Pace e transazioni sociali
C’è una legge sociale che fa: nessuna
persona e nessun gruppo aderisce ad un ordine sociale pacificato se non vi trova
la sua convenienza. Non necessariamente quest’ultima deve consistere in un
vantaggio patrimoniale, può essere anche puramente spirituale, ad esempio sentirsi
a posto con la divinità di
riferimento, etico, sentirsi in regola nell’ordinamento giuridico di riferimento, sociale,
farsi una certa fama, o emotivo, conquistarsi amici o amori.
Per legge sociale intendiamo una regolarità che si osserva nelle
dinamiche sociali. Insomma: le cose in genere vanno così.
Le leggi sociali hanno questa caratteristica:
possono essere sperimentate e verificate anche dalle persone comuni, perché
anch’esse vi sono immerse e devono tenerne conto.
La convenienza di un ordine sociale viene
individuata nelle transazioni sociali. Le società umane sono fatte di reti molto
complesse di transazioni sociali. Una transazione sociale si sviluppa da una
relazione che la precede. Persone e gruppi si avvicinano continuamente, si
studiano, parlano e possono stabilire una transazione sociale o non. Il caso
più comune è quello degli acquisti al minuto. Passiamo davanti all’edicola di
giornali, vediamo esposte tante pubblicazioni e possiamo acquistarne qualcuna o
non. Oppure: passiamo davanti alla chiesa parrocchiale, vi entriamo, assistiamo
a una messa, possiamo fare amicizia con qualcuna delle persone che ci sono o
non.
L’amicizia e l’amore sono transazioni sociali
fondamentali nella vita umana perché sono quelle che danno senso all’esistenza. Costituiscono quelli che mio
zio Achille e altri prima di lui definivano mondi vitali. Si basano sulla nostra natura di organismi, in
particolare sulla nostra emotività e sulla natura della nostra mente come mente
emotiva.
In genere si cerca di indurre sentimenti
amorevoli anche verso entità spirituali, ma l’operazione non conduce, in genere,
a una transazione veramente soddisfacente, e, per la verità, nemmeno a una transazione
propriamente detta. In realtà ciò che conta è la sottostante transazione
sociale con il gruppo che cerca di indurre quei sentimenti. Transazioni sociali
di amicizia e amore sono possibili solo tra organismi viventi, non solo umani,
ma comunque organismi. Questa è un’altra legge sociale.
Altri tipi di transazioni sociali possono essere
concluse anche, ad esempio, con sistemi di intelligenza sociale che gestiscano
reti di distribuzione. Una transazione politica o economica può riguardare
anche un gruppo, che, come tale, non è un organismo vivente.
La partecipazione ad un gruppo sociale richiede
però anche transazioni sociali di amicizia. Senza si esse non vi è un vero
gruppo sociale. In altre organizzazioni, come in un’azienda produttiva o un
ufficio amministrativo, esse possono anche mancare. Questo comporta però che organizzazioni
simili non danno senso alla vita degli umani. Non sempre le transazioni
sociali di amicizia sono compatibili con queste altre organizzazioni, per
motivi facilmente intuibili.
Che cosa è la nostra Chiesa dal punto di
vista sociale?
E’ insieme burocrazia, azienda e gruppo
sociale propriamente detto. Comporta
necessariamente quindi anche transazioni sociali di amicizia. L’emotività,
insomma, vi è molto importante. In questo momento, almeno in Europa
occidentale, è proprio questa che comporta problemi, perché l’impegno emotivo
della gente nelle questioni ecclesiali non è più sufficiente a sorreggere la Chiesa
come organizzazione burocratica e aziendale. Queste ultime sue parti possono
essere paragonate alle ossa di una persona, l’emotività alla carne. Che cosa è
un corpo umano senza più la carne?
La causa del problema è che le transazioni
sociali amicali porterebbero verso un ordine, e quindi un’organizzazione, diverso.
Ma l’esistente reagisce impedendo che si sviluppino. Esso è costituito anche di
un ordinamento giuridico e quest’ultimo è fatto proprio per quel lavoro, per
contrastare il cambiamento. Sostiene che il suo ordine è voluto dal Cielo. In questo si colgono
alcune forzature. Ad esempio, nel bello spettacolo di proiezioni a colori sulla
vita dell’apostolo Pietro sulla facciata della basilica di San Pietro, che
abbiamo ammirato sabato nel corso della prima riunione del nostro gruppo di Ac nella
ripresa delle attività dopo la pausa estiva, il parlato dice che Gesù ordinò
a Pietro di venire a Roma. Ciò naturalmente accredita maggiormente l’organizzazione
molto centralistica che la nostra Chiesa ha qui, nella nostra città. E certamente
si può essere convinti, in base ai portati della tradizione, che ad un certo
punto Pietro abbia voluto venire a Roma.
Nel Dizionario di storia della Treccani si
legge, ad esempio:
Nel 42 il re
Agrippa I di Giudea perseguitò i cristiani facendo decapitare l’apostolo
Giacomo e arrestare P.; questi, miracolosamente liberato dal carcere, fuggì
altrove. Infine P. compare nel cosiddetto Concilio di Gerusalemme per discutere
il trattamento da riservare ai gentili, che per l’apostolato di Paolo
cominciavano ad abbracciare il messaggio cristiano. Poi gli Atti non parlano più di lui, ma sappiamo che fu
ad Antiochia, dove ebbe un aperto dissidio con Paolo, il quale lo accusò di
ipocrisia per non volere più sedere a mensa con i gentili convertiti, dando
così ragione a un costume tipicamente farisaico. Probabilmente P. fu anche a
Corinto e infine a Roma. Che abbia vissuto e sia morto a Roma è affermato da
varie testimonianze letterarie e archeologiche; non si conoscono l’anno esatto
e il modo della morte di P.: molti storici pensano al suo martirio al tempo
della persecuzione neroniana, verso il 64 o il 65 (si è proposta una più
precisa datazione al 13 ott. 64, coincidente col dies imperii di Nerone); Tertulliano [scrittore vissuto tra
il Secondo e il Terzo secolo a Cartagine, in Africa] dice che fu crocifisso.
Ma da
dove ricaviamo che sia stato proprio Gesù a ordinare a Pietro di andare a Roma?
Più
che altro mi pare una pia congettura, avvalorata da certe fonti della
tradizione ecclesiastica, che però conviene
all’organizzazione ecclesiastica che
a Roma si insediò e che, dall’Undicesimo secolo, pretese di legiferare su tutto
il mondo cristiano. Questa congettura si affermò nei secoli a seguito di transazioni
sociali. Nel Cinquecento parte della cristianità non vi trovò più la propria
convenienza e prese a confutarla.
Nel 1968, in un’epoca in cui la concezione imperiale
del Papato, ricevuta dai secoli,
cominciava a essere messa in discussione a seguito degli sviluppi attuativi del
Concilio Vaticano 2° fu annunciato che, avvolte in una stoffa, alcune ossa
umane appartenenti ad un uomo, trovate nel corso di lavori archeologici sotto la basilica di San Pietro a Roma e poi
di nuovo abbandonate, erano state individuate in modo convincente come resti
umani appartenenti all’apostolo Pietro. Anche questa può essere considerata una
congettura: convincente non significa
sicuro. Del resto come potrebbe esserlo, tenuto conto del contesto archeologico
in cui il ritrovamento avvenne? Possiamo considerarla la proposta di una nuova
transazione sociale che alla lontana riguarda anche il potere dei successori
dell’apostolo Pietro.
Gesù ordinò all’apostolo Pietro di costruire un’autocrazia universale a Roma, dando a lui ogni potere? Per questo gli ordinò di andare a Roma, dove aveva sede l’imperatore romano, in questo modo precostituendolo come imperatore religioso? Al tempo della mia adolescenza molti lo ritenevano. Se fosse così, mi pare che, ma non sono un teologo, avverto, il discorso sulla sinodalità sarebbe bello che chiuso. Di solito, su quel potere, si cita questo brano tratto dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti da 19 a 23 [Gv 20, 19-23]
19.La sera di quello stesso giorno, il
primo della settimana, i discepoli se ne stavano con le porte chiuse
per paura dei capi ebrei. Gesù venne, si fermò in piedi in mezzo a loro e li
salutò dicendo: «La pace sia con voi». 20. Poi mostrò ai
discepoli le mani e il fianco, ed essi si rallegrarono di vedere il Signore.
21. Gesù disse di nuovo: «La pace sia con
voi. Come il Padre ha mandato me, così io mando voi». 22. Poi
soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. 23.
A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi non li perdonerete,
non saranno perdonati».
[versione
in italiano TILC - Traduzione interconfessionale in lingua corrente].
In questo testo però, nel conferire un potere prettamente
religioso e ben delimitato, quello di perdonare i peccati, Gesù si rivolge
a un voi, non ad una sola persona. Così, nella cristianità ancora se ne
discute. Insomma le transazioni sociali sono ancora attive sul punto.
Mario
Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente
papa - Roma, Monte Sacro, Valli