Cristianesimi
Questo blog si rivolge a persone con una fede matura. All’inizio non lo è mai. Si matura nell’interazione sociale. A volte si vorrebbe esserne preservati e allora ci si chiude in cerchie molto limitate, di persone che pensano e vivono la fede in una stessa maniera o in modi molto simili. Va bene anche così, per carità, ma non per chi si vuole dedicare all’azione sociale.
Sento qualche volta dire che si cresce nella fede, o anche che si è più avanti. Allora ci sono certi percorsi di spiritualità strutturati in gradi, ad esempio da novizi ad anziani. La mia obiezione a questa via è che, in materia di fede, si è sempre novizi, perché con l’avanzare dell’età e con lo sviluppo delle relazioni sociali che ne consegue, come anche da quello legato al variare dei ruoli sociali, ad esempio sul lavoro o in famiglia, ci si trova sempre di fronte a situazioni nuove, perché si sperimentano varie transizioni. È cosa che i maestri di spiritualità hanno sempre notato. La maturazione è un’altra cosa: significa aver fronteggiato, nella propria spiritualità, sempre più obiezioni e ostacoli, mantenendo la fede: questo la rafforza. Ecco perché ho detto che non si matura se non nell’interazione sociale.
Interagendo, come avviene in tutti i fenomeni culturali, la fede vissuta cambia. Ogni interazione, infatti, lascia delle tracce. È come nei rapporti d’amore, e ogni interazione implica in misura minore o maggiore anche questo aspetto. Naturalmente l’universo simbolico e le ideologie formali di riferimento possono rimanere immutate: come lo sono rimaste le formule del Credo che recitiamo nelle messe domenicali. Ciò non toglie che nell’Italia di oggi si crede in modo molto diverso dai primi secoli della nostra era, quando quelle formule furono fissate.
Vivendo, ogni persona manifesta un suo cristianesimo.
Il cristianesimo è sempre un fenomeno sociale, per cui sempre si fa riferimento ad una determinata cultura, che può comprendere aspetti della dottrina ritenuta normativa in un certo contesto ecclesiale ma ingloba anche altro.
Fin dall’antichità questo è sentito come una imperfezione da correggere e, a volte, anche un peccato da punire. L’idea della perfezione come uniformità e integrazione in un unico corpo che è tutt’uno con il Cristo glorioso e della diversità come lesione di quel corpo è stata fin dalle origini motivo di conflitti assai aspri, che troviamo già nelle Lettere comprese nel Nuovo Testamento cristiano.
Ai tempi nostri parte della teologia e il Magistero la pensa ancora in quel modo, altra parte della teologia e la gran parte del pensiero sociale cristiano hanno un rapporto diverso con il vasto pluralismo che caratterizza il mondo attuale, enormemente più popolato di duemila anni fa, e anche le stesse comunità cristiane.
In particolare, le culture e le pratiche democratiche inducono a una maggiore tolleranza sul punto.
Di fatto, osservando il vissuto umano della fede cristiana con gli occhi dell’antropologia, emerge, appunto, un vasto pluralismo pur nel comune riferimento alla fede cristiana, e non solo tra confessioni, oggi si preferisce dire denominazioni, diverse, ma anche all’interno di ciascuna di esse, con caratterizzazioni che arrivano fino agli ambienti di prossimità, per cui il cristianesimo che si pratica in una parrocchia cittadina può essere anche piuttosto diverso da quello espresso in un’altra.
Prendere atto di ciò senza che la propria fede ne risenta è manifestazione di quella maturazione di cui scrivevo.
Al fondo di ogni cristianesimo, ciò che lo connota come tale, è il riferimento al Cristo cristiano (perché l’idea di un Cristo, parola di origine greca che traduce l’ebraico Messia, che significa unto vale a dire incaricato di una missione soprannaturale, ci viene dell’antico giudaismo), vale a dire a quell’azione di salvezza impersonata da Gesù Nazareno e dalle persone che vollero farsene seguaci.
Ma, nonostante quel comune riferimento ideale e storico, i cristianesimi storicamente manifestati e anche quelli tuttora espressi rimangono assai diversi e non tutti apprezzabili. Sotto quest’ultimo punto di vista il mero riferimento dottrinale lascia un po’ il tempo che trova. Ogni forma di cristianesimo se lo aggiusta su misura e le divergenze non possono essere risolte solo con il ricorso alla logica teologica, per così determinare una qualche verità che non si potrebbe non accettare. E questo anche se la teologia fa ciò che le compete, vale a dire rendere comunicabili razionalmente le origini dei problemi e le alternative.
Ci sono cristianesimi che fecero molto soffrire, come anche cristianesimi che tuttora fanno molto soffrire. Ad esempio il clericofascismo, formatosi dal primo dopoguerra sul terreno ideologico dell’intransigentismo pontificio sulla questione dell’unità nazionale italiana, accettò, e ancora accetta perché sta vivendo una specie di seconda giovinezza, la discriminazione, e anche la segregazione, razziale, cosa che a chi segue orientamenti democratici appare intollerabile.
È mai possibile un razzismo cristiano? Assolutamente sì. Storicamente si è manifestato e lo si è anche giustificato teologicamente. Che sia eticamente accettabile è tutt’altro discorso. Contrata con l’immagine divina che il Magistero cattolico, e la teologia che vi fa riferimento, diffondono, ma non con altre teologie e orientamenti ecclesiastici che hanno avuto e hanno ancora corso. Ad esempio, i cristianesimi espressi dal presidente statunitense Trump, cristiano non denominaziomale già protestante presbiteriano, e dal suo vicepresidente Vance, cattolico, sono molto diversi da quelli predicati dall’episcopato cattolico della Conferenza episcopale italiana.
Al dunque, nelle relazioni tra i cristianesimi, si è dimostrato utile continuare comunque a frequentarsi, mettendo un po’ in secondo piano le divergenze e concentrandosi sulla solidarietà agapica, Con alcuni cristianesimi questo è impossibile, quando diventano violenti e lanciano anatemi. I grandi progressi manifestatisi nell’ecumenismo degli ultimi cinquant’anni sono derivati dall’interagire con quello stile, dove in passato ci si ammazzò su larga scala.
Mario Ardigò- Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli