Guardare indietro?
Se io dico che il passato non tornerà, mai, qualsiasi cosa tentiamo, anche quel passato che continuamente in religione si cerca di rievocare, e anche se abbiamo bisogno di farne memoria, che ne pensate?
Di solito guardiamo al passato per trarre ispirazione per il futuro: come potremmo fare altrimenti? Iniziamo imparando in famiglia ad essere donne e uomini, c’è gente più grande che ci mostra come fare. E questo prosegue anche a scuola. I libri ci narrano del passato. Facciamo come s’è fatto prima, ma attenzione!, non proprio esattamente come prima. Fateci caso.
Il tempo passa velocemente: se ne avvedono meglio i più anziani. O meglio: a loro appare così. È questione che ha a che fare con la nostra biologia e con come funziona la nostra mente. Ma comunque, come la si metta, è effettivamente così. “Impara a contare i tuoi giorni”, ci esorta il salmo. La nostra vita non è lunga. Che cosa sono i duemila anni della nostra storia di fede con i milioni dell’evoluzione della nostra specie? Ma anche andando ancora a ritroso di qualche altra migliaia di anni, fino alle origini del giudaismo da cui le nostre idee religiose scaturirono, non cambia. Ciò che ci fu prima che si sia imparata la scrittura ci rimane in massima parte ignoto, eppure ci fu, ci furono società, migrazioni, lotte, incontri e scontri, scoperte, tutta una vita che noi ci figuriamo un po’ come quella di coloro che ai tempi nostri chiamiamo primitivi. Una vita che cambiava continuamente.
Dunque: si impara da quelli che c’erano prima. Ci rassicura pensarci guidati dagli avi, ma è solo la tradizione delle loro memorie che ci rimane. Inizialmente erano racconti mandati a memoria così come li si era sentiti narrare, poi si iniziò a mettere per iscritto. Cercando di ricordare i fatti più lontani si costruirono i miti, per dare un senso a quelle memorie. Scrivendo, le memorie divennero più realistiche. E che ci dicono? Che tutto cambia velocemente e che indietro non si torna, il passato non può essere riprodotto, se non come messa in scena, spettacolo o rito.
Negli ultimi decenni i cambiamenti in Europa sono stati vorticosi. Siamo molto aumentati di numero, e già solo questo è un potente fattore di accelerazione della storia. Poi ci sono state guerre, migrazioni e relazioni commerciali, il tutto in decenni di continue scoperte scientifiche e innovazioni tecnologiche, fino ai tempi nostri, quando, da un lato, si ha l’impressione che dovunque si vada, anche molto lontano, si rimanga nella stessa società, e, dall’altro, che anche rimanendo in uno stesso posto la società intorno a noi cambi rapidamente.
Quando un anziano rimpiange i tempi della sua gioventù, fa memoria di ciò che c’era solo pochi decenni fa, un battito di ciglia secondo i tempi dell’intera evoluzione umana, ma anche solo di quella minima parte che chiamiamo storia perché le nostre tradizioni, e soprattutto i nostri documenti scritti, ce ne danno narrazioni più precise e affidabili.
Appassionandosi alla storia delle nostre origini religiose, si scopre che tutto andò molto velocemente anche nel Primo secolo, quando da processi culturali abbastanza diversi tra loro, e da gente piuttosto diversa, si formò il materiale sul quale nel giro di tre secoli fu costruito l’essenziale della nostra religione e, innanzi tutto, una nuova religione. Di questo in genere abbiamo familiarità in base a quei testi che definiamo Nuovo Testamento e che, con quelli ricevuti dall’antico giudaismo, compongono la nostra Bibbia. Ma ve ne sono molti altri e dal Secondo secolo sempre di più.
Parliamo di epoche in cui non erano stati definiti quelli che chiamiamo dogmi, vale a dire quegli enunciati, in genere deliberati da collegi sinodali di capi religiosi, che costituiscono la dottrina della fede, della quale ci viene data consapevolezza sommaria nella formazione catechistica e che alcuni approfondiscono.
Così ci si può anche perdere nei tanti discorsi che all’epoca si fecero, e che poi molto più tardi produssero ciò a cui rimaniamo molto affezionati e che utilizziamo per mantenere una certa linea di pensiero e di condotta. Ci si sente smarriti di fronte a tanto pluralismo e a costumi tanto diversi da quelli che, ai tempi nostri, consideriamo essenziali.
Non abbiamo il diritto di condurre con noi una moglie, sorella in fede, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa? [Dalla prima lettera di Paolo ai Corinzi, capitolo 9, versetto 5 – 1Cor 9,5]
Vedete che ci racconta Paolo? Di Pietro, gli altri apostoli e i fratelli del Signore, che conducevano con loro le mogli. Allora perché scandalizzarsi se il Papa ci dice che il celibato imposto ai preti della Chiesa Latina (nella Chiesa cattolica di rito greco si ordinano preti anche gli sposati, così come possono essere sposati i preti che sono passati a noi dalla Chiesa anglicana) è una disciplina ecclesiastica temporanea? Nel mito costruito intorno ai nostri preti ce l’eravamo un po’ dimenticato.
Oggi sogniamo secondo il mito di una Chiesa monolitica, una innanzi tutto, sempre uguale a sé stessa, pur se minacciata da dissenzienti, ma le voci di quell’antico passato ci narrano di tutt’altro. Il pensiero religioso diverso dal passato, difforme da come s’era sempre pensato, nuovo, ci fece quello che poi diventammo e che riteniamo ancora essenziale. Uno sviluppo di ciò che c’era già prima ma che ancora non s’era capito, come raccontano i teologi? Lascio a voi decidere, pensateci su. Certe volte mi pare che non avesse tutti i torti il filosofo Ernst Bloch, quando scrisse che “il meglio della religione è che essa suscita eretici”, anche se furono trattati orribilmente per ordine delle gerarchie ecclesiastiche del passato.
Però questo è evidente, riflettendo sulla nostra storia: mai si è riusciti ad andare indietro. In questo la nostra storia non differisce dalla storia di qualsiasi altra esperienza sociale umana. La storia, mai, va a ritroso, così come nessun anziano è mai riuscito a tornare bambino, e quando si dice che rimbambisce non è un bambino quello che diventa: gli viene solo meno la mente per un processo degenerativo dell’encefalo, che, anch’esso, procede avanti nella linea del tempo. E, aggiungo, mai si è riusciti a bloccare l’avanzare della storia umana: al massimo si è prodotto un qualche rallentamento. Chi prova a fermare il tempo è cancellato dalla storia.
Mario Ardigó – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli