ELEZIONI POLITICHE 2022
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Appunti per una scelta consapevole
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Da Avvenire on line del 19-9-22
Il prezzo del pane non è mai stato così
salato in Europa. È quanto scrive Eurostat in una nota diffusa oggi in cui
osserva che ad agosto il prezzo è cresciuto mediamente dell'Unione europea del
18% rispetto allo stesso mese del 2021. In Italia, l'aumento è stato del 13,5%
con un prezzo medio (secondo le associazioni di consumatori) che ormai sfiora i
sei euro al chilo. Per Coldiretti la forbice sarebbe invece tra i 3 e i 5 euro
al chilo a secondo delle città.
Secondo
l'Eurostat, l'Ufficio di statistica dell'Ue, "si tratta di un aumento
enorme rispetto all'agosto 2021, quando il prezzo del pane era in media del 3%
più alto rispetto all'agosto 2020". L'ente ha evidenziato che "questo
è dovuto in particolare all'invasione russa dell'Ucraina, che ha disturbato in
modo significativo i mercati globali, dal momento che la Russia e l'Ucraina
sono stati grandi esportatori di cereali, grano, mais, semi oleosi (in
particolare girasoli) e fertilizzanti". L'inflazione in Italia nel mese di
agosto è stata dell'8,4% su base annua con forti rincari sui beni alimentari.
Una situazione preoccupante soprattutto per le famiglie. Nei giorni scorsi il
Codacons, elaborando i dati definitivi diffusi dall'Istat sull'inflazione e
analizzando l'impatto dell'aumento dei listini nei vari settori ha stimato in
Italia un aumento per il prezzo della pasta del 25% su base annua. L'olio di semi
è rincarato del 62,2%, il burro del 33,5%, la farina del 23%. Ma anche il
gelato e le patatine fritte sono aumentati del +17%.
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Con questo intervento si chiude la serie appunti per una scelta consapevole, in vista
delle elezioni politiche di domenica prossima, 25 settembre.
E’ stato ricordato che questa volta non sarà
come le altre: il parlamento che sta per essere rinnovato dovrà fronteggiare un
passaggio di fase storico che ci è capitato addosso tutto sommato imprevisto.
Si sta combattendo una guerra europea poco distante da noi. Si affrontano due
grandi potenze nucleari: gli Stati Uniti d’America e la Federazione russa.
L’Unione Europea, per ora, è riuscita ad evitare che le cose si mettessero come
prima delle due guerre mondiali del secolo scorso, originate da una crisi
simile a quella vissuta dall’Ucraina. Il conflitto riguarda anche tre diversi
sistemi politici, quello statunitense, quello dell’Unione europea e quello
russo. Solo l’Unione europea ha tra i suoi valori il mantenimento della pace.
La pace continentale è stata, infatti,
uno dei suoi più grandi meriti. Per questa caratteristica è diversa da ogni
grande aggregazione politico-territoriale del passato, da ogni grande impero, ma
anche da ogni democrazia moderna che l’ha preceduta. La guerra sta innescando
una profonda recessione economica. Non se ne uscirà se non mettendo fine al
conflitto e, poiché solo per l’Unione europea la pace è veramente un valore, il
suo ruolo sarà fondamentale.
Le cose si stanno mettendo male per noi in
economia. Il forte aumento del prezzo del pane, e degli altri prodotti che
utilizzano farina di frumento e mais, ne è una spia. Si stanno manifestando gli
indizi di una recessione e questo, inevitabilmente, significherà che molta
gente perderà il lavoro. E’ il momento di congegnare interventi pubblici a
livello europeo per cercare di fronteggiare questa situazione. L’Italia, da
sola, per quanto sia ancora una delle grandi potenze industriali del mondo, non
ha le risorse per farlo. Nessuno degli stati europei le ha. Ci si salva solo
insieme. Questo bisogna avere ben chiaro. E l’ “Europa”, intesa come Unione
Europea, non è una qualche potenza distante e sopra noi, ma siamo anche noi:
l’Italia ha un ruolo importantissimo nell’Unione, che ha potuto fare a meno
della Gran Bretagna, ma non potrebbe resistere senza l’Italia, uno dei tre
stati fondatori, con la Francia e la Germania.
Siamo insieme cittadini italiani ed europei.
Questo significa che la stessa solidarietà che sentiamo verso i connazionali
dovremmo avvertirla verso tutti gli altri popoli dell’Unione. E invece, spesso,
nella campagna elettorale si è presentata come soluzione quella di rivendicare
qualcosa nei loro confronti, come se ci avessero defraudato di qualche cosa, e
invece tutte le decisioni sono state prese di comune accordo.
Purtroppo il Magistero non aiuta, perché è
tuttora profondamente diffidente verso questa grande realizzazione politica
dell’Unione europea, che ha visto il contributo determinante dei cattolici
democratici italiani. A ben vedere, le sue riserve sono, in particolare,
dirette principalmente verso la democrazia come oggi la si intende, piena di
diritti sociali oltre che di diritti di libertà, dove sesso, razza,
lingua, religione, opinioni politiche e
condizioni personali e sociali non devono essere motivi di discriminazione tra
la gente. Chi si è formato nella nostra Chiesa com’era in passato, del resto
non molto lontano, fatica ad abituarcisi. Lo vediamo nel triste fallimento del
processo sinodale che papa Francesco ha voluto far iniziare un anno fa e che
continua a vedere la persistente umiliazione di quello che pomposamente i
teologi definiscono Popolo di Dio, a favore di un sistema autocratico
basato su idee di oltre mille anni addietro. Invitati dal Papa ad esprimerci
con franchezza evangelica, ci siamo visti subito togliere la parola. Si sente
spesso ripetere la sciocca frase “La Chiesa non è una democrazia”. Non
lo è, adesso, certamente: ma questo è una sua grave pecca, non un qualche merito. E’ ben diversa la
nostra condizione di cittadini europei!
Ora è il tempo della riflessione alla luce
dei principi.
La dottrina sociale precedente a papa
Francesco è riassunta nel Compendio della dottrina sociale che è leggibile gratuitamente sul Web all’indirizzo
https://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html
. Sempre sul sito www.vatican.va trovate i discorsi, le esortazioni
apostoliche, le encicliche di papa Francesco e altri suoi testi. Sono molto
importanti le encicliche Laudato si’ [2015] e Fratelli tutti [2020].
La campagna elettorale è stata progettata da
quasi tutti i partiti che presentano candidati sulla base dei suggerimenti dati
da agenzie di pubblicità, come se si trattasse di vendere un’automobile. Del
resto quasi tutti i partiti non hanno più un’organizzazione di partecipazione
capillare sul territorio e quelli che l’hanno mantenuta non sempre lo hanno
fatto in modo soddisfacente, per cui non di rado appare fatta di comitati
elettorali. Questo ha comportato che ci si è azzuffati prevalentemente su questioni
personalistiche, riempiendo i discorsi di promesse irrealistiche, evadendo le
questioni vere, che nell’articolo di Avvenire sopra riportato emergono con
durezza. Del resto nessun partito, e direi di più nessuna delle
contrapposte coalizioni in lizza, appare veramente avere un’idea di come
uscirne, e certamente non lo può fare senza suscitare un clima di solidarietà
nazionale, come quello che nei giorni scorsi ha animato i tanti volontari che
gratuitamente si sono prodigati per soccorrere gli alluvionati delle Marche.
L’Italia è anche questo! E’ da lì che bisogna ripartire.
La nostra Costituzione prevede che
Articolo 49
Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti
per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Questo
significa che il dovere di partecipazione politica non è limitato al voto. Di
politica continueremo a dovercene occupare anche dopo le elezioni politiche, in
particolare per ottenere che i nuovi parlamentari curino realmente
l’interesse di tutti e non solo quello loro e dei loro amici e, soprattutto, non rovinino la nostra
democrazia travagliandola con continue liti per conquistare fette di potere.
Il metodo democratico: a volte lo si
conosce poco, e ancor meno lo si pratica. Significa, innanzi tutto, rispettare
la dignità di ogni persona che incontriamo. Senza questo non c’è democrazia,
anche se ancora si inscenano procedure elettorali. La nostra Azione Cattolica è
una delle grandi agenzie pubbliche che ancora lo insegna, ne fa fare tirocinio
fin da molto piccoli e lo pratica. In questo siamo dei privilegiati.
L’eletto non ha un obbligo giuridico di
rispettare le promesse fatte in campagna elettorale, né di essere coerente con
la linea che ha prospettato agli elettori. E, del resto, sarebbe molto
difficile costringerlo a farlo. Al più lo si potrebbe costringerlo a dimettersi
se lascia il partito politico che l’aveva candidato, ma, in questo modo, lo si
porrebbe ancora di più nelle mani dei capi partito. E, invece, l’esercizio
delle funzioni parlamentari dovrebbe essere un esempio delle libertà attribuite
in democrazia ai cittadini. Viene dunque in primo piano la coscienza personale
dell’eletto. E, in questo, la continua vigilanza dei cittadini può fare la
differenza. Bisogna mantenere il dialogo, ma anche il controllo degli eletti.
Devono sentire che chi li ha eletti continua ad occuparsi di loro, chiede
notizie, prospetta problemi, anche muove contestazioni e rimproveri.
Come ho scritto in precedenza, è difficile
rimediare ad errori di scelta nel voto per il parlamento. Con una maggioranza
sufficiente quest’ultimo può arrivare a cambiare la Costituzione, senza
necessità di un referendum confermativo (che ha bocciato le due ultime riforme
costituzionali varate da precedenti parlamenti). Il sistema dei diritti
costituzionali è la garanzia suprema delle nostre libertà, dei nostri beni,
delle nostre vite, di come le istituzioni pubbliche agiranno per soccorrerci
all’occorrenza.
La politica è una forma di carità, disse il
papa Pio 11° rivolgendosi tanti anni fa agli studenti della FUCI, gli
universitari cattolici. Da allora quell’espressione è stata ripetuta anche dai
suoi successori. Ed è proprio sulla carità, quindi anche sulla politica, che
verremo giudicati.
Mario
Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli