INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

martedì 22 gennaio 2019

Appello in occasione della settimana per l’unità dei cristiani 2019 - Appeal on the occasion of the week for Christian unity 2019 -Apelación con motivo de la semana por la unidad cristiana 2019 - in fondo un mio commento - At the bottom, my comment - En el fondo, mi comentario.



Appello in occasione della settimana per l’unità dei cristiani 2019; in fondo un mio commento  - Appeal on the occasion of the week for Christian unity 2019; At the bottom, my comment -Apelación con motivo de la semana por la unidad cristiana 2019; En el fondo, mi comentario. 

In occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, cattolici e protestanti italiani lanciano un appello comune perché si continui a vivere uno spirito di umanità e di solidarietà nei confronti dei migranti.

On the occasion of the Week of Prayer for Christian Unity, Italian Catholics and Protestants launch a common appeal to continue to live a spirit of humanity and solidarity towards migrants.

Con motivo de la Semana de Oración por la Unidad de los Cristianos, los católicos y protestantes italianos lanzan un llamado común para continuar viviendo un espíritu de humanidad y solidaridad hacia los migrantes.


Restiamo umani


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Una medico italiano, esaminando i resti di un ragazzino naufragato nel Mar Mediterraneo, tra le coste italiane e quelle libiche, mentre viaggiava su una nave diretta in Italia, ha trovato, cucita nei vestiti, una pagella scolastica. Il ragazzino forse pensava che potesse servirgli in Italia. La vignetta qui sopra, che ha spezzato il cuore  di molti, dice “uau…Tutti dieci!” [dieci in Italia è il voto massimo] e “Una perla rara!”. La scena, però è ambientata in fondo al mare e a parlare sono creature del mare.

An Italian doctor, examining the remains of a young boy shipwrecked in the Mediterranean Sea, between the Italian and Libyan coasts, while traveling on a ship bound for Italy, found a school report in his clothes. The boy perhaps thought he could serve him in Italy. The cartoon above, which has broken the hearts of many, says "uau ... All ten!" [Ten in Italy is the maximum vote] and "A rare pearl!". The scene, however, is set at the bottom of the sea and talking are creatures of the sea.

Un médico italiano, examinando los restos de un joven naufragado en el mar Mediterráneo, entre las costas italiana y libia, mientras viajaba en un barco con destino a Italia, encontró un informe escolar en sus ropas. El chico tal vez pensó que podía servirlo en Italia. La caricatura de arriba, que ha roto el corazón de muchos, dice "¡uu ... Todos los diez!" [Diez en Italia es el voto máximo] y "¡Una perla rara!". La escena, sin embargo, está situada en el fondo del mar y hablando son criaturas del mar.
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                                                Restiamo umani

  Nell’occasione in cui celebriamo il dono dell’unità e della fraternità fra i cristiani, desideriamo spiegare a tutti che per noi aiutare chi ha bisogno non è un gesto buonista, di ingenuo altruismo o, peggio ancora, di convenienza: è l’essenza stessa della nostra fede. Ci addolora e ci sconcerta la superficiale e ripetitiva retorica con la quale ormai da mesi si affronta il tema delle migrazioni globali, perdendo di vista che dietro i flussi, gli sbarchi e le statistiche ci sono uomini, donne e bambini ai quali sono negati fondamentali diritti umani: nei paesi da cui scappano, così come nei Paesi in cui transitano, come in Libia, finiscono nei campi di detenzione dove si fatica a sopravvivere. Additarli come una minaccia al nostro benessere, definirli come potenziali criminali o approfittatori della nostra accoglienza tradisce la storia degli immigrati – anche italiani – che invece hanno contribuito alla crescita economica, sociale e culturale di tanti paesi.  Da qui il nostro appello perché – nello scontro politico - non si perda il senso del rispetto che si deve alle persone e alle loro storie di sofferenza
  Una politica migratoria che non apre nuove vie sicure e legali di accesso verso l’Europa è fatalmente destinata a incentivare le immigrazioni irregolari. Per questo chiediamo ai vari paesi europei di duplicare o, comunque, di ampliare i corridoi umanitari, aperti per la prima volta in Italia all’inizio del 2016. È finita ormai la fase della sperimentazione e i risultati, positivi sotto tanti aspetti, sono sotto gli occhi di tutti. E’ auspicabile passare quindi ad una generalizzazione di questo modello, che salva dai trafficanti di esseri umani e favorisce  l’integrazione. Per questo ci rivolgiamo direttamente al Governo italiano perché allarghi la quota dei beneficiari accolti nel nostro paese e si faccia promotore di un "corridoio umanitario europeo", gestito dalla UE e da una rete di paesi volenterosi, prevedendo un adeguato sistema di sponsorship.
 Nel breve periodo, però, mentre si cerca il consenso europeo su queste misure, occorre garantire il soccorso in mare, che non può ridursi a una politica di respingimenti o di semplici chiusure. I migranti non possono essere vittime tre volte: delle persecuzioni, di chi li detiene in campi che – come varie volte attestato dall’ONU – non tutelano i diritti umani essenziali e di chi li respinge in quegli stessi campi e in quelle umiliazioni. Per noi cristiani, come per ogni essere umano, omettere il soccorso a chi giace sulla strada o rischia di annegare è un comportamento di cui si può solo provare vergogna. Per questo chiediamo un potenziamento delle attuali attività di soccorso, rese dai mezzi militari, dalla Guardia Costiera e dalle ONG, nel rispetto delle norme del mare e del diritto umanitario.   
Per quanto divisivo il tema dell’immigrazione è così serio e grave da non potersi affrontare senza cercare una piattaforma minima di istanze e procedure condivise. Questo auspichiamo e per questo ci mettiamo a disposizione con la nostra esperienza e i nostri mezzi, pronti a collaborare sia con le autorità italiane che con quelle europee.
Roma, 22 gennaio 2019
Past. Eugenio Bernardini, Moderatore della Tavola valdese
Prof. Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio
Past. Luca M. Negro, Presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana

Remain humans
 On the occasion when we celebrate the gift of unity and fraternity among Christians, we wish to explain to everyone that for us to help those in need is not a gesture of goodness, of naive altruism or, even worse, of convenience: it is the essence same as our faith. The superficial and repetitive rhetoric with which we have been dealing with the issue of global migration for months has been disturbing and disturbing us, losing sight of the fact that behind the flows, landings and statistics there are men, women and children who are denied fundamental rights. human beings: in countries from which they flee, as well as in countries where they transit, as in Libya, they end up in detention camps where they struggle to survive. To point them out as a threat to our well-being, to define them as potential criminals or to take advantage of our hospitality betrays the history of immigrants - even Italians - who have instead contributed to the economic, social and cultural growth of many countries. Hence our appeal because - in the political clash - we do not lose the sense of respect due to people and their stories of suffering
  A migration policy that does not open new safe and legal routes to access Europe is fatally destined to encourage irregular immigration. This is why we ask the various European countries to duplicate or, in any case, expand the humanitarian corridors, opened for the first time in Italy at the beginning of 2016. The experimentation phase is over and the results, positive in many ways, are under everyone's eyes. It is therefore desirable to move on to a generalization of this model, which saves from traffickers of human beings and fosters integration. For this reason we address directly to the Italian government to enlarge the share of beneficiaries welcomed in our country and become promoter of a "European humanitarian corridor", managed by the EU and a network of willing countries, providing an adequate system of sponsorship.
 In the short term, however, while seeking the European consensus on these measures, it is necessary to ensure rescue at sea, which can not be reduced to a policy of rejection or simple closures. Migrants can not be victims three times: of persecution, of those who hold them in camps that - as various times attested by the UN - do not protect essential human rights and those who reject them in those same camps and in those humiliations. For us Christians, as for every human being, to omit aid to those who lie on the road or risk drowning is a behavior that can only be shamed. This is why we are calling for a strengthening of the current relief activities, rendered by military means, the Coast Guard and the NGOs, in compliance with the rules of the sea and humanitarian law.
However divisive the issue of immigration is so serious and serious that it can not be tackled without looking for a minimum platform of shared instances and procedures. This we hope and for this we make ourselves available with our experience and our means, ready to collaborate with both Italian and European authorities.
Rome, 22 January 2019


                        Seguimos siendo humanos

  En la ocasión en que celebramos el don de la unidad y la fraternidad entre los cristianos, deseamos explicar a todos que ayudar a los necesitados no es un gesto de bondad, de altruismo ingenuo o, lo que es peor, de conveniencia: es la esencia. igual que nuestra fe. La retórica superficial y repetitiva con la que hemos estado lidiando con el tema de la migración global durante meses nos ha inquietado y nos ha inquietado, al perder de vista el hecho de que detrás de los flujos, los desembarcos y las estadísticas hay hombres, mujeres y niños a quienes se les niegan los derechos fundamentales. seres humanos: en los países de los que huyen, así como en los países donde transitan, como en Libia, terminan en campos de detención donde luchan por sobrevivir. Señalarlos como una amenaza para nuestro bienestar, definirlos como posibles delincuentes o aprovechar nuestra hospitalidad traiciona la historia de los inmigrantes, incluso los italianos, que en cambio han contribuido al crecimiento económico, social y cultural de muchos países. De ahí nuestro atractivo porque, en el choque político, no perdemos el sentido de respeto debido a las personas y sus historias de sufrimiento.
  Una política de migración que no abre nuevas rutas seguras y legales para acceder a Europa está fatalmente destinada a fomentar la inmigración irregular. Por eso pedimos a los distintos países europeos que dupliquen o, en cualquier caso, amplíen los corredores humanitarios, que se abrieron por primera vez en Italia a principios de 2016. La fase de experimentación ha finalizado y los resultados, positivos en muchos aspectos, están en proceso. los ojos de todos Por lo tanto, es deseable pasar a una generalización de este modelo, que salva a los traficantes de seres humanos y fomenta la integración. Por este motivo, nos dirigimos directamente al gobierno italiano para ampliar la proporción de beneficiarios acogidos en nuestro país y convertirnos en promotores de un "corredor humanitario europeo", gestionado por la UE y una red de países dispuestos, que proporciona un sistema adecuado de patrocinio.
 Sin embargo, a corto plazo, mientras se busca el consenso europeo sobre estas medidas, es necesario garantizar el rescate en el mar, que no puede reducirse a una política de rechazo o de simples cierres. Los migrantes no pueden ser víctimas tres veces: de la persecución, de quienes los retienen en campamentos que, como lo confirman varias veces las Naciones Unidas, no protegen los derechos humanos esenciales y de quienes los rechazan en esos mismos campamentos y en esas humillaciones. Para nosotros, los cristianos, como para todo ser humano, omitir la ayuda a aquellos que mienten en el camino o corren el riesgo de ahogarse es un comportamiento que solo puede ser avergonzado. Por este motivo, pedimos que se refuercen las actividades de socorro actuales, realizadas por medios militares, la Guardia Costera y las ONG, de conformidad con las normas del mar y el derecho humanitario.
Sin embargo, la división del tema de la inmigración es tan grave que no puede abordarse sin buscar una plataforma mínima de instancias y procedimientos compartidos. Esperamos esto y para ello nos ponemos a disposición con nuestra experiencia y nuestros medios, listos para colaborar con las autoridades italianas y europeas.
Roma, 22 de enero de 2019.


Mio commento all’appello Rimaniamo umani

  Nell’appello Rimaniamo Umani  diffuso ieri in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani c’è un’affermazione molto importante:
  «[…] per noi aiutare chi ha bisogno non è un gesto buonista, di ingenuo altruismo o, peggio ancora, di convenienza: è l’essenza stessa della nostra fede.»
  Parole del genere vengono accolte ormai con fastidio  anche in chiesa, lo vedo bene.  Nemmeno in chiesa si può più parlare impunemente di umanità/disumanità. La cosa prende subito di acido. Non è che non vogliano bene al Papa, ma hanno paura. E non temono Nemesi? Certe colpe collettive hanno sempre una tremenda punizione: ce l'insegnano gli antichi, che ne avevano fatto una dea. La punizione è sempre  collettiva. Chi si fa animale, morirà da animale, se si turba l'ordine del mondo che ci ha fatti emergere da quella condizione. 
  Affoga tanta gente. Cercava di raggiungerci irregolarmente, senza passaporto, visto ecc. Di fronte al fatto, si dice che dobbiamo impegnarci di più contro scafisti e ong, insomma contro quelli che ci guadagnano dal traffico  di gente verso di noi, i primi sicuramente, le altre apparentemente no, quello che incassano spendono, nessuno paga per il trasporto. In coscienza, di fronte alla verità di noi stessi: davvero ce l'abbiamo solo con gli scafisti? O a farci paura sono quelli che pagano per arrivare in qualche modo da noi? Agli scafisti, quando cadono in mani nostre, riserviamo processi, condanne, carcere, secondo la nostra legge, che è legge umanitaria. Agli altri la pena di morte. La colpa più grave sembra la loro, a giudicare dalla pena.  Però, diciamo, non ce l'abbiamo proprio con loro, ma, insomma, è per combattere gli scafisti. I morti sono una sorta di effetto collaterale. Del resto, non hanno scelto  loro di mettersi in mare? Che c'entriamo noi? Chi è  ancora acculturato alla religione a questo punto sente in sé il terribile monito biblico: "La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. E ora tu sei più maledetto della terra che ha aperto la sua bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano". Ma pietà l'è morta, non abbiamo avuto altra scelta, argomentiamo:  quella gente, dico non gli scafisti quelli affogati, erano una minaccia troppo grande per noi. O noi o loro.Allora: contro chi è che combattiamo?
  Quando si ragiona così già non si è più umani. Ma come si fa a rimanere  religiosi e, così, a tenere aperta la via per tornare  umani? La religione, a volte,  ce la facciamo come meglio ci conviene; nei confronti di religioni così hanno ragione i loro critici. Una religione così non merita di essere creduta, diventa solo una maschera alla nostra disumanità, o, questa è un’immagine evangelica, una tomba imbiancata. Dentro giacciono gli esseri umani che fummo: noi ci mostriamo le belve che in fondo siamo sempre rimasti. Allora, per  tornare umani, per cercare di recuperare un briciolo di umanità, bisogna liberarsi da quella religione falsa, immaginata dai disumani, che a quel punto ci è solo di impaccio, e tornare  alla fede che ci insegna « per noi aiutare chi ha bisogno non è un gesto buonista, di ingenuo altruismo o, peggio ancora, di convenienza: è l’essenza stessa della nostra fede.«
  C'è un'altra storia che parla al cuore dell'animo religioso. Un figlio ha dilapidato tutto. Torna a casa e chiede al padre: "Trattami come i tuoi servi". Quello però, no, capirai!, gli mette l'anello d'oro al dito e fa grande festa. Così ci piacerebbe essere trattati anche dopo le nostre più tremende empietà. Se però quel padre avesse accettato la proposta del figlio e lo avesse ospitato e nutrito nella condizione dei suoi servi, il figlio si sarebbe comunque salvato. Il padre avrebbe fatto ciò che doveva.  Anche noi, in fondo, ci salveremmo l'anima, sempre che a cose del genere si dia ancora importanza, se trattassimo quelli che arrivano almeno come trattiamo gli scafisti caduti in nostre mani. Saremmo ingiusti, ma non omicidi. Forse poi Nemesi ci risparmierebbe. Ma no, ci viene più facile, è meno costoso, essere omicidi. Basta un ordine telematico, una specie di tweet, sembra che sia stato utilizzato anche Facebook, alle nostre navi: ritiratevi dalle coste libiche e tunisine. E se qualcuno dal mare invoca aiuto, lo si rimanda ai nostri amici africani, che sanno che fare per andare d'accordo con noi (gliel'abbiamo insegnato noi). Le ong dicono che se quelli non hanno da mandare qualcuno, non rispondono.
  E’ una consolazione sapere che vi  è chi non si rassegna a questa disumanità e cerca aiuto nelle proprie risorse morali, senza arrendersi. Gli storici,  nel raccontare i tempi brutti che stiamo vivendo, forse ne terranno conto. Ci fu, scriveranno, un resto che ha resistito, che ha fornito l'energia morale e gli argomenti per riscattarsi.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro Valli


Translation in English and Spanish made with the help of Google Translator
Traducción en inglés y español hecha con la ayuda de Google Translator.

My comment on the appeal We remain human

In the Remaniamo Umani appeal spread yesterday on the occasion of the Week of Prayer for Christian Unity, there is a very important statement:
"[...] for us to help those in need is not a gesture of goodness, of naive altruism or, even worse, of convenience: it is the very essence of our faith."
Words like that are now greeted with discomfort even in church, I see it well. Even in church we can no longer speak with impunity of humanity / inhumanity. The thing immediately takes acid. It is not that they do not want the Pope well, but they are afraid. And do not they fear Nemesis? Some collective guilt always has a terrible punishment: the ancients teach it, who had made it into a goddess. Punishment is always collective. Whoever becomes an animal will die as an animal if the order of the world which has caused us to emerge from that condition is disturbed.
Drowns so many people. He tried to reach us irregularly, without passport, visa, etc. Faced with the fact, it is said that we must engage more against smugglers and NGOs, in short, against those who earn us from the traffic of people to us, the first certainly, the others apparently not, what they spend spend, nobody pays for transport . In conscience, facing the truth of ourselves: do we really only have it with the smugglers? Or are those who pay to get in some way from us to frighten us? To the smugglers, when they fall into our hands, we reserve trials, convictions, prison, according to our law, which is humanitarian law. To others the death penalty. The most serious fault seems to them, judging from the penalty. But, let's say, we do not really have it with them, but, in short, it's to fight the smugglers. The dead are a kind of side effect. After all, did not they choose to go to sea? What do we have to do? Those who are still acculturated to religion at this point feel in themselves the terrible biblical warning: "The voice of your brother's blood cries to me from the earth, and now you are more cursed than the earth that opened its mouth to receive the blood of your brother from your hand ". But pity has died, we have had no other choice, we argue: those people, I say not the smugglers those drowned, were too big a threat to us. Or us or them. Then: against whom is we fighting?
When we reason like this, we are no longer human. But how can one remain religious and thus keep the way open for returning to human beings? Religion, at times, we do it as it suits us; with regard to religions, their critics are right. A religion like this does not deserve to be believed, it becomes only a mask to our inhumanity, or, this is an evangelical image, a whitened grave. Inside we lie the human beings that we were: we show us the beasts that at the bottom we are always left. So, to go back to human beings, to try to recover a bit of humanity, we need to free ourselves from that false religion, imagined by the inhumane people, which at that point is only impasse, and return to the faith that teaches us "to help those in need it is not a gesture of goodness, of naive altruism or, even worse, of convenience: it is the very essence of our faith. «
There is another story that speaks to the heart of the religious soul. A child has squandered everything. He returns home and asks his father: "Treat me like your servants". But that, no, you'll understand !, puts the gold ring on his finger and makes a big feast. So we would like to be treated even after our most terrible wickedness. However, if the father had accepted his son's proposal and had hosted and nourished him in the condition of his servants, the son would still be saved. The father would do what he had to do. Even we, after all, would save our souls, provided that things of this kind are still important, if we treat those who arrive at least as we treat the smugglers who have fallen into our hands. We would be unjust, but not murderers. Perhaps then Nemesis would save us. But no, it's easier, it's cheaper, being homicide. Just a telematic order, a sort of tweet, it seems that it was also used Facebook, our ships: withdraw from the Libyan and Tunisian coasts. And if someone from the sea calls for help, we refer it to our African friends, who know what to do to get along with us (we have taught them). The NGOs say that if those do not have to send someone, they do not answer.
It is a consolation to know that there are those who do not resign themselves to this inhumanity and seek help in their moral resources, without surrendering. Historians, in telling the bad times we are experiencing, perhaps will take it into account. There was, they will write, a rest that has resisted, which has provided moral energy and arguments to redeem itself.
Mario Ardigò - Catholic Action in San Clemente Pope - Rome, Monte Sacro Valli

Mi comentario sobre el llamamiento Seguimos siendo humanos.

  En la apelación de Remaniamo Umani difundida ayer con motivo de la Semana de Oración por la Unidad de los Cristianos, hay una declaración muy importante:
  "[...] para ayudar a los necesitados no es un gesto de bondad, de altruismo ingenuo o, lo que es peor, de conveniencia: es la esencia misma de nuestra fe".
  Palabras como esas ahora son recibidas con incomodidad incluso en la iglesia, lo veo bien. Incluso en la iglesia ya no podemos hablar con impunidad de la humanidad / inhumanidad. La cosa inmediatamente toma ácido. No es que no quieran bien al papa, sino que tienen miedo. ¿Y no le temen a Némesis? Alguna culpa colectiva siempre tiene un castigo terrible: los antiguos lo enseñan, quien se había convertido en una diosa. El castigo es siempre colectivo. Quienquiera que se convierta en un animal morirá como un animal si se perturba el orden del mundo que nos ha hecho salir de esa condición.
  Se ahoga tanta gente. Intentó llegar a nosotros de manera irregular, sin pasaporte, visa, etc. Ante el hecho, se dice que debemos comprometernos más contra los contrabandistas y las ONG, en resumen, contra quienes nos ganan el tráfico de personas, el primero sin duda, los otros al parecer no, lo que gastan, nadie paga por el transporte. . En conciencia, enfrentándonos a la verdad de nosotros mismos: ¿realmente solo la tenemos con los contrabandistas? ¿O son los que pagan para alejarnos de nosotros para asustarnos? A los contrabandistas, cuando caen en nuestras manos, reservamos juicios, condenas, prisión, según nuestra ley, que es el derecho humanitario. Para otros la pena de muerte. La falta más grave les parece, a juzgar por la pena. Pero, digamos, realmente no lo tenemos con ellos, pero, en resumen, es para combatir a los contrabandistas. Los muertos son una especie de efecto secundario. Después de todo, ¿no eligieron ir al mar? ¿Qué tenemos que hacer? Aquellos que todavía están aculturados a la religión en este momento sienten en sí mismos la terrible advertencia bíblica: "La voz de la sangre de tu hermano me grita desde la tierra, y ahora estás más maldito que la tierra que abrió su boca para recibir la sangre de tu hermano de tu mano ". Pero la lástima ha muerto, no tenemos otra opción, argumentamos: esa gente, no digo los contrabandistas a los que se ahogaron, era una amenaza demasiado grande para nosotros. O nosotros o ellos. Entonces, ¿contra quién luchamos?
Cuando razonamos así, ya no somos humanos. Pero, ¿cómo puede uno seguir siendo religioso y así mantener el camino abierto para regresar a los seres humanos? La religión, a veces, lo hacemos como nos conviene; Con respecto a las religiones, sus críticos tienen razón. Una religión como esta no merece ser creída, se convierte solo en una máscara de nuestra inhumanidad, o, esta es una imagen evangélica, una tumba blanqueada. En el interior se encuentran los seres humanos que éramos: nos muestran las bestias que en el fondo siempre nos quedan. Entonces, para regresar a los seres humanos, para tratar de recuperar un poco de humanidad, necesitamos liberarnos de esa religión falsa, imaginada por las personas inhumanas, que en ese momento es solo un callejón sin salida, y regresar a la fe que nos enseña "ayudar a los necesitados". No es un gesto de bondad, de altruismo ingenuo o, lo que es peor, de conveniencia: es la esencia misma de nuestra fe. «
  Hay otra historia que habla al corazón del alma religiosa. Un niño lo ha despilfarrado todo. Regresa a casa y le pregunta a su padre: "Trátame como a tus sirvientes". Pero eso, no, ¡lo entenderás!, Pone el anillo de oro en su dedo y hace una gran fiesta. Así que nos gustaría ser tratados incluso después de nuestra maldad más terrible. Sin embargo, si el padre hubiera aceptado la propuesta de su hijo y lo hubiera hospedado y alimentado en la condición de sus sirvientes, el hijo aún sería salvo. El padre haría lo que tenía que hacer. Incluso nosotros, después de todo, podríamos salvar nuestras almas, siempre y cuando las cosas de este tipo sigan siendo importantes, si tratamos a los que llegan al menos como tratamos a los contrabandistas que han caído en nuestras manos. Seríamos injustos, pero no asesinos. Tal vez entonces Némesis nos salvaría. Pero no, es más fácil, es más barato, ser homicidio. Solo un orden telemático, una especie de tweet, parece que también se utilizó Facebook, nuestros barcos: retirarse de las costas libia y tunecina. Y si alguien del mar pide ayuda, lo remitimos a nuestros amigos africanos, que saben qué hacer para llevarse bien con nosotros (les hemos enseñado). Las ONG dicen que si no tienen que enviar a alguien, no contestan.
  Es un consuelo saber que hay quienes no se resignan a esta inhumanidad y buscan ayuda en sus recursos morales, sin rendirse. Los historiadores, al contar los malos tiempos que estamos viviendo, tal vez lo tengan en cuenta. Hubo, escribirán, un descanso que se ha resistido, que ha proporcionado energía moral y argumentos para redimirse.

Mario Ardigò - Acción católica en el papa de San Clemente - Roma, Monte Sacro Valli