Note per un tirocinio
di democrazia 15
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Notes for a
apprenticeship in democracy - 15
Note: after the text in Italian, I
insert the translation in English, made with the help of Google Translate
Una teologia per la democrazia è ancora da scrivere e i preti con cura d’anime
nell’Italia di oggi non sono stati formati all’agire politico. Anzi: sono stati
abituati a considerarlo una colpa per la persona consacrata. Dunque di
democrazia non sanno parlare e tanto meno la sanno insegnare. Poiché i preti
dirigono le attività di formazione religiosa di base e di secondo livello, la
democrazia non entra in questi insegnamenti e tirocini. In genere non li
delegano ad altri, temendo di perderne il controllo. Dunque essi si fanno o nel
quadro di associazioni ecclesiali che li hanno tra i propri obiettivi, come l’Azione
Cattolica, o al di fuori degli spazi
ecclesiali. La dottrina sociale contemporanea inserisce la politica nelle
azioni di significato anche religioso, in quanto rientranti nell’esercizio dell’agàpe (carità intesa come tessere una società solidale, benevolente,
misericordiosa, non violenta), ma non sa insegnarla e, in definitiva, il laico
deve fare da sé, e non sempre fa bene se non riesce a fare riferimento a buoni
maestri. Nella dottrina sociale, le persone della politica vengono indicate
come “i governanti”, volendo
intendere in genere i politici di
professione. Quindi poi sviluppa delle prediche etiche ai governanti su come trattare il popolo caduto in loro
dominio, in particolare i poveri e i bisognosi. “Governanti”: la tradizione
didattica su questo tema dichiara inutili ulteriori distinzioni, ad esempio tra
monarchi, oligarchi, autocrati, autorità democratiche. “Governanti”: chi è l potere è come se per ciò stesso avesse
diritto di rimanerci. Il tema è piuttosto spinoso per la gerarchia cattolica
che si presenta, dal punto di vista politico, come una oligarchia autocratica. Autocratica perché non ritiene di avere
necessità, per esercitare il proprio potere, di altra legittimazione che quella
che essa stessa si dà. mediante la propria autorità. Essa si presenta come un’istituzione
voluta dal Cielo, ma certamente la sua organizzazione e le sue modalità di
azione sono il frutto di una lunga storia, non si trovano nei documenti biblici
ritenuti fondativi.
Di fatto, l’organizzazione, le ideologie politiche e il modo in cui le
nostre gerarchie ecclesiastiche hanno
governato sono molto cambiati nei secoli e certo non possiamo accomunare, se
non in certi non essenziali particolari scenografici, l’attuale Papato con
quello che, ad esempio, fece trucidare sul rogo, in un cupo inverno del 1600, qui
a Roma, il frate domenicano e brillante filosofo Giordano Bruno.
Dunque: la
politica come arte del governo è familiare alla gerarchia, che l’ha esercitata
più o meno dal Secondo secolo, in ambiti sempre più estesi, in particolare da quando
la nostra fede improntò l’ideologia politica dell’Impero romano. Ma la
democrazia, come partecipazione di diffusa al governo, no: essa mette in
questione la stessa obsoleta nostra organizzazione ecclesiastica, di concezione
feudale. L’autocrazia non è essenziale per la nostra fede: questo è dimostrato dal fatto che altre confessioni
cristiane la praticano senza alcun problema. E tuttavia mostrano analoghi
problemi nella formazione alla politica e questo sempre perché non dispongono
di una valida teologia sul tema.
In democrazia tutti sono abilitati alla politica, tutti sono governanti. La politica, oltre che un’arte, è anche una libertà, che innanzi tutto si esercita parlandone con altri, quindi
dialogando. Non occorre essere abilitati a votare o a presentarsi come
candidati alle elezioni: anche i bambini e i non cittadini fanno politica lì dove vivono e nell’ambiente sociale in cui
vivono. Fare politica significa
tessere relazioni sociali per orientare l’azione di governo. Il politico come tessitore era l’immagine che i greci antichi preferivano
a quella, più antica, del re pastore del suo popolo. Tra l’una e l’altra vi sono le
più antiche esperienze democratiche, che richiedono innanzi tutto eguaglianza. Immaginare il popolo come un gregge di pecore
non è il modo giusto per iniziare. Ad un osservatore superficiale, me per
esempio, un gregge di pecore appare come un insieme di animali piuttosto
stupidi, che si lasciano condurre dove il pastore vuole portarle, senza tanti
problemi, e senza partecipare minimamente alla decisione. Un re che si presenti
come pastore pensa al suo popolo come un insieme di
stupidi. Del resto l’utilità delle pecore per l’allevamento sta proprio in quel
loro essere docili (quante volte i nostri capi religiosi ce lo ripetono: “Siate docili!”), per cui le si può
facilmente tenere in gran numero e sfruttare economicamente; perché, è chiaro,
nella realtà il pastore è uno che sfrutta il suo gregge, lo tosa e lo macella.
Naturalmente il Buon pastore in senso
biblico, è diverso: con lui si può
mantenere la propria dignità umana perché egli non è uno che sfrutta il suo gregge e, anzi,
lo eleva al di sopra della condizione animalesca, in quel movimento di
abbassamento dal Cielo e innalzamento verso il Cielo, dopo aver assunto la
condizione umana, che è la caratteristica essenziale dell’Incarnazione. Ad essa
molti non sono più acculturati e la loro immaginifica concezione divino è in
definitiva molto simile ancora a quella degli antichi che seguivano il
politeismo greco - romano. Ho letto che il noto giornalista e scrittore Eugenio
Scalfari si è molto stupito che il Papa gli abbia detto che, sì, Gesù è vero
uomo, assolutamente vero uomo, e invece questa è dottrina che risale al
Quarto secolo, ma che era creduta fin dalle origini.
L’immagine politica del pastore ci spinge verso l’autocratismo, quella del tessitore è invece utile per la formazione democratica.
Chi partecipa ad una rete sociale telematica capisce bene ciò
che intendo. Ecco che la rete è costruita da ciascuno di coloro che vi
partecipa, inviando e ricevendo messaggi. E lo riescono a fare anche bambini
piccoli (anche se le regole dei gestori in genere vietano queste attività
telematiche ai minori di 14 anni). Inoltre nella costruzione di queste reti
vengono oltrepassati con facilità i confini fisici e quelli culturali, compresi quelli
linguistici. In questo aiutano potenti programmi di intelligenza artificiale,
come Google Translate, che, nell’interazione a livelli giganteschi, imparano
sempre meglio a tradurre da una lingua ad un’altra. Di questo conoscersi e
dialogare vive anche la democrazia, che è l’unica vera alternativa all’altra
modalità di relazionarsi con l’altro, vale a dire quella di fargli guerra per
ammazzarlo e rapinarlo.
Inutile illudersi: non siamo creature angeliche, facciamo parte del
mondo animale e la natura ci spinge verso comportamenti violenti e di
sopraffazione. La democrazia consiste anche in un elevarsi al di sopra della
nostra animalità, è prima di tutto una conquista culturale collettiva. Siamo in
grado di capire molto bene quando, invece, si scivola verso la bestia, perché
chi è colpito da questa degenerazione tende a comportarsi come una bestia e a
volte ne assume proprio le sembianze. Questa possibilità di trasmutazione da
persona umana a bestia e viceversa è argomento frequente nelle antiche
narrazioni, è una possibilità che fin dalle civiltà più antiche conosciamo. La
trasmutazione da persona a bestia è in genere presentata come dolorosa, in
quegli antichi miti, anche se, a volte, è presentata come un rifugio e liberazione da una
vita umana insopportabile. In definitiva, perdere la sembianza umana è una
degradazione, sia che una persona diventi pecora o un animale grande predatore.
La democrazia serve a risanare e a elevare società umane cadute nel degrado
dell’animalità, quindi divenute preda dell’arbitrio della violenza e della
sopraffazione. La fede dell’agàpe spinge costantemente in quella in quella direzione, nonostante che
gli orrori del passato ci vengano presentati per convincerci che l’unica
soluzione per salvarci dalla distruzione finale è quella di rinunciare alla
condizione umana, per farci come pecore nelle mani di pastori umani.
Mario Ardigò - Azione Cattolica
in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli
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Notes for a
apprenticeship in democracy - 15
A theology for democracy is still to be
written and priests with care of souls in today's Italy have not been trained
in political action. On the contrary: they have been accustomed to considering
it a fault for the consecrated person. Therefore they cannot speak of democracy
and they cannot even teach it. Since priests direct basic and second-level
religious formation activities, democracy does not enter into these teachings
and internships. Generally they don't delegate them to others, fearing to lose
control. Thus they are made either in the context of ecclesial associations
that have them among their goals, such as Catholic Action, or outside of
ecclesial spaces. Contemporary social doctrine inserts politics into actions of
religious significance as well, as they fall within the exercise of agàpe
(charity understood as weaving a society of solidarity, benevolent, merciful, non-violent),
but does not know how to teach it and, ultimately, the lay person must do it by
himself, and it is not always good if he fails to refer to good teachers. In
social doctrine, people of politics are referred to as "the rulers",
generally wishing to understand professional politicians. Then he develops
ethical sermons to the rulers on how to treat the people who have fallen into
their domain, especially the poor and the needy. "Rulers": the
didactic tradition on this subject declares further distinctions useless, for
example among monarchs, oligarchs, autocrats, democratic authorities. Rulers":
those in power are as if they had the right to remain there for the mere fact
of having arrived there. The theme is
rather thorny for the Catholic hierarchy that presents itself, from a political
point of view, as an autocratic oligarchy. Autocratic because it does not
consider itself to have any other legitimacy to exercise its power than that
which it gives itself. by his own authority. It presents itself as an
institution wanted by Heaven, but certainly its organization and its modalities
of action are the fruit of a long history, they are not found in the biblical
documents considered foundational.
