Sviluppare una trama sociale
Evangelizzare significa costruire una trama
di relazioni sociali, ce ne rendiamo conto?
Giunsero in fretta a
Betlemme e là trovarono Maria, Giuseppe e il bambino che giaceva nella
mangiatoia. Dopo averlo visto, fecero sapere [ἐγνώρισαν - egnòrisan ,
da verbo del greco antico γνωρίζω
– gnōrìzō, che significava far conoscere, rivelare, proclamare, riconoscere]
ciò che avevano sentito di questo bambino. Tutti quelli che
ascoltarono i pastori si meravigliarono di quello che essi raccontavano. [dal
Vangelo secondo Luca, capitolo 2, versetti da 16 a 18 – Lc 2,16-18 - versione
in italiano TILC – Traduzione interconfessionale in lingua corrente]
Questo quadro inserito
nella narrazione della Natività nel
Vangelo secondo Luca ci comunica una cosa che mi pare molto importante: la fede
si diffonde per comunicazione interpersonale.
I pastori avevano avuto l’annuncio angelico,
ma anche Maria e Giuseppe:
Quando
Elisabetta fu al sesto mese Dio mandò l’angelo Gabriele a Nàzaret,
un villaggio della Galilea. L’angelo andò da una fanciulla che era
fidanzata con un certo Giuseppe, discendente del re Davide. La fanciulla si
chiamava Maria. L’angelo entrò in casa e le disse:
— Ti
saluto, Maria! Il Signore è con te: egli ti ha colmata di grazia.
A
queste parole Maria rimase sconvolta e si domandava che significato poteva
avere quel saluto. Ma l’angelo le disse:
—
Non temere, Maria! Tu hai trovato grazia presso Dio. Avrai un figlio, lo
darai alla luce e gli metterai nome Gesù. Egli sarà grande e Dio,
l’Onnipotente, lo chiamerà suo Figlio. Il Signore lo farà re, lo porrà sul
trono di Davide, suo padre, ed egli regnerà per sempre sul popolo
d’Israele. Il suo regno non finirà mai.
Allora
Maria disse all’angelo:
—
Come è possibile questo, dal momento che io sono vergine?
L’angelo
rispose:
—
Lo Spirito Santo verrà su di te, e l’Onnipotente Dio, come una nube,
ti avvolgerà. Per questo il bambino che avrai sarà santo, Figlio di
Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, alla sua età aspetta un figlio.
Tutti pensavano che non potesse avere bambini, eppure è già al sesto
mese. Nulla è impossibile a Dio!
Allora
Maria disse:
—
Eccomi, sono la serva del Signore. Dio faccia con me come tu hai detto.
Poi
l’angelo la lasciò.
[dal
Vangelo secondo Luca, capitolo 1, versetti da 28 a 38 – Lc 1,28-38 – versione TILC]
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Ecco come è nato Gesù Cristo. Maria, sua
madre, era fidanzata con Giuseppe; essi non vivevano ancora insieme, ma
lo Spirito Santo agì in Maria ed ella si trovò incinta. Ormai
Giuseppe stava per sposarla. Egli voleva fare ciò che era giusto, ma non voleva
denunziarla di fronte a tutti. Allora decise di rompere il fidanzamento, senza
dire niente a nessuno.
Ci stava
ancora pensando, quando una notte in sogno gli apparve un angelo del
Signore e gli disse: «Giuseppe, discendente di Davide, non devi aver paura di
sposare Maria, la tua fidanzata: il bambino che lei aspetta è opera dello
Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu gli metterai nome Gesù,
perché lui salverà il suo popolo da tutti i suoi peccati».
[dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 1, versetti
da 18 a 21 – Mt 1,18-21 – versione TILC]
Furono però i pastori a trasmettere agli altri che trovarono a Betlemme intorno al nuovo
nato ciò che avevano saputo dagli
angeli. Avevano deciso di recarsi in città dopo aver discusso tra loro, in modo
sinodale si potrebbe dire:
Poi
gli angeli si allontanarono dai pastori e se ne tornarono in cielo.
Intanto
i pastori dicevano gli uni agli altri: «Andiamo fino a Betlemme per vedere quel
che è accaduto e che il Signore ci ha fatto sapere».
[Dal
Vangelo secondo Luca, capitolo 2, versetti 15 e 16 – Lc 2,15-16 – versione TILC]
Gente che aveva deciso di andare a vedere se gli
angeli avevano detto il vero e che, dopo aver riscontrato che le cose stavano come
era stato loro detto, ne parlava con altra gente, che si meravigliava. Questo
è l’inizio della tessitura sociale, esattamente come ancor oggi ne possiamo
fare esperienza.
Un annuncio di gioia era stato quello degli
angeli e anche il successivo racconto dei pastori appare essere stato pieno di quell’emotività. Le emozioni spingono ad agire, quelle
negative alla fuga, quelle positive a radunarsi per condividerle.
L’efficacia della comunicazione dipende molto
all’intensità delle relazioni sociali entro cui avviene: l’emotività positiva,
socializzante, le consolida.
Secondo quanto espone l’antropologo Robin Dunbar
nel suo Amici, Einaudi 2022, la nostra socialità si sviluppa entro
cerchie concentriche, in un sistema in cui quelle più interne e a noi più vicine
presentano relazioni più forti, mentre quelle più esterne via via meno intense,
fino a dissolversi oltre l’ultima cerchia di semplici conosciuti di vista, composta da circa 150 persone. Più all’esterno
la società è collegata solo per mezzo dei miti e del diritto, quindi da elementi
culturali.
Si può
stimare che fino ad una trentina di persone, all’esterno della cerchia delle
relazioni più forti, si possano avere relazioni sociali che consentano di
influire sugli altri, conosciuti almeno per nome. Si può immaginare che sia a
questo livello nel quale possa ancora operare quella forma di comunicazione forte
che chiamiamo evangelizzazione,
perché è la trasmissione della buona novella, esattamente quella recata
dagli angeli ai pastori.
Qualche anno fa avevo stimato, sulla base dell’ultimo
censimento e delle percentuali correnti dei praticanti in religione, che
la nostra parrocchia fosse frequentata regolarmente da circa un migliaio di persona.
Qualche giorno fa ho scritto che in parrocchia lavorano assiduamente alle
attività cosiddette pastorali, che sinteticamente si possono riassumere
nella trasmissione dell’annuncio evangelico, una trentina di persone, preti e
diaconi compresi. Mi sono accorto che moltiplicando 30 (operatori) per 30 (persone
della cerchia utile per l’evangelizzazione che ruota intorno a ciascun operatore)
si ha 900 (persone raggiunte da un forma di evangelizzazione socialmente forte).
In sostanza si può sospettare che il numero dei praticanti corrisponda alle cerchia delle persone raggiunte
da ciascun operatore pastorale.
Di solito si mette in relazione la diminuzione
della pratica religiosa, che in Europa
occidentale ha raggiunto livelli vertiginosi, in particolare nel Nord Europa,
con la secolarizzazione della gente, ma andrebbe vagliata l’ipotesi ricostruttiva
che essa, in realtà, dipenda maggiormente dall’insufficienza della gente che,
come i pastori, si sente spinta a comunicare l’annuncio soprannaturale che ha
ricevuto. In questo caso non sarebbe stata la tela ad essersi logorata e
disfatta, ma il problema sarebbe dipeso dalla carenza di tessitori.
Accreditando quest’ultima conclusione, allora
la soluzione dell’incremento della sinodalità ecclesiale, chiamando e formando
più gente a farsi annunciatrice della buona novella, cooperando attivamente senza
rimanersene solo nella condizione passiva di gregge, si presenterebbe
come una soluzione valida. Ma da dove può venire la spinta interiore a cooperare?
Si può partire, penso, dal prendere
consapevolezza della propria e altrui condizione umana nella società in cui
viviamo, e una via per riuscirci è quella dell’incontrarsi per parlarne. Nell’episodio
evangelico dei pastori ci si parla subito dopo l’allontanamento degli angeli, per
decidere di avviarsi verso Betlemme, e
dopo aver visto che, lì dove gli angeli
avevano detto, c’era effettivamente il nuovo nato.
Mario Ardigò – Azione
Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli