Popolo e popoli -4
Per natura, a causa della nostra fisiologia, siamo confinati in relazioni in gruppi molto piccoli, di una trentina di persone. Ma non è tutto. Possiamo parlare con non più di altre tre persone. In gruppi maggiori tendiamo a dividerci in gruppi di conversazione non maggiori di quattro, i maschi con i maschi, le femmine con le femmine. Di solito non ci facciamo molto caso, ma è proprio così che accade. È stato anche osservato in test condotti con metodi scientifici: nel libro Amici, di Robin Diunbar, pubblicato in edizione italiana da Einaudi nel 2022, anche in e-book, se ne dà conto in una trattazione divulgativa destinata al grande pubblico.
La nostra capacità personale di relazioni dipende dal nostro apparato sensoriale e di fonazione e da quello neurologico, che, interagendo anche con gli altri apparati fisiologici, produce la nostra mente. Questa struttura organica è più o meno la stessa da duecentomila anni, ma si è evoluta in milioni di anni: probabilmente sta ancora evolvendosi, ma il risultato di questo processo sarà avvertibile tra centinaia di migliaia di anni, se non milioni, se mai ci saranno ancora menti intelligenti in grado di osservarlo.
Eppure formiamo società organizzate nell’ordine anche di miliardi di persone. Dal punto di vista dell’antropologia, esse sono le popolazioni della Terra. La struttura della nostra mente ci consente di organizzarle in società mediante elementi culturali, vale a dire costumi e concezioni formalizzati in narrazioni. La narrazione consente di dare coerenza a gruppi molto grandi, fino ad organizzarli in società, e gli elementi culturali narrativi che di queste ultime costituiscono le strutture fondamentali sono le religioni e il diritto, entrambi fondati sui miti. I miti sono narrazioni semplificate, destinate ad essere condivise su larghissima scala, per dare senso al sistema di regole sociali le quali, consolidantesi in tradizioni, ci consentono di orientarci nelle società che formiamo. Tra i principali miti vi è quello del popolo.
I popoli non esistono, quindi, in natura. Sono elementi culturali mitici prodotti nell’organizzare le nostre società. Sono studiati dall’esterno da antropologia e sociologia, ma strutturati dall’interno dalle religioni e dal diritto. Le prime adottando il metodo del secondo hanno prodotto le teologie. Teologie e diritto condividono lo scopo fondamentale di legittimare sistemi di potere sociale, rispondendo alla domanda “Chi comanda chi, dove, quando e come?”. E lo fanno, appunto, costruendo l’immagine sociale di popolo.
Le popolazioni nomadi hanno idee sul popolo diverse da quelle delle popolazioni stanziali. Le società più potenti nel nostro mondo si sono formate passando dal nomadismo a costumi stanziali. Questo processo lascia traccia nei miti di fondazione sociale. Un esempio eclatante è contenuto nella parte della nostra Bibbia che abbiamo ricevuto dall’antico giudaismo: è la narrazione mitica della migrazione degli israeliti, fin dai loro precursori ancestrali, nell’area geografica che, da come in ebraico veniva chiamata la regione popolata dai Filistei, Pelishtim, da un certo tempo in avanti, fino ad oggi, venne chiamata Palestina, e prima Canaan:
Dei molti nomi coi quali attraverso le varie epoche fu designata questa celebre regione dell'Asia Anteriore (Terra di Canaan, Terrasanta, ecc.) ha finito col prevalere nei tempi moderni il nome Palestina trasmesso a noi dai Greci (già Erodoto nomina la "Siria Palestina"), che conoscevano specialmente le parti costiere del paese, quelle cioè che a sud della Fenicia erano state occupate lungo il sec. XII a. C. dai Filistei (v.). Dal nome di costoro (ebraico Pelishtim) e della loro regione (ebraico Pelesheth) vengono i termini Παλαιστίνη e Palaestina. In precedenza la regione era chiamata Canaan (v.) e il nome si ritrova sia nella Bibbia (ebraico Kena‛an), sia in precedenti documenti egiziani (K-n-‛n) o babilonesi (Kinaḫni, Kinaḫḫi). Frequentemente presso gli antichi Egiziani si trovano i termini di Retenu (Rtnw) per designare la parte settentrionale della Palestina, e quello di Ḥaru per designare la parte meridionale (dal nome della locale tribù dei Ḥoriti; cfr. Genesi, XIV, 6; XXXVI, 20). Presso i Babilonesi la Siria, compresa la Palestina, è chiamata talvolta anche "paese degli Amurru" ossia degli Amorriti o Amoriti (v.).
[ da Enciclopedia Treccani on line, https://www.treccani.it/enciclopedia/palestina_%28Enciclopedia-Italiana%29/ ]
Nei miti di fondazione dei popoli c’è in genere un progenitore ancestrale. Nei popoli da lungo tempo stanziali c’è però anche il mito che il popolo sia legato ad una terra come lo è la vegetazione: è il mito delle radici.
Ne ha trattato con molta efficacia Maurizio Bettini in Contro le radici. Tradizione, identità, memoria, Il Mulino 2012, anche in e-book. Per farla breve: quello delle radici è solo un mito di fondazione, perché le popolazioni umane non ne hanno. Sono radicate nella loro cultura, non su un certo territorio, anche se immaginano di esserlo. La diaspora dell’ebraismo ne è uno spettacolare esempio.
Secondo il nostro mito di popolo, noi cristiani non immaginiamo più di essere radicati o di doverci radicare su un determinato territorio: immaginiamo altrove le nostre radici:
1 «Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore.2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. [Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 15, versetti da 1 a 8; Gv 15,1-8]
Mario Ardigó – Azione Cattolica in San Clemente papa- Roma, Monte Sacro, Valli.