INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

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Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

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domenica 27 gennaio 2019

Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = Fìsei men estìn àntropos zòon politicòn - Invero per natura l’essere umano è un vivente che organizza società (Aristotele - Πολιτεία = Politèia, L’arte della politica, libro 3,1278 b (1)) - Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = Fìsei men estìn àntropos zòon poiticòn - Indeed by nature the human being is a living entity that organizes society (Aristotle - Πολιτεία = Politèia, The art of politics, book 3,1278 b (1)) -Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = hombres Fìsei éstin Antropos zoon poiticòn - En efecto, por la naturaleza del ser humano es una sociedad organización de la vida (Aristóteles - Πολιτεία = Politeia, El arte de la política, el libro 3,1278 b) (1)


Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = Fìsei men estìn àntropos zòon politicòn - Invero per natura l’essere umano è un vivente che organizza società (Aristotele - Πολιτεία = Politèia, L’arte della politica, libro 3,1278 b (1))

 Gli antichi greci furono i primi tra gli europei  a lasciarci testi scritti in cui ragionavano della società e del suo governo. Tra quei testi è stato molto studiato quello intitolato Πολιτεία = Politèia - L’arte della politica, che contiene la frase che ho sopra citato Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = Fìsei men estìn àntropos zòon politicòn -- Gli esseri umani sono per natura viventi che organizzano società,  scritto dal filosofo Aristotele, vissuto nel IV secolo, riflettendo sulle organizzazioni sociali sperimentate in Grecia fino all’epoca sua. Politèia  è appunto l’arte di organizzare società. La frase integra altri ragionamenti su ciò che differenzia gli esseri umani dagli altri viventi, tra i quali ve ne sono di quelli che fanno vita sociale: gli esseri umani sono però gli unici a  organizzare  le loro società. Rientra nella loro  natura, sostenne Aristotele. Oggi ci siamo resi conto che, in realtà, l’organizzare le società è fatto culturale, riguardante usi e costumi appresi. Per natura  siamo viventi sociali, che stabiliscono tra loro quelle relazioni che costituiscono la società: organizzarla  è però un altro discorso. La questione è più complessa di quello che sembra e si riflette sul modo con cui quelli che hanno potuto avere tra le mani quel testo di Aristotele hanno tradotto il termine πολιτικόν = politicòn:  sociale  o politico? Traducendo con  sociale  si mette in risalto ciò che negli esseri umani è  natura, traducendo con politico ciò che è cultura. L’uomo ha  dentro di sé, quindi per natura, una determinata organizzazione della società, o la pensa, per  organizzarla? Aristotele era sicuramente per la seconda alternativa e questo sulla base della consapevolezza della  storia  delle organizzazioni politiche dei greci antichi, che egli prende in considerazione come scienziato sociale  per valutarne pregi e difetti. Nei secoli il dilemma si  è riproposto, in particolare al tempo dell’Illuminismo europeo, nel Settecento, quando si constatò che le organizzazioni delle società esistenti opprimevano gran parte degli esseri umani rendendoli infelici. Ci fu chi, pensando ad una riforma, ipotizzò uno stato di natura  in cui gli esseri umani vivevano in società ma felici, e felici in quanto liberi. La via giusta per riformare la società è allora  quella, si sostiene, di mettersi d’accordo per organizzarla in modo da consentire il recupero della maggior libertà possibile e quindi della maggior felicità. Ci fu invece chi considerò lo stato di natura dominato dalla violenza: la società nacque per porvi rimedio. Lo si fece delegando la violenza a chi governava, riservandola a lui. In questa prospettiva, allora, ci fu chi sostenne che il compito di chi governa è anzitutto quello di mantenere il proprio potere sulla società, e che questo rientrasse nell’interesse di tutti, non solo nel suo. A questa opinione si contrappose quella che sosteneva che fosse meglio liberarsi da ogni forma di potere e ritornare allo stato di natura. Ci fu chi, poi, pensò che il potere sociale fosse necessario, ma che si dovesse esercitarlo nell’interesse di chi, pur essendo maggioranza in società, aveva sempre avuto la peggio a causa di un’organizzazione sociale che favoriva minoranze. Questa è l’opinione dei socialisti. Ma quando e come attuare le riforme? Le si fa in condizioni storicamente date e bisogna tenerne conto,  e innanzi tutto conoscerle, perché altrimenti falliscono. Era l’opinione di Karl Marx, il fondatore teorico dei socialismi contemporanei che hanno avuto maggior seguito.
  La dottrina sociale si è formata originariamente in un contesto in cui il tomismo, la filosofia di Tommaso D’Aquino, teologo, filosofo e frate domenicanovissuto nel Duecento, era stata proclamato come la filosofica che meglio si adattava alla teologia cattolica (con l’enciclica Dell’Eterno Padre [Il Figlio Unigenito] Aeternis Patris  diffusa nel 1979 dal papa Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13°). Tommaso D’Aquino aveva ragionato di società riprendendo gli argomenti di Aristotele. Dunque vi troviamo l’eco del pensiero del filosofo greco. In particolare nell’argomento che si governa sempre nell’interesse di tutti, non solo di chi governa, altrimenti la società non regge. Aristotele aveva preso come esempio del potere de padrone sullo schiavo di sua proprietà: prevaleva l’interesse del padrone, anche se padrone e schiavo, come esseri umani, avevano interessi simili, e innanzi tutto a vivere meglio possibili, ma se il padrone si disinteressava dell’interesse dello schiavo, e lo schiavo si ammalava o veniva ferito, ne risentiva anche il padrone. Altro esempio fatto da Aristotele nell’opera La politica è quello della famiglia: il padre, nel governarla, tiene conto anche degli interessi della moglie e dei figli. Questa immagine è molto importante, tenendo conto che la dottrina sociale contemporanea si propone di fare di tutti i popoli della terra  un’unica famiglia. Alle argomentazioni di Aristotele sull’arte del governo della società si è però aggiunto un elemento che è proprio del pensiero sociale cristiano e risale direttamente ad insegnamenti del Maestro, fortemente critici sul modo di esercitare il potere politico ai suoi tempi. Ed è quello della  politica come servizio.

Luca 22,24-27
24 Tra i discepoli sorse una discussione per stabilire chi tra essi doveva essere considerato il più importante. 
25Ma Gesù disse loro:
«I re comandano sui loro popoli e quelli che hanno il potere si fanno chiamare benefattori del popolo. 26Voi però non dovete agire così! Anzi, chi tra voi è il più importante diventi come il più piccolo; chi comanda diventi come quello che serve
[traduzione interconfessionale in lingua corrente LDC-ABU]

 Nella dottrina sociale contemporanea troviamo:
- l’insoddisfazione per come è organizzata la società oggi;
- l’idea che le cose hanno preso una brutta piega perché ci si è discostati da come dovevano andare per natura, secondo la volontà del Creatore;
- l’idea che  occorre riformare la società e che per farlo sia necessario un governo virtuoso, quindi un potere volto al bene, ma anche l’adesione dei governati;
- che il governo virtuoso è quello che esercita il potere come servizio e che quindi comanda e organizza nell’interesse e per il bene di tutti, non solo nell’interesse proprio;
- che così agendo si sarà felici.
 Come vedete, nell’evoluzione del pensiero umano nulla va veramente perso, sebbene tutto cambi progressivamente.
  L’idea della politica come servizio e tutto il resto ci sono stati insegnati, li abbiamo  appresi,  non ci sono venuti  dai nostri geni, non ce li avevamo in  noi nascendo come invece avevamo l’istinto di succhiare il latte materno. La dimostrazione più chiara è quello dell’insegnamento evangelico che ho sopra citato. Per apprendere c’è necessità di qualcuno che insegni. Questo  è appunto il problema oggi: ci sono troppi autodidatti e pochi che abbiano voglia di insegnare. A uno che gli aveva detto “Sono autodidatta”, il grande filosofo italiano Benedetto Croce (1866-1952) rispose laconicamente “E si vede!”. E i politici non hanno tempo da perdere ad insegnare, pensano che per vincere le elezioni basti influenzare, che non è la stessa cosa.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro Valli

(1) 1278 b. καθ’ ἣν ἀνὴρ ἀγαθός ἐστι καὶ πολίτης σπουδαῖος, δῆλον ἐκ τῶν εἰρημένων, ὅτι τινὸς μὲν πόλεως ὁ αὐτὸς τινὸς δ’ ἕτερος, κἀκεῖνος οὐ πᾶς ἀλλ’ ὁ πολιτικὸς καὶ κύριος ἢ δυνάμενος εἶναι κύριος, ἢ καθ’ αὑτὸν ἢ μετ’ ἄλλων, τῆς τῶν κοινῶν ἐπιμελείας.
ἐπεὶ δὲ ταῦτα διώρισται, τὸ μετὰ ταῦτα σκεπτέον, πότερον μίαν θετέον πολιτείαν ἢ πλείους, κἂν εἰ πλείους, τίνες καὶ πόσαι, καὶ διαφοραὶ τίνες αὐτῶν εἰσιν. ἔστι δὲ πολιτεία πόλεως τάξις τῶν τε ἄλλων ἀρχῶν καὶ μάλιστα τῆς κυρίας πάντων. κύριον μὲν γὰρ πανταχοῦ τὸ πολίτευμα τῆς πόλεως, πολίτευμα δ’ ἐστὶν ἡ πολιτεία. λέγω δ’ οἷον ἐν μὲν ταῖς δημοκρατίαις κύριος ὁ δῆμος, οἱ δ’ ὀλίγοι τοὐναντίον ἐν ταῖς ὀλιγαρχίαις, φαμὲν δὲ καὶ πολιτείαν ἑτέραν εἶναι τούτων. τὸν αὐτὸν δὲ τοῦτον ἐροῦμεν λόγον ] καὶ περὶ τῶν ἄλλων. ὑποθετέον δὴ πρῶτον τίνος χάριν συνέστηκε πόλις, καὶ τῆς ἀρχῆς εἴδη πόσα τῆς περὶ ἄνθρωπον καὶ τὴν κοινωνίαν τῆς ζωῆς. εἴρηται δὴ κατὰ τοὺς πρώτους λόγους, ἐν οἷς περὶ οἰκονομίας διωρίσθη καὶ δεσποτείας, καὶ ὅτι φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν.  διὸ καὶ μηδὲν δεόμενοι τῆς παρὰ ἀλλήλων βοηθείας οὐκ ἔλαττον ὀρέγονται τοῦ συζῆν· οὐ μὴν ἀλλὰ καὶ τὸ κοινῇ συμφέρον συνάγει, καθ’ ὅσον ἐπιβάλλει μέρος ἑκάστῳ τοῦ ζῆν καλῶς. μάλιστα μὲν οὖν τοῦτ’ ἐστὶ τέλος, καὶ κοινῇ πᾶσι καὶ χωρίς· συνέρχονται δὲ καὶ τοῦ ζῆν ἕνεκεν αὐτοῦ καὶ συνέχουσι τὴν πολιτικὴν κοινωνίαν, ἴσως γὰρ ἔνεστί τι τοῦ καλοῦ μόριον καὶ κατὰ τὸ ζῆν αὐτὸ μόνον· ἂν μὴ τοῖς χαλεποῖς κατὰ τὸν βίον ὑπερβάλῃ λίαν, δῆλον δ’ ὡς καρτεροῦσι πολλὴν κακοπάθειαν οἱ πολλοὶ τῶν ἀνθρώπων γλιχόμενοι τοῦ ζῆν, ὡς ἐνούσης τινὸς εὐημερίας ἐν αὐτῷ καὶ  γλυκύτητος φυσικῆς.


[3, 1278b] È la virtù che rende un uomo un cittadino degno o non? Ora è chiaro da quanto è stato detto in una forma di stato si ritine  che per essere un buon cittadino si debba essere un uomo buono, ma in un’altra può ritenersi diversamente, e anche nella prima non  è tanto ogni cittadino, ma chi governa ed è competente, e lo fa da solo o com componente di un collegio, a dover essere un uomo buono.
E poiché questi punti sono stati determinati, la prossima domanda da considerare è se dobbiamo stabilire che esiste una sola forma di costituzione o più, e se diversi, quali sono e quante e quali sono le differenze tra loro . Ora una costituzione è l'ordinamento di uno stato, nelle varie sue articolazioni di governo, e specialmente in quella suprema.  Il governo è chi comanda su tutto  nello stato e  la costituzione è l’organizzazione di governo. Intendo dire che negli stati democratici, ad esempio, il popolo è il supremo potere, ma nelle oligarchie al contrario i pochi lo esprimono; e allora diciamo che hanno una costituzione diversa. E useremo lo stesso linguaggio anche per le altre forme di governo.
Dobbiamo quindi determinare prima i punti fondamentali, qual è la finalità dello stato  e quanti diversi tipi di sistema ci sono per governare l'umanità e per controllare la vita comune.
 Ora abbiamo scritto in precedenza, quando abbiamo trattato della gestione domestica e del potere sugli schiavi, che l'uomo è per sua natura un essere politico; e così anche quando gli uomini non hanno bisogno di aiuto gli uni dagli altri, desiderano comunque vivere insieme. Allo stesso tempo, vengono anche riuniti per interesse comune, nella misura in cui ognuno partecipa al benessere comune. Il benessere sociale è quindi  l'obiettivo principale della società, sia collettivamente che per ciascun suo membro; ma si uniscono e mantengono una comunità politica anche solo per il piacere di vivere insieme semplice sopravvivere, perché senza dubbio ha un valore anche solo il rimanere vivi, in modo che non sia troppo duro vivere, ed è chiaro che la massa dell'umanità si aggrappa alla vita a costo di sopportare molte sofferenze, il che dimostra che la vita è è un valore comunque apprezzato in sé.


Translation in English and Spanish made with the help of Google Translator
Traducción en inglés y español realizada con la ayuda de Google Translator.



Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = Fìsei men estìn àntropos zòon politicòn - Indeed by nature the human being is a living entity that organizes society (Aristotle - Πολιτεία = Politèia, The art of politics, book 3,1278 b (1))

 The ancient Greeks were the first Europeans to leave written texts in which they reasoned about society and its government. Among those texts has been much studied the one entitled Πολιτεία = Politèia - The art of politics, which contains the sentence I mentioned above Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = Fìsei men estìn àntropos zòon politicòn -- Human beings are living by nature that organize society, written by the philosopher Aristotle, who lived in the fourth century, reflecting on the social organizations experienced in Greece until his time. Politèia is precisely the art of organizing society. The phrase integrates other reasoning on what differentiates human beings from other living beings, among which there are those that make social life: human beings are however the only ones to organize their societies. It falls within their nature, claimed Aristotle. Today we realized that, in reality, organizing societies is a cultural fact, concerning learned habits and customs. By nature we are socially living, which establish the relations between them that constitute society: but organizing it is another matter. The question is more complex than it seems and reflects on the way in which those who were able to have in their hands that text of Aristotle have translated the term πολιτικόν = politicòn: social or political? Translating with social it emphasizes what in human beings is nature, translating with politic what is culture. Does man have within himself, then by nature, a certain organization of society, or do he think it, to organize it? Aristotle was certainly for the second alternative and this on the basis of the awareness of the history of the ancient Greek political organizations, which he considers as a social scientist to evaluate its merits and faults. Over the centuries the dilemma has re-emerged, especially at the time of the European Enlightenment, in the eighteenth century, when it was found that the organizations of existing societies oppressed most of human beings and made them unhappy. There were those who, thinking of a reform, hypothesized a state of nature in which human beings lived in society but happy, and happy as free. The right way to reform society is then, it is claimed, to agree to organize it so as to allow the recovery of the greatest possible freedom and therefore of greater happiness. But there were those who considered the state of nature dominated by violence: society was born to remedy it. It was done by delegating violence to those who governed, reserving it for him. In this perspective, then, there were those who argued that the task of those who govern is primarily to maintain their power over society, and that this would be in everyone's interests, not just in his own. This view was opposed to the one that claimed that it was better to free oneself from all forms of power and return to the state of nature. There were those who then thought that social power was necessary, but that it should be exercised in the interests of those who, despite being a majority in society, had always had the worst because of a social organization that favored minorities. This is the opinion of the socialists. But when and how to implement the reforms? It is done in historically given conditions and must be taken into account, and first of all know them, because otherwise they fail. It was the opinion of Karl Marx, the theoretical founder of contemporary socialisms who had the greatest follow-up.
The social doctrine was originally formed in a context in which Thomism, the philosophy of Tommaso D'Aquino, theologian, philosopher and Dominican friar lived in the thirteenth century, was proclaimed as the philosophical that best suited the Catholic theology (with the encyclical Of the Eternal Father [The Only Son] Aeternis Patris diffused in 1979 by Pope Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13 °). Tommaso D'Aquino had reasoned about society by taking up Aristotle's arguments. So we find the echo of the Greek philosopher's thought. In particular in the argument that is always governed in the interests of all, not only those who govern, otherwise society does not hold. Aristotle had taken as an example of the power of master over the slave of his property: the master's interest prevailed, even if master and slave, as human beings, had similar interests, and first of all to live as best as possible, but if the master disinterested of the slave's interest, and the slave became ill or injured, his master was also affected. Another example made by Aristotle in the work Politics is that of the family: the father, in governing it, also takes into account the interests of his wife and children. This image is very important, taking into account that the contemporary social doctrine proposes to make a single family of all the peoples of the earth. To the arguments of Aristotle on the art of the government of the society has added an element that is proper to Christian social thought and goes back directly to the teachings of the Master, strongly critical of the way of exercising political power in his time. And it is that of politics as a service.

Luke 22.24-27
24 A discussion arose among the disciples to determine who among them was to be considered the most important.
25 But Jesus said to them:
"The kings command over their peoples and those who have power call themselves benefactors of the people. But you do not have to act like that! Indeed, who among you is the most important becomes as the smallest; who commands will become like what you need. "
[Inter-confessional translation in the current language LDC-ABU]

In contemporary social doctrine we find:
- dissatisfaction with how society is organized today;
- the idea that things took a bad turn because they diverged from how they had to go by nature, according to the will of the Creator;
- the idea that we need to reform society and that to do so a virtuous government is necessary, therefore a power aimed at the good, but also the adhesion of the governed;
- that the virtuous government is the one that exercises power as a service and therefore commands and organizes in the interest and for the good of all, not only in its own interest;
- that by doing so you will be happy.
 As you see, nothing is really lost in the evolution of human thought, although everything changes progressively.
  The idea of ​​politics as a service and all the rest were taught to us, we learned them, we did not come from our genes, we did not have them in us as we had the instinct to suck their mother's milk. The clearest proof is that of the Gospel teaching I have mentioned above. To learn there is a need for someone to teach. This is precisely the problem today: there are too many self-taught people and few who want to teach. To one who had said to him "I am self-taught", the great Italian philosopher Benedetto Croce (1866-1952) replied laconically "And it shows!" And politicians do not have time to lose to teach, they think that to win elections suffices to influence, which is not the same thing.
Mario Ardigò - Catholic Action in San Clemente pope - Rome, Monte Sacro Valli

(1) 1278 b. καθ’ ἣν ἀνὴρ ἀγαθός ἐστι καὶ πολίτης σπουδαῖος, δῆλον ἐκ τῶν εἰρημένων, ὅτι τινὸς μὲν πόλεως ὁ αὐτὸς τινὸς δ’ ἕτερος, κἀκεῖνος οὐ πᾶς ἀλλ’ ὁ πολιτικὸς καὶ κύριος ἢ δυνάμενος εἶναι κύριος, ἢ καθ’ αὑτὸν ἢ μετ’ ἄλλων, τῆς τῶν κοινῶν ἐπιμελείας.
ἐπεὶ δὲ ταῦτα διώρισται, τὸ μετὰ ταῦτα σκεπτέον, πότερον μίαν θετέον πολιτείαν ἢ πλείους, κἂν εἰ πλείους, τίνες καὶ πόσαι, καὶ διαφοραὶ τίνες αὐτῶν εἰσιν. ἔστι δὲ πολιτεία πόλεως τάξις τῶν τε ἄλλων ἀρχῶν καὶ μάλιστα τῆς κυρίας πάντων. κύριον μὲν γὰρ πανταχοῦ τὸ πολίτευμα τῆς πόλεως, πολίτευμα δ’ ἐστὶν ἡ πολιτεία. λέγω δ’ οἷον ἐν μὲν ταῖς δημοκρατίαις κύριος ὁ δῆμος, οἱ δ’ ὀλίγοι τοὐναντίον ἐν ταῖς ὀλιγαρχίαις, φαμὲν δὲ καὶ πολιτείαν ἑτέραν εἶναι τούτων. τὸν αὐτὸν δὲ τοῦτον ἐροῦμεν λόγον ] καὶ περὶ τῶν ἄλλων. ὑποθετέον δὴ πρῶτον τίνος χάριν συνέστηκε πόλις, καὶ τῆς ἀρχῆς εἴδη πόσα τῆς περὶ ἄνθρωπον καὶ τὴν κοινωνίαν τῆς ζωῆς. εἴρηται δὴ κατὰ τοὺς πρώτους λόγους, ἐν οἷς περὶ οἰκονομίας διωρίσθη καὶ δεσποτείας, καὶ ὅτι φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν.  διὸ καὶ μηδὲν δεόμενοι τῆς παρὰ ἀλλήλων βοηθείας οὐκ ἔλαττον ὀρέγονται τοῦ συζῆν· οὐ μὴν ἀλλὰ καὶ τὸ κοινῇ συμφέρον συνάγει, καθ’ ὅσον ἐπιβάλλει μέρος ἑκάστῳ τοῦ ζῆν καλῶς. μάλιστα μὲν οὖν τοῦτ’ ἐστὶ τέλος, καὶ κοινῇ πᾶσι καὶ χωρίς· συνέρχονται δὲ καὶ τοῦ ζῆν ἕνεκεν αὐτοῦ καὶ συνέχουσι τὴν πολιτικὴν κοινωνίαν, ἴσως γὰρ ἔνεστί τι τοῦ καλοῦ μόριον καὶ κατὰ τὸ ζῆν αὐτὸ μόνον· ἂν μὴ τοῖς χαλεποῖς κατὰ τὸν βίον ὑπερβάλῃ λίαν, δῆλον δ’ ὡς καρτεροῦσι πολλὴν κακοπάθειαν οἱ πολλοὶ τῶν ἀνθρώπων γλιχόμενοι τοῦ ζῆν, ὡς ἐνούσης τινὸς εὐημερίας ἐν αὐτῷ καὶ  γλυκύτητος φυσικῆς.

[3, 1278b] [Is the goodness that makes a good man to be deemed the same as that which makes a worthy citizen, or different? is now clear from what has been said in one form of state the good man and the good citizen are the same, but in another they are different, and also in the former case it is not every citizen but only the statesman, the man who controls or is competent to control, singly or with colleagues, the administration of the commonwealth, that is essentially also a good man.
And since these points have been determined, the next question to be considered is whether we are to lay it down that there is only one form of constitution or several, and if several, what they are and how many and what are the differences between them. Now a constitution is the ordering of a state in respect of its various magistracies, and especially the magistracy that is supreme over all matters. For the government is everywhere supreme over the state and the constitution is the government. I mean that in democratic states for example the people are supreme, but in oligarchies on the contrary the few are; and we say that they have a different constitution. And we shall use the same language about the other forms of government also.
We have therefore to determine first the fundamental points, what is the object for which a state exists and how many different kinds of system there are for governing mankind and for controlling the common life.
Now it has been said in our first discourses, in which we determined the principles concerning household management and the control of slaves, that man is by nature a political [being];  and so even when men have no need of assistance from each other they none the less desire to live together. At the same time they are also brought together by common interest, so far as each achieves a share of the good life. The good life then is the chief aim of society, both collectively for all its members and individually; but they also come together and maintain the political partnership for the sake of life merely, for doubtless there is some element of value contained even in the mere state of being alive, provided that there is not too great an excess on the side of the hardships of life, and it is clear that the mass of mankind cling to life at the cost of enduring much suffering, which shows that life contains some measure of well-being and of sweetness in its essential nature.
 [from http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0058%3Abook%3D3%3Asection%3D1278b, with some of my changes]


Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = hombres Fìsei éstin Antropos zoon politicòn - En efecto, por la naturaleza del ser humano es una sociedad organización de la vida (Aristóteles - Πολιτεία = Politeia, El arte de la política, el libro 3,1278 b) (1)

 Los antiguos griegos fueron los primeros europeos en dejar textos escritos en los que razonaban sobre la sociedad y su gobierno. Entre esos textos se ha estudiado el titulado Πολιτεία = Politeia - El arte de la política, que contiene la frase que he citado más arriba Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = Fìsei men estìn àntropos zòon politicòn - - Los seres humanos están viviendo naturaleza que organizar la sociedad, escrito por el filósofo Aristóteles, quien vivió en el siglo IV, reflexionando sobre las organizaciones sociales experimentadas en Grecia hasta su época. Politèia es precisamente el arte de organizar la sociedad. La sentencia se complementa con otras ideas sobre lo que diferencia a los humanos de otros seres vivos, entre ellos no son los que hacen que la vida social: los seres humanos, sin embargo, son los únicos para organizar su sociedad. Cae dentro de su naturaleza, afirmaba Aristóteles. Hoy nos dimos cuenta de que, en realidad, organizar sociedades es un hecho cultural, relacionado con los hábitos y costumbres aprendidas. Por naturaleza vivimos socialmente, lo que establece las relaciones entre ellos que constituyen la sociedad: pero organizarla es otra cuestión. El asunto es más complejo de lo que parece y se refleja en la forma en que los que podrían obtener en sus manos el texto de Aristóteles han traducido el término πολιτικόν = politicón: social o política? Traduciendo con lo social, enfatiza lo que en los seres humanos es la naturaleza, traduciendo con lo político lo que es cultura. ¿Tiene el hombre dentro de sí mismo, entonces por naturaleza, cierta organización de la sociedad, o lo piensa, para organizarlo? Aristóteles fue sin duda por la segunda alternativa y esto sobre la base del conocimiento de la historia de las organizaciones políticas de los antiguos griegos, que considera como un científico social para evaluar las fortalezas y debilidades. A través de los siglos, el dilema se ha producido, sobre todo en el momento de la Ilustración europea en el siglo XVIII, cuando se descubrió que las organizaciones de la sociedad existente oprimiendo a la mayoría de los seres humanos haciéndolos infeliz. Hubo quienes, pensando en una reforma, hipotetizaron un estado de naturaleza en el que los seres humanos vivían en sociedad pero felices y felices como libres. La forma correcta de reformar la sociedad es entonces que, según se afirma, ponerse de acuerdo para organizarlo con el fin de permitir la recuperación de la mayor libertad posible y por lo tanto de una mayor felicidad. Pero hubo quienes consideraron el estado de naturaleza dominado por la violencia: la sociedad nació para remediarlo. Se hizo delegando la violencia a los gobernantes, reservándola para él. En esta perspectiva, entonces, había quienes sostenían que la tarea de los gobernantes es ante todo para mantener su poder sobre la sociedad, y que esto es en interés de todos, no sólo en ella. Esta opinión se oponía a la que afirmaba que era mejor liberarse de todas las formas de poder y volver al estado de naturaleza. Había quienes, entonces, pensó que el poder social era necesaria, sino que deben hacerlo en el interés de los que, a pesar de ser la mayoría de la sociedad, siempre había tenido la peor debido a la organización social que favorecía a las minorías. Esta es la opinión de los socialistas. ¿Pero cuándo y cómo implementar las reformas? Se realiza en condiciones históricamente dadas y debe tenerse en cuenta, y en primer lugar conocerlas, porque de lo contrario fracasan. Fue la opinión de Karl Marx, el fundador teórico de los socialismos contemporáneos, quien tuvo el mayor seguimiento.
La doctrina social se formó originalmente en un contexto en el que el thomismo, la filosofía de Tommaso D'Aquino, teólogo, filósofo y fraile dominicano vivió en el siglo trece, se proclamó como el filosófico que mejor se adaptaba a la teología católica (con la encíclica Del Padre Eterno [El Hijo Único] Aeternis Patris difundido en 1979 por el Papa Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13 °). Tommaso D'Aquino había razonado sobre la sociedad al abordar los argumentos de Aristóteles. Así encontramos el eco del pensamiento del filósofo griego. En particular, en el argumento que siempre se rige por los intereses de todos, no solo de los que gobiernan, de lo contrario la sociedad no se sostiene. Aristóteles había tomado como ejemplo el poder del amo sobre el esclavo de su propiedad: el interés del amo prevalecía, incluso si el amo y el esclavo, como seres humanos, tenían intereses similares, y en primer lugar, vivir lo mejor posible, pero si el amo no tenía interés. De interés del esclavo, y el esclavo se enfermó o resultó herido, su amo también se vio afectado. Otro ejemplo hecho por Aristóteles en la obra Política es el de la familia: el padre, al gobernarlo, también tiene en cuenta los intereses de su esposa e hijos. Esta imagen es muy importante, teniendo en cuenta que la doctrina social contemporánea propone hacer una sola familia de todos los pueblos de la tierra. A los argumentos de Aristóteles sobre el arte del gobierno de la sociedad, se agregó un elemento que es propio del pensamiento social cristiano y se remonta directamente a las enseñanzas del Maestro, que critican fuertemente la forma de ejercer el poder político en su época. Y es la de la política como servicio.

Lucas 22.24-27
24 Surgió una discusión entre los discípulos para determinar quién de ellos debía considerarse el más importante.
25 Pero Jesús les dijo:
"Los reyes mandan a sus pueblos y los que tienen poder se llaman benefactores del pueblo. ¡Pero no tienes que actuar así! De hecho, quien entre ustedes es el más importante se convierte en el más pequeño; Quien ordene se convertirá en lo que necesitas ".
[Traducción interconfesional en el idioma actual LDC-ABU]

 En la doctrina social contemporánea encontramos:
- insatisfacción con la organización de la sociedad actual;
- la idea de que las cosas tomaron un mal giro porque divergieron de cómo tenían que ir por naturaleza, de acuerdo con la voluntad del Creador;
- la idea de que necesitamos reformar la sociedad y que para hacerlo es necesario un gobierno virtuoso, por lo tanto, un poder dirigido al bien, pero también la adhesión de los gobernados;
- que el gobierno virtuoso es el que ejerce el poder como servicio y, por lo tanto, ordena y organiza el interés y el bien de todos, no solo en su propio interés;
- Que al hacerlo serás feliz.
 Como ve, nada se pierde realmente en la evolución del pensamiento humano, aunque todo cambia progresivamente.
  La idea de la política como un servicio y todo lo demás nos fue enseñada, la aprendimos, no proveníamos de nuestros genes, no la teníamos en nosotros, ya que teníamos el instinto de chupar la leche materna. La prueba más clara es la de la enseñanza del Evangelio que he mencionado anteriormente. Para aprender hay la necesidad de que alguien enseñe. Este es precisamente el problema hoy: hay demasiadas personas autodidactas y pocas que quieren enseñar. A quien le había dicho "Soy autodidacta", el gran filósofo italiano Benedetto Croce (1866-1952) respondió lacónicamente "¡Y se nota!" Y los políticos no tienen tiempo que perder para enseñar, creen que ganar elecciones es suficiente para influir, que no es lo mismo.
Mario Ardigò - Acción católica en la parroquia del Papa de San Clemente - Roma, Monte Sacro Valli

(1) 1278 b. καθ’ ἣν ἀνὴρ ἀγαθός ἐστι καὶ πολίτης σπουδαῖος, δῆλον ἐκ τῶν εἰρημένων, ὅτι τινὸς μὲν πόλεως ὁ αὐτὸς τινὸς δ’ ἕτερος, κἀκεῖνος οὐ πᾶς ἀλλ’ ὁ πολιτικὸς καὶ κύριος ἢ δυνάμενος εἶναι κύριος, ἢ καθ’ αὑτὸν ἢ μετ’ ἄλλων, τῆς τῶν κοινῶν ἐπιμελείας.
ἐπεὶ δὲ ταῦτα διώρισται, τὸ μετὰ ταῦτα σκεπτέον, πότερον μίαν θετέον πολιτείαν ἢ πλείους, κἂν εἰ πλείους, τίνες καὶ πόσαι, καὶ διαφοραὶ τίνες αὐτῶν εἰσιν. ἔστι δὲ πολιτεία πόλεως τάξις τῶν τε ἄλλων ἀρχῶν καὶ μάλιστα τῆς κυρίας πάντων. κύριον μὲν γὰρ πανταχοῦ τὸ πολίτευμα τῆς πόλεως, πολίτευμα δ’ ἐστὶν ἡ πολιτεία. λέγω δ’ οἷον ἐν μὲν ταῖς δημοκρατίαις κύριος ὁ δῆμος, οἱ δ’ ὀλίγοι τοὐναντίον ἐν ταῖς ὀλιγαρχίαις, φαμὲν δὲ καὶ πολιτείαν ἑτέραν εἶναι τούτων. τὸν αὐτὸν δὲ τοῦτον ἐροῦμεν λόγον ] καὶ περὶ τῶν ἄλλων. ὑποθετέον δὴ πρῶτον τίνος χάριν συνέστηκε πόλις, καὶ τῆς ἀρχῆς εἴδη πόσα τῆς περὶ ἄνθρωπον καὶ τὴν κοινωνίαν τῆς ζωῆς. εἴρηται δὴ κατὰ τοὺς πρώτους λόγους, ἐν οἷς περὶ οἰκονομίας διωρίσθη καὶ δεσποτείας, καὶ ὅτι φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν.  διὸ καὶ μηδὲν δεόμενοι τῆς παρὰ ἀλλήλων βοηθείας οὐκ ἔλαττον ὀρέγονται τοῦ συζῆν· οὐ μὴν ἀλλὰ καὶ τὸ κοινῇ συμφέρον συνάγει, καθ’ ὅσον ἐπιβάλλει μέρος ἑκάστῳ τοῦ ζῆν καλῶς. μάλιστα μὲν οὖν τοῦτ’ ἐστὶ τέλος, καὶ κοινῇ πᾶσι καὶ χωρίς· συνέρχονται δὲ καὶ τοῦ ζῆν ἕνεκεν αὐτοῦ καὶ συνέχουσι τὴν πολιτικὴν κοινωνίαν, ἴσως γὰρ ἔνεστί τι τοῦ καλοῦ μόριον καὶ κατὰ τὸ ζῆν αὐτὸ μόνον· ἂν μὴ τοῖς χαλεποῖς κατὰ τὸν βίον ὑπερβάλῃ λίαν, δῆλον δ’ ὡς καρτεροῦσι πολλὴν κακοπάθειαν οἱ πολλοὶ τῶν ἀνθρώπων γλιχόμενοι τοῦ ζῆν, ὡς ἐνούσης τινὸς εὐημερίας ἐν αὐτῷ καὶ  γλυκύτητος φυσικῆς.

[3, 1278b] [¿Es la virtud que hace que un hombre sea un ciudadano digno o no? Ahora bien, de lo que se ha dicho en una forma de estado queda claro que es necesario ser un buen hombre para ser un buen ciudadano, pero en otro puede considerarse diferente, y en el primero no es tanto un ciudadano, sino quien gobierna y es competente, y lo hace solo o como parte de una universidad, para ser un buen hombre.
Y dado que estos puntos se han determinado, la siguiente pregunta a considerar es si debemos establecer que solo hay una forma de constitución o más, y si son diferentes, cuáles son y cuántas y cuáles son las diferencias entre ellos. Ahora una constitución es el ordenamiento de un estado, en sus diversas articulaciones de gobierno, y especialmente en la suprema. El gobierno es el que manda todo en el estado y la constitución es la organización gubernamental. Quiero decir que en los estados democráticos, por ejemplo, el pueblo es el poder supremo, pero en las oligarquías, por el contrario, los pocos lo expresan; Y luego decimos que tienen una constitución diferente. Y usaremos el mismo lenguaje para otras formas de gobierno.
Por lo tanto, primero debemos determinar los puntos fundamentales, cuál es el propósito del estado y cuántos tipos diferentes de sistemas existen para gobernar a la humanidad y para controlar la vida en común.
 Ahora hemos escrito antes, cuando tratamos con la administración doméstica y el poder sobre los esclavos, que el hombre es por naturaleza un ser político; Y así, incluso cuando los hombres no necesitan ayuda unos de otros, aún quieren vivir juntos. Al mismo tiempo, también se reúnen para el interés común, en la medida en que cada uno participa en el bienestar común. El bienestar social es, por lo tanto, el objetivo principal de la sociedad, tanto colectivamente como para cada uno de sus miembros; pero se unen y mantienen una comunidad política, incluso por el placer de vivir juntos, simplemente para sobrevivir, porque sin duda tiene un valor, incluso para mantenerse con vida, para que no sea tan difícil vivir, y está claro que la masa de la humanidad es se aferra a la vida a costa de soportar mucho sufrimiento, lo que demuestra que la vida es un valor apreciado en sí mismo.