche sinodali sono attestate nel Nuovo Testamento e nella Chiesa delle origini. Successivamente hanno assunto forme storiche particolari. Papa Francesco incoraggia la Chiesa a rinnovarle ancora. In questo processo si colloca anche il Sinodo 2021-2024.

 La sinodalità comporta il riunirsi in assemblea ai diversi livelli della vita ecclesiale, l'ascolto reciproco, il dialogo, il discernimento comunitario, la creazione del consenso e l'assunzione di una decisione in una corresponsabilità differenziata.

  Sappiamo che “sinodalità” è un termine sconosciuto a molti membri del Popolo di Dio, che suscita in alcuni confusione e preoccupazioni [tuttavia si è] convinti che la sinodalità è una espressione del dinamismo della Tradizione vivente.

In ogni caso, in tutti i contesti culturali, i termini “sinodale” e sinodalità” indicano un modo di essere Chiesa che articola comunione, missione e partecipazione.

 [I] termini “sinodale” e “sinodalità” richiedono un chiarimento più accurato dei loro livelli di significato nelle diverse culture. È emerso un sostanziale accordo sul fatto che, con i necessari chiarimenti, la prospettiva sinodale rappresenta il futuro della Chiesa.

Proposte:

-aumentare il numero delle persone coinvolte nei cammini sinodali;

-rendere più intergenerazionale la cultura della sinodalità coinvolgendovi maggiormente le persone più giovani;

-approfondire la teoria e pratica della sinodalità, ragionando anche su come modificare il diritto della Chiesa che la riguarda.

Dialogo, condivisione, scelte

Punti chiave

  Occorre che tutti i battezzati s’impegnino in un “colloquio” all’interno della Chiesa e con il mondo.

 La riorganizzazione sinodale della Chiesa serve per compiere al meglio il suo servizio.

 Il rinnovamento non deve essere solo di facciata, deve avere una profondità spirituale.

 Siamo chiamati anzitutto a sperimentare  relazioni fraterne: dalla condivisione al servizio.

 Il rinnovamento deve essere attuato mediante lo strumento della conversazione nello Spirito: è dialogo e condivisione mediante intreccio armonico di pensiero ed emozioni. Questo deve caratterizzare lo stile ecclesiale.

 E’ necessario evitare da una parte il rischio dell’autoreferenzialità e dell’autoconservazione e dall’altra quello della perdita di identità.

Proposte

- estendere la pratica del discernimento [=scelta condivisa] mediante la conversazione nello Spirito, andando oltre la semplice programmazione di attività.

- formare persone idonee e preparate per questo lavoro;

      -adeguare la pratica del discernimento ai contesti sociali.

[ Sintesi dalla Relazione di sintesi “Una Chiesa sinodale in missione” approvata il 28 ottobre 2023 in una Congregazione generale nel corso della Prima sessione della 16° Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità “Per una Chiesa sinodale. Comunione, partecipazione, missione”]

Il nostro gruppo parrocchiale di Azione Cattolica, nella parrocchia di San Clemente papa nel quartiere Montesacro – Valli, nella zona Nord Est di Roma, si riunisce di regola alternativamente il martedì e il sabato alle 17 nella sala rossa della parrocchia, con possibilità di accogliere anche persone in  videoconferenza Meet nelle riunioni del sabato.    

  Propongo di seguito alcune risposte alle domande che più frequentemente vengono poste in materia di Azione Cattolica.

 Ulteriori informazioni sulla struttura, finalità, metodo e progetti dell’Azione Cattolica possono trovarsi sul sito dell’Azione Cattolica nazionale  e diocesana

 

http://azionecattolica.it/

 

http://www.acroma.it/

 

  L’impegno dei laici di fede in Azione Cattolica è corale, dalla vita di tutti si impara e tutti possono contribuire a renderlo più efficace e bello. Con le parole del motto di un jamboree, il grande raduno annuale degli scout, di tanti anni fa: “Di più saremo insieme, più gioia ci sarà”.

 L’impegno in Azione Cattolica è vita sociale di fede nella libertà.

  Chi decidesse di avvicinarci per aderire, non pensi di trovare le cose già fatte, di salire su un treno in corsa e di sedersi da passeggero facendosi trasportare. Di potersi limitare a seguire un qualche metodo per il quale esista un manuale dettagliato di istruzioni. Si tratta, di anno in anno,  di costruire una nuova casa, di ideare e attuare nuovi progetti di impegno. In particolare nel clima di rinnovamento che si vive nella Chiesa italiana, si tratta sempre, in fondo, di ripartire.

  Del resto quella della rifondazione dovrebbe caratterizzare la nostra esperienza religiosa, nella quale ci è anticipato che tutte le cose saranno fatte nuove. Non viviamo in un museo, che ci si possa limitare a spolverare di tanto in tanto. L’Azione Cattolica vive  nel quartiere Valli di Roma, come dice il titolo del  blog: AC-VIVE-A-ROMA-VALLI!

 

1. L’Azione Cattolica è  Chiesa cattolica?

  L’Azione Cattolica è una delle associazioni di persone laiche inserite nell’organizzazione della Chiesa cattolica italiana. Il suo statuto è approvato dal Consiglio Episcopale Permanente della Conferenza Episcopale Italiana. Vi sono diverse altre associazioni che hanno analoghe caratteristiche di particolare legame con l’organizzazione della Chiesa cattolica italiana.

2. Chi è la persona laica?

 Per persona laica  si intende la persona battezzata che partecipa all’apostolato, vale a dire alla diffusione e pratica del vangelo, libera da legami gerarchici relativi al ministero esercitato nell’Ordine sacro o legati a condizioni di vita religiosa consacrata.

 Le persone laiche agiscono nella società in autonomia, seguendo con sapienza in spirito di fede l’autonomia delle cose terrene.

 

Molti nostri contemporanei, però, sembrano temere che, se si fanno troppo stretti i legami tra attività umana e religione, venga impedita l'autonomia degli uomini, delle società, delle scienze.

Se per autonomia delle realtà terrene si vuol dire che le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l'uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare, allora si tratta di una esigenza d'autonomia legittima: non solamente essa è rivendicata dagli uomini del nostro tempo, ma è anche conforme al volere del Creatore.

 

[dalla Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza, del Concilio Vaticano 2°, n.36

 

 Ecco come si parla delle persone laiche nella stessa Costituzione  La gioia e la speranza, al n.43:

 

  Ai laici spettano propriamente, anche se non esclusivamente, gli impegni e le attività temporali. Quando essi, dunque, agiscono quali cittadini del mondo, sia individualmente sia associati, non solo rispetteranno le leggi proprie di ciascuna disciplina, ma si sforzeranno di acquistare una vera perizia in quei campi. Daranno volentieri la loro cooperazione a quanti mirano a identiche finalità. Nel rispetto delle esigenze della fede e ripieni della sua forza, escogitino senza tregua nuove iniziative, ove occorra, e ne assicurino la realizzazione.

  Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Dai sacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale.

  Non pensino però che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a questo li chiami la loro missione; assumano invece essi, piuttosto, la propria responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero.

  Per lo più sarà la stessa visione cristiana della realtà che li orienterà, in certe circostanze, a una determinata soluzione. Tuttavia, altri fedeli altrettanto sinceramente potranno esprimere un giudizio diverso sulla medesima questione, come succede abbastanza spesso e legittimamente.

  Ché se le soluzioni proposte da un lato o dall'altro, anche oltre le intenzioni delle parti, vengono facilmente da molti collegate con il messaggio evangelico, in tali casi ricordino essi che nessuno ha il diritto di rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l'autorità della Chiesa.

  Invece cerchino sempre di illuminarsi vicendevolmente attraverso un dialogo sincero, mantenendo sempre la mutua carità e avendo cura in primo luogo del bene comune.

  I laici, che hanno responsabilità attive dentro tutta la vita della Chiesa, non solo son tenuti a procurare l'animazione del mondo con lo spirito cristiano, ma sono chiamati anche ad essere testimoni di Cristo in ogni circostanza e anche in mezzo alla comunità umana.

 

  Così se ne tratta nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Luce per le genti, deliberata nel medesimo concilio, ai n.31 e 33:

 

31. Col nome di laici si intende qui l'insieme dei cristiani ad esclusione dei membri dell'ordine sacro e dello stato religioso sancito nella Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio e, nella loro misura, resi partecipi dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano.

Il carattere secolare è proprio e peculiare dei laici. Infatti, i membri dell'ordine sacro, sebbene talora possano essere impegnati nelle cose del secolo, anche esercitando una professione secolare, tuttavia per la loro speciale vocazione sono destinati principalmente e propriamente al sacro ministero, mentre i religiosi col loro stato testimoniano in modo splendido ed esimio che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini.

[…]

  Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità. A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che siano fatte e crescano costantemente secondo il Cristo e siano di lode al Creatore e Redentore.

32. La santa Chiesa è, per divina istituzione, organizzata e diretta con mirabile varietà. «A quel modo, infatti, che in uno- stesso corpo abbiamo molte membra, e le membra non hanno tutte le stessa funzione, così tutti insieme formiamo un solo corpo in Cristo, e individualmente siano membri gli uni degli altri » (Rm 12,4-5).

Non c'è quindi che un popolo di Dio scelto da lui: « un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo » (Ef 4,5); comune è la dignità dei membri per la loro rigenerazione in Cristo, comune la grazia di adozione filiale, comune la vocazione alla perfezione; non c'è che una sola salvezza, una sola speranza e una carità senza divisioni. Nessuna ineguaglianza quindi in Cristo e nella Chiesa per riguardo alla stirpe o nazione, alla condizione sociale o al sesso, poiché « non c'è né Giudeo né Gentile, non c'è né schiavo né libero, non c'è né uomo né donna: tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28 gr.; cfr. Col 3,11).

 

3. Per essere un fedele cattolico laico è indispensabile aderire all’Azione Cattolica?

No.

4. Se un fedele cattolico laico ha già aderito ad un altro gruppo religioso laicale o ha il proposito di farlo, può associarsi all’Azione Cattolica?

Sì.  L’adesione all’Azione Cattolica non è esclusiva. Si può far parte di altri gruppi laicali.

5. L’Azione Cattolica è un gruppo di spiritualità?

 No. Ciò che caratterizza l’Azione Cattolica non è un  particolare tipo di spiritualità, anche se i gruppi locali e le altre articolazioni associative esprimono anche una vita spirituale. Ciascun associato manifesta poi la propria, liberamente scelta. Alla vita associativa partecipano i Sacerdoti Assistenti per contribuire ad alimentare la vita spirituale e il senso apostolico.

6. L’Azione Cattolica è un gruppo di preghiera?

No, anche se nelle riunioni associative vi sono momenti di preghiera.

7.L’Azione Cattolica è un gruppo di approfondimento biblico?

No, anche se associandosi ci si impegna ad approfondire le tematiche bibliche.

8. L’Azione Cattolica è un gruppo di approfondimento culturale?

No, anche se associandosi ci si impegna a conoscere e capire di più del mondo in cui si vive.

9. L’Azione Cattolica è un gruppo per il catecumenato?

No. La conversione, il catechismo per il Battesimo   e il Battesimo sono dati per presupposti. In ogni parrocchia dovrebbe essere costituita un’organizzazione specifica per queste esigenze.

10. L’Azione Cattolica è un gruppo per il catechismo?

No, anche se associandosi ci si impegna ad approfondire le verità di fede. In ogni parrocchia dovrebbe essere costituita un’organizzazione che si occupa specificamente del catechismo, per i fedeli di tutte le età.

11. L’Azione Cattolica è un gruppo di propaganda religiosa?

No. Essa infatti vuole stabilire con i propri interlocutori una relazione molto più profonda.

12. L’Azione Cattolica è un gruppo che lavora per il proselitismo religioso o associativo?

 L’Azione Cattolica è certamente impegnata, in diretta collaborazione con il Papa e i vescovi, a far conoscere il Vangelo, ad esporre le verità di fede, a far comprendere gli ideali religiosi cristiani, a presentare correttamente il fine e l’azione della Chiesa nel mondo e il significato della sua liturgia, a raggiungere gli altri nel loro bisogno di religiosità, ad aiutare tutti a migliorarsi  secondo la fede professata e, in particolare, a capire come fare per meglio favorire l’accettazione nel mondo di quegli ideali. Ma il proselitismo religioso o associativo, l’obiettivo di “far numero”, di “distribuire tessere”, non è  tra le sue finalità dirette, anche se il riavvicinamento alla vita della parrocchia e adesioni associative possono effettivamente conseguire dalle sue attività.

13.L’impegno degli associati all’Azione Cattolica parrocchiale è principalmente in parrocchia?

 L’Azione Cattolica ha come primo impegno la presenza e il servizio nella Chiesa locale, quindi anche nella parrocchia. Tuttavia, in quanto associazione di laici, in essa è fondamentale l’impegno nella società civile, luogo privilegiato dell’azione laicale, per favorire l’affermazione dei valori religiosi.

14. Associandosi all’Azione Cattolica si è sottoposti ad un giudizio sulla propria vita?

No.

15. L’adesione all’Azione Cattolica richiede un cambiamento di vita?

No. L’associazione si ritiene arricchita dai doni che le provengono dalle diverse condizioni ed esperienze di quanti partecipano alla sua vita.

16. L’adesione all’Azione Cattolica comporta particolari pratiche religiose?

No.

17. L’adesione all’Azione Cattolica comporta particolari  pratiche di vita, oltre quelle raccomandate a tutti i fedeli laici?

No.

18. L’adesione all’Azione Cattolica richiede un particolare livello culturale o scolastico?

No.

19. L’adesione all’Azione Cattolica si sviluppa per gradi iniziatici, vale a dire da livelli inferiori a livelli superiori di perfezione?

No. Si è membri a pieno titolo fin dal primo giorno e fin quando si vuole.

20. Per chi è l’Azione Cattolica?

L’Azione Cattolica  è per tutti i fedeli laici cattolici e di tutti i fedeli laici cattolici.

21. L’Azione Cattolica risolve i problemi personali degli associati?

 Gli associati si impegnano anche a favorire la comunione fra di loro, quindi anche all’aiuto reciproco, ma non è detto che dall’associarsi in Azione Cattolica derivi la soluzione dei propri problemi personali. Non  farei quindi molto affidamento su questo aspetto.

22. L’Azione Cattolica risolve, in particolare, i problemi affettivi o di socialità?

 Può accadere. Ma non è scontato che accada. Non vi farei molto affidamento.

23. Le persone che, associandosi, si spendono per le finalità dell’Azione Cattolica devono aspettarsi riconoscimenti o corrispettivi, anche solo morali o affettivi?

No. Ci si associa perché si sente bisogno di agire in gruppo in relazione a certi obiettivi che si pensa di non poter raggiungere individualmente. Ma, come tutte le esperienze sociali umane, anche  quella nei gruppi di Azione Cattolica finisce in genere  per deludere certe alte aspettative, almeno sotto il profilo umano. Solo alla lunga e considerandola complessivamente, specialmente verso la fine di una vita, se ne può essere in fondo soddisfatti, soprattutto se la  si considera con sguardo soprannaturale, andando contro le apparenze, in spirito evangelico.

24. Chi comanda in Azione Cattolica?

L’Azione Cattolica è retta su basi democratiche e sinodali.

 Ha detto di noi papa Francesco, li 30 aprile 2021, ricevendo i membri del nostro Consiglio nazionale:

 

  La Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale, che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra. In genere, anche i peccatori sono i poveri della terra. In effetti, quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da realizzare, una decisione pastorale da prendere, ma anzitutto uno stile da incarnare.

  In questo senso la vostra Associazione costituisce una “palestra” di sinodalità, e questa vostra attitudine è stata e potrà continuare ad essere un’importante risorsa per la Chiesa italiana, che si sta interrogando su come maturare questo stile in tutti i suoi livelli. Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo.

  Il vostro contributo più prezioso potrà giungere, ancora una volta, dalla vostra laicità, che è un antidoto all’autoreferenzialità. È curioso: quando non si vive la laicità vera nella Chiesa, si cade nell’autoreferenzialità. Fare sinodo non è guardarsi allo specchio, neppure guardare la diocesi o la Conferenza episcopale, no, non è questo. È camminare insieme dietro al Signore e verso la gente, sotto la guida dello Spirito Santo. Laicità è anche un antidoto all’astrattezza: un percorso sinodale deve condurre a fare delle scelte. E queste scelte, per essere praticabili, devono partire dalla realtà, non dalle tre o quattro idee che sono alla moda o che sono uscite nella discussione. Non per lasciarla così com’è, la realtà, no, evidentemente, ma per provare a incidere in essa, per farla crescere nella linea dello Spirito Santo, per trasformarla secondo il progetto del Regno di Dio.

 

Tuttavia i  suoi presidenti, a tutti i livelli (nazionale, diocesano, locale) sono nominati dall’autorità ecclesiastica, su proposta dei rispettivi consigli. A livello della parrocchia, l’Azione Cattolica è presente con un’associazione parrocchiale, che è un’articolazione di quella diocesana pur agendo con autonomia. Gli organi dell’associazione parrocchiale di Azione Cattolica  sono: l’assemblea parrocchiale (programma la vita associativa e verifica l’attuazione del programma; elegge il consiglio parrocchiale); il consiglio parrocchiale (promuove lo sviluppo della vita associativa secondo le linee del programma approvato dall’assemblea; assicura la presenza dell’associazione nelle strutture di partecipazione ecclesiale; mantiene i rapporti di amichevole collaborazione con le gli altri gruppi della parrocchia; propone al parroco la nomina del presidente parrocchiale); il/la presidente parrocchiale (nominato/a dal parroco, sentito il vescovo ausiliare territorialmente competente  - promuove e coordina l’attività del consiglio parrocchiale; convoca e presiede l’assemblea parrocchiale; insieme al consiglio tiene costanti rapporti con il parroco; si fa garante degli amichevoli rapporti con l’associazione diocesana; rappresenta l’associazione parrocchiale).

 La dirigenza dell’Azione Cattolica non ha carattere carismatico, non si identifica in questa o quella figura esemplare, in una specifica guida.

25. Ma, insomma, quali sono le caratteristiche per le quali l’Azione Cattolica si differenzia da altri gruppi laicali?

 Non è né facile né semplice rispondere a questa domanda. Bisogna considerare non solo gli statuti associativi, ma anche la storia dell’Azione Cattolica italiana. E, per quanto riguarda gli statuti associativi, bisogna saper intendere bene il sofisticato  gergo teologico con cui sono stati scritti.

 Nello statuto nazionale (articoli 1 e 2) è scritto che l’Azione Cattolica è fatta di laici che si impegnano liberamente, per impregnare dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti. Più avanti (art.3) è scritto che gli associati si impegnano in particolare anche ad informare dello spirito cristiano le scelte da loro compiute con propria responsabilità personale, nell’ambito delle realtà temporali (cioè, traducendo dal gergo teologico, nella società civile). E, ancora, (art.11) che quella in Azione Cattolica  è un’esperienza popolare e democratica.  Essa poi è presentata come rivolta alla crescita della comunità cristiana  e si dice animata dalla tensione verso l’unità, da costruire partendo da diverse esperienze e condizioni di vita. Nell’Atto Normativo Diocesano della Diocesi di Roma è scritto che l’esperienza in Azione Cattolica  è una palestra di democrazia e di responsabilità civile.

 La storia. Dalla fine del Settecento cominciano a diffondersi e ad essere attuati, a partire dall’Europa, ideali democratici di organizzazione sociale. Si produce una profonda e tragica frattura tra l’organizzazione di vertice della Chiesa cattolica, espressa dal clero, e i movimenti democratici. Essa attraversa i popoli evangelizzati. In Italia si complica per l’interferenza del potere temporale dei Papi con la questione dell’unità nazionale. L’esperienza storica dell’Azione Cattolica  è stata la manifestazione di vari tentativi di  realizzare, senza rompere l’unità ecclesiale,  una partecipazione di popolo alla missione della Chiesa attuata con maggiore responsabilità laicale e secondo criteri di non esclusiva soggezione gerarchica, sia ideale e programmatica che pratica, almeno nelle cose che riguardano l’organizzazione della società civile. In ciò consiste appunto la sua tendenziale democraticità. L’impegno nel sociale è venuto poi assumendo anche il  significato di un tentativo di comporre la plurisecolare diffidenza dei vertici ecclesiali, e quindi anche della teologia ritenuta ortodossa dall’autorità, verso le acquisizioni delle scienze contemporanee, sia naturali che umane. Infine, dal punto di vista politico, quello di mediare per giungere al superamento del risentimento storico del papato per la perdita del potere temporale in Italia e della storica indifferenza dei vertici ecclesiali verso i regimi politici democratici rispetto a quelli non democratici o addirittura antidemocratici (venuta meno solo nel 1944 con il radiomessaggio natalizio del Papa Pio XII, mentre ancora agli inizi del secolo il Papa allora regnante aveva condannato l’idea di una democrazia cristiana). Con ciò è chiaro che si è trattato di un’azione che ha riguardato non solo la società civile, ma anche la stessa Chiesa. Essa si inquadra in un movimento storico di pensiero e di azione i cui ideali hanno trovato ampia espressione nei documenti del Concilio Vaticano II (svoltosi a Roma, nella Città del Vaticano, dal 1962 al 1965).   A partire da tale evento l’Azione Cattolica, sotto la presidenza di Vittorio Bachelet, ha fatto della piena attuazione, nella Chiesa e nel mondo, dei principi stabiliti da Concilio Vaticano II  uno dei suoi principali obiettivi. Questo comporta che sia fortemente impegnata nei cammini sinodali in corso. Il nostro gruppo parrocchiale ha programmato di riunirsi una volta al mese come gruppo sinodale, per fare pratica  di sinodalità,  e, quest’anno, per rispondere collettivamente alle Dieci Domande che la Segreteria del Sinodo dei Vescovi ha posto al Popolo di Dio, come articolazione dell’interrogativo fondamentale

Una Chiesa sinodale, annunciando il Vangelo, “cammina insieme”: come questo “camminare insieme” si realizza oggi nella vostra Chiesa particolare? Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere nel nostro “camminare insieme”?

nella fase preparatoria del Sinodo dei Vescovi programmato per l’ottobre 2023.

26. Vediamo che attualmente nel gruppo di Azione Cattolica in San Clemente Papa prevalgono numericamente gli elementi più anziani. Perché?

 Il gruppo si trova ancora in una fase di passaggio. In realtà è composto da persone di diverse età. La presidente è una trentenne e abbiamo, tra gli iscritti, anche due bambini.   E' portatore di una tradizione culturale importante che deve passare da una generazione all'altra: questo è il lavoro che attualmente è in corso. Nei decenni passati l'attenzione del laicato si è forse concentrata su altri temi, ritenuti più urgenti, e su altre esperienze religiose. Oggi dai vescovi italiani viene un rinnovato appello ai laici cattolici per un impegno che corrisponde a quello tipico di Azione Cattolica.

 Per favorire la partecipazione di chi lavora abbiamo spostato due degli incontri mensili al sabato.

 Durante la pandemia ci siamo riuniti per un anno associativo in videoconferenza Meet  e abbiamo mantenuto tale modalità di partecipazione anche ora che ci riuniamo di nuovo in parrocchia. Quando viene attivata la videoconferenza, si può accedere mediante  il link che può essere chiesto inviando una email a mario.ardigo@acsanclemente.net .

  Abbiamo anche aperto una mailing list del gruppo

ac-gruppo-sanclemente-papa-roma@googlegroups.com

e un gruppo Whatsapp.

  Periodicamente inviamo, anche per posta ordinaria per i soci che hanno difficoltà con gli strumenti informatici,  una Lettera ai soci con informazioni sulla vita associativa e con i resoconti delle riunioni del mese precedente

  I più giovani possono pensare a incontri a loro specificamente dedicati. Devono farlo in autonomia, nello stile dell’associazione.

 E' importante tuttavia mantenere un'occasione periodica di incontro per tutti gli associati, appunto per favorire il passare di una tradizione di generazione in generazione.  

  Nell'organizzazione nazionale e diocesana dell'Azione Cattolica vi sono settori distinti per le varie età e condizioni della vita. Tuttavia il lavoro che si fa parte dall'idea che c'è un unico popolo che attraversa la storia dell'umanità.

  Anche quest’anno associativo negli incontri infrasettimanali seguiremo prevalentemente il percorso formativo di Azione Cattolica, che propone letture e riflessioni bibliche, libri, musica, film per attività di autoformazione partecipate. Cercheremo, in alcuni incontri, di capire meglio la sinodalità, iniziando anche a farne tirocinio

 

27.  Che fa l’Azione Cattolica per la parrocchia?

   L’Azione Cattolica opera principalmente nella società del suo tempo, come un fermento, come il lievito in un impasto. Di questa società fa parte anche la parrocchia.

  Due sono i campi in cui un gruppo di Azione Cattolica parrocchiale può dare un proprio caratteristico contributo: l’approfondimento dei temi del Concilio Vaticano 2° e la pratica della democrazia e della sinodalità ecclesiale nella vita di fede. Questo può servire per fare spazio agli altri, per aprirsi agli altri, per convivere serenamente con il pluralismo della società del nostro tempo, che si riflette anche nelle nostre collettività religiose. Le prime esperienze di Azione Cattolica nacquero nell’Ottocento e progressivamente si orientarono per una strada diversa da quella del duro intransigentismo  dell’epoca,  vale a dire della rigida opposizione contro ogni moto di progresso sociale: oggi si direbbe del fondamentalismo. L’Azione cattolica, poi, nel Novecento, in particolare seguendo l’attivismo del sociologo ed economista Giuseppe Toniolo, si propose di far uscire le collettività religiose da una condizione di arretratezza culturale, sociale e politica e di separatezza dal contesto nazionale. Un impegno che appare sempre attuale. Infatti è sempre viva in religione la tentazione di bastare a se stessi, la paura di perdersi in un contesto in cui ogni opzione di vita ha lo stesso valore e vengono a mancare solide fondamenta. In realtà si tratta di ricostruire pazientemente, di epoca in epoca, le città degli esseri umani, secondo l’auspico di Giuseppe Lazzati, dove essi possano vivere liberi e felici. Senza una visione di fede è arduo riuscirci, anche se storicamente le religioni sono state anche fonte di oppressione e di infelicità. Eppure l’era delle democrazie contemporanee si apre, nel nord America di fine Settecento, con rivoluzionari che affermano solennemente che  tutti gli uomini sono “creati” uguali  e per questo hanno diritto alla ricerca della felicità: ecco la fede religiosa che libera. Lo ricordò papa Francesco nel suo viaggio negli Stati Uniti  d’America del 2015.

******************

 

  Spesso anche le persone di fede non hanno più chiara consapevolezza di che cosa sia e di che cosa faccia l’Azione Cattolica e pensano che sia uno dei tanti gruppi che si muovono nel panorama ecclesiale e che non di rado tendono semplicemente a colonizzare  le parrocchie. L’Azione Cattolica è invece profondamente integrata nella parrocchia e, con il suo gruppo parrocchiale che agisce con piena autonomia, si propone di mantenerla sempre come realtà viva per la gente del quartiere, alla quale la parrocchia è dedicata come istituzione.

   L’organizzazione ecclesiastica, va riconosciuto,  è quella che è, e certamente non sempre incoraggia la partecipazione delle persone laiche, specialmente di quelle più giovani.  Le persone laiche, in genere,  non venivano formate a partecipare attivamente alla vita parrocchiale e quindi non partecipavano. A questa situazione ci si propone di porre rimedio con i cammini sinodali ai quali ho accennato all’inizio.

   E’ importante, all’inizio, cercare di convincersi che il vangelo è importante nella vita sociale, non è qualcosa che ognuno debba praticare solo in privato, come sostegno spirituale o psicologico. La Chiesa è stata inviata al mondo proprio per farne una realtà sociale: questa  è la missione. Essa rimane valida anche nella realtà contemporanea, caratterizzata da un forte pluralismo. La nuova sfida evangelica è dunque quella di far convivere amichevolmente e benevolente le diversità. Anche questa è sinodalità.

  Il tema della sinodalità non è ancora   compreso di solito nella formazione di primo livello, che per molti è l’unica per una intera vita di fede.  Il clero si lamenta spesso della mancata capacità di iniziativa delle persone laiche, che si limitano ad essere platea davanti al clero, ma dalle persone laiche  laici si ribatte che spesso solo per i clericalizzati passivi c’è vero spazio, in platea appunto. Il lavoro dell’Azione Cattolica dovrebbe contribuire a superare questi problemi e, innanzi tutto, a imparare, facendone tirocinio, i metodi democratici di partecipazione. Il nostro statuto diocesano definisce l’associazione una palestra di democrazia e il Papa ne ha parlato come di una palestra di sinodalità. Non c’è contrasto tra sinodalità e democrazia, la prima potendo essere vista come una forma più intensa della seconda e la seconda come una manifestazione della prima tesa verso la pienezza. Il metodo democratico ha a che fare con i valori, proprio come la sinodalità,  non solo con le procedure, le votazioni,  per l’attribuzione degli incarichi. Tra quei valori è molto importante quello della formazione, anche mediante auto-formazione. La formazione rende capaci di pensiero autonomo  e quindi creativi. La formazione alla democrazia e alla sinodalità ecclesiale, che deve comprendere un vero tirocinio di esse, rende possibile l’azione collettiva, superando, integrandole, le differenze caratteriali e di punti di vista, in modo da non dover sempre dipendere da un superiore istituito dall’alto per pacificare.  

  C’è, in definitiva, qualcosa di molto importante che ci accomuna ed è la nostra fede religiosa. D’altra parte ogni persona la vive in modo creativo, non si tratta semplicemente di adeguarsi a modelli della tradizione validi universalmente, per la donna e per l’uomo, per il bambino, il giovane o l’anziano, per chi vive nel mondo e per chi vorrebbe vivere fuori del  mondo (tuttavia  a volte legiferando sul mondo), per la persona sana e per quella malata, per l’oppresso come per l’oppressore e via dicendo.

  Leggo che a volte le persone laiche  di fede sono accusate di volersi costruire una fede a modo loro, secondo le rispettive esigenze personali, come quando si va al supermercato e qualcosa si sceglie e qualcos’altra la si scarta. E’ un addebito ingiusto e che largamente dipende da una visione clericalizzata del popolo dei credenti.

  Non c’è un modello di fede che vada bene per tutti. Ci sono del resto moltissime questioni aperte a livello teologico, che non conviene superare come nel nostro triste passato con delle specie di scomuniche. Ma anche nella pratica quotidiana, bisogna prendere consapevolezza che in materia di etica religiosa certe volte sono proprio i metodi di insegnamento che non vanno, troppo centrati sulla forza dell’autorità e sulla pretesa di rigida uniformità, se non a modelli sociali ormai obsoleti,  quando poi la storia ci dimostra chiaramente che l’autorità raramente ci piglia  al primo colpo nelle questioni che travagliano in particolare la vita delle persone laiche. In una Chiesa realmente sinodale  questi problemi potrebbero essere avviati alla soluzione.

  Del resto è effettivamente così che va nelle questioni di fede: finché ci si mantiene sulle generali, certi problemi sono avvertiti quasi solo dai teologi, quando invece si passa alle questioni pratiche e si osservano da vicino tutto si complica.

  Certo, abbiamo una teologia dogmatica che talvolta appare spietata ma una pastorale piuttosto comprensiva, però questa non è una soluzione che soddisfi veramente.

  Un laicato consapevole potrebbe contribuire a superare questo stato di cose. Inutile cercare soluzioni nelle teologie correnti: la teologia ragiona sempre su ciò che è stato già acquisito per altra via, è un riflessione a posteriori. Bisogna cambiare, o almeno provare a cambiare, poi i teologi seguiranno. Questo è, appunto, il metodo proposto per nei  cammini sinodali  in corso: c’è l’idea di una riforma che parta dal basso.

  Una certa familiarizzazione con i ragionamenti teologici serve, perché i nostri vescovi e i nostri preti hanno fondamentalmente una cultura teologica,  parlano  teologico,  e quando se ne è completamente digiuni non ci si intende, ma senza eccedere, perché il metodo della teologia porta  in genere a creare ostacoli insuperabili da parte della teologia stessa, ma superabilissimi nella pratica delle relazioni umane.

  Il contadino esce, guarda il cielo, e capisce se farà brutto tempo o non, e se è tempo di seminare o di mietere: è scritto. Ma di questi tempi questo non è più tanto vero. Le società cambiano molto rapidamente e si stenta ad adeguarsi.

  Non si riescono più a fare previsioni affidabili.  Rimane certo lo scorrere del tempo, per cui inesorabilmente ci si fa più anziani, così come rimangono le stagioni, perché il cosmo è indifferente al nostro problema biologico,  e ruota, ruota, ruota, ma la fede è un fatto sociale e se la vita sociale è colpita, addirittura certe volte interdetta, la fede ne risente.

  Allora, proprio in tempi come quelli che stiamo vivendo, occorre esercitarsi in quella nostra fede, svilupparla, praticarla attivamente, farla reagire con ciò che ci accade intorno. In modo, ad esempio, da essere capaci di liturgia anche quando non siano praticabili quelle consuete, dirette dal clero, come è avvenuto nei tempi della recente pandemia. Non  è possibile concludere che o la messa o nulla. Naturalmente anche a questo si è poco o nulla formati. Ed è un problema serio.

  Dunque,  per tutti noi l’anno di attività associativa che ci attende sarà ancora molto impegnativo, richiederà di imparare e praticare cose nuove, perché stiamo vivendo tempi nuovi, terribili anche, ma essenzialmente nuovi, pieni anche di grandi speranze, come quelle suscitate dai cammini sinodali  che abbiamo intrapreso.

  Ci sarà una fatica da affrontare, resistenze anche interiori da superare. Perché in genere ci hanno insegnato ad essere piuttosto conservatori e, facendoci anziani, lo diveniamo naturalmente. I tempi nuovi scompaginano la tradizione, anche solo intesa come l’insieme delle nostre care consuetudini, e, guardando alla storia, è sempre stato così. Indietro non si torna e nemmeno ci si può fermare.

  Del reato non ci sono stati promessi così, tutti nuovi, i tempi che ci hanno insegnato ad attendere?

 

 Per chi vi volesse approfondire segnalo i seguenti link:

 

Statuto AC Nazionale:

https://azionecattolica.it/statuto

 

https://azionecattolicatorino.it/wp-content/uploads/2019/03/statuto.pdf

 

 

Atto normativo diocesano:

http://sacricuoriroma.altervista.org/joomla/images/Azione_Cattolica/ac_roma.pdf