In fact, the organization, the political ideologies and the way in which
our ecclesiastical hierarchies have governed have changed a lot over the
centuries and we can certainly not unite, except in certain non-essential
scenographic details, the current Papacy with what, for an example, he had the
Dominican friar and brilliant philosopher Giordano Bruno slayed at the stake,
in a dark winter of 1600, in Rome.
So: politics as an art of government is
familiar to the our hierarchy, which has exercised it more or less since the Second
century, in increasingly widespread areas, particularly since our faith
imprinted on the political ideology of the Roman Empire. But democracy, as
widespread participation in the government, no: it calls into question the same
obsolete ecclesiastical organization, of feudal conception. Autocracy is not
essential to our faith: this is demonstrated by the fact that other Christian
denominations practice it without any problem. And yet they show similar
problems in the formation of politics and this is always because they do not
have a valid theology on the subject.
In democracy everyone is a
politician, everyone is a ruler. Politics, as well as an art, is also a
freedom, which first of all is exercised by talking about it with others, thus
dialoguing. There is no need to be able to vote or stand as candidates for elections:
even children and non-citizens do politics where they live and in the social
environment in which they live. Making politics means weaving social relations
to guide government action. The politician as a weaver was the image that the
ancient Greeks preferred to the older one of the king shepherd of his people.
Between the one and the other there are the oldest democratic experiences,
which require first of all equality. Imagining the people as a flock of sheep
is not the right way to start. To a superficial observer, me for example, a
flock of sheep appears as a set of rather stupid animals, which let themselves
be led where the shepherd wants to take them, without so many problems, and
without participating in any way to the decision. A king who presents himself
as a pastor thinks of his people as a collection of fools. Moreover, the
usefulness of the sheep for breeding lies precisely in their being docile (how
many times our religious leaders repeat it to us: "Be docile!"), So
that they can easily be kept in large numbers and exploited economically;
because, it is clear, in reality the shepherd is one who exploits his flock,
shears it and slaughters it. Naturally the Good Shepherd in a biblical sense is
different: with him one can maintain his human dignity because he is not one
who exploits his flock and, on the contrary, elevates him above the animal
condition, in that movement of lowering from Heaven and raising to Heaven,
after assuming the human condition, which is the essential characteristic of
the Incarnation. Many are no longer acculturated to it and their imaginative
divine conception is ultimately very similar to that of the ancients who
followed the Greek-Roman polytheism. I read that the well-known journalist and
writer Eugenio Scalfari was very surprised that the Pope told him that, yes,
Jesus is a true man, absolutely true man, and instead this is a doctrine that
dates back to the Fourth Century, but which was believed since origins.
The political image of the pastor
pushes us towards autocratism, that of the weaver is instead useful for
democratic formation. Whoever participates in a telematic social network
understands well what I mean. Here the network is built by each of those who
participate in it, sending and receiving messages. And even small children can
do it (although the rules of the managers generally prohibit these telematic
activities from the age of 14) Furthermore, in the construction of these
networks, physical and cultural boundaries are easily crossed, including linguistic
ones. In this they help powerful artificial intelligence programs, such as
Google Translate, which, in interaction at gigantic levels, always learn better
to translate from one language to another. Democracy also lives on this
knowledge and dialogue, which is the only real alternative to the other way of
relating to one another, namely to make war on it and kill it and rob it.
There’s no point in deceiving ourselves: we are not angelic creatures,
we are part of the animal world and nature pushes us towards violent behavior
and oppression. Democracy also consists in elevating ourselves above our
animality, it is above all a collective cultural achievement. We can understand
very well when, instead, one slips towards the beast, because whoever is affected
by this degeneration tends to behave like a beast and sometimes assumes just
the appearance of it. This possibility of transmutation from a human person to
a beast and vice versa is a frequent topic in ancient narratives, it is a
possibility that we have known since ancient civilizations. The transmutation from person to beast is generally presented as painful, in those ancient myths, even if, at times, it is presented as a refuge and liberation from an unbearable human life. Ultimately, losing human semblance is a degradation, whether a
person becomes a sheep or a large predator animal. Democracy serves to heal and
elevate human societies that have fallen into the degradation of animal life,
thus becoming the prey of the arbitrary will of violence and oppression. The
faith of agàpe constantly pushes that in that direction, despite the fact that
the horrors of the past are presented to us to convince us that the only
solution to save us from the final destruction is to renounce the human
condition, to make us like sheep in the hands of human shepherds.
Mario Ardigò - Catholic Action Group in the Catholic parish of "Saint Clemente pope" - Rome, Monte Sacro district, Valli