Storia profana e storia sacra
La storia è una narrazione dei fatti del passato in modo da renderne il senso. Ce ne serviamo per orientarci nel presente e per programmare il futuro, e in questo senso diciamo che è “maestra di vita”. Ci è utile in quanto affidabile e per decidere che lo sia bisogna sottoporre a critica le sue fonti per decidere se siano degne di fede. Le tradizioni dei ricordi del passato possono non esserlo, falsate intenzionalmente, per abbagli nell’ interpretare i fatti quando accaddero o per malintesi nel tramandare, come accade quando apprendiamo da documenti scritti in lingue antiche delle quali non sempre possediamo le chiavi di lettura. Definiamo “storia sacra” quella, pesantemente connotata dai miti, che riguarda l’evoluzione del senso del soprannaturale nelle nostre società, o detto altrimenti la storia di noi e degli dei. Tutta l’altra storia è detta “profana”, cioè non sacra. La caratteristica principale della storia sacra è di non essere affidabile nella narrazione dei fatti, perché essi vi sono come trasfigurati per farne risaltare il senso delle nostre vite. È uno strumento che finora ci è stato indispensabile per costruire e organizzare le nostre società, alla cui base, almeno fino ai tempi nostri, troviamo sempre elementi mitologici.
Nella formazione religiosa di base che si somministra ai più giovani, che per la gran parte di loro rimarrà l’unica della vita, si parla in genere solo di storia sacra, e dell’etica su di essa basata, e di liturgia. È una formazione piuttosto povera, specialmente se confrontata con i doveri di azione sociale che la dottrina sociale fa gravare sulle persone di fede, tutte.
D’altra parte in religione si fa molto conto sulle scienze teologiche, che in gran parte ragionano sulla storia sacra e sulle tradizioni delle conseguenze operative che se ne sono tratte.
Dall’Ottocento si è iniziato ad analizzare criticamente i testi biblici, la fonte principale della storia sacra per le confessioni cristiane, con i metodi scientifici utilizzati sugli altri scritti antichi (sintetizzati come metodo storico-critico)che utilizzano anche le informazioni desunte dalla linguistica, dalla storia profana, dall’antropologia, dalla sociologia e dall’archeologia, con risultati sorprendenti.
Storicamente le teologie dogmatiche dei cristiani, quelle che hanno lo scopo di definire chi è dentro o fuori della Chiesa, furono organizzate sulla storia sacra, utilizzandone i testi, secondo razionalità giuridica, come se fossero leggi emanate da un’autorità. Il metodo storico critico ha fatto risaltare la scarsa o nulla affidabilità storica delle fonti della nostra storia sacra e soprattutto che esse furono organizzate da tradizioni piuttosto eterogenee e spesso tra loro confliggenti. Ad esempio, si ritiene che non tutto ciò che nei Vangeli detti canonici, perché sono ritenuti fonti di conoscenza della legge divina, è messo in bocca al Maestro sia stato effettivamente da lui insegnato, o comunque detto, proprio come tramandato in quelle narrazioni.
La gerarchia cattolica all’inizio prese molto male tutto ciò. Ne vedeva messa in pericolo la teologia che si era costruita su di sé per giustificare la propria pretesa di potere sacrale, vale a dire riconducibile alla volontà divina. Sotto il regno del papa Pio 10º (1903-1914) fu quindi organizzata una durissima persecuzione contro chi, specialmente tra preti e religiosi, traeva le conseguenze teologiche dei nuovi metodi di indagine dei testi biblici proponendo un aggiornamento delle concezioni sulle quali era stata organizzata la dogmatica. Un cauto cambiamento di questa impostazione si ebbe durante il lungo regno del papa Pio 12º (1939-1958), fino a che, con il Concilio Vaticano 2º (1962-1965), esso fu completamente ribaltato. Contemporaneamente la storia profana iniziò ad essere considerata con sempre maggiore attenzione nei documenti della dottrina sociale pontificia. Finora quello che mi pare ne contenga di più è l’enciclica Il Centenario – Centesimus annus, promulgata nel 1991 dal papa Giovanni Paolo 2º nell’anniversario dei cento anni dal primo documento della dottrina sociale contemporanea, vale a dire l’enciclica Delle novità – Rerum novarum del papa Leone 13º. Vi si trova l’analisi storica, nelle sue ricadute sulla vita religiosa nel nostro continente, della fine dei regimi comunisti di stampo bolscevico nell’Europa orientale.
La storia profana narra anche dell’origine della nostra dogmatica, che nel ramo della teologia che se ne occupa viene spesso presentata come uno sviluppo razionale dei comandi divini tratti dai testi biblici, dimostrando che alla base dei suoi sviluppi vi sono essenzialmente questioni politiche, in particolare, nel Primo millennio, per legittimare in senso sacrale il dominio dei monarchi cristianizzati, primo fra tutti l’imperatore romano che governava da Bisanzio – Costantinopoli, in Tracia, con i quali i poteri ecclesiastici erano integrati, e poi, nel Secondo Millennio, quello di Papi, Patriarchi ed altre autorità religiose.
È materia ancora delicata nella nostra Chiesa, anche se le insensate e crudeli persecuzioni di un tempo sono condotte con metodi meno violenti. Mio zio Achille Ardigó, sociologo bolognese, molto ascoltato in passato nella Chiesa cattolica italiana, venne duramente emarginato fino alla morte ed oltre (nessuno per la Diocesi concelebrò la sua messa funebre - erano presenti il Presidente della Regione e della Provincia e il Sindaco della città - e solo dopo un anno il vescovo Caffarra ne onorò la memoria benedicendo la targa che gli intitolava il Dipartimento di sociologia dell’Università statale) nella Chiesa della sua città per aver criticato pubblicamente il vescovo, Giacomo Biffi, su certe sue prese di posizione sull’immigrazione, e per aver criticato il Papa e il Presidente della CEI di allora per quel razionalismo dogmatico di cui dicevo. Se ne tratta estesamente nel libro curato dai professori Costantino Cipolla, Luca Diotallevi e Everardo Minardi, “Achille Ardigó e la presenza politica e sociale dei cattolici in Italia, con prefazione di Matteo Zuppi, edito quest’anno dall’editore FrancoAngeli.
Mario Ardigó – Azione Cattolica in San Clemente Papa – Roma, Monte Sacro, Valli