Paternità
Negli eventi pubblici che sono seguiti alla morte del Papa Francesco vi sono stati molti elementi diversi.
I mezzi di comunicazione di massa ci avevano avvicinato molto la persona di quel Papa, arrivandolo a farcelo sentire quasi come una persona di famiglia, un nonno, come egli talvolta soleva presentarsi.
Era anche un pastore in senso evangelico, come lo stesso Maestro volle essere, egli, il modello di ogni altro pastore d’anime.
Nel contempo era al vertice della gerarchia ecclesiastica cattolica, ancora costruita come un impero religioso assoluto, al quale deve fare riferimento ogni altro potere ecclesiastico, che tuttavia ha legittimazione sacrale perché non è mai conferito da un superiore nel nome proprio ma di colui dal quale la missione di evangelizzare le genti originò.
Impersonava un organismo, la Santa Sede, vale a dire l’ufficio del Papa e di quelli che con esso collaborano al vertice, che ha personalità giuridica di diritto internazionale, vale a dire che può trattare da pari con i rappresentanti degli Stati e inviar loro degli ambasciatori, detti Nunzi apostolici, che svolgono anche funzioni di governo, in rappresentanza della Santa Sede, nelle Chiese locali degli Stati a cui vengono inviati. Questa capacità di interloquire secondo le norme del diritto internazionale è indipendente dall’essere sovrano della Città del Vaticano, che il diritto della Santa Sede definisce Stato, anche se nel Trattato Lateranense tra il Regno d’Italia e la Santa Sede che l’istituì nel 1929 non è mai definito come tale. La Santa Sede, infatti, conservò personalità giuridica di diritto internazionale anche nel tempo in cui fu privata, nel 1870 a seguito di invasione da parte delle truppe del Regno d’Itali del suo regno nell’Italia centrale, denominato Stato Pontificio, e fino al recupero di una sovranità territoriale con l’istituzione della Città del Vaticano, nel 1929.
Era sovrano assoluto della Città del Vaticano, istituita a Roma per garantire la massima libertà della Santa Sede nell’esercizio del suo ministero ecclesiastico.
Era vescovo di Roma, idealmente legittimato a tale ministero da una ininterrotta successione da vescovo a vescovo fino a risalire all’apostolo Pietro, il quale tuttavia non fu propriamente vescovo nel senso in cui oggi tale ministero è configurato, ma anche nel senso in cui se ne parlava alla sua epoca o di quello in cui se ne prese a parlare nei decenni successivi, a cavallo tra Primo e Secondo secolo.
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Tema (promt): è considerato storicamente sicuro che l’apostolo Pietro sia stato il vescovo di Doma?
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La risposta è: non è storicamente sicuro, ma è molto probabile secondo la tradizione antica, anche se le prove dirette sono poche.
Ti spiego meglio:
· Nei testi del Nuovo Testamento (come gli Atti degli Apostoli o le lettere paoline) non si dice esplicitamente che Pietro sia stato vescovo di Roma o che sia morto lì.
· Tuttavia, già da fine I secolo e inizio II secolo, testi cristiani come la Prima lettera di Clemente (scritta da Roma intorno al 96 d.C.) e poi Ignazio di Antiochia (circa 110 d.C.) parlano di un legame molto forte tra Pietro, Paolo e la Chiesa di Roma.
· Origene (III secolo) e Eusebio di Cesarea (IV secolo) affermano chiaramente che Pietro subì il martirio a Roma sotto Nerone.
· Anche autori pagani, come lo storico Tacito, descrivono una grande persecuzione dei cristiani a Roma ai tempi di Nerone (64 d.C.), e la tradizione cristiana inserisce lì il martirio di Pietro.
Sulla base di questi elementi:
· La tradizione ecclesiastica considera molto solido che Pietro sia morto a Roma, crocifisso (secondo alcuni testi apocrifi, a testa in giù).
· Gli storici moderni dicono che non si può dimostrare con certezza storica, ma che è una tradizione antichissima e plausibile, basata su testimonianze vicine nel tempo.
Quanto al fatto che Pietro fosse vescovo di Roma:
· Il titolo di “vescovo” nel senso moderno si sviluppa solo più tardi.
· È più corretto dire che Pietro esercitò un ruolo di guida nella comunità cristiana di Roma, e che il suo nome fu poi associato al primato del vescovo di Roma.
In breve
· Morte a Roma: tradizione molto antica e plausibile, ma non documentata direttamente nei testi del I secolo.
· Vescovado: concetto anacronistico applicato retroattivamente; Pietro fu piuttosto una guida carismatica della comunità.
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Papa Francesco era anche un gesuita, appartenente quindi all’Ordine religioso fondato da Sant’Ignazio di Lojola nel Cinquecento i cui membri svolsero ruolo molto importanti anche nella vita pubblica di diversi Stati.
Era infine un argentino, profondamente pervaso della cultura di quella popolazione, ma anche un discendente di emigrati italiani e quindi molto legato anche alla nostra cultura.
Papa Francesco impersonò tutti questi ruoli sociali con spirito paterno, e anche come un nonno, un padre più anziano e, in quanto più anziano anche più autorevole, e talvolta, almeno nelle culture europee, meno autoritario. Ciò in particolare trattando con la gente comune, mentre con clero e religiosi impersonava un tratto più autoritario, da gerarca supremo, secondo le norme del diritto canonico, che è il diritto della Chiesa cattolica.
Alla mentalità paterna nella nostra cultura sono attribuiti il prendersi cura di altre persone sorreggendole e guidandole nel loro inserimento nella società delle persone adulte e il proteggere le persone delle quali ci si prende cura, risollevandole nelle loro cadute e quindi anche perdonandole. Si tratta di un tipo particolare di misericordia che nelle figure della teologia viene attribuita al Padre, secondo il modello del Padre misericordioso della parabola.
Sarebbe espressione di una mentalità clericale pensare che solo il clero possa esprimere quella paternità: in realtà tutte le persone di fede sono chiamate a impersonarla. Sebbene il Maestro, nella teologia Trinitaria, impersoni il Figlio, è proprio lui il modello concreto della paternità in senso cristiano. I Vangeli sono quindi la base principale per impararla. E imparare a impersonarla è ciò che maggiormente caratterizza la persona cristiana. Molto più delle esteriorità relative alla sovranità che le gerarchie ecclesiastiche ancora in qualche modo esercitano. È propria questa paternità che mi pare fascinare la gente riguardo alla figura di Papa Francesco.
Mario Ardigò- Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma