Realtà della natura e mondo interiore
C’è una differenza tra realtà e mondo interiore?
Sì.
Riusciamo a percepirla?
Con molta difficoltà.
Le neuroscienze, specialmente in correlazione con gli sviluppi tecnologici degli algoritmi di intelligenza non umana e della diagnostica per immagini che hanno arricchito le nostre conoscenze su come viene prodotta e funziona la mente umana, ci avvertono infatti che tutte le percezioni della natura intorno e dentro di noi sono creazioni della nostra mente, vengono quindi elaborate nell’interiorità. Su questa elaborazione incidono potenti fattori emotivi, della cui influenza siamo solo parzialmente consapevoli e, anche, in certe condizioni possiamo divenire del tutto inconsapevoli.
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La parola “emozione” è usata comunemente, ma nelle scienze contemporanee ha significati precisi e multidimensionali, che coinvolgono sia la psicologia che la fisiologia. Le definizioni moderne mettono in evidenza la complessità integrata dell’emozione, che non è solo un “sentire” soggettivo, ma anche un processo biologico e comportamentale.
1. Definizione psicologica di emozione
In psicologia, un’emozione è generalmente definita come:
Una risposta complessa dell’organismo a uno stimolo esterno o interno, che coinvolge componenti fisiologiche, cognitive, comportamentali e soggettive., che prepara l’organismo a rispondere in modo
Secondo questa visione l’emozione è:
- Episodica (ha un inizio e una fine);
- Indotta da uno stimolo significativo (interno o esterno);
- Dotata di un valore adattivo (serve a reagire a situazioni rilevanti per la sopravvivenza o il benessere).
Componenti principali:
1. Soggettiva: esperienza personale (es. “mi sento triste”).
2. Fisiologica: attivazione del sistema nervoso autonomo (battito cardiaco, respirazione, ormoni).
3. Cognitiva: valutazione della situazione (es. pericolo, ingiustizia, perdita).
4. Comportamentale: espressione visibile (es. volto, voce, postura).
5. Motivazionale: spinta ad agire (fuggire, attaccare, abbracciare, ecc.).
2. Definizione fisiologica di emozione
Dal punto di vista fisiologico, un’emozione è:
Una reazione automatica e integrata del sistema nervoso centrale e periferico, che prepara l’organismo a rispondere in modo adattativo a stimoli rilevanti,
.Coinvolge:
- Sistema limbico (soprattutto amigdala, ipotalamo, corteccia prefrontale).
- Sistema nervoso autonomo (attivazione simpatica o parasimpatica).
- Neurotrasmettitori e ormoni (come adrenalina, dopamina, cortisolo).
Un classico esempio è la risposta di paura: attivazione dell’amigdala, aumento del battito cardiaco, dilatazione delle pupille, preparazione alla fuga o al combattimento.
3. Teorie contemporanee dell’emozione
Tra le teorie più influenti oggi:
- Teoria dei due fattori (Schachter e Singer): l’emozione nasce dall’interazione tra attivazione fisiologica e interpretazione cognitiva.
- Appraisal theory (Lazarus, Frijda): l’emozione dipende dalla valutazione soggettiva di un evento (es. minaccia, ingiustizia, perdita).
- Teoria dei marcatori somatici (Damasio): i cambiamenti corporei guidano le decisioni emotive.
- Teorie costruzioniste (Lisa Feldman Barrett): le emozioni non sono “universali”, ma categorie costruite dalla mente e dalla cultura.
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La nostra intelligenza viene definita “emotiva” negli sviluppi delle scienze psicologiche contemporanee.
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Il concetto di “mente emotiva” in Daniel Kahneman è centrale nel suo modello dei due sistemi di pensiero, descritto nel celebre libro “Thinking, Fast and Slow” (2011, tradotto in italiano come “Pensieri lenti e veloci”).
1. Il modello dei due sistemi
Kahneman distingue tra:
- Sistema 1: veloce, automatico, intuitivo, emotivo
- Sistema 2: lento, riflessivo, razionale, logico
Il Sistema 1 è ciò che più si avvicina alla “mente emotiva”:
- Opera inconsciamente e senza sforzo;
- Fornisce giudizi rapidi, spesso basati su euristiche (scorciatoie mentali);
- È fortemente influenzato dalle emozioni e dalle sensazioni corporee;
- È evolutivamente antico, utile per la sopravvivenza.
2. La mente emotiva nel contesto decisionale
Nel pensiero di Kahneman:
- La mente emotiva (Sistema 1) domina molte scelte, anche quando crediamo di agire razionalmente.
- Le emozioni guidano spesso le risposte rapide a situazioni complesse (es. paura → fuga, fiducia → rischio).
- Gli errori cognitivi (bias) sono spesso frutto di interferenze emotive non controllate.
Ad esempio:
- L’effetto framing mostra come una scelta cambi se presentata in termini di perdite o guadagni: l’emozione della perdita pesa più del ragionamento logico.
- Il principio di avversione alla perdita è una tipica risposta del Sistema 1, di natura emotiva e viscerale.
3. Confronto con altre visioni
Kahneman si muove su un terreno vicino a quello di:
- Antonio Damasio, che parla di “marcatori somatici” (le emozioni come guida nelle decisioni);
- Goleman, che con “Intelligenza emotiva” (1995) ha reso popolare proprio l’idea di una “mente emotiva” che può dominare la razionalità.
In sintesi
Nel modello di Kahneman, la mente emotiva corrisponde al Sistema 1, che:
- è rapido e automatico,
- lavora in gran parte al di sotto della coscienza,
- è influenzato dalle emozioni,
- spesso orienta le decisioni prima ancora che il Sistema 2 (razionale) intervenga.
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Le fedi religiose sono decisioni personali fortemente influenzate dalla nostra emotività, che nei riti viene stimolata per suscitare una percezione della realtà e della dinamica degli eventi corrispondente alla mitologia religiosa di riferimento. Questo ci permette di organizzare risposte collettive più efficaci e di coinvolgervi gruppi molto più numerosi di quelli nei quali saremmo confinati a causa dei nostri insuperabili limiti cognitivi, che ci consentono di interfacciarci con poche altre persone contemporaneamente.
Le religioni sono, dal punto di vista antropologico, sistemi sociali e culturali per indurre e tramandare fedi religiose nelle persone e nei loro gruppi di riferimento.
Va tenuto ben presente che ciò è come siamo, vale a dire che fa parte della realtà della natura, intendendo per natura la realtà oggettivamente esistente, a prescindere dall’immagine che se ne percepisce e che viene descritta nelle varie culture. Ciò vuole dire che non dobbiamo immaginare di poter divenire diversi. Come in fondo ingenuamente si immaginava nel positivismo popolare che iniziò a diffondersi a partire dall’Ottocento tra le culture europee.
D’altronde l’emotività, mediata nella nostra mente attraverso elementi culturali, è ciò che ci rende bella la vita. Sotto questo aspetto religioni e fedi religiose vanno assimilate alla musica e alle altre arti.
Tuttavia, nell’organizzare società, che naturalmente é0 attività ne non ci occupa tutto il tempo ma che è indispensabile per la sopravvivenza collettiva, è necessario mantenere consapevolezza del fatto che la nostra visione della realtà è influenzata da elementi emotivi, cioè dalla nostra interiorità percettiva, ma che comunque una realtà, per quanto se ne possa avere solo un’immagine imprecisa, e tanto più dove riguarda ciò che è molto piccolo o molto grande o molto distante nel tempo o nello spazio, esiste a prescindere da noi e ci resiste. Se non se ne è consapevoli, le reazioni collettive rischiano di essere inefficaci o addirittura controproducenti. È ciò che accadde, agli albori del pensiero scientifico moderno, dal Cinquecento europeo, nell’intenso conflitto con le concezioni normative a sfondo cristiano della realtà naturale, che resistettero a lungo alla visione emergente dall’applicazione del metodo scientifico. Per certi versi, su alcuni temi, si è ancora in mezzo a quel marasma, e soprattutto spesso lo si è nelle religiosità popolari e nelle leggende che le attraversano.
Quando non si riesce a mantenere consapevolezza della differenza tra la natura e la nostra interiorità, ci si illude. Indurre illusioni può essere un potente strumento di dominio e, in particolare, di dominio politico, ma è sempre uno strumento disonesto in chi lo usi in mala fede, e può divenire malvagio quando causi sofferenze inutili.
Per quanto qualche volta mi pare non sia chiaro, il cristianesimo è però, sostanzialmente, una via di liberazione e salvezza e non uno strumento per dominare le coscienze. Utilizzarlo a quest’ultimo scopo significa, appunto, strumentalizzarlo.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli