Teologia e politica
da
Romano Prodi, Massimo Giannini, Il dovere della
speranza. Le guerre, la crisi dell’Europa e il dilemmi dell’Italia, Rizzoli
2024, anche in eBook e Kindle, pag.42,
«In
politica internazionale non ho mai avuto chiese, sono sempre stato un “laico”,
ho sempre creduto che quando si applica una “teologia” si rischia di fare solo
danni. Anche quando si agisce animati dalle buone intenzioni […]»
§§§§§§§§§
La teologia
è la riflessione ragionevole su una fede comunitaria sul senso soprannaturale
di ciò che esiste, intesa nella sua mitologia, nelle sue concezioni sul mondo,
nei suoi costumi, nella sua etica personale e sociale, nei suoi riti e nella sua organizzazione sociale,
comprendente il suo diritto. Natura è tutto ciò che esiste ed è osservabile
con una certa metodica, o potrebbe esserlo o si congettura che potrebbe esserlo
e che è distinto dalla cultura, come manifestazione sociale umana di
concezioni, costumi e riti. Il soprannaturale è ciò che si congettura esista al
di là della natura, tuttavia
determinandone il senso, per definizione senza quindi poter essere osservabile
con una certa metodica, e che, come oggetto della teologia, è cultura.
La finalità ultima della teologia è politica:
serve a organizzare e governare società umane, secondo il loro senso soprannaturale
nella natura creduto in una certa fede.
Nel Magistero ecclesiastico spesso si
criticano le teologie politiche, come strumentalizzazione della teologia
e della religione.
In realtà, come è facilmente argomentabile in
base alla (relativamente) lunga storia delle religioni, e in particolare a quella
dei cristianesimi, non esiste una teologia che non sia teologia politica. Infatti
l’esigenza di costruire una teologia sorge solo quando si devono organizzare
società secondo una determinata fede religiosa, vale a dire organizzata comunitariamente.
L’esigenza di strutturare le convinzioni sul soprannaturale in un discorso
ragionevole deriva dalla necessità di poter comunicare socialmente la fede, in
modo da poter organizzare società ad essa coerenti.
Facciamoci
aiutare da ChatGPT per ricercare l’etimologia corrente della parola italiana “teologia”
e il significato che le è attribuito.
La parola italiana "teologia" ha una storia affascinante che risale
all'antichità.
📚 Etimologia:
"Teologia" deriva dal latino theologia, che a sua volta
proviene dal greco antico θεολογία (theología),
composto da:
·
θεός (theós) = “dio”
·
λόγος (lógos) = “discorso”, “parola”, “studio”,
“trattazione”
Quindi, "teologia"
significa letteralmente:
👉 “discorso
su Dio” oppure “studio di Dio”.
📜 Origini del
termine:
Il termine θεολογία
[theologìa] era già usato nell’antica Grecia. Ad esempio:
·
Platone lo utilizza in senso poetico per indicare i
discorsi mitici sugli dèi (come quelli di Omero).
·
Aristotele, invece, usava il termine in modo più
filosofico, associandolo alla filosofia
prima, quella che poi verrà chiamata metafisica.
Fu poi i
Padri della Chiesa, e in particolare Origene
e Agostino, a dare al termine un
significato specificamente cristiano,
indicando lo studio razionale e sistematico su Dio e le verità della fede.
📌 Riassunto:
·
Teo- → dio
·
-logia → discorso, studio
·
Teologia = studio sistematico su Dio e sulle verità
religiose.
Perfetto, Mario, allora andiamo un po’ più in
profondità sul significato e
l’evoluzione del termine teologia e sul suo uso in altre lingue.
🕰️ Evoluzione
del significato
1. Età classica
(Grecia antica)
Come ti dicevo, per Platone, la
“teologia” era la narrazione poetica degli dèi, quindi riguardava i miti religiosi.
Per Aristotele, invece, la
“teologia” era la parte più alta della
filosofia, cioè lo studio dell’“essere immutabile”, il “motore immobile”,
che lui identifica con il divino.
2. Età cristiana
antica e medievale
o
I Padri della Chiesa iniziano a usare
“teologia” come riflessione razionale
sulle verità della fede cristiana.
o
Nel
Medioevo, la teologia diventa la
"regina delle scienze" nelle università: è la disciplina che
integra fede e ragione.
o
Tommaso d’Aquino, ad esempio, parla di teologia sacra come una scienza basata sulla rivelazione.
3. Età moderna e
contemporanea
o
Si
sviluppano vari rami della teologia:
teologia dogmatica, morale, spirituale, pastorale, ecumenica, ecc.
o
Nelle
università laiche, la teologia si
distingue sempre più dalla filosofia e si specializza come scienza della religione cristiana.
o
Si
affermano anche teologie non cristiane
(per esempio, teologia islamica o ebraica) e approcci interreligiosi o laici.
🌍 Uso nelle
lingue moderne
Il termine si è diffuso con forme molto simili
in varie lingue europee:
·
Inglese: theology
·
Francese: théologie
·
Tedesco: Theologie
·
Spagnolo: teología
·
Portoghese: teologia
In tutte queste lingue, il significato di base
resta invariato: studio sistematico su Dio o sul divino, spesso
all’interno di una tradizione religiosa
specifica.
📌 Curiosità
·
Nella
Divina Commedia, Dante chiama la sua
opera un poema sacro, e la teologia
è presente come sapienza divina che
guida il cammino verso Dio.
·
Nella
cultura greco-romana, theologus era anche il poeta o il mitografo che
parlava degli dèi, mentre nel cristianesimo il termine assume un valore molto
più rigoroso e filosofico.
§§§§§§§§§
Sarebbe possibile fare a meno di una teologia
nell’organizzare le società umane?
No, non è possibile. Questo a causa di nostri
limiti cognitivi come specie, non superabili: essi ci confinano in gruppi
molto, molto piccoli, come accade nei gruppi degli altri primati. Quei gruppi
nei quali sono possibili relazioni del tipo faccia-a-faccia.
Nella nostra religione, un complesso di
cristianesimi storicamente organizzati socialmente in una Chiesa, al centro
della teologia vi sono l’immagine di Dio e le narrazioni sulle sue azioni sulla
natura e sulle società umane. Ma va considerata teologia anche ogni altro
discorso su un soprannaturale, anche senza connotati teistici. Le narrazioni e
i ragionamenti sul soprannaturale attingono in genere a tradizioni e,
nella misura in cui lo fanno, costruiscono miti. Il mito è elemento imprescindibile
della costruzione sociale. Hanno natura mitica le idee di popolo, stato,
democrazia, senza implicare il collegamento a un certo teismo. Tutte le
volte che progettiamo una nuova società o la riforma di una società esistente,
inevitabilmente facciamo teologia, anche se la chiamiamo con altro nome.
Allora, com’è che Prodi parla di danni provocati dalla teologia applicata alla politica
internazionale?
Il problema è che le teologia servono a dar
ordine alle società di riferimento, esercitando una pressione sulle rispettive
popolazioni e legittimandone le autorità di governo.
A livello della politica internazionale, però,
le teologie che vengono usate per organizzare ad esempio gli stati nazionali
non servono più, perché sono valide ed effettive solo nel contesto politico di
riferimento, mentre in campo internazionale se ne è fuori e ogni organismo
politico ritenuto capace di partecipare alla politica internazionale ha la propria
teologia, che non è quella di altri attori internazionali, almeno fin tanto
che e nella misura in cui uno di essi
acquisti la forza di farlo e allora eserciti una egemonia, che in genere però è
solo parziale. La situazione è molto fluida e, fin tanto che rimane tale, si riesce
ad evitare conflitti. Quando non ci si riesce,
essi scoppiano. Se si ritiene che lo scopo della politica internazionale sia quella
di prevenirli, allora è bene tener fuori le rispettive teologie dalle relazioni
che si intrattengono per riuscirci.
Quello
che vale per la politica internazionale, vale anche nelle prime, cruciali, fasi
della costruzione sociale, quando la situazione è analoga, perché in genere
ogni persona ha la sua visione, in gran parte mitizzata, del mondo e della
società.
E’ bene, allora, far sorgere gli interessi
concreti che si vogliono perseguire: essi sono sempre individuabili
dietro ogni teologia, ma anche dietro ogni costruzione sociale.
Di solito, nella formazione religiosa di base,
ma anche in gran parte della predicazione, si parte sempre dal mito, quindi dalla teologia,
e non si va mai oltre. Non solo: non si
decritta il mito per chiarirne il senso. Questo poi porta le persone a non vedere
l’utilità della religione per la propria vita concreta. Non solo: ma anche a
non capire come risolvere i problemi sociali praticandola.
Le teologia cristiane si formarono, invece,
proprio a seguito dei problemi che si incontrarono ben presto nello strutturare
comunità di fede. Ne sono piene le Lettere della letteratura neotestamentaria, come anche
gli Atti degli apostoli. Non si è partiti dalla teologia, ma la si è
costruita ragionevolmente sulla base dell’esperienza pratica, correggendosi e riprovando
quando occorreva. Seguendo in questo le due consuete strade percorse dall’umanità
di sempre: la violenza e la trattativa. Di solito prima la violenza e poi la
trattativa. Accade ancor oggi in politica internazionale, pur in società
estremamente più evolute e soprattutto più popolate di quelle antiche.
Mario
Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa
- Roma, Monte Sacro, Valli