Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = Fìsei men estìn àntropos zòon politicòn -
Invero per natura l’essere umano è un vivente che organizza società (Aristotele
- Πολιτεία = Politèia, L’arte
della politica, libro 3,1278 b (1))
Gli antichi greci furono i primi
tra gli europei a lasciarci testi
scritti in cui ragionavano della società e del suo governo. Tra quei testi è
stato molto studiato quello intitolato Πολιτεία =
Politèia - L’arte della politica, che
contiene la frase che ho sopra citato Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = Fìsei men estìn àntropos zòon politicòn -- Gli esseri umani sono per natura viventi che
organizzano società, scritto dal
filosofo Aristotele, vissuto nel IV secolo, riflettendo sulle organizzazioni
sociali sperimentate in Grecia fino all’epoca sua. Politèia è appunto l’arte di
organizzare società. La frase integra altri ragionamenti su ciò che differenzia
gli esseri umani dagli altri viventi, tra i quali ve ne sono di quelli che
fanno vita sociale: gli esseri umani sono però gli unici a organizzare le loro società. Rientra nella loro natura, sostenne Aristotele. Oggi ci siamo
resi conto che, in realtà, l’organizzare le società è fatto culturale, riguardante usi e costumi appresi. Per natura siamo viventi sociali, che stabiliscono tra loro
quelle relazioni che costituiscono la società: organizzarla è però un altro
discorso. La questione è più complessa di quello che sembra e si riflette sul
modo con cui quelli che hanno potuto avere tra le mani quel testo di Aristotele
hanno tradotto il termine πολιτικόν = politicòn: sociale o politico?
Traducendo con sociale si mette in risalto ciò che negli esseri umani
è natura, traducendo con politico ciò che è cultura. L’uomo ha dentro di sé, quindi per natura, una determinata organizzazione della società, o la pensa, per organizzarla? Aristotele era
sicuramente per la seconda alternativa e questo sulla base della consapevolezza
della storia delle organizzazioni politiche dei greci
antichi, che egli prende in considerazione come scienziato sociale per
valutarne pregi e difetti. Nei secoli il dilemma si è riproposto, in particolare al tempo
dell’Illuminismo europeo, nel Settecento, quando si constatò che le
organizzazioni delle società esistenti opprimevano gran parte degli esseri
umani rendendoli infelici. Ci fu chi, pensando ad una riforma, ipotizzò uno stato di natura in cui gli esseri umani vivevano in società ma
felici, e felici in quanto liberi. La via giusta per riformare la
società è allora quella, si sostiene, di
mettersi d’accordo per organizzarla in modo da consentire il recupero della
maggior libertà possibile e quindi della maggior felicità. Ci fu invece chi
considerò lo stato di natura dominato dalla violenza: la società nacque per
porvi rimedio. Lo si fece delegando la violenza a chi governava, riservandola a
lui. In questa prospettiva, allora, ci fu chi sostenne che il compito di chi
governa è anzitutto quello di mantenere il proprio potere sulla società, e che
questo rientrasse nell’interesse di tutti, non solo nel suo. A questa opinione
si contrappose quella che sosteneva che fosse meglio liberarsi da ogni forma di
potere e ritornare allo stato di natura. Ci fu chi, poi, pensò che il potere
sociale fosse necessario, ma che si dovesse esercitarlo nell’interesse di chi,
pur essendo maggioranza in società, aveva sempre avuto la peggio a causa di un’organizzazione
sociale che favoriva minoranze. Questa è l’opinione dei socialisti. Ma quando e
come attuare le riforme? Le si fa in condizioni storicamente date e bisogna
tenerne conto, e innanzi tutto
conoscerle, perché altrimenti falliscono. Era l’opinione di Karl Marx, il
fondatore teorico dei socialismi contemporanei che hanno avuto maggior seguito.
La dottrina sociale si è formata
originariamente in un contesto in cui il tomismo,
la filosofia di Tommaso D’Aquino, teologo, filosofo e frate domenicanovissuto
nel Duecento, era stata proclamato come la filosofica che meglio si adattava
alla teologia cattolica (con l’enciclica Dell’Eterno
Padre [Il Figlio Unigenito] Aeternis Patris diffusa nel 1979 dal papa Vincenzo Gioacchino
Pecci - Leone 13°). Tommaso D’Aquino aveva ragionato di società riprendendo gli
argomenti di Aristotele. Dunque vi troviamo l’eco del pensiero del filosofo
greco. In particolare nell’argomento che si governa sempre nell’interesse di
tutti, non solo di chi governa, altrimenti la società non regge. Aristotele
aveva preso come esempio del potere de padrone sullo schiavo di sua proprietà:
prevaleva l’interesse del padrone, anche se padrone e schiavo, come esseri
umani, avevano interessi simili, e innanzi tutto a vivere meglio possibili, ma
se il padrone si disinteressava dell’interesse dello schiavo, e lo schiavo si
ammalava o veniva ferito, ne risentiva anche il padrone. Altro esempio fatto da
Aristotele nell’opera La politica è
quello della famiglia: il padre, nel governarla, tiene conto anche degli
interessi della moglie e dei figli. Questa immagine è molto importante, tenendo
conto che la dottrina sociale contemporanea si propone di fare di tutti i
popoli della terra un’unica famiglia. Alle argomentazioni di
Aristotele sull’arte del governo della società si è però aggiunto un elemento
che è proprio del pensiero sociale cristiano e risale direttamente ad
insegnamenti del Maestro, fortemente critici sul modo di esercitare il potere
politico ai suoi tempi. Ed è quello della politica come servizio.
Luca 22,24-27
24 Tra
i discepoli sorse una discussione per stabilire chi tra essi doveva
essere considerato il più importante.
25Ma Gesù disse loro:
«I re comandano sui loro popoli e quelli che
hanno il potere si fanno chiamare benefattori del popolo. 26Voi però non
dovete agire così! Anzi, chi tra voi è il più importante diventi come il più
piccolo; chi comanda diventi come quello
che serve.»
[traduzione interconfessionale in lingua
corrente LDC-ABU]
Nella
dottrina sociale contemporanea troviamo:
- l’insoddisfazione per come è organizzata la
società oggi;
- l’idea che le cose hanno preso una brutta
piega perché ci si è discostati da come dovevano andare per natura, secondo la volontà del Creatore;
- l’idea che occorre riformare la società e che per farlo
sia necessario un governo virtuoso, quindi un potere volto al bene, ma anche l’adesione
dei governati;
- che il governo virtuoso è quello che
esercita il potere come servizio e che quindi comanda e organizza nell’interesse
e per il bene di tutti, non solo nell’interesse proprio;
- che così agendo si sarà felici.
Come
vedete, nell’evoluzione del pensiero umano nulla va veramente perso, sebbene
tutto cambi progressivamente.
L’idea
della politica come servizio e tutto il resto ci sono stati insegnati, li abbiamo appresi, non ci sono venuti dai nostri geni, non ce li avevamo in noi nascendo come invece avevamo l’istinto di
succhiare il latte materno. La dimostrazione più chiara è quello dell’insegnamento
evangelico che ho sopra citato. Per apprendere c’è necessità di qualcuno che
insegni. Questo è appunto il problema
oggi: ci sono troppi autodidatti e pochi che abbiano voglia di insegnare. A uno
che gli aveva detto “Sono autodidatta”,
il grande filosofo italiano Benedetto Croce (1866-1952) rispose laconicamente “E si vede!”. E i politici non hanno
tempo da perdere ad insegnare, pensano che per vincere le elezioni basti influenzare, che non è la stessa cosa.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San
Clemente papa - Roma, Monte Sacro Valli
(1) 1278 b. καθ’ ἣν ἀνὴρ ἀγαθός ἐστι
καὶ πολίτης σπουδαῖος, δῆλον ἐκ τῶν εἰρημένων, ὅτι τινὸς μὲν πόλεως ὁ αὐτὸς
τινὸς δ’ ἕτερος, κἀκεῖνος οὐ πᾶς ἀλλ’ ὁ πολιτικὸς καὶ κύριος ἢ δυνάμενος εἶναι
κύριος, ἢ καθ’ αὑτὸν ἢ μετ’ ἄλλων, τῆς τῶν κοινῶν ἐπιμελείας.
ἐπεὶ δὲ ταῦτα διώρισται, τὸ μετὰ ταῦτα σκεπτέον, πότερον μίαν
θετέον πολιτείαν ἢ πλείους, κἂν εἰ πλείους, τίνες καὶ πόσαι, καὶ διαφοραὶ τίνες
αὐτῶν εἰσιν. ἔστι δὲ πολιτεία πόλεως τάξις τῶν τε ἄλλων ἀρχῶν καὶ
μάλιστα τῆς κυρίας πάντων. κύριον μὲν γὰρ πανταχοῦ τὸ πολίτευμα τῆς
πόλεως, πολίτευμα δ’ ἐστὶν ἡ πολιτεία. λέγω δ’ οἷον ἐν μὲν ταῖς δημοκρατίαις
κύριος ὁ δῆμος, οἱ δ’ ὀλίγοι τοὐναντίον ἐν ταῖς ὀλιγαρχίαις, φαμὲν δὲ καὶ
πολιτείαν ἑτέραν εἶναι τούτων. τὸν αὐτὸν δὲ τοῦτον ἐροῦμεν λόγον ] καὶ περὶ τῶν ἄλλων. ὑποθετέον δὴ πρῶτον τίνος χάριν
συνέστηκε πόλις, καὶ τῆς ἀρχῆς εἴδη πόσα τῆς περὶ ἄνθρωπον καὶ τὴν κοινωνίαν
τῆς ζωῆς. εἴρηται δὴ κατὰ τοὺς πρώτους λόγους, ἐν οἷς περὶ οἰκονομίας διωρίσθη
καὶ δεσποτείας, καὶ ὅτι φύσει μέν ἐστιν
ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. διὸ καὶ μηδὲν δεόμενοι τῆς παρὰ ἀλλήλων
βοηθείας οὐκ ἔλαττον ὀρέγονται τοῦ συζῆν· οὐ μὴν ἀλλὰ καὶ τὸ κοινῇ συμφέρον
συνάγει, καθ’ ὅσον ἐπιβάλλει μέρος ἑκάστῳ τοῦ ζῆν καλῶς. μάλιστα μὲν οὖν τοῦτ’
ἐστὶ τέλος, καὶ κοινῇ πᾶσι καὶ χωρίς· συνέρχονται δὲ καὶ τοῦ ζῆν ἕνεκεν αὐτοῦ
καὶ συνέχουσι τὴν πολιτικὴν κοινωνίαν, ἴσως γὰρ ἔνεστί τι τοῦ καλοῦ μόριον
καὶ κατὰ τὸ ζῆν αὐτὸ μόνον· ἂν μὴ τοῖς χαλεποῖς κατὰ τὸν βίον ὑπερβάλῃ λίαν,
δῆλον δ’ ὡς καρτεροῦσι πολλὴν κακοπάθειαν οἱ πολλοὶ τῶν ἀνθρώπων γλιχόμενοι τοῦ
ζῆν, ὡς ἐνούσης τινὸς εὐημερίας ἐν αὐτῷ καὶ γλυκύτητος φυσικῆς.
[3, 1278b] È la virtù che rende un uomo un cittadino degno o non?
Ora è chiaro da quanto è stato detto in una forma di stato si ritine che per essere un buon cittadino si debba
essere un uomo buono, ma in un’altra può ritenersi diversamente, e anche nella
prima non è tanto ogni cittadino, ma chi
governa ed è competente, e lo fa da solo o com componente di un collegio, a
dover essere un uomo buono.
E poiché questi punti sono stati determinati, la prossima domanda
da considerare è se dobbiamo stabilire che esiste una sola forma di
costituzione o più, e se diversi, quali sono e quante e quali sono le
differenze tra loro . Ora una costituzione è l'ordinamento di uno stato, nelle
varie sue articolazioni di governo, e specialmente in quella suprema. Il governo è chi comanda su tutto nello stato e la costituzione è l’organizzazione di governo.
Intendo dire che negli stati democratici, ad esempio, il popolo è il supremo
potere, ma nelle oligarchie al contrario i pochi lo esprimono; e allora diciamo
che hanno una costituzione diversa. E useremo lo stesso linguaggio anche per le
altre forme di governo.
Dobbiamo quindi determinare prima i punti fondamentali, qual è la
finalità dello stato e quanti diversi
tipi di sistema ci sono per governare l'umanità e per controllare la vita
comune.
Ora abbiamo scritto in
precedenza, quando abbiamo trattato della gestione domestica e del potere sugli
schiavi, che l'uomo è per sua natura un
essere politico; e così anche quando gli uomini non hanno bisogno di aiuto
gli uni dagli altri, desiderano comunque vivere insieme. Allo stesso tempo,
vengono anche riuniti per interesse comune, nella misura in cui ognuno
partecipa al benessere comune. Il benessere sociale è quindi l'obiettivo principale della società, sia
collettivamente che per ciascun suo membro; ma si uniscono e mantengono una
comunità politica anche solo per il piacere di vivere insieme semplice
sopravvivere, perché senza dubbio ha un valore anche solo il rimanere vivi, in
modo che non sia troppo duro vivere, ed è chiaro che la massa dell'umanità si
aggrappa alla vita a costo di sopportare molte sofferenze, il che dimostra che la vita è è un
valore comunque apprezzato in sé.
Translation
in English and Spanish made with the help of Google Translator
Traducción en
inglés y español realizada con la ayuda de Google Translator.
Φύσει μέν ἐστιν
ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = Fìsei men estìn àntropos zòon politicòn - Indeed by
nature the human being is a living entity that organizes society (Aristotle -
Πολιτεία = Politèia, The art of politics, book 3,1278 b (1))
The ancient Greeks were the first Europeans to leave written texts
in which they reasoned about society and its government. Among those texts has
been much studied the one entitled Πολιτεία = Politèia - The art of politics,
which contains the sentence I mentioned above Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = Fìsei men estìn àntropos zòon politicòn -- Human beings are living by nature that
organize society, written by the philosopher Aristotle, who lived in the fourth
century, reflecting on the social organizations experienced in Greece until his
time. Politèia is precisely the art of organizing society. The phrase
integrates other reasoning on what differentiates human beings from other
living beings, among which there are those that make social life: human beings
are however the only ones to organize their societies. It falls within their
nature, claimed Aristotle. Today we realized that, in reality, organizing
societies is a cultural fact, concerning learned habits and customs. By nature
we are socially living, which establish the relations between them that
constitute society: but organizing it is another matter. The question is more
complex than it seems and reflects on the way in which those who were able to
have in their hands that text of Aristotle have translated the term πολιτικόν =
politicòn: social or political? Translating with social it emphasizes what in
human beings is nature, translating with politic what is culture. Does man have
within himself, then by nature, a certain organization of society, or do he
think it, to organize it? Aristotle was certainly for the second alternative
and this on the basis of the awareness of the history of the ancient Greek
political organizations, which he considers as a social scientist to evaluate
its merits and faults. Over the centuries the dilemma has re-emerged,
especially at the time of the European Enlightenment, in the eighteenth
century, when it was found that the organizations of existing societies
oppressed most of human beings and made them unhappy. There were those who,
thinking of a reform, hypothesized a state of nature in which human beings
lived in society but happy, and happy as free. The right way to reform society
is then, it is claimed, to agree to organize it so as to allow the recovery of
the greatest possible freedom and therefore of greater happiness. But there
were those who considered the state of nature dominated by violence: society
was born to remedy it. It was done by delegating violence to those who
governed, reserving it for him. In this perspective, then, there were those who
argued that the task of those who govern is primarily to maintain their power
over society, and that this would be in everyone's interests, not just in his
own. This view was opposed to the one that claimed that it was better to free
oneself from all forms of power and return to the state of nature. There were
those who then thought that social power was necessary, but that it should be
exercised in the interests of those who, despite being a majority in society,
had always had the worst because of a social organization that favored
minorities. This is the opinion of the socialists. But when and how to
implement the reforms? It is done in historically given conditions and must be
taken into account, and first of all know them, because otherwise they fail. It
was the opinion of Karl Marx, the theoretical founder of contemporary
socialisms who had the greatest follow-up.
The social doctrine was originally formed in a context in which Thomism,
the philosophy of Tommaso D'Aquino, theologian, philosopher and Dominican friar
lived in the thirteenth century, was proclaimed as the philosophical that best
suited the Catholic theology (with the encyclical Of the Eternal Father [The
Only Son] Aeternis Patris diffused in 1979 by Pope Vincenzo Gioacchino Pecci -
Leone 13 °). Tommaso D'Aquino had reasoned about society by taking up
Aristotle's arguments. So we find the echo of the Greek philosopher's thought.
In particular in the argument that is always governed in the interests of all,
not only those who govern, otherwise society does not hold. Aristotle had taken
as an example of the power of master over the slave of his property: the
master's interest prevailed, even if master and slave, as human beings, had
similar interests, and first of all to live as best as possible, but if the
master disinterested of the slave's interest, and the slave became ill or
injured, his master was also affected. Another example made by Aristotle in the
work Politics is that of the family: the father, in governing it, also takes
into account the interests of his wife and children. This image is very
important, taking into account that the contemporary social doctrine proposes
to make a single family of all the peoples of the earth. To the arguments of
Aristotle on the art of the government of the society has added an element that
is proper to Christian social thought and goes back directly to the teachings
of the Master, strongly critical of the way of exercising political power in
his time. And it is that of politics as a service.
Luke 22.24-27
24 A discussion arose among the disciples to determine who among them was
to be considered the most important.
25 But Jesus said to them:
"The kings command over their peoples and those who have power call
themselves benefactors of the people. But you do not have to act like that!
Indeed, who among you is the most important becomes as the smallest; who
commands will become like what you need. "
[Inter-confessional translation in the current language LDC-ABU]
In contemporary social doctrine we find:
- dissatisfaction with how society is organized today;
- the idea that things took a bad turn because they diverged from how
they had to go by nature, according to the will of the Creator;
- the idea that we need to reform society and that to do so a virtuous
government is necessary, therefore a power aimed at the good, but also the
adhesion of the governed;
- that the virtuous government is the one that exercises power as a
service and therefore commands and organizes in the interest and for the good
of all, not only in its own interest;
- that by doing so you will be happy.
As you see, nothing is really lost in the evolution of human
thought, although everything changes progressively.
The idea of politics as a service and all the rest were
taught to us, we learned them, we did not come from our genes, we did not have
them in us as we had the instinct to suck their mother's milk. The clearest
proof is that of the Gospel teaching I have mentioned above. To learn there is
a need for someone to teach. This is precisely the problem today: there are too
many self-taught people and few who want to teach. To one who had said to him
"I am self-taught", the great Italian philosopher Benedetto Croce
(1866-1952) replied laconically "And it shows!" And politicians do
not have time to lose to teach, they think that to win elections suffices to
influence, which is not the same thing.
Mario Ardigò - Catholic Action in San Clemente pope - Rome, Monte Sacro
Valli
(1) 1278 b. καθ’ ἣν ἀνὴρ ἀγαθός ἐστι
καὶ πολίτης σπουδαῖος, δῆλον ἐκ τῶν εἰρημένων, ὅτι τινὸς μὲν πόλεως ὁ αὐτὸς
τινὸς δ’ ἕτερος, κἀκεῖνος οὐ πᾶς ἀλλ’ ὁ πολιτικὸς καὶ κύριος ἢ δυνάμενος εἶναι
κύριος, ἢ καθ’ αὑτὸν ἢ μετ’ ἄλλων, τῆς τῶν κοινῶν ἐπιμελείας.
ἐπεὶ δὲ ταῦτα διώρισται, τὸ μετὰ ταῦτα σκεπτέον, πότερον μίαν
θετέον πολιτείαν ἢ πλείους, κἂν εἰ πλείους, τίνες καὶ πόσαι, καὶ διαφοραὶ τίνες
αὐτῶν εἰσιν. ἔστι δὲ πολιτεία πόλεως τάξις τῶν τε ἄλλων ἀρχῶν καὶ
μάλιστα τῆς κυρίας πάντων. κύριον μὲν γὰρ πανταχοῦ τὸ πολίτευμα τῆς
πόλεως, πολίτευμα δ’ ἐστὶν ἡ πολιτεία. λέγω δ’ οἷον ἐν μὲν ταῖς δημοκρατίαις
κύριος ὁ δῆμος, οἱ δ’ ὀλίγοι τοὐναντίον ἐν ταῖς ὀλιγαρχίαις, φαμὲν δὲ καὶ
πολιτείαν ἑτέραν εἶναι τούτων. τὸν αὐτὸν δὲ τοῦτον ἐροῦμεν λόγον ] καὶ περὶ τῶν ἄλλων. ὑποθετέον δὴ πρῶτον τίνος χάριν
συνέστηκε πόλις, καὶ τῆς ἀρχῆς εἴδη πόσα τῆς περὶ ἄνθρωπον καὶ τὴν κοινωνίαν
τῆς ζωῆς. εἴρηται δὴ κατὰ τοὺς πρώτους λόγους, ἐν οἷς περὶ οἰκονομίας διωρίσθη
καὶ δεσποτείας, καὶ ὅτι φύσει μέν ἐστιν
ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. διὸ καὶ μηδὲν δεόμενοι τῆς παρὰ ἀλλήλων
βοηθείας οὐκ ἔλαττον ὀρέγονται τοῦ συζῆν· οὐ μὴν ἀλλὰ καὶ τὸ κοινῇ συμφέρον
συνάγει, καθ’ ὅσον ἐπιβάλλει μέρος ἑκάστῳ τοῦ ζῆν καλῶς. μάλιστα μὲν οὖν τοῦτ’
ἐστὶ τέλος, καὶ κοινῇ πᾶσι καὶ χωρίς· συνέρχονται δὲ καὶ τοῦ ζῆν ἕνεκεν αὐτοῦ
καὶ συνέχουσι τὴν πολιτικὴν κοινωνίαν, ἴσως γὰρ ἔνεστί τι τοῦ καλοῦ μόριον
καὶ κατὰ τὸ ζῆν αὐτὸ μόνον· ἂν μὴ τοῖς χαλεποῖς κατὰ τὸν βίον ὑπερβάλῃ λίαν,
δῆλον δ’ ὡς καρτεροῦσι πολλὴν κακοπάθειαν οἱ πολλοὶ τῶν ἀνθρώπων γλιχόμενοι τοῦ
ζῆν, ὡς ἐνούσης τινὸς εὐημερίας ἐν αὐτῷ καὶ γλυκύτητος φυσικῆς.
[3, 1278b] [Is the goodness that makes a good man to be deemed the
same as that which makes a worthy citizen, or different? is now clear from what
has been said in one form of state the good man and the good citizen are the
same, but in another they are different, and also in the former case it is not
every citizen but only the statesman, the man who controls or is competent to
control, singly or with colleagues, the administration of the commonwealth,
that is essentially also a good man.
And since these points have been determined, the next question to
be considered is whether we are to lay it down that there is only one form of
constitution or several, and if several, what they are and how many and what
are the differences between them. Now a constitution is the ordering of a state
in respect of its various magistracies, and especially the magistracy that is
supreme over all matters. For the government is everywhere supreme over the
state and the constitution is the government. I mean that in democratic states
for example the people are supreme, but in oligarchies on the contrary the few
are; and we say that they have a different constitution. And we shall use the
same language about the other forms of government also.
We have therefore to determine first the fundamental points, what
is the object for which a state exists and how many different kinds of system
there are for governing mankind and for controlling the common life.
Now it has been said in our first discourses, in which we
determined the principles concerning household management and the control of
slaves, that man is by nature a
political [being]; and so even when
men have no need of assistance from each other they none the less desire to
live together. At the same time they are also brought together by common
interest, so far as each achieves a share of the good life. The good life then
is the chief aim of society, both collectively for all its members and
individually; but they also come together and maintain the political
partnership for the sake of life merely, for doubtless there is some element of
value contained even in the mere state of being alive, provided that there is
not too great an excess on the side of the hardships of life, and it is clear
that the mass of mankind cling to life at the cost of enduring much suffering,
which shows that life contains some measure of well-being and of sweetness in
its essential nature.
[from
http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0058%3Abook%3D3%3Asection%3D1278b,
with some of my changes]
Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. =
hombres Fìsei éstin Antropos zoon politicòn - En efecto, por la naturaleza del
ser humano es una sociedad organización de la vida (Aristóteles - Πολιτεία =
Politeia, El arte de la política, el libro 3,1278 b) (1)
Los antiguos
griegos fueron los primeros europeos en dejar textos escritos en los que
razonaban sobre la sociedad y su gobierno. Entre esos textos se ha estudiado el
titulado Πολιτεία = Politeia - El arte de la política, que contiene la frase
que he citado más arriba Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = Fìsei men estìn àntropos zòon politicòn - - Los seres humanos están viviendo naturaleza que organizar la
sociedad, escrito por el filósofo Aristóteles, quien vivió en el siglo IV,
reflexionando sobre las organizaciones sociales experimentadas en Grecia hasta
su época. Politèia es precisamente el arte de organizar la sociedad. La
sentencia se complementa con otras ideas sobre lo que diferencia a los humanos
de otros seres vivos, entre ellos no son los que hacen que la vida social: los
seres humanos, sin embargo, son los únicos para organizar su sociedad. Cae
dentro de su naturaleza, afirmaba Aristóteles. Hoy nos dimos cuenta de que, en
realidad, organizar sociedades es un hecho cultural, relacionado con los
hábitos y costumbres aprendidas. Por naturaleza vivimos socialmente, lo que
establece las relaciones entre ellos que constituyen la sociedad: pero
organizarla es otra cuestión. El asunto es más complejo de lo que parece y se
refleja en la forma en que los que podrían obtener en sus manos el texto de
Aristóteles han traducido el término πολιτικόν = politicón: social o política?
Traduciendo con lo social, enfatiza lo que en los seres humanos es la
naturaleza, traduciendo con lo político lo que es cultura. ¿Tiene el hombre
dentro de sí mismo, entonces por naturaleza, cierta organización de la
sociedad, o lo piensa, para organizarlo? Aristóteles fue sin duda por la
segunda alternativa y esto sobre la base del conocimiento de la historia de las
organizaciones políticas de los antiguos griegos, que considera como un
científico social para evaluar las fortalezas y debilidades. A través de los
siglos, el dilema se ha producido, sobre todo en el momento de la Ilustración
europea en el siglo XVIII, cuando se descubrió que las organizaciones de la
sociedad existente oprimiendo a la mayoría de los seres humanos haciéndolos
infeliz. Hubo quienes, pensando en una reforma, hipotetizaron un estado de
naturaleza en el que los seres humanos vivían en sociedad pero felices y
felices como libres. La forma correcta de reformar la sociedad es entonces que,
según se afirma, ponerse de acuerdo para organizarlo con el fin de permitir la
recuperación de la mayor libertad posible y por lo tanto de una mayor felicidad.
Pero hubo quienes consideraron el estado de naturaleza dominado por la
violencia: la sociedad nació para remediarlo. Se hizo delegando la violencia a
los gobernantes, reservándola para él. En esta perspectiva, entonces, había
quienes sostenían que la tarea de los gobernantes es ante todo para mantener su
poder sobre la sociedad, y que esto es en interés de todos, no sólo en ella.
Esta opinión se oponía a la que afirmaba que era mejor liberarse de todas las
formas de poder y volver al estado de naturaleza. Había quienes, entonces,
pensó que el poder social era necesaria, sino que deben hacerlo en el interés
de los que, a pesar de ser la mayoría de la sociedad, siempre había tenido la
peor debido a la organización social que favorecía a las minorías. Esta es la
opinión de los socialistas. ¿Pero cuándo y cómo implementar las reformas? Se
realiza en condiciones históricamente dadas y debe tenerse en cuenta, y en
primer lugar conocerlas, porque de lo contrario fracasan. Fue la opinión de
Karl Marx, el fundador teórico de los socialismos contemporáneos, quien tuvo el
mayor seguimiento.
La doctrina social se
formó originalmente en un contexto en el que el thomismo, la filosofía de
Tommaso D'Aquino, teólogo, filósofo y fraile dominicano vivió en el siglo
trece, se proclamó como el filosófico que mejor se adaptaba a la teología
católica (con la encíclica Del Padre Eterno [El Hijo Único] Aeternis Patris
difundido en 1979 por el Papa Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13 °). Tommaso
D'Aquino había razonado sobre la sociedad al abordar los argumentos de
Aristóteles. Así encontramos el eco del pensamiento del filósofo griego. En
particular, en el argumento que siempre se rige por los intereses de todos, no
solo de los que gobiernan, de lo contrario la sociedad no se sostiene.
Aristóteles había tomado como ejemplo el poder del amo sobre el esclavo de su
propiedad: el interés del amo prevalecía, incluso si el amo y el esclavo, como
seres humanos, tenían intereses similares, y en primer lugar, vivir lo mejor
posible, pero si el amo no tenía interés. De interés del esclavo, y el esclavo
se enfermó o resultó herido, su amo también se vio afectado. Otro ejemplo hecho
por Aristóteles en la obra Política es el de la familia: el padre, al
gobernarlo, también tiene en cuenta los intereses de su esposa e hijos. Esta
imagen es muy importante, teniendo en cuenta que la doctrina social
contemporánea propone hacer una sola familia de todos los pueblos de la tierra.
A los argumentos de Aristóteles sobre el arte del gobierno de la sociedad, se
agregó un elemento que es propio del pensamiento social cristiano y se remonta
directamente a las enseñanzas del Maestro, que critican fuertemente la forma de
ejercer el poder político en su época. Y es la de la política como servicio.
Lucas 22.24-27
24 Surgió una
discusión entre los discípulos para determinar quién de ellos debía
considerarse el más importante.
25 Pero Jesús les
dijo:
"Los reyes
mandan a sus pueblos y los que tienen poder se llaman benefactores del pueblo.
¡Pero no tienes que actuar así! De hecho, quien entre ustedes es el más
importante se convierte en el más pequeño; Quien ordene se convertirá en lo que
necesitas ".
[Traducción
interconfesional en el idioma actual LDC-ABU]
En la doctrina
social contemporánea encontramos:
- insatisfacción con
la organización de la sociedad actual;
- la idea de que las
cosas tomaron un mal giro porque divergieron de cómo tenían que ir por
naturaleza, de acuerdo con la voluntad del Creador;
- la idea de que
necesitamos reformar la sociedad y que para hacerlo es necesario un gobierno
virtuoso, por lo tanto, un poder dirigido al bien, pero también la adhesión de
los gobernados;
- que el gobierno
virtuoso es el que ejerce el poder como servicio y, por lo tanto, ordena y
organiza el interés y el bien de todos, no solo en su propio interés;
- Que al hacerlo
serás feliz.
Como ve, nada
se pierde realmente en la evolución del pensamiento humano, aunque todo cambia
progresivamente.
La idea
de la política como un servicio y todo lo demás nos fue enseñada, la aprendimos,
no proveníamos de nuestros genes, no la teníamos en nosotros, ya que teníamos
el instinto de chupar la leche materna. La prueba más clara es la de la
enseñanza del Evangelio que he mencionado anteriormente. Para aprender hay la
necesidad de que alguien enseñe. Este es precisamente el problema hoy: hay
demasiadas personas autodidactas y pocas que quieren enseñar. A quien le había
dicho "Soy autodidacta", el gran filósofo italiano Benedetto Croce
(1866-1952) respondió lacónicamente "¡Y se nota!" Y los políticos no
tienen tiempo que perder para enseñar, creen que ganar elecciones es suficiente
para influir, que no es lo mismo.
Mario Ardigò - Acción
católica en la parroquia del Papa de San Clemente - Roma, Monte Sacro Valli
(1) 1278 b. καθ’ ἣν ἀνὴρ ἀγαθός ἐστι
καὶ πολίτης σπουδαῖος, δῆλον ἐκ τῶν εἰρημένων, ὅτι τινὸς μὲν πόλεως ὁ αὐτὸς
τινὸς δ’ ἕτερος, κἀκεῖνος οὐ πᾶς ἀλλ’ ὁ πολιτικὸς καὶ κύριος ἢ δυνάμενος εἶναι
κύριος, ἢ καθ’ αὑτὸν ἢ μετ’ ἄλλων, τῆς τῶν κοινῶν ἐπιμελείας.
ἐπεὶ δὲ ταῦτα διώρισται, τὸ μετὰ ταῦτα σκεπτέον, πότερον μίαν
θετέον πολιτείαν ἢ πλείους, κἂν εἰ πλείους, τίνες καὶ πόσαι, καὶ διαφοραὶ τίνες
αὐτῶν εἰσιν. ἔστι δὲ πολιτεία πόλεως τάξις τῶν τε ἄλλων ἀρχῶν καὶ
μάλιστα τῆς κυρίας πάντων. κύριον μὲν γὰρ πανταχοῦ τὸ πολίτευμα τῆς
πόλεως, πολίτευμα δ’ ἐστὶν ἡ πολιτεία. λέγω δ’ οἷον ἐν μὲν ταῖς δημοκρατίαις
κύριος ὁ δῆμος, οἱ δ’ ὀλίγοι τοὐναντίον ἐν ταῖς ὀλιγαρχίαις, φαμὲν δὲ καὶ
πολιτείαν ἑτέραν εἶναι τούτων. τὸν αὐτὸν δὲ τοῦτον ἐροῦμεν λόγον ] καὶ περὶ τῶν ἄλλων. ὑποθετέον δὴ πρῶτον τίνος χάριν
συνέστηκε πόλις, καὶ τῆς ἀρχῆς εἴδη πόσα τῆς περὶ ἄνθρωπον καὶ τὴν κοινωνίαν
τῆς ζωῆς. εἴρηται δὴ κατὰ τοὺς πρώτους λόγους, ἐν οἷς περὶ οἰκονομίας διωρίσθη
καὶ δεσποτείας, καὶ ὅτι φύσει μέν ἐστιν
ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. διὸ καὶ μηδὲν δεόμενοι τῆς παρὰ ἀλλήλων
βοηθείας οὐκ ἔλαττον ὀρέγονται τοῦ συζῆν· οὐ μὴν ἀλλὰ καὶ τὸ κοινῇ συμφέρον
συνάγει, καθ’ ὅσον ἐπιβάλλει μέρος ἑκάστῳ τοῦ ζῆν καλῶς. μάλιστα μὲν οὖν τοῦτ’
ἐστὶ τέλος, καὶ κοινῇ πᾶσι καὶ χωρίς· συνέρχονται δὲ καὶ τοῦ ζῆν ἕνεκεν αὐτοῦ
καὶ συνέχουσι τὴν πολιτικὴν κοινωνίαν, ἴσως γὰρ ἔνεστί τι τοῦ καλοῦ μόριον
καὶ κατὰ τὸ ζῆν αὐτὸ μόνον· ἂν μὴ τοῖς χαλεποῖς κατὰ τὸν βίον ὑπερβάλῃ λίαν,
δῆλον δ’ ὡς καρτεροῦσι πολλὴν κακοπάθειαν οἱ πολλοὶ τῶν ἀνθρώπων γλιχόμενοι τοῦ
ζῆν, ὡς ἐνούσης τινὸς εὐημερίας ἐν αὐτῷ καὶ γλυκύτητος φυσικῆς.
[3, 1278b] [¿Es la virtud que hace que un
hombre sea un ciudadano digno o no? Ahora bien, de lo que se ha dicho en una
forma de estado queda claro que es necesario ser un buen hombre para ser un
buen ciudadano, pero en otro puede considerarse diferente, y en el primero no
es tanto un ciudadano, sino quien gobierna y es competente, y lo hace solo o
como parte de una universidad, para ser un buen hombre.
Y dado que estos puntos se han determinado,
la siguiente pregunta a considerar es si debemos establecer que solo hay una
forma de constitución o más, y si son diferentes, cuáles son y cuántas y cuáles
son las diferencias entre ellos. Ahora una constitución es el ordenamiento de
un estado, en sus diversas articulaciones de gobierno, y especialmente en la
suprema. El gobierno es el que manda todo en el estado y la constitución es la
organización gubernamental. Quiero decir que en los estados democráticos, por
ejemplo, el pueblo es el poder supremo, pero en las oligarquías, por el
contrario, los pocos lo expresan; Y luego decimos que tienen una constitución
diferente. Y usaremos el mismo lenguaje para otras formas de gobierno.
Por lo tanto, primero debemos determinar los
puntos fundamentales, cuál es el propósito del estado y cuántos tipos
diferentes de sistemas existen para gobernar a la humanidad y para controlar la
vida en común.
Ahora hemos escrito antes, cuando
tratamos con la administración doméstica y el poder sobre los esclavos, que el hombre es por naturaleza un ser
político; Y así, incluso cuando los hombres no necesitan ayuda unos de
otros, aún quieren vivir juntos. Al mismo tiempo, también se reúnen para el
interés común, en la medida en que cada uno participa en el bienestar común. El
bienestar social es, por lo tanto, el objetivo principal de la sociedad, tanto
colectivamente como para cada uno de sus miembros; pero se unen y mantienen una
comunidad política, incluso por el placer de vivir juntos, simplemente para
sobrevivir, porque sin duda tiene un valor, incluso para mantenerse con vida,
para que no sea tan difícil vivir, y está claro que la masa de la humanidad es
se aferra a la vida a costa de soportar mucho sufrimiento, lo que demuestra que
la vida es un valor apreciado en sí mismo.