Fare comunità parrocchiale
Secondo il Codice di diritto canonico, al canone (è l’equivalente degli articoli dei nostri codici) 515, la parrocchia
[…] è una determinata comunità di fedeli che viene costituita stabilmente nell'àmbito di una Chiesa particolare, la cui cura pastorale è affidata, sotto l'autorità del Vescovo diocesano, ad un parroco quale suo proprio pastore.
Definiamo comunità una popolazione con relazioni sociali più forti ed elementi culturali condivisi, in essi compresi miti sociali. Un mito è sociale quando è volto ad organizzare la vita collettiva dandole ordine, prevedibilità e gerarchia.
Fino al 1983, anno in cui entrò in vigore l’attuale Codice di diritto canonico, la parrocchia era considerata solo la circoscrizione territoriale del potere gerarchico del parroco. Se ne cambiò la definizione per adeguarla alla teologia ecclesiologica seguita dalla Costituzione dogmatica sulla Chiesa Luce per le genti – Lumen gentium del Concilio Vaticano 2º (1963-1965), basata sulla concezione della Chiesa come «comunità di fede, di speranza e di carità, quale organismo visibile, attraverso il quale diffonde per tutti la verità e la grazia» [si veda al n.8 di quella Costituzione:
Nella Costituzione apostolica Nella comunione delle Chiese – In ecclesiarum comunione, promulgata da papa Francesco il 6 gennaio 2023 e riguardante la riforma della struttura della Diocesi di Roma, si riecheggia quella definizione:
Art. 24
Ove non fosse ancora costituito, ogni parrocchia dovrà dotarsi obbligatoriamente del Consiglio Pastorale Parrocchiale, organismo ordinario della comunione ecclesiale, del discernimento comunitario e della corresponsabilità. Esso, nella sua varietà di membri, ministeri e carismi, ha il compito di progettare, accompagnare, sostenere e verificare l’attività pastorale della comunità parrocchiale. Inoltre, si costituiscano, con le medesime finalità allargate, i Consigli Pastorali di Prefettura e di Settore, assicurandosi di dare voce a tutte le rappresentanze del popolo di Dio. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale sarà presieduto dal Parroco, quello di Prefettura dal Prefetto, e quello di Settore dal Vescovo Ausiliare. I consigli pastorali sono composti da membri d’ufficio, membri eletti e membri cooptati che operano nella pastorale parrocchiale, di Prefettura e di Settore, secondo quanto stabilito nei rispettivi Statuti, approvati dal Cardinale Vicario col consenso del Consiglio Episcopale. Si abbia cura di convocarli almeno due volte l’anno.
Nella terminologia giuridica, ma anche sociologica e teologica, l’organismo è una struttura sociale formata da più parti tra loro coordinate ed interdipendenti che ha come scopo una certa funzione pubblica, vale a dire non nell’interesse esclusivo suo o delle persone che vi collaborano. Il termine richiama l’analogia con gli organismi biologici, ma essa può essere fuorviante, perché gli organismi sociali sono strutture sociali formati da persone, con proprie menti e volontà. Gli organismi viventi inevitabilmente muoiono, mentre gli organismi sociali sono fatti per superare il limite della morte dei viventi, rendendo stabili di generazione in generazione certe caratteristiche delle società di riferimento.
La parrocchia è comunità od organismo?
È una questione teologica molto delicata, sulla quale non mi soffermo.
Le sue strutture istituzionali sono ora certamente configurate come organismi, in particolare il suo Consiglio pastorale parrocchiale. Anche come comunità lo è, però in relazione alla missione di diffondere la verità e la grazia. Ma, considerata nelle relazioni di vita sociale della sua popolazione non lo è perché non ha uno scopo fuori di sé: sotto quell’aspetto è comunità perché siamo viventi e sentiamo il bisogno di costruire comunità; è dunque comunità per fare comunità.
Naturalmente la realtà della parrocchia, come la possiamo osservare accostandola più da vicino, è quella di un organismo che tende a trasformarsi in comunità, ma che, per ora, è più che altro una struttura relazionale tra diverse comunità, in particolare di quelle che l’abitano. In relazione alla finalità di fare della parrocchia una comunità il Consiglio pastorale parrocchiale è l’organismo per cercare di raggiungerla. Per questo nel nuovo Statuto dei Consigli pastorali parrocchiali della Diocesi di Roma il Consiglio è definito «strumento di comunione e corresponsabilità», quindi strumento per fare comunità (e mantenerla tale dopo averla costituita).
La parrocchia come espressione del potere ecclesiastico gerarchico risente dell’idea, trasfusa anche nella Costituzione della Repubblica italiana, all’art.7, che la Chiesa italiana eserciti una propria sovranità sugli italiani, che quindi sia un potere pubblico al quale si è soggetti che lo si voglia o non. Questa fu la situazione reale fino agli scorsi anni Sessanta. Ora non più. Più che altro la parrocchia appare da tempo come un’azienda per vari servizi religiosi, liturgici, formativi, assistenziali. Non centro di potere, salvo che nel disporre del proprio patrimonio come altri soggetti privati, e neanche comunità in senso effettivo. Un’azienda con pochi addetti, sia dipendenti che volontari, forse una trentina di persone. Sotto questo profilo il nuovo Consiglio pastorale parrocchiale, i cui membri, venticinque, secondo lo Statuto dell’8 settembre 2023 devono essere stabilmente operanti in parrocchia (art.11), potrebbe esaurire, almeno nella nostra parrocchia tutte le persone in essa stabilmente operanti: ce ne sono poche oltre quel numero.
Il principale scopo del nuovo Consiglio non è il governo della parrocchia ma il suscitare in essa una comunità, che oggi non c’è. Spingere, insomma, la gente ad aderire, dove oggi semplicemente ricade nel territorio della parrocchia perché vi dimora stabilmente e si serve dei suoi servizi pastorali per ragioni di comodità, perché è il tempio di prossimità.
Mario Ardigó – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli