INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

sabato 30 novembre 2019

Rinunciare ad ogni Terra Santa - Renouncing every Holy Land


Rinunciare ad ogni Terra Santa
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Renouncing every Holy Land

Note: after the text in Italian, I insert the translation in English, made with the help of Google Translate

 Nella visione cristiana nessuna terra può essere considerata santa. Non abbiamo il comando religioso di tornare  in una qualche Terra santa. Siano spinti verso il Cielo santo, che non ha nulla a che vedere con l’astronautica e non  è in alto, né  da un’altra parte, né in un certo luogo geografico dove si debba arrivare per  raggiungerlo, neanche lì dove la nostra vita, la nostra stirpe, la nostra cultura sono iniziate e  tuttora si manifestano.
  Quando parliamo di Gerusalemme, intendendo la patria beata, non intendiamo l’attuale  Gerusalemme, né una qualche sua altra manifestazione storica, né quella che nel futuro vicino o lontano le culture stanziate nell’attuale Palestina realizzeranno a partire da ciò che c’è. In nessun senso la nostra religione manifesta la nostra fede se la si presenta come una qualche specie di ritorno, in senso fisico o anche solo culturale. Pentiti del passato, insofferenti del presente, confidiamo in un compimento che è l’unione con il fondamento santo, null’altro che questo: questo è ciò che nella fede cerchiamo e attendiamo nella speranza, e in questo è dunque la nostra religione.  
   E nemmeno siamo autorizzati a chiamare patria, in senso religioso, i luoghi, culture, civiltà da dove originiamo e in cui siamo immersi. Nella fede siamo certamente pellegrini, nel senso di non legati ad un posto e a una cultura specifica. Ma, per certi versi, la nostra esperienza è diversa da quella del pellegrinaggio, che prevede anche un ritorno, se possibile. E’ più simile ad una migrazione, ma non più verso una qualche terra promessa.
  Tutto ciò ci distingue radicalmente dalla maggior parte degli ebraismi storici, compresi quelli delle nostre lontane origini culturali, anche se non da tutti gli attuali ebraismi: la cultura biblica tende infatti ad avvicinare gli spiriti devoti, al di là di ogni frontiera e di ogni politica. Dunque, come spiegare a un giovane dei nostri tempi, le invasioni stragiste della Palestina perpetrare dai cristiani nel Medioevo? Che cosa cercavano in quella terra le armate cristianizzate, in quella terra che, in fondo  arbitrariamente  dal punto di vista religioso, chiamavano santa   e che lordarono con le loro malvagità, sterminando, predando, devastando?
   E certamente l’influenza politica di potenze sacralizzate secondo la nostra fede ha fortemente contribuito a creare l’aggrovigliata situazione sociale che la Palestina contemporanea manifesta, cosicché, tutto sommato, potremmo prendere seriamente in considerazione di avviare una desacralizzazione di quei luoghi, attenuando le nostre pretese su di essi, pretese in genere da stranieri, da occupanti. Sarebbe un problema in meno per i poveretti che hanno avuto in sorte di doverci abitare e che non riescono ad uscire fuori dagli interminabili conflitti che li travagliano. Se anche ci fosse impedito l’accesso in Palestina, la nostra fede non ne risentirebbe, non vi abbiamo là nulla di essenziale. Il comando non era di rimanervi e di dominarla, ma di spandersi in tutta la Terra per far conoscere l’insegnamento del Maestro.
  Ma bisognerebbe poi  proseguire questo  lavoro di desacralizzazione geografica, perché la santità non è una proprietà delle cose, dei luoghi, delle città, degli stati, ma viene irradiata dagli esseri umani nelle loro relazioni sociali e la sua principale manifestazione è la pace solidale e benevola. Dove vi è quella pace, lì è la nostra patria beata. Dove non vi è, lì è luogo del nostro esilio religioso.
  Nessun santuario, dunque, nessuna città santa, nemmeno la nostra Roma, quella dei nostri tempi e tanto meno quella del passato, quella che scandalizzò tante grandi anime con la sua profonda dissolutezza. Quella fronteggiata radicalmente da Francesco d’Assisi che vi venne da straccione, rivendicando la santità della sua povertà, e, proseguendo per quella via, non vi perse l’anima.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli

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Renouncing every Holy Land

In the Christian view, no land can be considered Holy. We have no religious command to return to some Holy Land. They are pushed towards the Holy Sky, which has nothing to do with astronautics and is not at the top, nor elsewhere, nor in a certain geographical place where we have to arrive to reach it, not even where our life, our lineage, our culture have begun and are still manifested.
  When we talk about Jerusalem, meaning the blessed homeland, we do not mean the current Jerusalem, nor any other of its historical manifestations, nor the one that in the near or distant future the cultures located in present-day Palestine will realize starting from what there is. In no sense does our religion manifest our faith if it is presented as some kind of return, in a physical or even just a cultural sense. Repenting from the past, intolerant of the present, we trust in a fulfillment that is the union with the holy foundation, nothing but this: this is what we look for and we wait in hope in faith, and so it is our religion.
 Nor are we allowed to call “homeland”, in religious sense,  the places, cultures, civilizations from where we originate and where we are immersed. In faith we are certainly pilgrims, in the sense of not tied to a specific place and culture. But, in some ways, our experience is different from that of the pilgrimage, which also includes a return, if possible. It is more like a migration, but no longer towards some promised land.
  All of this radically distinguishes us from most historical Judaisms, including those of our distant cultural origins, even if not from all current Judaisms: biblical culture tends to bring togheter closer the devout spirits, beyond every frontier and every politics. So, how to explain to a young man of our times, the genocidal invasions of Palestine perpetrated by the Christians in the Middle Ages? What did the Christianized armies look for in that land, in that land which, arbitrarily from a religious point of view, they called a saint and who they ravaged with their wickedness, exterminating, preying, devastating?
 And certainly the political influence of sacralized powers according to our faith has greatly contributed to creating the tangled social situation that contemporary Palestine manifests, so that, all things considered, we could seriously consider starting a desacralization of those places, mitigating the our claims on them, generally claimed as foreigners, as occupiers. It would be less of a problem for the poor peoples who have had fate to live there and who are unable to get out of the endless conflicts that torment them. Even if we were prevented from entering Palestine, our faith would not be affected, we have nothing essential there. The command was not to remain there and to dominate it, but to spread all over the Earth to make the Teacher's teaching known.
  But we should then continue this work of geographic desacralization, because holiness is not a property of things, places, cities, states, but is radiated by human beings in their social relations and its main manifestation is solidarity and benevolent peace . Where there is that peace, there is our blessed homeland. Where it is not there, there it is the place of our religious exile.
  No sanctuary, therefore, no holy city, not even our Rome, that of our times, much less that of the past, the one that shocked so many great souls with its profound debauchery. The one radically faced by Francis of Assisi who came in that town  as a beggar, claiming the sanctity of his poverty, and, continuing that way, did not lose his soul.

by Mario Ardigò - Catholic Action group in the Catholic parish of "Saint Clemente pope" - Rome, Monte Sacro district, Valli

domenica 24 novembre 2019

Domenica 24-11-19 – Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo re dell'universo - Lezionario dell’anno C per le domeniche e le solennità – colore liturgico: bianco – Proprio del Tempo -Letture e sintesi dell’omelia della Messa delle nove - avvisi del parroco e di Azione Cattolica. - Sunday november 24, 2019 - Solemnity of Our Lord Jesus Christ King of the universe - Lectionary of year C for Sundays and solemnities - liturgical color: white - Proper of the liturgical Time- Readings and summary of the homily of Mass on nine o’clock - notices from the parson and from Catholic Action parish group



Domenica  24-11-19 – Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo re dell'universo -   Lezionario dell’anno C per le domeniche e le solennità –  colore liturgico: bianco – Proprio del Tempo -Letture e sintesi dell’omelia della  Messa delle nove - avvisi  del parroco e di   Azione Cattolica.
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Sunday november 24, 2019 - Solemnity of Our Lord Jesus Christ King of the universe - Lectionary of year C for Sundays and solemnities - liturgical color: white - Proper of the liturgical Time- Readings and summary of the  homily of Mass on nine o’clock - notices from the parson and from Catholic Action parish group

Osservazioni ambientali: cielo nuvoloso con pioggia. La temperatura ambientale è di 15°C.
Environmental observations: cloudy sky with rain. The ambient temperature is 15 ° C.
Canti della Messa delle nove: Introduzione (Introito), Chiesa di Dio, popolo in festa; Offertorio, Se m’accogli; Comunione, Sono solo un uomo; finale, Quale gioia, mi dissero.
Songs of the Mass at Nine o’clock; Introduction (Introit), Church of God, people celebrating; Offertory, If you welcome me; Communion, I'm just a man; final, What a joy, they told me.
Alla Messa delle nove il gruppo parrocchiale di Azione Cattolica  era nei banchi di sinistra, a fianco dell’altare, guardando l’abside.
 At the nine o'clock Mass the Catholic Action parish group was on the left banks, next to the altar, looking at the apse.

Riunione infrasettimanale del gruppo parrocchiale di Azione Cattolica: martedì 26 novembre ottobre 2019, alle ore 17  in sala rossa.
 Midweek meeting of the Catholic Action parish group: Tuesday, november 26, 2019, at 17.00 in the red room.


 Buona domenica e un augurio di pace e felicità a tutti i lettori!  
Good Sunday and best wishes for peace and happiness to all readers!



Note: after the Italian text there is the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a second or third language. It is the function that in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still current. The biblical texts in English are taken from https://www.associationofcatholicpriests.ie , from other Catholic sites in English and from http://www.vatican.va/archive/ENG0839/_INDEX.HTM (The New American Bible);  the texts in english  of the documents of the Second Vatican Council, are taken from sites of Holy See.

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Pillole di Concilio / Council pills

Dalla Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza - Gaudium et spes,  del Concilio Vaticano 2° (1962-1965)
From the pastoral Constitution on the Church in the contemporary world Joy and Hope - Gaudium et spes, of the Second Vatican Council (1962-1965)

54. Nuovi stili di vita
Le condizioni di vita dell'uomo moderno, sotto l'aspetto sociale e culturale, sono profondamente cambiate, così che è lecito parlare di una nuova epoca della storia umana (124). Di qui si aprono nuove vie per perfezionare e diffondere più largamente la cultura. Esse sono state preparate da un grandioso sviluppo delle scienze naturali e umane, anche sociali, dal progresso delle tecniche, dallo sviluppo e dall'organizzazione degli strumenti di comunicazione sociale. Perciò la cultura odierna è caratterizzata da alcune note distintive: le scienze dette «esatte» affinano al massimo il senso critico; i più recenti studi di psicologia spiegano in profondità l'attività umana; le scienze storiche spingono fortemente a considerare le cose sotto l'aspetto della loro mutabilità ed evoluzione; i modi di vivere ed i costumi diventano sempre più uniformi; l'industrializzazione, l'urbanesimo e le altre cause che favoriscono la vita collettiva creano nuove forme di cultura (cultura di massa), da cui nascono nuovi modi di pensare, di agire, di impiegare il tempo libero; lo sviluppo dei rapporti fra le varie nazioni e le classi sociali rivela più ampiamente a tutti e a ciascuno i tesori delle diverse forme di cultura, e così poco a poco si prepara una forma di cultura umana più universale, la quale tanto più promuove ed esprime l'unità del genere umano, quanto meglio rispetta le particolarità delle diverse culture.
55. L'uomo artefice della cultura
Cresce sempre più il numero degli uomini e delle donne di ogni gruppo o nazione che prendono coscienza di essere artefici e promotori della cultura della propria comunità. In tutto il mondo si sviluppa sempre più il senso dell'autonomia e della responsabilità, cosa che è di somma importanza per la maturità spirituale e morale dell'umanità. Ciò appare ancor più chiaramente se teniamo presente l'unificazione del mondo e il compito che ci si impone di costruire un mondo migliore nella verità e nella giustizia. In tal modo siamo testimoni della nascita d'un nuovo umanesimo, in cui l'uomo si definisce anzitutto per la sua responsabilità verso i suoi fratelli e verso la storia.
56. Difficoltà e compiti
In queste condizioni non stupisce che l'uomo sentendosi responsabile del progresso della cultura, nutra grandi speranze, ma consideri pure con ansietà le molteplici antinomie esistenti ch'egli deve risolvere. Che cosa si deve fare affinché gli intensificati rapporti culturali, che dovrebbero condurre ad un vero e fruttuoso dialogo tra classi e nazioni diverse, non turbino la vita delle comunità, né sovvertano la sapienza dei padri, né mettano in pericolo il carattere proprio di ciascun popolo?
In qual modo promuovere il dinamismo e l'espansione della nuova cultura senza che si perda la viva fedeltà al patrimonio della tradizione? Questo problema si pone con particolare urgenza là dove la cultura, che nasce dal grande sviluppo scientifico e tecnico, si deve armonizzare con la cultura che, secondo le varie tradizioni, viene alimentata dagli studi classici.
In qual maniera conciliare una così rapida e crescente diversificazione delle scienze specializzate, con la necessità di farne la sintesi e di mantenere nell'uomo le facoltà della contemplazione e dell'ammirazione che conducono alla sapienza?
Che cosa fare affinché le moltitudini siano rese partecipi dei beni della cultura, proprio quando la cultura degli specialisti diviene sempre più alta e complessa?
Come, infine, riconoscere come legittima l'autonomia che la cultura rivendica a se stessa, senza giungere a un umanesimo puramente terrestre, anzi avverso alla religione?
In mezzo a queste antinomie, la cultura umana va oggi sviluppata in modo da perfezionare con giusto ordine la persona umana nella sua integrità e da aiutare gli uomini nell'esplicazione di quei compiti, al cui adempimento tutti, ma specialmente i cristiani fraternamente uniti in seno all'unica famiglia umana, sono chiamati.

54. The circumstances of the life of modern man have been so profoundly changed in their social and cultural aspects, that we can speak of a new age of human history.(1) New ways are open, therefore, for the perfection and the further extension of culture. These ways have been prepared by the enormous growth of natural, human and social sciences, by technical progress, and advances in developing and organizing means whereby men can communicate with one another. Hence the culture of today possesses particular characteristics: sciences which are called exact greatly develop critical judgment; the more recent psychological studies more profoundly explain human activity; historical studies make it much easier to see things in their mutable and evolutionary aspects, customs and usages are becoming more and more uniform; industrialization, urbanization, and other causes which promote community living create a mass-culture from which are born new ways of thinking, acting and making use of leisure. The increase of commerce between the various nations and human groups opens more widely to all the treasures of different civilizations and thus little by little, there develops a more universal form of human culture, which better promotes and expresses the unity of the human race to the degree that it preserves the particular aspects of the different civilizations.
55. From day to day, in every group or nation, there is an increase in the number of men and women who are conscious that they themselves are the authors and the artisans of the culture of their community. Throughout the whole world there is a mounting increase in the sense of autonomy as well as of responsibility. This is of paramount importance for the spiritual and moral maturity of the human race. This becomes more clear if we consider the unification of the world and the duty which is imposed upon us, that we build a better world based upon truth and justice. Thus we are witnesses of the birth of a new humanism, one in which man is defined first of all by this responsibility to his brothers and to history.
56. In these conditions, it is no cause of wonder that man, who senses his responsibility for the progress of culture, nourishes a high hope but also looks with anxiety upon many contradictory things which he must resolve:
What is to be done to prevent the increased exchanges between cultures, which should lead to a true and fruitful dialogue between groups and nations, from disturbing the life of communities, from destroying the wisdom received from ancestors, or from placing in danger the character proper to each people?
How is the dynamism and expansion of a new culture to be fostered without losing a living fidelity to the heritage of tradition. This question is of particular urgency when a culture which arises from the enormous progress of science and technology must be harmonized with a culture nourished by classical studies according to various traditions.
  How can we quickly and progressively harmonize the proliferation of particular branches of study with the necessity of forming a synthesis of them, and of preserving among men the faculties of contemplation and observation which lead to wisdom?
  What can be done to make all men partakers of cultural values in the world, when the human culture of those who are more competent is constantly becoming more refined and more complex?
  Finally how is the autonomy which culture claims for itself to be recognized as legitimate without generating a notion of humanism which is merely terrestrial, and even contrary to religion itself.
  In the midst of these conflicting requirements, human culture must evolve today in such a way that it can both develop the whole human person and aid man in those duties to whose fulfillment all are called, especially Christians fraternally united in one human family.


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Dallo Strumento di lavoro del Sinodo Panamazzonico, svolto a Roma dal  6 al 27 ottobre 2019
From the Working Document of Pan-Amazon Synod, held in Rome from November 6 to 27, 2019


 146.      Come comunità solidale a livello mondiale, la Chiesa reagisce responsabilmente alla situazione globale di ingiustizia, povertà, disuguaglianza, violenza ed esclusione in Amazzonia. Il presupposto fondamentale è il riconoscimento di relazioni non eque. Ecco perché è necessario:
a.       Farsi carico della denuncia contro modelli estrattivisti che danneggiano il territorio e violano i diritti delle comunità. Alzare la voce contro progetti che hanno un impatto sull'ambiente e promuovono la morte.
b.      Allearsi ai movimenti sociali di base, per annunciare profeticamente un programma di giustizia agraria che promuova una profonda riforma agraria, sostenendo l'agricoltura biologica e agroforestale. Assumere la causa dell'agroecologia incorporandola ai loro processi formativi per una maggiore consapevolezza delle stesse popolazioni indigene.[74]
c.       Promuovere la formazione, la difesa e l'esecutività dei diritti umani dei popoli dell'Amazzonia, di altre popolazioni e della natura. Difendere le minoranze e i più vulnerabili.
d.      Ascoltare il grido della "Madre Terra" attaccata e gravemente ferita dal modello economico di sviluppo predatorio ed ecocida, che uccide e saccheggia, distrugge e sgombra, allontana e scarta, pensato e imposto dall’esterno e al servizio di potenti interessi esterni.
e.       Promuovere la dignità e l'uguaglianza della donna nella sfera pubblica, privata ed ecclesiale, assicurando canali di partecipazione, combattendo la violenza fisica, domestica e psicologica, il femminicidio, l'aborto, lo sfruttamento sessuale e la tratta, impegnandosi a lottare per garantire i suoi diritti e per superare ogni tipo di stereotipo.
f.       Promuovere una nuova coscienza ecologica, che ci porti a cambiare le nostre abitudini di consumo, a promuovere l'uso di energie rinnovabili, evitando materiali nocivi e attuando altri percorsi di azione secondo l'Enciclica Laudato si’.[75] Promuovere alleanze per combattere la deforestazione e promuovere il rimboschimento.
g.      Farsi carico senza paura dell’attuazione dell’opzione preferenziale per i poveri nella lotta dei popoli indigeni, delle comunità tradizionali, dei migranti e dei giovani per configurare la fisionomia della Chiesa in Amazzonia.
h.      Creare reti di collaborazione negli spazi di impatto regionale, globale e internazionale, in cui la Chiesa partecipa organicamente affinché i popoli stessi possano presentare le loro denunce di violazione dei loro diritti umani.

146.      As a community of worldwide solidarity, the Church reacts responsibly to the global situation of injustice, poverty, inequality, violence and exclusion in the Amazon. Its fundamental presupposition is the recognition of unjust relationships. Therefore it is necessary to:
a. Denounce extractivist models that damage the territory and violate the rights of communities. Raise one’s voice against projects that affect the environment and promote death.
b. Join grassroots social movements, to prophetically announce an agenda of agrarian justice that promotes profound agrarian reform, supporting organic agriculture and agroforestry. Take up the cause of agroecology by incorporating it in their training activities with a view to developing greater awareness of the indigenous populations themselves.[74]
c. Promote the formation, defense and enforceability of the human rights of the peoples of the Amazon, of other populations and of nature. Defend minorities and the most vulnerable.
d. Listen to the cry of “Mother Earth” assaulted and seriously wounded by the economic model of predatory and ecocidal development, that is formulated and imposed from the outside so as to serve powerful external interests, and which kills and plunders, destroys and devastates, expels and discards.
e. Promote the dignity and equality of women in public, private and the Church, by making sure there are opportunities for participation; by combating physical, domestic and psychological violence, femicide, abortion, sexual exploitation and trafficking; and by committing to fight to guarantee their rights and to overcome any kind of stereotype.
f. Promote a new ecological awareness that leads us to change our consumption habits, to promote the use of renewable energies, avoiding harmful materials and implementing other pathways of action highlighted by the Encyclical Laudato Si’.[75] Promote alliances to combat deforestation and promote reforestation.
g. Fearlessly and concretely adopt the preferential option for the poor in the struggle of indigenous peoples, traditional communities, migrants and young people to shape the character of the Church in the Amazon.
h. Create networks of collaboration in the areas of regional, global and international advocacy, in which the Church participates organically, so that the peoples themselves can denounce the violation of their human rights.


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Prima lettura
Dal  secondo libro di Samuele (2Sam 5,1-3)

From the second book of Samuel  (2Sam 5:1-3)


  In quei giorni. vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”».
  Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele.

  All the tribes of Israel came to David at Hebron and said, “Look, we are your bone and flesh. For some time, while Saul was king over us, it was you who led out Israel and brought it in. The Lord said to you: It is you who shall be shepherd of my people Israel, you who shall be ruler over Israel.”
  So all the elders of Israel came to the king at Hebron; and King David made a covenant with them at Hebron before the Lord and they anointed David king over Israel.

 

Salmo responsoriale
Dal salmo  121
Responsorial psalm
From the psalm  121

Ritornello / Response:
Andremo con gioia alla casa del Signore.
Let us go rejoicing to the house of the Lord


Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! 
 
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. 

I rejoiced when I heard them say:
‘Let us go to God’s house.’
And now our feet are standing
within your gates, O Jerusalem.

It is there that the tribes go up,
the tribes of the Lord.
For Israel’s law it is,
there to praise the Lord’s name.
There were set the thrones of judgment
of the house of David.



Seconda lettura
Dalla  seconda lettera di San Paolo apostolo  ai  Colossessi (Col 1,12-20)
Second reading
From the second  letter of St. Paul the Apostle to Colossian  (Col 1:12-20)

Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
 
È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,
per mezzo del quale abbiamo la redenzione,
il perdono dei peccati.
Egli è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
 
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.

  We give thanks to the Father, who has enabled you to share in the inheritance of the saints in the light. He has rescued us from the power of darkness and transferred us into the kingdom of his beloved Son, in whom we have redemption, the forgiveness of sins.
  He is the image of the invisible God, the firstborn of all creation; for in him all things in heaven and on earth were created, things visible and invisible, whether thrones or dominions or rulers or powers-all things have been created through him and for him.
  He himself is before all things and in him all things hold together. He is the head of the body, the church; he is the beginning, the firstborn from the dead, so that he might come to have first place in everything. For in him all the fullness of God was pleased to dwell and through him God was pleased to reconcile to himself all things, whether on earth or in heaven, by making peace through the blood of his cross.


Acclamazione al Vangelo
Acclamation to the Gospel

Alleluia, alleluia.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene,
del nostro padre Davide! (Cfr. Mc 11,9.10)

Blessed is he who comes in the name of the Lord!
Blessed is the Kingdom that comes,
of our father David! (Cf. Mk 11: 9.10)

Alleluia.


Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 23,35-43)
Gospel
From the Gospel according to Luke (Lk 23:35-43)

  In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
  Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
  Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
   E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

  [Around the cross] the people stood by, watching; but the leaders scoffed at Jesus, saying, “He saved others; let him save himself if he is the Messiah of God, his chosen one!” The soldiers also mocked him, coming up and offering him sour wine and saying, “If you are the King of the Jews, save yourself!” There was also an inscription over him, “This is the King of the Jews.”
  One of the criminals who were hanged there kept deriding him and saying, “Are you not the Messiah? Save yourself and us!” But the other rebuked him, saying, “Do you not fear God, since you are under the same sentence of condemnation? And we indeed have been condemned justly, for we are getting what we deserve for our deeds, but this man has done nothing wrong.” Then he said, “Jesus, remember me when you come into your kingdom.” He replied, “Truly I tell you, today you will be with me in Paradise.”


Sintesi dell’omelia della Messa delle undici
Summary of the homily of the Mass at nine o’clock

 Oggi è la solennità di Cristo re dell’universo. L’idea della regalità che abbiamo, simboleggiata dal trono, dalla corona e dallo scettro, e consistente nel potere di ordinare ciò che si vuole, non va bene per descrivere la regalità di Gesù. La scritta che manifestava questa regalità, I.N.R.I., che in latino significava Gesù Nazareno re dei Giudei, fu affissa sulla croce. Gesù manifestò la sua regalità morendo sulla croce per la nostra salvezza. La croce era un supplizio orrendo e infamante, ma Gesù accettò di subirlo per amor nostro. Il brano evangelico ricorda la richiesta di uno degli altri uomini che fu crocifisso vicino a lui, di portarlo con sé nel suo Regno. L’affidamento a Gesù lo salvò: Gesù gli promise che quel giorno stesso egli sarebbe stato con lui in Paradiso; fui il primo santo, benché avesse subito il supplizio, quella tremenda pena, per il male che aveva commesso, mentre Gesù moriva innocente.
  Impariamo da Gesù l’amore e restituiamoglielo nei fratelli intorno a noi.

Today is the solemnity of Christ the King of the universe. The idea of ​​royalty that we have, symbolized by the throne, crown and scepter, and consisting of the power to order what we want, is not good for describing the kingship of Jesus. The writing that manifested this royalty, INRI, which in Latin meant Jesus Nazarene king of the Jews, was affixed to the cross. Jesus manifested his kingship by dying on the cross for our salvation. The cross was a horrible and infamous torture, but Jesus accepted to suffer it for our love. The Gospel passage recalls the request of one of the other men who was crucified near him to take him with him to his Kingdom. Reliance on Jesus saved him: Jesus promised him that on that same day he would be with him in Heaven; I was the first saint, although he had suffered the torture, that terrible pain, for the evil he had committed, while Jesus died innocent.
  Let us learn love from Jesus and return it to the brothers around us.

Sintesi di Mario Ardigò, per come ha compreso le parole del celebrante.
Summary of Mario Ardigò, as how he understood the  words of the celebrant.



Avvisi del parroco / Notices from the parson
- Oggi, Domenica 24 novembre, dalla Messa delle ore 11 celebreremo la festa della parrocchia, con varie attività, sulle quali potremo informarci leggendo l’avviso nella bacheca sul sagrato parrocchiale.
- Today, Sunday 24 November, from the Mass at 11 am we will celebrate the parish festival, with various activities, on which we will be able to inform ourselves by reading the notice on the bulletin board in the parish churchyard.
Avvisi di Azione Cattolica: /  Catholic Action Notices:
 Riunione infrasettimanale del gruppo parrocchiale di Azione Cattolica: martedì 26 novembre ottobre 2019, alle ore 17  in sala rossa.
 Midweek meeting of the Catholic Action parish group: Tuesday, november 26, 2019, at 17.00 in the red room. The reflection on the theme of the city in the life of faith will continue.