Tutti lo sanno fare
Di una cosa che
tutti sanno fare si dice spesso che è democratica.
Due sono quelle veramente alla portata di
tutti: la violenza e la stupidità, tra
loro strettamente correlate.
Nulla
di più semplice che essere stupidi, ci riesce benissimo fin da molto piccoli.
Così per la violenza; in questo caso, naturalmente, il problema è cercare di prevalere: non riesce bene con tutti. Anche
questo lo si capisce fin da piccoli. C’è allora chi con i bulletti più forti
abbozza e chi invece aguzza l’ingegno e riesce a prevalere, perché, e questa è
una regola sociale con vaste conferme, l’ingegno prevale sempre sulla
stupidità. Di solito la strategia adottata per prevalere sui violenti è di
coalizzarsi contro di loro: è cosa che si impara a fare nel processo educativo
e anche facendo esperienza di socialità. In questo modo si creano tra noi le
società. Organizzarle e sapervisi integrare sono abilità molto importanti. La
democrazia è attualmente il tipo di organizzazione sociale più potente. Non è
stato sempre così, naturalmente. Lo è diventata in un processo grandioso durato
circa due secoli, quindi piuttosto recente, che è partito dalle culture
dell’Europa occidentale.
La
forza delle democrazie contemporanee risiede nella loro capacità di coinvolgere
quasi tutte le persone adulte delle società di riferimento, tendenzialmente tutte,
e di organizzare un precoce e costante processo educativo per consentire a
tutte di acquisire le abilità necessarie. Anche in questo caso non è stato
sempre così. Nell’antica Atene, in Grecia, dove furono poste le basi dei
connotati culturali della democrazia, tanto che democrazia è una parola greca, vi era coinvolta una
minoranza della popolazione della città-stato, composta da uomini adulti, cittadini, liberi sia da lavori servili
sia comunque dalla necessità di affannarsi in un duro lavoro per vivere, impegnandovi
gran parte del proprio tempo, o in proprio o alle dipendenze altrui.
Paradossalmente una cosa fatta per tutte
le persone non è subito alla portata di ogni persona: vi si deve essere
educati. Quindi, in definitiva, definire democratico ciò che riesce
subito bene a tutte le persone non è corretto. La democrazia si impara,
è una conquista culturale sia per
la singola persona sia per le società. Per queste ultime richiede importanti riforme
organizzative, perché, prima che vi siano acculturate, sono in preda alla
violenza della forza dei gruppi più potenti. L’instaurazione di una democrazia
ha avuto in genere storicamente carattere rivoluzionario violento. Anche il suo
abbattimento, ma in questo caso non ci si libera più dalla violenza, mentre,
instaurata una democrazia, si cerca di ridurla al minimo, almeno all’interno
della società.
Ai tempi nostri, dalla fine della Seconda
guerra mondiale (1939-1945) si sta cercando di dare carattere democratico anche
all’ordinamento internazionale. La creazione dell’Organizzazione delle Nazioni
Unite risponde a questo anelito. La nostra Unione Europea ne è un modello quasi
compiuto.
Certamente non si è ancora riusciti a prevenire
o estinguere la violenza nelle relazioni internazionali come l’attuale
conflitto in Ucraina, nel quale anche l’Italia è pesantemente coinvolta, dimostra. Come ogni violenza, anche quella guerra è una cosa stupida: stiamo sprecando immani
risorse e causando atroci sofferenze lì dove si combatte, con perdite umane
sconvolgenti e violenze efferate, senza alcuna reale utilità e
senza che tutti questo possa portare a nulla. L’inutilità di questa violenza ne
dimostra la stupidità. E’ come tra austriaci, francesi, italiani e tedeschi: ci
si è combattuti tanto a lungo e ora si va d’accordo e, anzi, insieme si è
costruita l’Unione Europea. Tra qualche decennio (occorrerà che passino due o
tre generazioni per guarire le ferite sociali e culturali di questa guerra)
accadrà lo stesso tra ucraini e russi. Tutti
i fattori sociali, salvo la guerra in corso, sembrano cooperare a questo risultato, innanzi tutto la
convenienza dell’operazione. Si è vicini, molto simili, interdipendenti
(paradossalmente, ad esempio, anche
durante la guerra il gas estratto in Russia continua ad transitare per l’Ucraina
per essere trasportato in Occidente) La pace, dunque, sicuramente tornerà. L’intelligenza
democratica potrebbe abbreviare i tempi per raggiungere questo risultato. Purtroppo
tutti i governi coinvolti nel conflitto appaiono ancora come ottenebrati.
La nostra Chiesa non è ancora acculturata alla democrazia, dopo
esserne stata a lungo pervicacemente nemica. Questa posizione è stata parzialmente
superata, nel magistero papale, solo con l’enciclica Il Centenario –
Centesimus annus deliberata nel 1991 dal papa Giovani Paolo 2°. La democrazia
non è ammessa all’interno e allora la si chiama sinodalità.
Perché non è ammessa?
Fondamentalmente perché l’attuale assetto
gerarchico ecclesiastico è il risultato dell’estrema violenza dei secoli
passati e si teme, a ragione, che la democrazia porterebbe a superarlo. Il
punto, però, è un altro: è veramente essenziale così com’è? In particolare: così
com’è è voluto dal Cielo? Arduo sostenerlo, perché si è formato progressivamente
e gli esordi sono stati piuttosto distanti dalle origini. Comunque lo si sostiene.
Così, sacralizzato come lo si è voluto, resiste alla trasformazione, in
particolare in quella mediante la quale si sta cercando di restituire alla gente un ruolo più
partecipato.
Quindi: da un lato la democrazia non viene naturale
a tutte le persone, richiede un processo educativo; dall’altro chi comanda nella
Chiesa cerca di scoraggiarlo e non educa alla democrazia, ma all’obbedienza
acritica come virtù.
Non bisogna pensare che se ne possa uscire in
tempi brevi, anche perché la nostra Chiesa, che in Europa occidentale è in via
di dissoluzione, non è più politicamente una struttura sociale fondamentale per
il governo degli stati e allora non fa poi tanta differenza che la si voglia
vivere un po’ come nel Cinquecento. In fin dei conti certi suoi pittoreschi
costumi piacciono, come accade per il Palio di Siena e altre cose del genere.
Naturalmente per le persone per le quali la
fede è ancora importante, per noi ad esempio, è diverso. E’ la ragione che potrebbe indurci
ad approfondire l’abilità sinodale, che ora è assai scarsa. Come per la
democrazia ci si deve educare ad essa, non viene spontanea. L’obbedienza acritica,
da gregge, invece è veramente alla portata di tutti, come la stupidità:
infatti, a ragionarci bene sopra, è una cosa un po’ stupida. Si viene ridotti
ad essa mediante la violenza sociale.
Mario
Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli