Il Sinodo non è un parlamento
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Dal sito WEB https://www.avvenire.it/papa/pagine/santa-messa-presieduta-da-papa-francesco
Il Sinodo non è un parlamento né una dogana. Lo ha ripetuto più volte questa mattina il Papa, nella Messa che nel giorno di San Francesco, 4 ottobre, ha aperto il Sinodo dei vescovi, cui partecipano con diritto di voto anche altri componenti del Popolo di Dio. Francesco ha insistito sul fatto che non si deve guardare a questa assise come a un luogo di scontro su questo o quel problema (“aprire certe porte”, ha aggiunto a braccio) ma come un camminare insieme per mettersi in ascolto di Dio. “Siamo all’apertura dell’Assemblea Sinodale – ha ricordato -. E non ci serve uno sguardo immanente, fatto di strategie umane, calcoli politici o battaglie ideologiche. Non siamo qui per portare avanti una riunione parlamentare o un piano di riforme. No. Siamo qui per camminare insieme con lo sguardo di Gesù, che benedice il Padre e accoglie quanti sono affaticati e oppressi. Partiamo dunque dallo sguardo di Gesù, che è uno sguardo benedicente e accogliente”.
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Certo, il Sinodo non è un parlamento, purtroppo.
Un parlamento è un organismo che raduna persone scelte con procedure che coinvolgono la gente che poi ne subirà le decisioni. La gran parte di noi non è stata consultata su chi mandare. Ma poi sarebbe veramente possibile organizzare un’assemblea che renda presente circa un miliardo di persone sparse in tutto il mondo? Non lo credo. Neanche l’assemblea delle Nazioni Unite è qualcosa di simile: rappresenta solo i governi degli stati membri.
I parlamenti, almeno sulla carta, hanno reali poteri decisionali. Ma un organismo che potesse realmente decidere su oltre un miliardo di persone sarebbe troppo potente. Non potrebbe veramente essere controllato in qualche modo dalla gente che si propone di rappresentare. La democrazia è un sistema di organizzazione per il quale si cerca di limitare ogni potere mediante contropoteri. Quale contropotere si potrebbe creare per limitare un parlamento mondiale?
Quindi è senz’altro più prudente che il Sinodo, o meglio l’Assemblea del Sinodo, non sia un parlamento. Non per questo non avrà dinamiche simili a quelle parlamentari. Credete che non ci saranno “strategie umane, calcoli politici o battaglie ideologiche”? Certo che ci saranno, e, anzi, senz’altro sono già cominciate, ad esempio con il documento diffuso l’altro giorno da alcuni cardinali reazionari, che hanno teso un’insidia al Papa, per indurlo a pronunciarsi su alcuni temi oggetto della discussione sinodale ancor prima che i membri dell’Assemblea avessero preso posto.
Le nostre Chiese sono profondamente divise, sia al loro interno che tra loro. Le Chiese dell’Europa occidentale, quelle maggiormente inculturate dalle democrazie avanzate contemporanee, manifestano esigenze tutte particolari.
Il metodo parlamentare come quello sinodale -sono affini- consentono di portare alla luce le fratture per cercare una via di convivenza, facendo prevalere ciò che ancora c’è di realmente comune. Altrimenti la lotta si fa con mezzi sordidi e spicci, cercando di prevaricarsi a vicenda, senza remore o pietà. Così è andata, purtroppo, per la gran parte della storia delle nostre Chiese.
Si osserva che, però, il potere del Papa è assoluto e su tutto il nostro mondo. Come la mettiamo con l’esigenza di limitare ogni potere per evitare che degeneri?
In realtà il potere del Papa è assoluto solo nel codice di diritto canonico e riesce ad esserlo effettivamente, il più delle volte, solo nei confronti di preti, religiose e religiosi. Già con i vescovi non è più tanto assoluto, con i cardinali, che in teoria dovrebbero essere suoi collaboratori, meno che mai. Era diverso quando la gerarchia ecclesiastica poteva far giustiziare, torturare e incarcerare. In ambiente democratico non le è più possibile. Dunque certamente le democrazie ora limitano il potere dei Papi.
Le persone cristiane contano molto di più nelle nostre Chiese, soprattutto dove sono maggiormente scolarizzate come in Italia: Papa e vescovi lo sanno e ne tengono conto.
L’attuale Assemblea sinodale, ad esempio, è stata preceduta da una forma sia pure embrionale di consultazione della gente. Anche nella nostra parrocchia l’abbiamo fatta, anche se non so che cosa si sia riferito in Diocesi in merito. Non lo so perché non ci è stato detto. Ricordo che negli incontri a cui ho partecipato c’era chi avrebbe voluto continuare, ma non s’è fatto. Io ho anche dato la mia disponibilità: in questi anni ho letto qualche cosa sulla sinodalità e fin da giovane universitario sono stato coinvolto in esperienze sinodali, e anche adesso nel MEIC Lazio. E ho una certa cognizione ed esperienza di istituzioni. Ma un amico della parrocchia, quando gli ho riferito la cosa, s’è fatto una risata. Non credo che mi vogliano.
Ci sono quelli che vorrebbero che ci si scontrasse sui soliti temi controversi, per poter dare degli eretici ai dissenzienti. Sarebbe bene non cadere nella trappola.
Inutile infierire sui temi della sessualità e procreazione: la gente si è conquistata la sua libertà su di essi e non si tornerà indietro. A me personalmente non interessa minimamente la questione del celibato dei preti. Quello del prete penso sia un ministero ad esaurimento, almeno in Europa occidentale. Mi interessa di più l’istituzione di altre mansioni ecclesiali, alle quali possano partecipare anche le donne. Con l’istituzione del ministero del catechista si è sulla giusta strada, penso.
Di solito piace pensare di “tornare alle origini”, ma spero che non lo si faccia, perché sono tremende, come chi si è accostato realisticamente alla storia ecclesiastica sa bene. E poi non è che sia andata tanto meglio dopo, anzi. Certamente la struttura della gerarchica ecclesiastica com’è oggi non risale alle origini, ma nemmeno al Primo millennio. La teologia ci trova dei collegamenti con le origini, e io su questo non voglio discutere, perché non sono e non voglio essere un teologo. Storicamente i riferimenti mi appaiono più che altro mitici (e non è poco, comunque, perché le società umane sono sempre fondate su elementi mitologici).
Così la sinodalità come ci si propone di fare ai nostri tempi non è mai realmente esistita tra i cattolici fino ad ora. Cambiare da non sinodali a sinodali non è una riforma? Vorrei sapere, allora, che cosa lo è.
Entrando in una chiesa, intesa come edificio per liturgie, si dice talvolta che lì è “la casa di Dio”, anche perché c’è la custodia dell’Eucaristia, la “presenza reale”. Siccome è anche la casa del parroco e degli altri preti che ci lavorano, allora il clero è venuto a sovrastarci, un po' come familiari di Dio un po' più stretti di noi, e noi entriamo un po' in punta di piedi e abbassando la voce (come non si faceva nelle nostre prime comunità cristiane, che si riunivano in ambienti domestici).
Al catechismo della mia infanzia mi fecero imparare a memoria che “Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo”, anche se da bambino non immaginavo il reale senso di ciò che recitavo. Pensateci su. In chiesa la messa la celebrano i preti, ma fuori siamo noi, tutti noi che conserviamo nel cuore la fede, che rendiamo grazie e spezziamo il pane. È il nostro ministero ecclesiale. Ma poi partecipiamo anche all’Eucaristia celebrata in chiesa, che non è un affare solo tra un prete e un suo Dio, e noi potremmo esserci o non esserci e farebbe lo stesso. Queste idee sono al fondamento della sinodalità.
Se non si sarà sinodali il mondo andrà per la sua strada e noi dovremmo poi giustificarci a tempo debito delle nostre omissioni in società. E noi Europei occidentali abbiamo una responsabilità aggravata perché siamo stati e ancora in fondo siamo i padroni del mondo. Di solito su questo sorvoliamo sopra. Vi siete mai chiesti perché i super-ricchi del mondo, non appena svettano su tutte le altre persone, praticano i costumi del lusso europeo?
Si parla di sinodalità nel senso in cui oggi la si intende perché le nostre Chiese sono profondamente cambiate, ed è successo perché noi siamo profondamente cambiati, anche se in chiesa talvolta preferiamo far conto che non sia accaduto.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli