Ancora sul 25 Aprile -
per i più giovani / Still on April 25th - for the younger ones
Note: after the Italian text there is
the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to
correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that
automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even
with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who
speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a
second or third language. It is the function that in ancient times carried out
the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient
vocation of the Church of Rome, which is still current.
Oggi è la festa civile del 25 Aprile e voglio
continuare il discorso su di essa che ho iniziato ieri.
Per i più giovani: la Resistenza storica italiana, quella contro il
fascismo mussoliniano e le forze militari tedesche occupanti, fu un movimento
culturale, politico, militare che si sviluppò in Italia tra il 25 luglio 1943, quando il Re d’Italia revocò a
Benito Mussolini l’incarico di Capo del Governo, e il 2 maggio 1945 con l'entrata in vigore
del cessate il fuoco a seguito
della firma, a Caserta, il 29 aprile 1945, della resa delle forze
armate occupanti tedesche, anche quali
rappresentanti della fascista Repubblica Sociale Italiana. Si stima in circa 185.000 il
numero dei combattenti antifascisti nelle Forze armate della Resistenza, coloro che vennero chiamati partigiani o ribelli. Si stima in circa 28.000 il numero dei loro morti in combattimento.
Si stima in circa 117.000 il numero dei Resistenti civili e in circa
17.000 i loro caduti. Molto più vasto fu
il coinvolgimento culturale nell’antifascismo, che richiese un significativo
cambiamento di mentalità. Esso si sviluppò molto rapidamente, quando, dopo il
25 luglio 1943 fu molto ampliata la libertà di espressione e di associazione,
pur con i limiti imposti dalla normativa di guerra, in particolare con
l’esercizio molto ampio della libertà di stampa. Coloro che vissero quei due
anni ricordano il loro stupore di fronte al
rapido fiorire di tanti quotidiani di diversi orientamenti politici e civili.
Alle elezioni politiche italiane del 1946, le
prime cui parteciparono anche le donne, su ventitré milioni di votanti, circa nove milioni di votanti scelsero
formazioni socialiste e circa otto milioni la Democrazia Cristiana, il nuovo
partito cattolico democratico fondato nel 1942, e questo dopo oltre vent’anni
di regime autoritario fascista. Questo dà la misura del cambiamento di mentalità.
Va aggiunto che esso fu molto sensibile anche tra gli internati militari
italiani nei campi di concentramento tedeschi che in larga maggioranza avevano rifiutato di
arruolarsi nelle forze armate della
fascista Repubblica Sociale Italiana. Facendo avrebbero riacquistato la
libertà. Questo ampio consenso ai
partiti democratici risalta se si considera che il fascismo mussoliniano, anche
se dopo il 1924 non si sottopose più a verifiche elettorali libere, ebbe
tuttavia una vasto consenso popolare, come evidenziò, all’esito delle sue
accurate ricerche, lo storico Renzo De Felice, e questo in particolare dopo i Patti Lateranensi del 1929 con il Papato romano e l’ampia
fascistizzazione dell’Azione Cattolica e
del clero italiano a seguito dell’enciclica pontificia Il Quarantennale - Forty years have passed - Quadragesimo Anno del 1931.
Il principale cambio di mentalità, una vera e
propria conversione civile, fu il passare da un’ideologia che si proponeva la
rigenerazione sociale e la riforma
politica mediante la guerra ad una che si proponeva di realizzarle in un ordine
pacifico, nazionale e internazionale. Per il fascismo mussoliniano la guerra
era la via della rigenerazione nazionale, per gli antifascisti della Resistenza
storica essa era lo strumento per interrompere una politica di guerra e la
militarizzazione del contesto civile e quindi la degenerazione nazionale in una
nazione di bruti. In questo senso il
Resistente cattolico Teresio Olivelli cantò di una ribellione per amore.
E’
proprio questo cambiamento di mentalità che si vuole rievocare e riprodurre,
prima ancora che celebrare, nella festa civile del 25 Aprile.
Discutiamone:
abbiamo, oggi, necessità di un cambio di mentalità analogo a quello che si
produsse all’epoca della Resistenza storica? Siamo ancora tentati da qualcosa
che appartenne al fascismo storico? E’ questo ciò che occorre ai tempi nostri?
Il giusto
modo di celebrare la festa civile del 25 Aprile è questo: discutendo e,
soprattutto, mettendo in discussione se stessi. Non una liturgia, quindi, ma
esame di coscienza, valutazione affidabile della realtà sociale in cui si è
immersi, autocritica e critica sociale.
In
realtà, il nostro più pressante attuale
problema sociale in Italia mi pare sia ancora quello a cui il fascismo tentò di
porre rimedio proponendo la rigenerazione civile mediante la guerra: la
disgregazione civile, l’egoismo sociale e di gruppo. Esso vi contrappose, come
virtù, l’egoismo nazionale, inteso all’espansione territoriale e alla predazione mediante la
guerra. L’egoismo nazionale è appunto la soluzione che va oggi per la maggiore
in Italia, ma non più a fini aggressivi, bensì difensivi, in particolare con
motivazioni francamente razziste, però non basate più sull’idea della
superiorità della nazione italiana ma sulla paura verso chi cerca di giungervi
proveniente da altre nazioni. In questo vi
è anche la ripresa del razzismo nazista, che vedeva negli stranieri
presenti nella nazione delle specie di parassiti dai quali liberarsi con
un’azione di disinfestazione sociale. Di questo lavoro svolto in Italia durante
la Resistenza storica si fece vanto il generale tedesco Albert Kesselring
(1885-1960), comandante delle forze di occupazione tedesche in Italia in quel
periodo. Condannato a morte nel 1947, la pena gli fu commutata in
ergastolo e poi, nel 1952, gli fu
amnistiata. Tornato libero Kesselring dichiarò che gli italiani avrebbero
dovuto fargli un monumento per quello che aveva fatto in Italia durante il suo
comando. Gli replicò pubblicamente Piero Calamandrei, professore di procedura
civile all’Università di Firenze, fondatore del Partito d’Azione, uno dei
partiti democratici sorti durante l’ultima fase del regime fascista
mussoliniano, deputato all’Assembla Costituente, che deliberò la nuova
Costituzione Repubblicana, e deputato nella prima legislatura della nuova
Repubblica democratica, in una lirica nota come Ode a Kesselring, per una lapide che fu affissa il 7 dicembre 1952
nell’atrio del Comune piemontese di Cuneo. Io la tengo appesa nel mio ufficio,
dietro le mie spalle. Eccovela:
LO AVRAI CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI
ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRÀ A
DECIDERLO TOCCA A NOI
NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO
STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITÀ
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE
MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE TI VIDE FUGGIRE
MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI
TORTURATI
PIÚ DURO D'OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO
PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI S'ADUNARONO
PER DIGNITÀ NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO
SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI TROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
POPOLO SERRATO INTORNO AL MONUMENTO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
Quindi, “patto giurato fra uomini liberi che volontari
s'adunarono per dignità non per odio decisi a riscattare la vergogna e il
terrore del mondo”. Questo appunto il senso del cambiamento di mentalità
di massa che si produsse tra gli italiani tra il 1943 e il 1945, negli anni in
cui fu combattuta la guerra di Resistenza: un capovolgimento della mentalità, e
spiritualità (il fascismo aveva una propria mistica),
insegnata dal fascismo mussoliniano.
E’ molto importante capire questo: la
Resistenza storica non fu solo renitenza,
vale a dire disimpegno dalla milizia
civile fascista, ma un impegno secondo valori opposti a quelli del fascismo,
rapidamente riscoperti, in particolare, dai più giovani, quindi da quelli che
proprio dal fascismo, e dal clerico-fascismo, erano stati educati. Per loro in
particolare, in questo senso, si trattò di una vera e propria conversione
civile. La Repubblica Sociale Italiana, lo stato fascista che pretese di
continuare a governare gli italiani finiti sotto occupazione tedesca dal
settembre 1943 al 25 aprile 1945, condannava a morte i renitenti alla leva (i
bandi di leva delle classi 1924 e 1925, sotto pena di morte, furono firmati dal
Ministro della Difesa Nazionale generale Rodolfo Graziani, il quale nel
dopoguerra fu presidente onorario del Movimento Sociale Italiano); chi si
arruolò nelle Forze armate partigiane combattendo una guerra molto dura, spesso
senza prigionieri, lo fece volontariamente, per un impegno di milizia secondo
quei valori riscoperti.
Dietro l’esperienza morale, spirituale,
culturale, politica e militare della Resistenza storica ci fu una questione di
grandi valori umanitari, divenendo consapevoli della vergogna e del terrore sparsi
nel mondo dal regime fascista e dai suoi allegati. Fu per i più, lo ripeto,
autocritica e conversione. Certo la guerra fu una dura scuola per gli italiani.
Si capì che quella violenza estrema non rigenerava, ma abbrutiva. La principale
promessa del fascismo mussoliniano, quella della grandezza nazionale per mezzo
della guerra di aggressione, venne così smentita. Ma senza l’adesione a quei valori, opposti a
quelli del fascismo, sarebbe tutto finito lì, si sarebbe rimasti inerti subendo
la rovina. E’ quello che, in definitiva, accadde nella Germania fino alla
caduta del regime nazista hitleriano. In Germania si partì dal quel momento in
poi e il trapasso fu molto più lungo.
Anche ai tempi nostri vi sono vergogna e
terrore dai quali redimersi. Perché redimersi?
Perché ad essi si è assentito. Se li si riconosce come tali occorre quindi ripudiarli. A che mi riferisco? Il fatto
più eclatante, che implica sicuramente una responsabilità storica della
nazione, sono le politiche sull’immigrazione, che godono di un vasto consenso
popolare e che non sono riconducibili solo all’ultima stagione politica. Ma vi
è anche dell’altro, in particolare, ad esempio,
in materia di dignità dei lavoratori dipendenti. Discuterne, e mettere
se stessi in discussione, è celebrare
degnamente la festa di oggi.
Mario Ardigò -
Azione Cattolica in San Celmente Papa - Roma, Monte Sacro, Valli
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Still on April 25th -
for the younger ones
Today is the civil holiday on April 25th and
I want to continue the talk about it that I started yesterday.
For
the younger ones: the Italian Historical
Resistance, the one against Mussolini's fascism and the occupying German
military forces, was a cultural, political, military movement that developed in
Italy between 25 July 1943, when the King of Italy revoked Benito Mussolini's position
as Head of Government, and on 2 May 1945 with the entry into force of the
ceasefire following the signing, in Caserta, on 29 April 1945, of the surrender
of the German occupying armed forces, also as representatives of the fascist
Italian Social Republic. An estimated 185,000 are the number of anti-fascist
fighters in the Armed Forces of the Resistance, those who were called partisans
or rebels. The number of dead in combat is estimated to be around 28,000. The
number of civilian defendants is estimated at around 117,000 and their victims
in around 17,000. The cultural involvement in anti-fascism was much more
extensive, requiring a significant change in mentality. It developed very
quickly, when, after July 25, 1943, freedom of expression and association was
greatly expanded, despite the limits imposed by the war legislation, in
particular with the very wide exercise of press freedom. Those who lived those
two years remember their astonishment at the rapid flowering of so many newspapers
of different political and civil orientations.
At the Italian political elections of 1946,
the first in which women also participated, out of twenty-three million voters,
about nine million voters chose socialist formations and about eight million
the Christian Democrats, the new democratic Catholic party founded in 1942, and
this beyond twenty years of fascist authoritarian rule. This gives the measure
of mentality change. It should be added that it was also very sensitive among
the Italian military internees in the German concentration camps who had
largely refused to join the armed forces of the fascist Italian Social
Republic. By doing they would have regained their freedom. This broad consensus
to the democratic parties stands out if we consider that Mussolini's fascism,
even if after 1924 it no longer underwent free electoral checks, nevertheless
had a vast popular consensus, as evidenced by the historian Renzo De Felice,
and this in particular after the Lateran Pacts of 1929 with the Roman Papacy
and the broad fascistization of Catholic Action and the Italian clergy
following the pontifical encyclical Il Forty
years have passed - Quadragesimo Anno in 1931.
The main change of mentality, a veritable
civil conversion, was to move from an ideology that proposed social
regeneration and political reform through war to one that set out to achieve
them in a peaceful, national and international order. For Mussolini's fascism
the war was the way of national regeneration, for the anti-fascists of the historical
resistance it was the instrument to interrupt a war policy and the
militarization of the civil context and therefore the national degeneration in
a nation of brutes. In this sense, the Resistant Catholic Teresio Olivelli sang
of a rebellion out of love.
It
is precisely this change of mentality that we want to recall and reproduce,
even before celebrating, on the civil feast of April 25th.
Let's
discuss it: do we have, today, a need for a change of mentality analogous to
that which occurred at the time of the historical resistance? Are we still
tempted by something that belonged to historical fascism? Is this what we need
in our times?
The
right way to celebrate the civil celebration on April 25th is this: discussing
and, above all, questioning oneself. Not a liturgy, therefore, but an
examination of conscience, a reliable assessment of the social reality in which
one is immersed, self-criticism and social criticism.
In
fact, our most pressing present social problem in Italy seems to me to be still
that to which fascism tried to remedy by proposing civil regeneration through
war: civil disintegration, social and group selfishness. It opposed you as a
virtue to national egoism, intended for territorial expansion and predation by
war. The national egoism is precisely the solution that is now the most popular
in Italy, but no longer for aggressive but defensive purposes, in particular
with frankly racist motivations, but not based more on the idea of the
superiority of the Italian nation but on fear of those who try to get there
from other nations. In this there is also the resumption of Nazi racism, which
saw foreigners present in the nation of the species of parasites from which to
free themselves with an action of social pest control. The German general
Albert Kesselring (1885-1960), commander of the German occupation forces in
Italy at that time, was proud of this work carried out in Italy during the
historical Resistance. Sentenced to death in 1947, the sentence was commuted to
life imprisonment and then, in 1952, he was pardoned. Once free, Kesselring
declared that the Italians should have made him a monument to what he had done
in Italy during his command. Piero Calamandrei, professor of civil procedure at
the University of Florence, founder of the Action Party, publicly replied to
him, one of the democratic parties that emerged during the last phase of the
Mussolini fascist regime, deputy to the Constituent Assembly, which decided on
the new Republican Constitution , and deputy in the first legislature of the
new Democratic Republic, in a lyric known as Ode at Kesselring, for a plaque
that was posted on 7 December 1952 in the lobby of the Piedmontese Municipality
of Cuneo. I keep it hanging in my office, behind my back. Here it is:
YOU
WILL HAVE COMRADE KESSELRING THE
MONUMENT THAT YOU PRETEND FROM US ITALIANS
BUT
WITH THAT STONE IT WILL BUILD IT TO DECIDE IT
NOT
WITH SMOKED STONES
OF
THE INNER BUDGETS FROM YOUR STERLING
NOT
GLUE EARTH OF CEMETERIES
WHERE
OUR YOUTH COMPANIES
REST
IN SERENITY
NO
GLUE SNOW IN THE MOUNTAINS
WHO
FOR TWO WINTERS CHALLENGE YOU
NO
GLUE SPRING OF THESE VALLEYS
WHO
SEE YOU ESCAPING
BUT
ONLY WITH THE SILENCE OF THE TORTURATES
HARDER
THAN EVERY MACIGNO
ONLY
WITH THE ROCK OF THIS PACT
SWORN
BETWEEN FREE MEN
WHICH
VOLUNTEERS ARE ADOPTED
FOR
DIGNITY NOT FOR HATE
DECISED
TO REBATE
SHAME
AND THE TERROR OF THE WORLD
ON
THESE ROADS IF YOU'LL GO BACK
YOU
WILL FIND US TO OUR PLACES
DEAD
AND LIVE THE NAME OF THE COMMITMENT
PEACEFUL
PEOPLE AROUND THE MONUMENT
THAT
IS CALLED
NOW
AND ALWAYS RESISTANCE!
Thus, "sworn pact between free men who
volunteered for dignity not for hatred determined to redeem the shame and
terror of the world". This is precisely the sense of the change of mass
mentality that occurred between the Italians between 1943 and 1945, in the
years in which the Resistance war was fought: a reversal of mentality, and
spirituality (fascism had its own mystique), taught by Mussolini's fascism.
It
is very important to understand this: the historical Resistance was not only
reluctance, that is to say disengagement from the fascist civil militia, but a
commitment according to values opposed to those of fascism, quickly
rediscovered, in particular, by the younger ones, and therefore by those who
own from fascism, and from clerical-fascism, they had been educated. For them
in particular, in this sense, it was a real civil conversion. The Italian
Social Republic, the fascist state which claimed to continue to govern the
Italians who ended up under German occupation from September 1943 to April 25,
1945, condemned to death the draft dodgers (the calls for military service in
the 1924 and 1925 classes, under penalty of death , were signed by the Minister
of National Defense general Rodolfo Graziani, who in the post-war period was
honorary president of the Italian Social Movement); who enlisted in the
partisan armed forces fighting a very hard war, often without prisoners, did so
voluntarily, for a militia commitment according to those values rediscovered.
Behind the
moral, spiritual, cultural, political and military experience of the historical
resistance there was a question of great humanitarian values, becoming aware of
the shame and terror spread throughout the world by the fascist regime and its
annexes. It was for most people, I repeat, self-criticism and conversion.
Certainly the war was a hard school for the Italians. It was understood that
this extreme violence did not regenerate, but was brutal. The main promise of
Mussolini's fascism, that of national greatness through the war of aggression,
was thus denied. But without adhering to those values, opposed to those of
fascism, it would have all ended there, one would have remained inert and
suffered ruin. This is what ultimately happened in Germany until the fall of
the Nazi Hitler regime. In Germany it started from that moment onwards and the
transition was much longer.
Even
in our times there are shame and terror from which to be redeemed. Why redeem
yourself? Because he has assented to them. If we recognize them as such we must
therefore repudiate them. What do I mean? The most striking fact, which
undoubtedly implies a historical responsibility of the nation, is immigration
policies, which enjoy a broad popular consensus and which cannot be traced back
only to the last political season. But there is also the other, in particular,
for example, concerning the dignity of employees. To discuss it, and to
challenge oneself, is to celebrate today's celebration with dignity.
Mario Ardigò - Catholic
Action in the Catholic parish of San Clemente Pope - Rome, Monte Sacro, Valli
district