Partecipazione
Che avranno detto e chiesto le Assemblee sinodali continentali, tirando le somme anche di ciò che è venuto dalla consultazione della base? Mi è riuscito impossibile capirlo leggendo lo Strumento di lavoro proposto alla discussione dei membri della Prima sessione della 16ª Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi & C. che dallo scorso 4 ottobre è in corso qui a Roma – Città del Vaticano. Da quel documento sembra anzi che, in fondo, non ci sia molto da discutere e che tutto sia già deciso e che vada più che altro ratificato. Anzi è proprio raccomandato di non discutere, e per questo sono al lavoro i cosiddetti esperti facilitatori, che dovranno badare che gli anziani gerarchi ecclesiastici e il gruppetto di altri membri che a loro è stato aggregato, nel quale ci sono anche una quindicina di persone libere da speciali vincoli gerarchici come campione (non rappresentativo) di oltre un miliardo di gente come loro, non debordino iniziando a confrontandosi realmente.
Il Papa ha detto pubblicamente che si parte da una situazione non sinodale, che questo non va bene perché si è deciso che si dovrebbe essere sinodali e che quindi bisogna cambiare profondamente, iniziando a chiedere la collaborazione della popolazione di fede, che ora è umiliata ed emarginata. Dallo Strumento di lavoro appare tutt’altro. Molte, confuse e inutili chiacchiere teologiche, per dire, in sostanza, che siccome dobbiamo essere in comunione tutto deve rimanere com’è: infatti nessun vero cambiamento viene prospettato. E’ questo che si è concluso nelle Assemblee continentali?
È in questione un tema molto rilevante, vale a dire se la religione sia essenzialmente un organizzarsi secondo un sistema di definizioni teologiche o un modo di convivere. La Chiesa non sinodale è fondata sul primo principio, è quindi una teologia ibridata al diritto il cui scopo principale è chiarire chi sbaglia e si danna per l’eternità e chi è nel giusto e si salva. La Chiesa sinodale è fondata sull’agàpe, vale a dire sulla solidarietà e la condivisione. Alle origini c’erano entrambi gli orientamenti. Si pensava però che tutto si sarebbe risolto molto presto, con un grandioso evento cosmico, poi questo non venne e si cercò di organizzarsi su altre basi. Nel Quarto secolo si fissarono le basi concettuali di una nuova idea di divinità, strettamente legata ai poteri terreni che ne erano legittimati. Una ideologia di forza stupefacente che per certi versi ancora ci pervade nel pensare l’autorità pubblica. Nel Secondo millennio la si utilizzò per organizzare un Papato imperiale. Dalla fine del Quattrocento non mi pare che si possa più parlare di sinodalità in ambito cattolico; essa fu invece largamente praticata nelle Chiese protestanti. Ciò la fece sostanzialmente scomunicare tra i cattolici. E certamente è vero ciò che si legge nello Strumento di lavoro, che parlare di sinodalità significa anche discutere mettere in discussione l’esercizio dell’autorità.
Di fronte all’espandersi in Europa, continente chiave per il cattolicesimo nel Secondo millennio, delle libertà democratiche, che mettevano in questione il sistema di definizioni teologiche utilizzate per discriminare in materia di appartenenza ecclesiale, si cercò di metterle al sicuro affidandole al potere di un uomo solo, che valeva più di tutti gli altri insieme. Lo si sigillò nei palazzi Vaticani, intorno ai quali si cercò di costruire un sistema di garanzie analoghe a quelle inerenti alla sovranità degli stati. Ottenutolo venendo a patti con il regime fascista mussoliniano, ci si rese conto che l’era degli stati moderni, iniziata nel Settecento, iniziava a tramontare ed era venuta l’ora delle grandi organizzazioni sovranazionali, come le Nazioni Unite. Il Concilio Vaticano 2º e l’attuale organizzazione del Sinodo dei vescovi possono essere visti come lo sforzo di realizzare qualcosa di simile. Ma ecco che anche le grandi organizzazioni sovranazionali sembrano tramontare, nell’era della globalizzazione. E allora ci si è ricordati della gente, della popolazione di coloro che ancora affidano la loro vita al vangelo, e che anche non sapendo di teologia si sono di fatto conquistati un loro ruolo molto importante, perché si sono messi a decidere liberamente della loro vita di fede. In molti campi è stato un plebiscito contro le pretese dei custodi del sistema di definizioni dette verità. Non si tornerà indietro, in particolare in Europa occidentale. In altri continenti non escludo che possa andare diversamente. È da qui che bisognerebbe cominciare.
La nostra religione può ancora essere utile alla convivenza nelle società contemporanee, in particolare quando si fa pratica di misericordia, solidarietà, pietà, distaccandosi dai costumi beluini che caratterizzarono i nostri ancestrali progenitori. Ciò che definiamo vangelo è molto di più dell’arido sistema di definizioni che travaglia ancora chi ha cuore di sottoporsi alle forche caudine dello studio della teologia dogmatica in un’università cattolica.
In un tirocinio di sinodalità in una realtà di prossimità come una parrocchia è forse da lì che si dovrebbe cominciare. Per alcune persone è troppo poco. Amano immaginare che la fede dia loro straordinari superpoteri a prescindere da quello. Vivono immersi in questa (fantasiosa) realtà aumentata, e magari non vedono che la gente prende a scansarli, o, se se ne accorgono, mi prendono il piglio dei martiri.
Ma non è detto che la sinodalità funzioni subito, a meno di fare solo finta di praticarla inscenando conversazioni spirituali. Dicono che c’entri lo Spirito: io di solito preferisco volare più basso, senza metterlo in mezzo e prendendomi le responsabilità che sono solo mie. E soprattutto non oso scagliarlo contro chi non è d’accordo con me, per chiudergli la bocca.
Ma, insomma, che si deve fare per diventare sinodali, a parte la liturgia e il silenzio, che mi pare lascino il tempo che trovano, come si dice? Negli anni ’70 si cominciò a fare da sé, ma non andò bene. Iniziò quello che ormai si è capito che fu il grande inverno della Chiesa in Italia, in cui fu annientato lo strepitoso cattolicesimo sociale italiano.
Mario Ardigó- Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli