Dall’intervista di Giacomo Gambassi
al card.Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia - Città della Pieve e
presidente dalla Conferenza episcopale italiana, l’istituzione ecclesiastica
composta dai vescovi italiani per progettare e deliberare sull’azione della
Chiesa in Italia, pubblicata su Avvenire
WEB il 9 novembre 2019
From the interview of Giacomo Gambassi to Cardinal Walter Bassetti, archbishop of Perugia - Città della Pieve and president of the Italian Bishops' Conference- CEI, the ecclesiastical institution composed of Italian bishops to plan and deliberate on the action of the Church in Italy, published in Avvenire WEB November 9, 2019
Note: After the text in Italian, I enclose its English translation, done with the help of Google Translate.
15 *farisei fecero una
riunione per trovare il modo di mettere in difficoltà Gesù con qualche domanda.
16 Poi gli mandarono alcuni dei loro *discepoli, insieme con altri
del partito di Erode. Gli chiesero: — Maestro, sappiamo che tu sei sempre
sincero, insegni veramente la volontà di Dio e non ti preoccupi di quello che
pensa la gente perché non guardi in faccia a nessuno. 17 Perciò
veniamo a chiedere il tuo parere: la nostra *Legge permette o non permette di
pagare le tasse all’imperatore romano? 18 Ma Gesù sapeva che
avevano intenzioni cattive e disse: — Ipocriti! Perché cercate di imbrogliarmi? 19 Fatemi
vedere una moneta di quelle che servono a pagare le tasse. Gli portarono una
moneta d’argento, 20 e Gesù domandò: —
Questo volto e questo nome scritto di chi sono? 21 Gli
risposero: — Dell’imperatore. Allora Gesù disse: — Dunque, date all’imperatore
quello che è dell’imperatore, ma quello che è di Dio datelo a Dio! 22
A queste parole rimasero pieni di stupore; lo lasciarono stare e se ne
andarono via.
[Dal Vangelo secondo Matteo, 22, 15-22-
Traduzione interconfessionale in lingua corrente ABU - LDC]
Ogni volta che leggo
l’ammonimento del Signore a restituire all’imperatore romano il dovuto penso che quelle parole siano un richiamo a
ogni credente a restituire qualcosa alla città in cui vive. Sono un invito a
curare la casa comune che è appunto la città, la provincia, la regione, il
Paese intero. Sono una chiamata al cristiano a occuparsi della vita pubblica, a
partire dalla politica: non soltanto con il voto, che è un diritto e un dovere
al tempo stesso, ma anche con la dedizione personale, spendendosi senza riserve
per il bene comune.
Si avverte una sorta
di divario fra le istituzioni e il cittadino. Come cristiani abbiamo tirato i
remi in barca, mi viene da dire. Ci interessiamo al sociale, magari
interveniamo nel dibattito pubblico, ma non riusciamo a far sentire la nostra
voce, a far entrare istanze e visioni nelle decisioni politiche. E questo
produce una disaffezione e un’indifferenza che non possono non preoccupare.
Non sosteniamo alcuna
maggioranza e non siamo all’opposizione di alcuna alleanza di governo. Come
Chiesa accogliamo con fiducia iniziative o decisioni che vanno incontro alle
esigenze della comunità, come siamo voce critica davanti a scelte o progetti
che minano la persona e la società. Cito, ad esempio, le prese di posizioni
contro ogni forma di eutanasia: qualsiasi proposta legislativa che apra al
suicidio assistito creerebbe un’autentica voragine perché la vita non è un
possesso ma un dono che abbiamo ricevuto e dobbiamo condividere.
La Chiesa italiana
dialoga con tutti. Non alza steccati o muri. Certo, non può tacere quando le
grida di turno o i provvedimenti adottati contrastano con il Vangelo e con
un’antropologia cristiana che è nell’interesse di tutti e non solo di una
parte. Ciò non ci esime dall’intervenire, altrimenti peccheremmo di “omissione”.
“Un cristiano non
può essere antisemita”, ha ricordato recentemente papa Francesco, come non può
essere un seminatore di odio. Su internet e nelle reti sociali l’anonimato ha
partorito gli hater, gli odiatori.
Come cittadini, come Chiese e come vescovi, non possiamo che condannare ogni
atteggiamento o intervento che semina a piene mani disprezzo, inimicizia,
ostilità. Azioni e parole dettate dal rancore sono un peccato contro Dio e
contro l’umanità e sono in netta antitesi con il “comandamento dell’amore” che
Cristo ci consegna e che racchiude l’intero messaggio del Vangelo. Quando si
sostituisce il Signore con l’idolatria dell’odio, si arriva alla follia di
sterminare l’altro. Proviamo timore e dolore verso ogni forma di antisemitismo
che deve essere combattuta senza esitazioni. E non possono essere consentiti i
silenzi, le mancanze o le astensioni.
Faccio mie le parole di papa Francesco: “È necessaria una
nuova presenza di cattolici in politica. Una nuova presenza che non implica
solo nuovi volti nelle campagne elettorali, ma principalmente nuovi metodi che
permettano di forgiare alternative che contemporaneamente siano critiche e
costruttive”.
L’Italia ha più che
mai bisogno di laici cattolici che abbiano un’identità salda e chiara, che
sappiano dialogare con tutti, che non siano eterodiretti, che siano in grado di
costruire reti di impegno e che si assumano la responsabilità di rispondere
alle “attese della povera gente”, direbbe Giorgio La Pira [1904-1977,
professore universitario di diritto romano, politico democratico cristiano,
membro dell’Assemblea Costituente [1946-1948], Sindaco di Firenze dal 1951 al
1957 e dal 1961 al 1965]. La sua vita è
stata tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di
giustizia e di carità. E mi piace soffermarmi sul primo aspetto: la preghiera,
imprescindibile e irrinunciabile, per il cristiano che si dedica alla res
publica. È la fonte di ogni sua scelta o gesto. Quando La Pira diceva che
la Madonna gli chiedeva di salvare i posti di lavoro alla Pignone, non era un
visionario o un ingenuo. La sua profezia era frutto della frequentazione
quotidiana con Dio. Ecco perché sostengo che una rinnovata presenza dei cattolici
nel panorama italiano debba partire dalla contemplazione. È la fede che dona
quella forza inesauribile e quel coraggio mai domo per affrontare le sfide più
audaci e, all’occhio umano, talvolta impossibili.
La politica è una
missione, non una ricerca di tornaconto, non tentazione del consenso facile.
Una tensione verso i poveri, i precari, gli sfruttati, gli emarginati, i
delusi, i fragili. E oggi fra loro rientrano i giovani che non trovano lavoro e
che in maniera sempre più allarmante lasciano il nostro Paese; o le famiglie
toccate dalla crisi, dalle difficoltà anche intrinseche, dalla disoccupazione.
Il pensiero va oggi alla situazione che si è creata intorno all’ex Ilva di
Taranto. Quei lavoratori, quelle famiglie non possono essere abbandonate a se
stesse. È urgente riaffermare e garantire il diritto al lavoro che si coniughi
con un degno e salutare ambiente di vita.
Un cattolico
impegnato in politica è chiamato a ricucire, è l’idea del presidente della Cei.
In un frangente segnato dalle divisioni, dalle lacerazioni sociali e,
aggiungerei, anche ecclesiali, occorre essere uomini e donne di comunione e di
riconciliazione, intercettare le varie sensibilità e i molti bisogni, fare
sintesi intorno a quell’orizzonte condiviso che è l’umanesimo cristiano.
Inoltre serve dare forma e sostanza alle parole: non ci si può fermare
solamente all’annuncio.
La nostra società ha un grande bisogno di persone che non
scendano a patti con la mondanità, con l’individualismo esasperato, con
l’arroganza diffusa e che abbiano come bussole la sobrietà e l’umiltà. Non si
tratta di guardare al passato ma di costruire un futuro realmente nuovo.
[le parole del card. Gualtiero Bassetti estratte al testo
dell’intervista sopra menzionata]
Nota mia:
Parlando di politica,
il card. Bassetti non ha mai menzionato la democrazia. Inoltre non mostra di
aver chiara la distinzione tra il ruolo dei politici
di professione e quello politico diffuso del quale in democrazia ogni
persona che partecipa ad una collettività politica deve essere capace, sia che
possa votare o candidarsi alle elezioni sia che non lo possa ancora fare, per l’età
minore o perché ancora privo della cittadinanza. Questo dipende
fondamentalmente da un’insufficienza culturale del nostro clero su questo tema,
che, a sua volta, dipende da un’insufficienza del pensiero teologico, dalla
mancanza di una teologia della democrazia, in quanto la
democrazia è vista ancora, essenzialmente, come argomento e pratica profani, quindi indifferente rispetto ai
valori della fede presidiati dalla gerarchia
ecclesiastica. Solo molto recentemente, ad esempio nella conferenza tenuta alla
scuola di politica di Camaldoli lo scorso 30 settembre dal card.
Walter Kasper, si sta manifestando un orientamento diverso tra i vescovi. L’azione
politica, nell’Europa contemporanea, deve farsi secondo valori, metodi e regole
della democrazia, con i quali tuttavia i
laici di fede in genere hanno poca dimestichezza, perché una formazione
specifica non si fa e, in passato, nemmeno si è ritenuto di doverla fare,
appunto per il carattere profano attribuito alla politica democratica. Prevale, quindi,
tra cattolici italiani, l’autoformazione,
che ad esempio, è praticata nella nostra Azione Cattolica, che è definita, nel
suo statuto, palestra di democrazia.
Parlare di democrazia in ambito ecclesiale è ancora ritenuto un po’
sconveniente, perché c’è il sospetto, molto fondato, che quando si inizia a
praticare la democrazia, quando una persona la assimili profondamente, poi la
si vorrà praticare anche all’interno di istituzioni ecclesiastiche, a partire
dalle parrocchie, che ancora sono organizzate non democraticamente.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma,
Monte Sacro, Valli
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From the interview of Giacomo Gambassi
to Cardinal Walter Bassetti, archbishop of Perugia - Città della Pieve and
president of the Italian Bishops' Conference- CEI, the ecclesiastical
institution composed of Italian bishops to plan and deliberate on the action of
the Church in Italy, published in Avvenire WEB November 9, 2019
15
Then
the Pharisees went off and plotted how they might entrap him in speech.
16
They sent their
disciples to him, with the Herodians, saying, "Teacher, we know that
you are a truthful man and that you teach the way of God in accordance with the
truth. And you are not concerned with anyone's opinion, for you do not regard a
person's status.
17
Tell us, then, what is
your opinion: Is it lawful to pay the census tax to Caesar or not?"
18
Knowing their malice,
Jesus said, "Why are you testing me, you hypocrites?
19
Show me the coin that
pays the census tax." Then they handed him the Roman coin.
20
He said to them,
"Whose image is this and whose inscription?"
21
They replied,
"Caesar's." At that he said to them, "Then repay to Caesar
what belongs to Caesar and to God what belongs to God."
22
When they heard this
they were amazed, and leaving him they went away.
[From
the Gospel according to Matthew, 22:15-22 - translation from New American Bible]
Every time I read the Lord's warning to give
back to the Roman emperor the due I think that those words are a reminder to
every believer to return something to the city where he lives. They are an
invitation to take care of the common home which is precisely the city, the
province, the region, the entire country. They are a call to the Christian to
take care of public life, starting from politics: not only with the vote, which
is a right and a duty at the same time, but also with personal dedication,
spending without reserve for the common good.
There is a kind of gap between the
institutions and the citizen. As Christians we have pulled the oars in the
boat, I would like to say. We are interested in society, perhaps we intervene
in the public debate, but we fail to make our voice heard, to bring in
instances and visions in political decisions. And this produces a disaffection
and an indifference that they cannot but worry about.
We do not support any majority and we are not
opposed by any government alliance. As a Church we welcome initiatives or
decisions that meet the needs of the community, as we are a critical voice in
the face of choices or projects that undermine the person and society. I quote,
for example, the positions taken against all forms of euthanasia: any
legislative proposal that opens up to assisted suicide would create an
authentic abyss because life is not a possession but a gift we have received
and we must share.
The Italian Church dialogues with everyone.
Does not raise fences or walls. Certainly, it cannot be silent when the cries
of the moment or the measures adopted conflict with the Gospel and with a
Christian anthropology that is in the interest of all and not only of a part.
This does not exempt us from intervening, otherwise we would sin of
"omission".
"A
Christian cannot be anti-Semitic", Pope Francis recently recalled, as he
cannot be a sower of hatred. On the Internet and in social networks anonymity
gave birth to haters, haters. As citizens, as Churches and as bishops, we
cannot but condemn any attitude or intervention that sows contempt, enmity and
hostility with full hands. Actions and words dictated by resentment are a sin
against God and against humanity and are in clear antithesis with the
"commandment of love" that Christ gives us and that contains the
entire message of the Gospel. When the Lord is replaced with the idolatry of
hatred, we arrive at the folly of exterminating the other. We feel fear and
pain towards every form of anti-Semitism that must be fought without
hesitation. And silence, shortcomings or abstentions cannot be allowed.
I make the words of Pope Francis my own: “A
new presence of Catholics in politics is necessary. A new presence that not
only implies new faces in electoral campaigns, but mainly new methods that
allow forging alternatives that are both critical and constructive at the same
time ".
Italy more than ever needs lay Catholics who have
a firm and clear identity, who know how to dialogue with everyone, who are not
heterodirect, who are able to build networks of commitment and who take
responsibility for responding to " waits for poor people ", as
Giorgio La Pira would say [1904-1977, university professor of Roman law,
Christian democratic politician, member of the Constituent Assembly
[1946-1948], Mayor of Florence from 1951 to 1957 and from 1961 to 1965]. His
life was all woven of prayer, meditation, prudence, fortitude, justice and charity.
And I like to dwell on the first aspect: prayer, indispensable and
indispensable, for the Christian who dedicates himself to the res publica. It
is the source of every choice or gesture. When La Pira said that the Madonna
asked him to save the jobs at Pignone, he was not a visionary or a naive. His
prophecy was the fruit of daily contact with God. This is why I maintain that a
renewed presence of Catholics on the Italian scene should start from
contemplation. It is faith that gives that inexhaustible strength and that
courage never to subdue to face the most daring challenges and, sometimes to
the human eye, sometimes impossible.
Politics is a mission, not a search for
profit, not the temptation of easy consent. A tension towards the poor, the
precarious, the exploited, the marginalized, the disappointed, the fragile. And
today among them fall young people who cannot find work and who leave our
country in an increasingly alarming manner; or families affected by the crisis,
even intrinsically difficult, by unemployment. The thought goes today to the
situation that has arisen around the former Ilva of Taranto. Those workers,
those families cannot be left to themselves. It is urgent to reaffirm and
guarantee the right to work that is combined with a worthy and healthy living
environment.
A Catholic involved in politics is called to
patch up, is the idea of the president of the CEI. In a situation marked by
divisions, social divisions and, I would add, even ecclesial ones, it is
necessary to be men and women of communion and reconciliation, intercepting the
various sensitivities and the many needs, making a synthesis around that shared
horizon that is Christian humanism . Furthermore it is necessary to give form
and substance to words: we cannot stop only at the announcement.
Our society has a great need for people who
do not come to terms with worldliness, with exasperated individualism, with
widespread arrogance and who have sobriety and humility as compass. It is not a
question of looking at the past but of building a truly new future.
[the
words of card. Gualtiero Bassetti extracted from the text of the mentioned
interview]
My note:
Speaking
of politics, card. Bassetti never mentioned democracy. It also does not show
that it is clear the distinction between the role of professional politicians
and the widespread political one of which in a democracy every person who
participates in a political collectivity must be capable, whether he can vote
or stand for election or not. , because of the minor age or because they still
lack citizenship. This depends fundamentally on a cultural insufficiency of our
clergy on this issue, which, in turn, depends on a lack of theological thought,
on the lack of a theology of democracy, since democracy is still seen,
essentially, as an argument and profane practice, therefore indifferent to the
values of faith presided over by the ecclesiastical hierarchy. Only very
recently, for example at the conference held at the Camaldoli political school
last September 30th by card. Walter Kasper, a different orientation is emerging
among the bishops. Political action, in contemporary Europe, must be done
according to the values, methods and rules of democracy, with which however lay
people of faith generally have little familiarity, because a specific formation
is not done and, in the past, not even one has believed to have to do it,
precisely because of the profane nature attributed to democratic politics.
Thus, among Italian Catholics, self-education prevails, which, for example, is
practiced in our Catholic Action, which is defined, in its statute, as a
training ground for democracy. Speaking of democracy in the ecclesial context
is still considered a bit inconvenient, because there is the suspicion, very
well founded, that when you start practicing democracy, when a person
assimilates it deeply, then you will want to practice it also within
ecclesiastical institutions, starting from the parishes, which are still
organized non-democratically.
Mario Ardigò - Catholic Action in St. Clement
Pope - Rome, Monte Sacro/ Sacred Mountain neighborhood, Valleys