Resistenza
Domani sarà una festa civile molto
importante nella quale tutti noi si è chiamati ad essere protagonistә, e non solo come comparse, come in fondo sta avvenendo in
queste ore nelle smisurate celebrazioni nella cittadella papale qui a Roma.
Si è stati invitati a celebrarla sobriamente, per rispetto verso
i riti funebri che con grande clamore mediatico si stanno svolgendo. Ma sobria
lo è sempre stata, perché ha a che
fare con l’etica personale e l’impegno civile. E, tenendo conto dell’invito
sempre rivolto in particolare alle persone giovani dal Papa deceduto, che oggi
si sta onorando, egli l’avrebbe verosimilmente voluta più chiassosa.
Ai giovani riuniti nella
cattedrale di San Sebastiano, a Rio de Janeiro, Brasile, il 25 luglio
2013, il Papa morto l’altro giorno disse
infatti, pochi mesi dopo la sua elezione, queste parole, esortandoli alla
resistenza:
"Voglio
che si esca, voglio che la Chiesa sia per le strade, voglio che ci difendiamo
da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, comodità, clericalismo... voglio che
si faccia chiasso nelle diocesi. Voglio che la Chiesa esca per le strade.
Voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo,
comodità..."
Poi le ripetè molte altre volte nei raduni
giovanili con lui.
Viviamo tempi di rinascita della tentazione
fascista, e solo poco tempo fa non ce se lo aspettava. Ogni fascismo ha cercato
sempre di affermarsi prospettando di poter portare ordine nel disordine,
silenzio nel chiasso sociale, il rispetto delle vecchie gerarchie contro i moti
sociali che le mettono in questione, e questo anche se, paradossalmente, ogni
fascismo si è sempre presentato come rivoluzionario, sostenendo che il male
sociale derivasse dalla natura imbelle della vecchia classe dirigente, che
aveva lasciato che le cose degenerassero. Ogni fascismo si è sempre presentato,
così, come una rivoluzione al contrario, quindi come reazionario. Si
propone di fare di nuovo grande la popolazione su cui vuole imporsi e di
farlo andando per le spicce, vale a dire con la violenza, presentata come la
via più efficace e breve. Sempre il
fascismo si annuncia con la violenza verso qualche gruppo sociale. Nella triste
degenerazione delle democrazie del cosiddetto Occidente spesso ce la si prende
con le persone immigrate da posti lontani, regolari o irregolari, presentate
come fattore parassitario di disordine e predazione, come cavallette.
Un quotidiano, qualche giorno fa, ha riferito che un nostro personaggio politico
nazionale, dopo aver visto un film sulle piaghe bibliche contro l’antico
Faraone, ha commentato dicendo che “anche noi siamo invasi dalle cavallette”,
e non si riferiva ad insetti. E’ una
mentalità analoga a quella dei nazisti hitleriani, i quali infatti usarono un insetticida,
lo Zyklon B, a base
di acido prussico, (acido cianidrico, formula chimica HCN) per sterminare in
massa internati prigionieri in campi di concentramenti, dove vennero fatti
affluire da ogni parte dell’Europa sottomessa dalla armate tedesche.
Consideravano quelle persone come parassiti che frenavano prosperità ed
espansione del Reich hitleriano,
il nuovo ordine immaginato dal tiranno. Non sono sicuro che quel nostro
personaggio politico di cui dicevo si sia reso conto di ciò che comportava
assimilare esseri umani a insetti nocivi. Nonostante che, a parte le persone
più anziane, la popolazione italiana sia altamente scolarizzate rispetto a ciò
che accade in molte altre parti del mondo, la memoria storica spesso fa
difetto.
Si tratta però, che
quel personaggio ne fosse consapevole o non, di un modo di pensare francamente
fascista, come può esserlo considerato in fondo anche l’invito alla sobrietà
nelle celebrazioni della Resistenza, se inteso nel senso, come da qualche
parte leggo che si è inteso, che non dovrebbero farsi. Per nostra buona sorte,
però, la fonte che inizialmente ha tirato fuori la sobrietà non intendeva
questo, anche se non è scesa nei particolari.
È stato giusto
imporre il lutto nazionale per cinque giorni per la morte di un Papa
romano includendovi la Festa della Liberazione? Dov’è in questo la laicità dello Stato, che
significa anche non costringere in alcun modo a modificare la propria vita
secondo una certa religione, la quale, tra l’altro, ci si lamenta che, dal
punto di vista della pratica liturgica ed etica, sia diventata
ampiamente minoritaria? Non è stato questo un modo per puntellare,
incostituzionalmente, la forza delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche,
riproponendo, consapevolmente o non, quel patto, disonorevole per l’animo
cristiano, che fu tentato negli anni ’30 dal fascismo mussoliniano e che fu
assecondato dal Papa romano di allora, e che purtroppo ritroviamo in un’enciclica del ’31 in cui il
cattolicesimo sociale fu esortato a collaborare nel corporativismo fascista?
È il timore espresso
l’altro giorno, in un articolo su La Repubblica, da Alberto Meloni, di
cui sto leggendo in formato Kindle Il conclave e l’elezione del Papa. Una
storia dal I al XXI secolo, Marietti 1820, 2025, commentando la recente
venuta nella Città del Vaticano del vicepresidente statunitense Vance e il
prossimo arrivo dello stesso presidente Trump per i riti funebri per il Papa
morto. Il regime statunitense trumpiano ha cominciato a manifestare alcune
caratteristiche tipiche dei fascismi, compresa quella dei progetti di rapina
territoriale, con il dichiarato progetto di prendersi con le buone o con le
cattive la Groenlandia, predandola ai nativi e alla Danimarca, nel cui sistema
istituzionale ancora si trova. Si tratta di tendenze che comunque non
riusciranno veramente a imporsi in una democrazia repubblicana ancora molto
salda come quella statunitense, in particolare perché al potere dell’attuale
presidente federale è stabilito un limite temporale molto stringente, meno di
quattro anni, non prorogabile, ed è un tempo troppo esiguo per rivoltare la
società di quelli stato. Comunque, fin dall’inizio della nuova fase del
trumpismo, è stato evidente l’intento di strumentalizzare i cristianesimi per
il suo progetto politico. Lo si tenterà anche a Roma? Certo, durante il regno
del Papa morto l’altro giorno, le divergenze politiche, in particolare sulle
politiche per l’America latina e sulle persone migranti, apparvero insanabili, ma
i morti in definitiva sono nelle mani
dei vivi e questi ultimi, osserva Meloni, sono oggi più vulnerabili di fronte all’aggressività e alle
seduzioni di certe politiche.
Decine di migliaia di
persone stanno affrontando ore di fila per transitare per pochi secondi davanti
alla bara del Papa morto, nel chiesone vaticano. Ma, con tutto ciò, la
religiosità cattolica rimane minoritaria in tutte le sue espressioni. Il
sistema dei grandi eventi, che comporta il concentrare larghe masse di
gente intorno al Papa, altri gerarchi ecclesiastici e a liturgie celebrate in
grandi spazi, cerca di darne un’immagine diversa, fondamentalmente per
rafforzare la legittimazione del potere ecclesiastico, che sempre meno viene
acriticamente obbedito, ma la situazione rimane quella. E tuttavia
l’immaginario legato all’esercizio del potere ecclesiastico conserva una sua
forza, tanto che sembra che vi si ceda anche nelle file delle persone non
religiose, che pur considerando poco o nulla la fede cristiana, tuttavia sembrano
rimanere fascinate dalle liturgie imperiali delle quali ancor oggi è maestra la
fucina vaticana e dalla figura del Papa romano, visto come l’ultimo imperatore.
Senza considerare, però, che si tratta solo di artifizi scenografici, teatro, anche
se inscenato con un’aura sacrale accreditata anche dall’antichità di certe
tradizioni.
Partecipare a una processione genera un’emozione,
soprattutto quando lo si fa in certi contesti liturgici caratterizzati da miti e
figure leggendarie, come i potenti della terra talvolta diventano dopo morti. Un
ricordo che dura nel tempo, entra a far parte degli eventi fondativi della
propria spiritualità e anche della propria identità. Si è di quelli che c’erano
quel tal giorno, per quel tal evento,
vicino a quel tal grande personaggio storico.
Ero in piazza San
Pietro, a Roma, la sera che venne l’annuncio dell’elezione del papa Giovanni
Paolo 2° ed egli si affacciò per la prima volta dalla facciata della basilica
per parlare al popolo che stava lì sotto. Ero sulla destra del colonnato, guardando
la facciata, a qualche decina di metri dalle colonne. Indossavo un cappotto
color cammello, era ottobre, e nelle riprese televisive della folla che di
solito vengono mandate in onda di quell’evento mi riconosco in un puntino
giallo, che ero io. C’ero. Ricordo che, quando proclamarono il nome dell’eletto,
una signora vicino a me non capì bene, e neanch’io per la verità, e disse a noi
intorno che avevano eletto Poletti, che all’epoca era il Cardinal Vicario a
Roma. Poi capimmo che il nuovo Papa veniva da lontano: “Se sbaglio mi
corigerete”, ci disse. Ma da fin da giovane frequentava Roma e fece presto
a perfezionare il suo italiano.
La nostra vita è fatta anche di emozioni così.
E tuttavia l’impegno di fede è molto più profondo e riguarda sia la conversione
personale, sia l’azione sociale coerente con quella conversione. Perché la
fede è un fatto sociale, ma per quella
cristiana la manifestazione sociale non è tutto perché vi è coinvolta l’interiorità.
Così, ogni persona di fede esprime una sua fede e una sua religiosità che richiedono
e cercano le relazioni sociali, nelle quali si affinano. Anche partecipare a una
processione è un tipo di relazione sociale e, paradossalmente, mentre lo si fa,
mentre si è nella massa, si è nello stesso tempo al centro di tutto, perché
tutto scorre intorno a sé, appunto perché vi è coinvolta l’interiorità. Nello
stesso tempo, però, di ogni manifestazione sociale si è responsabili, personalmente
responsabili, e questo è un altro portato della fede cristiana, appunto perché
è conversione costante. Spesso però questo aspetto risulta ostico per chi, per legittimare
e consolidare un proprio potere sociale, si appaga di masse che fanno quello
che loro si dice di fare e vanno dove si dice loro di andare, senza pretendere
altro. E, in particolare, per chi cerca
di strumentalizzare la religione per consolidare il proprio potere, come anche
i fascismi sono stati soliti fare. È
stato osservato che la fede cristiana, proprio perché richiede una costante
conversione personale, che non è mai una volta per tutte, è connotata da un certo
anarchismo, che è evidente nella vita del Maestro. Nello stesso tempo, proprio
nella pratica cristiana, si cerca di non rimanere in una situazione anarchica
ma di risolverla in un nuovo modello sociale: “avete udito … io però vi dico”.
La Resistenza storica
italiana ebbe proprio questo carattere di conversione diffusa in una
popolazione e di ricerca di costruire un diverso modello sociale, e anche in
una Chiesa cattolica che si era lasciata sedurre dal fascismo mussoliniano. Se
ne mette in risalto l’aspetto della lotta armata, che certo vi fu ed ebbe la
sua importanza, in un contesto, però, di guerra totale europea, con milioni di
altri combattenti, e allora si osserva che, nel complesso, non fu determinante,
come, ad esempio, lo furono l’impegno bellico degli Stati Uniti d’America e
dell’Unione Sovietica, che ebbe circa venticinque milioni di caduti. Molto
significativo, e fondativo della nostra nuova Repubblica, fu il profondo
cambiamento di mentalità anche di gran parte della popolazione, milioni di
persone, che, per vari motivi, non entrò a far parte delle armate partigiane
combattenti, ma che espresse in altri modi il progressivo distacco dal regime
fascista e dalla sua violenza sopraffattrice. In particolare vi furono, ad
esempio, manifestazioni diffuse di
protezione della popolazione di religione ebraica che, nel nuovo regime mussoliniano
instaurato dai nazisti tedeschi nella parte d’Italia rimasta in loro mani dopo
l’armistizio del Regno d’Italia con le potenze alleate che avevano iniziato,
dal Meridione, la conquista del suo territorio, si era iniziato a rastrellare
per deportarla nei campi di concentramento nell’Europa settentrionale.
Negli anni Trenta del
secolo scorso, complice la gerarchia ecclesiastica, la popolazione italiana si
era data in gran parte al fascismo mussoliniano. Generazioni crebbero nel mito del Mussolini come uomo della Provvidenza,
espressione che purtroppo risale al Papa di quell’epoca.
La guerra totale
europea, voluta dai nazisti tedeschi e assecondata dai fascisti italiani,
cambiò tutto.
Nel 1939 il nuovo
Papa cercò inutilmente di scongiurarla. Nel mentre il massacro si intensificava,
la gerarchia ecclesiastica si distaccò progressivamente dal fascismo
mussoliniano, in particolare ordinando ai cattolici italiani di organizzare un
nuovo modello di convivenza civile e di istituzioni pubbliche a livello europeo.
Da qui il fondamentale apporto del cattolicesimo democratico italiano alla
costruzione della nostra nuova Repubblica democratica e, successivamente, al processo
di unificazione europeo.
E’ allora molto
importante recuperare, della Resistenza storica, la memoria che fu, per la gran
parte della gente che vi venne coinvolta, anche una conversione, basata
sull’interiorità personale. Perché, in gran parte, si era stati fascisti e
quindi, ad esempio, si era approvata la persecuzione dei socialisti e in genere
dei dissenzienti verso il regime, la soppressione delle istituzioni
democratiche, viste come fattore di disordine propizio ai socialisti, la
soppressione del sindacalismo libero, anch’esso visto come fonte di disordine, le
guerre coloniali per rapinare le ricchezze di altri popoli a vantaggio del proprio.
È qualcosa che può tornare utile ai nostri
tempi, in cui nuovamente, sfruttando anche i vuoti di memoria sociale, si
riaffaccia la tentazione fascista. Si è ancora in tempo per correggersi, perché
ancora non si è alla violenza di strada che caratterizzò le origini del regime
mussoliniano e alla violenza istituzionale che, consolidatosi, sempre espresse.
Il Papa morto chiamò sempre alla conversione
costante, mediante il discernimento, che nel lessico della spiritualità
dell’Ordine a cui apparteneva, quello dei gesuiti, significa distinguere alla
luce del vangelo il bene in ogni situazione in cui ci si trovi dal male che vi
è implicato e che può derivarne. E’ appunto di questo che si fa memoria civile
ricordando, con la Resistenza storica, la Liberazione che ne conseguì, che non
fu solo quella dall’occupante tedesco o dalla tirannia dell’ultimo,
particolarmente mortifero, fascismo, ma anzitutto dal fascismo che ogni persona
in fondo si portava dentro, e che sempre si porta dentro come tentazione.
Mario Ardigò - Azione
Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli