Trasparenza, migliore comunicazione, corresponsabilità
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Dal
Documento finale dell’Assemblea continentale europea del Cammino sinodale, svoltasi
a Praga (Repubblica Ceca) dal 5 al 12
febbraio 2023
1.
L’Assemblea continentale europea si è riunita a Praga nell’ambito di un percorso
iniziato nel 2021: il Sinodo 2021-2024, «Per una Chiesa sinodale: comunione,
partecipazione, missione». I frutti della prima fase del Sinodo, dedicata
alla consultazione del Popolo di Dio, che ha coinvolto milioni di persone, sono
stati sintetizzati nel Documento di lavoro per la Tappa Continentale (DTC).
Questo è stato sottoposto alle nostre Chiese locali – come a quelle di ciascuno
degli altri continenti – con l’obiettivo di raccogliere le loro risonanze e
facilitare un dialogo tra le Chiese in Europa.
[…]
84.
L’autorità deve essere dispiegata in una governance più fraterna e
partecipativa: «Per vivere una migliore governance nella Chiesa, molti
chiedono di ripensare a una gestione più partecipativa, che dia spazio
all’ascolto e al discernimento, concependo l’autorità come atto di amore e di
servizio» (Francia), ma viene segnalata anche «una tensione tra autorità e
ministero» (Gruppo di lavoro multilingue). Esistono poi alcune esigenze
peculiari delle società europee: «per essere un partner affidabile e credibile
nell’arena pubblica e con la gente, la Chiesa europea deve soddisfare gli
standard di funzionamento e di governance acquisiti nella società. Da qui la
necessità di trasparenza, responsabilità e leadership partecipativa»
(Belgio). Per questo, «si dovrebbero istituire o rinnovare meccanismi di
consultazione regolare tra clero, laici e religiosi, garantendo trasparenza,
migliore comunicazione e corresponsabilità» (Scozia).
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Nel Documento conclusivo dell’Assemblea continentale
Europea nel cammino sinodale sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione,
partecipazione, missione” svoltasi a Praga (Repubblica Ceca), ci si esprime
in modo più chiaro che nello Strumento di lavoro predisposto come base
per la discussione (nei limiti dell’efferata conversazione spirituale) per
i membri della Prima sessione della 16° Assemblea generale ordinaria del Sinodo
dei vescovi & C. che si sta svolgendo in questi giorni a Roma – Città del
Vaticano. L’informazione su ciò che si dice lì è piuttosto carente. Si dà con
grande risalto la notizia di una visita-pellegrinaggio ad una delle catacombe
romane, ma non si sa nulla delle conversazioni spirituali che si fanno sui temi della riorganizzazione
sinodale delle nostre Chiese. Una organizzazione veramente poco sinodale.
Gli europei hanno auspicato una migliore governance.
Con questo termine non si intende il governo, ma il coordinamento
tra i vari centri di potere di un’istituzione. Si vorrebbe una gestione più
partecipativa, quindi con un’estensione della gente che in qualche modo contribuisce
a realizzarla. L’autorità dovrebbe essere un atto di amore e di servizio. Questa
però è un’immagine poco realistica dell’esercizio del potere. E quando si
riforma sarebbe meglio essere realisti.
E’ presto descritta la governance della nostra Chiesa: è un’autocrazia feudale
centrata sul Papato romano, che esclude, emarginandole, oltre un miliardo di
persone di fede. Ci sono il Papa, cui il Codice di diritto canonico riconosce
poteri imperiali (sulla carta, il suo potere ecclesiastico non ha limiti; nella
pratica non è così), e circa 5.300 vescovi-feudatari, con ampio margine di
autonomia nei loro feudi. La Chiesa europea dovrebbe soddisfare gli standard di
funzionamento e di governance acquisiti nelle società europee? Beh,
certo in queste ultime si adottano altri standard rispetto a quelli
ecclesiastici. Il sistema politico contemporaneo che più si avvicina a quello
della nostra Chiesa è quello organizzato nella Cina popolare. Non mi stupisce
un certo feeling tra le rispettive
gerarchie. Anche il livello di libertà sociale è simile nei due ordinamenti.
«Si
dovrebbero istituire o rinnovare meccanismi di consultazione regolare tra
clero, laici e religiosi, garantendo trasparenza, migliore comunicazione e
corresponsabilità», hanno sostenuto gli scozzesi. Da noi in Italia, però,
sembra che non ce la si faccia proprio, i parroci gettano la spugna e, sollecitati
sul tema, chiedono aiuto alle rispettive Diocesi, le quali però mi pare non
abbiano idea di come fare.
Se si riuscissero a riattivare almeno i
Consigli pastorali parrocchiali, cercando di approvare regolamenti che impediscano
prevaricazioni e confusione già sarebbe un buon inizio. Su questo l’organizzazione
dell’Assemblea sinodale globale di questi giorni è un buon esempio. Ma si
tratta di organismi che quasi dappertutto, almeno in Italia, sono stati abbandonati o funzionano male. A Roma,
anni fa, si pensò di affiancarli con le Equipe pastorali, piccoli gruppi
di esperti nominati dai parroci che avrebbero dovuto avere una competenza
analoga ai Consigli. Solo che in tal modo ci si allontanava dalla sinodalità,
naturalmente.
Si amministrano le parrocchie e se ne sa poco
o nulla. Non si dà pubblicità al conto economico, a quanto entra e a quanto si
spende. Né alla situazione debitoria, che talvolta è pesante. Ci sono i
Consigli parrocchiali per gli affari economici, questi obbligatori a norma del Codice
di diritto canonico (i Consigli pastorali parrocchiali lo sono solo per decreto
episcopale), ma raramente si diffondono note informative sulla loro attività.
C’è una tensione tra autorità e ministero? Detta così non so
quanto la gente possa capire del problema. Certo che c’è. E’ evidente in un sistema
in cui decidono tutto i preti, che però dovrebbero essere anche pastori,
cioè predicare, formare alla religione, assistere la spiritualità delle
persone. Ma poi, specie man mano che si
sale nella gerarchia, questa missione viene sovrastata dall’amministrazione, vale
a dire dall’autorità, fino a diventare,
a certi livelli, più che altro una specie di hobby per i tempi morti. Amore, servizio: bla,
bla…
Penso che l’Europa non costituisca un insieme
omogeneo quanto ai temi sinodali. L’Europa occidentale e quella orientale
divergono marcatamente. Polonia, Repubblica Slovacca, Ungheria, Bulgaria,
Romania, Ucraina mi pare che, al di là degli attuali schieramenti nel conflitto
russo – ucraino, vadano verso il modello russo. La Repubblica Ceca, la Slovenia,
la Croazia verso quello austriaco - tedesco. Gli stati baltici e la Danimarca verso
quello scandinavo. Germania e Italia hanno evoluzioni religiose simili. La
religiosità della penisola Iberica, specialmente quella spagnola, mi pare
risenta dei regimi fascisti caduti solo alla metà degli scorsi anni ’70.
Costituiscono mondi religiosi a sé quelli irlandesi e inglesi. L’Inghilterra mi
pare risenta notevolmente dell’influsso statunitense, mentre la Scozia sembra
solidarizzare con i continentali. Un altro mondo a sé mi pare quello greco. Del
resto del continente so troppo poco sotto l’aspetto della religiosità.
Probabilmente un modello unico di sinodalità
non è attuabile. Trapiantare modelli lontano
dai posti in cui sono stati escogitati può non essere una buona idea. Dalla
fine degli scorsi anni ’70 si cercò di portare in Italia il modello polacco,
con risultati che mi sembrarono disastrosi. Un tipo di organizzazione
ecclesiale e di relazioni con la società civile quello polacco che in fin dei
conti, del resto, non mi pare aver fatto una grande riuscita neanche nel luogo
di origine.
Ma che accadrebbe se veramente si decidesse di
attuare la sinodalità nelle realtà di base? Tutti noi sappiamo bene che in
religione circola anche gente francamente fuori di testa, e per certi versi
anche un buon numero di persone reputate, e anzi dichiarate, sante probabilmente
lo furono, almeno in certe cose. Che fare in questi casi?
Osservo che nelle Chiese protestanti, dove la
sinodalità è senz’altro più pronunciata, si va avanti senza problemi e senza
aver istituito un efferato sistema di polizia ideologica come si è fatto da
noi. Probabilmente ci si dovrebbe fare l’abitudine. Alla fine gli estremismi
tendono in genere a stemperarsi col passare del tempo e, quando non dovesse
accadere, non dovrebbe essere un problema perdersi un po’ di vista, senza farne
un dramma. E’ la mia strategia con i fondamentalisti e gli integralisti, anche
con quelli della porta accanto.
Di certe cose bisogna iniziare a fare
tirocinio, e correggersi sulla base dell’esperienza strada facendo. Sotto questo
profilo l’Assemblea sinodale in corso a Roma, con gente venuta da tutto il mondo,
è già solo per il fatto di essersi tenuta un grande risultato. Vedremo gli sviluppi. C’è
ancora un anno di lavoro.
Mario
Ardigò - Azione Cattolica in San
Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli