INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

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venerdì 5 aprile 2019

Apostasia - Apostasy


Apostasia - Apostasy

Note: after the Italian text there is the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a second or third language. It is the function that in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still current. The biblical texts and the documents of the Popes and Councils are taken from the site of the Holy See.

 I cattolici reazionari accusano di apostasia coloro che non riescono a seguire, o non riescono a seguire completamente, l’etica sessuale prescritta dalla tradizione del Magistero e basata su una concezione molto formalistica del matrimonio e sul sostanziale rifiuto dell’idea di genitorialità responsabile. Effettivamente essa crea grandi problemi ai fedeli cattolici, che però in genere cercano di conformarvisi. Questa situazione riguarda tutti: quelli che ancora non si sono sposati, quelli che si sono sposati e coloro, come i preti, i monaci e le monache, i frati e le suore, che hanno presso l’impegno di non sposarsi. In questo campo la teologia dei secoli passati ha creato problemi che poi ha vietato a se stessa di risolvere. Il Magistero ne è ben consapevole, per cui ad un'incredibile durezza della dottrina corrisponde una prassi pastorale diversa, che cerca di tener conto delle difficoltà della gente di fede. E’ però necessario tollerare una certa ipocrisia. L’ipocrisia, però, nella nostra concezione religiosa è una colpa. In questo modo gli stessi vescovi che predicano in un modo e poi tollerano prassi difformi sono esposti agli attacchi dei reazionari, di quelli che vorrebbero tornare alla situazione del passato, nella quale si era molto duri anche nelle relazioni concrete con i fedeli, benché prevalentemente contro le donne, vale a dire con le persone che mantenevano maggiormente l’affetto ad una vita religiosa. Un clero tutto maschile comprendeva meglio i problemi degli uomini e in definitiva era più tollerante verso i maschi, ritenendo che altrimenti le famiglie si sarebbe sfasciate. Famiglie basate sul dispotismo maschile. E’ appunto a questo dispotismo che i reazionari vorrebbe tornare. Le questioni sulla famiglia costituiscono così anche un’arma nello scontro politico in corso all’interno della Chiesa cattolica e che ha ad oggetto il modello di società da costruire in base alle esigenze del vangelo. C’è chi lo vorrebbe centrato sull’idea di relazioni benevole in un quadro di pari dignità tra le persone e chi pensa che si debba ritornare in famiglia al dominio naturale del maschio e in politica a quello dell’uomo forte. E’ in questione anche un modello di Papato, che è anche l’espressione di un tipo di paternità. Il termine Papa  deriva infatti da una parola del greco antico che significa  padre.  Tutto questo travaglio che ho descritto non pone però, a ben considerare, questioni di apostasia. Tutti infatti, reazionari, conservatori e riformatori, affidano le loro vite al vangelo. Nonostante quello che viene insegnato dal Magistero, la questione dell’etica sessuale, e in particolare di quella matrimoniale, non appare centrale nelle narrazioni evangeliche e, quando viene affrontata, gli insegnamenti ad essa relativi appaiono improntati all’idea di misericordia, rispetto, ad esempio,  ad altri molto duri contro chi impone alla gente pesi insopportabili  e poi cerca di esimersene.
 Secondo il vocabolario  Treccani la parola apostasia significa: «ripudio, rinnegamento della propria religione per seguirne un’altra. In particolare, nel diritto canonico cattolico, l’abbandono totale (diverso quindi dall’eresia, che è abbandono parziale) della fede da parte di un battezzato, manifestato esteriormente in modi non equivoci e con la volontà e coscienza di abbandonarla (il passaggio ad altra fede è solo una circostanza aggravante)». Storicamente tra i cattolici una vita sessuale dissoluta non è mai stata considerata espressione di apostasia in quel senso, tanto è vero che, in particolare verso la fine del primo Millennio e fino al Cinquecento, gli stessi Papi romani tennero una condotta sessuale di quel tipo e, a proposito del Papato intorno all’anno Mille, se ne parlò addirittura come di un’istituzione lordata dalla pornocrazia.
  Si può essere considerati apostati quando si nega la religione nei suoi fondamenti. Ma per i più non è una questione di dottrina, che può essere compresa solo dai più dotti, che sanno di teologia, ma di un modo di vivere che contrasta radicalmente con il vangelo. Il fondamento di quest’ultimo è la misericordia, che significa soccorrere, consolare, accogliere vicino a sé, condividere ciò che si ha e si è. Se uno non solo non pratica la misericordia, motivo per il quale è solo un peccatore e però può sempre voler confidare nella misericordia del Cielo e se confida  in essa cercando di correggersi sicuramente l’ottiene, ma anche ritiene che si debba essere spietati e in tal modo rifiuta di dare e chiedere misericordia e ritiene che sia giusto così, e se dimostra con i fatti di legare questa concezione a sé come modo caratteristico del proprio essere, per cui si sforza di essere spietato e di fare spietata la società in cui vive, a costo anche di uccidere, e in più guida e addirittura costringe gli altri ad essere spietati, allora effettivamente una persona così si conquista il titolo di apostata, perché ripudia l’essenziale del vangelo.
  Alla fine dei tempi, quando compariremo per il giudizio, che cosa conterà della nostra vita? Ci sarà richiesto della dottrina che abbiamo saputo proclamare? Ci sarà fatto un esame di catechismo? Non è così che nei Vangeli è presentata la cosa.

[31] Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 
[32] E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 
[33] e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 
[34] Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 
[35] Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 

[36] nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 

[37] Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 

[38] Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 

[39] E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 

[40] Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 

[41] Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 

[42] Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 

[43] ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 

[44] Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 
[45] Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. 
[46] E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna". 

[Matteo 25,31-40]

 Questo brano evangelico è stato spesso citato dal Papa negli ultimi anni, a proposito dell’atteggiamento da seguire nei confronti delle persone migranti, che cercano di arrivare da noi dagli inferni della terra.
 Vedete che non c’è l’esame di catechismo? O di devozione religiosa (quante Messe, quante preghiere ecc.). Ma, a ben vedere, non c’è neanche un giudizio di etica sessuale o  matrimoniale. Che ne dite? «Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 
 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.»

  Il Papa e i vescovi continuano ad ammonirci ricordandoci il vangelo sul problema delle migrazioni verso l’Europa. L’altro ieri il cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e arcivescovo di Perugia, ha detto:
«I migranti vanno soccorsi e salvati, non respinti o bloccati in Paesi terzi insicuri. Chi si assumerà la responsabilità di mettere a rischio la loro vita? Sono diminuiti gli sbarchi in Italia, ma aumentano in modo esponenziale i morti: in mare, nel deserto, nei centri. Ogni morto è un'offesa che colpisce tutto il genere umano […] chiudendo i porti abbiamo un minor numero di sbarchi, almeno quelli ufficiali, ma in proporzione è aumentato il numero dei morti. E chi torna nel centri di detenzione in Libia diventa vittima di grandi violenze. Può essere una condanna a morte».
 Nell’esortazione apostolica post sinodale Cristo vive! - Christus vivit,   diffusa il mese scorso da papa Francesco leggiamo:

91. Come non ricordare i tanti giovani direttamente coinvolti nelle migrazioni? Queste «rappresentano a livello mondiale un fenomeno strutturale e non un’emergenza transitoria. Le migrazioni possono avvenire all’interno dello stesso Paese oppure tra Paesi diversi. La preoccupazione della Chiesa riguarda in particolare coloro che fuggono dalla guerra, dalla violenza, dalla persecuzione politica o religiosa, dai disastri naturali dovuti anche ai cambiamenti climatici e dalla povertà estrema: molti di loro sono giovani. In genere sono alla ricerca di opportunità per sé e per la propria famiglia. Sognano un futuro migliore e desiderano creare le condizioni perché si realizzi» I migranti «ci ricordano la condizione originaria della fede, ovvero quella di essere “stranieri e pellegrini sulla terra” (Eb 11,13)».
[…]
92. […] In alcuni Paesi di arrivo, i fenomeni migratori suscitano allarme e paure, spesso fomentate e sfruttate a fini politici. Si diffonde così una mentalità xenofoba, di chiusura e di ripiegamento su se stessi, a cui occorre reagire con decisione».
93. […] Ma quelle dei migranti sono anche storie di incontro tra persone e tra culture: per le comunità e le società in cui arrivano sono una opportunità di arricchimento e di sviluppo umano integrale di tutti. Le iniziative di accoglienza che fanno riferimento alla Chiesa hanno un ruolo importante da questo punto di vista, e possono rivitalizzare le comunità capaci di realizzarle».
94. «Grazie alla diversa provenienza dei Padri, rispetto al tema dei migranti il Sinodo ha visto l’incontro di molte prospettive, in particolare tra Paesi di partenza e Paesi di arrivo. Inoltre è risuonato il grido di allarme di quelle Chiese i cui membri sono costretti a scappare dalla guerra e dalla persecuzione e che vedono in queste migrazioni forzate una minaccia per la loro stessa esistenza. Proprio il fatto di includere al suo interno tutte queste diverse prospettive mette la Chiesa in condizione di esercitare un ruolo profetico nei confronti della società sul tema delle migrazioni». Chiedo in particolare ai giovani di non cadere nelle reti di coloro che vogliono metterli contro altri giovani che arrivano nei loro Paesi, descrivendoli come soggetti pericolosi e come se non avessero la stessa inalienabile dignità di ogni essere umano.

 Questi moniti non sono generici, ma fanno riferimento a specifiche politiche nazionali italiane sul problema delle migrazioni che hanno un vastissimo consenso popolare. In democrazia questo conta. In democrazia tutti sono responsabili di tutto, le colpe non possono essere addossate solo su chi esercita il potere in nome di tutti gli altri. Delle conseguenze di quelle politiche, e il cardinale Bassetti ha evidenziato che esse consistono anche in molte morti, di fronte alla storia e al Cielo saremo considerati responsabili noi tutti italiani. Esse, ci ricordano il Papa e i vescovi, contrastano radicalmente con il vangelo.
  Nella storia dell’unità nazionale italiana non vi è mai stata prima d’ora un’epoca in cui i moniti del Papato su temi sociali fossero stati completamente ignorati dalla grande maggioranza della gente, compresi i fedeli cattolici, su questioni fondamentali. La dottrina sociale appare ormai irrilevante e ci si permette di replicare al Papa con toni sprezzanti, pur dichiarandosi cattolici ed esibendo simboli della nostra fede. In materia di sesso questo non accade. In genere si pecca, ma si riconosce di peccare e si soffre del peccato, in materia di migranti invece è molto diverso. Si pecca, e si pecca in materia di misericordia e verso gente che rischia la vita ed effettivamente muore, e si pensa che sia giusto così.
  Ripeto: nessuno è innocente in questa storia. In una prospettiva evangelica siamo tutti colpevoli, si tratta di una colpa collettiva, senza distinzione tra governanti e governati, tra maggioranza politica e opposizione,  perché viviamo in democrazia, e tutti siamo responsabili di tutto,  e, in più, abbiamo ancora leggi ispirate alla misericordia, che ci impongono di rispettare la dignità delle persone e noi, in definitiva, ci facciamo lecito di eluderle, pensando di avere buoni motivi per farlo.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli

  Apostasy

 The reactionary Catholics accuse of apostasy those who fail to follow, or fail to follow completely, the sexual ethics prescribed by the Magisterium's tradition based on a very formalistic conception of marriage and on the substantial rejection of the idea of ​​responsible parenting. Indeed it creates great problems for the Catholic faithful, who however generally try to conform to it. This situation concerns everyone: those who have not yet married, those who have married and those, like priests, monks, friars and nuns, who have a commitment not to marry. In this field the theology of past centuries has created problems that it then forbade itself to resolve. The Magisterium is well aware of this, so to an incredible hardness in the doctrine a different pastoral practice corresponds to it, which tries to take into account the difficulties of people of faith. It is however necessary to tolerate a certain hypocrisy. Hypocrisy, however, in our religious conception is a fault. In this way the same bishops who preach in one way and then tolerate different practices are exposed to the attacks of the reactionaries, of those who would like to return to the situation of the past, in which one was very hard even in the concrete relations with the faithful, although mainly against women, that is to say with the people who maintained the most affection for a religious life. An all-male clergy understood the problems of men better and ultimately was more tolerant of males, believing that families would otherwise have fallen apart. Families based on male despotism. It is precisely this despotism that the reactionaries would like to return to. Family issues thus also constitute a weapon in the ongoing political confrontation within the Catholic Church and which has as its object the model of society to be built according to the needs of the gospel. There are those who would like to focus on the idea of ​​benevolent relationships within a framework of equal dignity between people and those who think that we should return to the family to the natural dominion of the male and in politics to that of the strong man. A Papacy model is also in question, which is also the expression of a type of paternity. The word Pope derives from a word from ancient Greek meaning father. However, all this travail I have described does not raise questions of apostasy. All in fact, reactionaries, conservatives and reformers, entrust their lives to the gospel. Despite what is taught by the Magisterium, the question of sexual ethics, and in particular of marriage, does not appear to be central to evangelical narratives and, when it is addressed, the teachings relating to it appear to be based on the idea of ​​mercy, respect, example, to others who are very hard against those who impose unbearable weights on people and then try to dispense with them.
 According to the Treccani vocabulary, the word apostasy means: "repudiation, denial of one's religion to follow another. In particular, in Catholic canon law, the total abandonment (different then from the heresy, which is partial abandonment) of faith by a baptized person, manifested outwardly in unequivocal ways and with the will and conscience to abandon it (the passage to another faith is only an aggravating circumstance "". Historically among Catholics a dissolute sex life has never been considered an expression of apostasy in that sense, so much so that, especially towards the end of the first millennium and until the sixteenth century, the same Roman Popes held a sexual conduct of that type and , concerning the Papacy around the year 1000, it was even referred to as an institution soiled by pornocracy.
  One can be considered apostate when religion is denied in its foundations. But for most it is not a question of doctrine, which can only be understood by the most learned, who know of theology, but of a way of life that radically contrasts with the gospel. The foundation of the latter is mercy, which means helping, consoling, welcoming close to oneself, sharing what one has and is. If one not only does not practice mercy, which is why he is only a sinner and yet he can always want to trust in the mercy of Heaven and if he trusts in it  trying to correct himself surely he gets it, but he also believes that one must be ruthless  and he refuses to give and ask for mercy and believes that this is right, and if he shows with facts to link this conception to himself as a characteristic way of his own being, so he strives to be ruthless and to make the society in which he lives merciless, even at the cost of killing, and in addition, he guides and even forces others to be ruthless, so indeed a person like this deserves the title of apostate, because he repudiates the essential of the gospel.
  At the end of time, when we will appear for judgment, what will count of our life? Will we be asked about the doctrine we have been able to proclaim? Will there be a catechism exam? This is not how the thing is presented in the Gospels.

31
 "When the Son of Man comes in his glory, and all the angels with him, he will sit upon his glorious throne,
32
and all the nations  will be assembled before him. And he will separate them one from another, as a shepherd separates the sheep from the goats.
33
He will place the sheep on his right and the goats on his left.
34
Then the king will say to those on his right, 'Come, you who are blessed by my Father. Inherit the kingdom prepared for you from the foundation of the world.
35
For I was hungry and you gave me food, I was thirsty and you gave me drink, a stranger and you welcomed me,
36
naked and you clothed me, ill and you cared for me, in prison and you visited me.'
37
Then the righteous  will answer him and say, 'Lord, when did we see you hungry and feed you, or thirsty and give you drink?
38
When did we see you a stranger and welcome you, or naked and clothe you?
39
When did we see you ill or in prison, and visit you?'
40
And the king will say to them in reply, 'Amen, I say to you, whatever you did for one of these least brothers of mine, you did for me.'
41
 Then he will say to those on his left, 'Depart from me, you accursed, into the eternal fire prepared for the devil and his angels.
42
For I was hungry and you gave me no food, I was thirsty and you gave me no drink,
43
a stranger and you gave me no welcome, naked and you gave me no clothing, ill and in prison, and you did not care for me.'
44
Then they will answer and say, 'Lord, when did we see you hungry or thirsty or a stranger or naked or ill or in prison, and not minister to your needs?'
45
He will answer them, 'Amen, I say to you, what you did not do for one of these least ones, you did not do for me.'
46
And these will go off to eternal punishment, but the righteous to eternal life.”
[Matthew 25:31-46]


This Gospel passage has often been quoted by the Pope in recent years, regarding the attitude to be followed towards migrant people, who try to reach us from the hells of the earth.
 Do you see that there is no catechism exam? Or of religious devotion (how many Masses, how many prayers, etc.). But, in hindsight, there is not even a judgment of sexual or marital ethics. How about? «Because I was hungry and you gave me food, I was thirsty and you gave me to drink; I was a stranger and you welcomed me,
 naked and you dressed me, sick and you visited me, imprisoned and you came to see me. "
  The Pope and the bishops continue to warn us by reminding us of the gospel on the problem of migration to Europe. The day before yesterday, Cardinal Gualtiero Bassetti, President of the Italian Episcopal Conference and archbishop of Perugia, said:
«Migrants must be rescued and rescued, not rejected or blocked in insecure third countries. Who will take responsibility for putting their lives at risk? The number of landings in Italy has decreased, but the dead increase exponentially: at sea, in the desert, in the centers. Every death is an offense that affects the entire human race [...] closing the ports we have fewer landings, at least the official ones, but the number of deaths has increased proportionately. And whoever returns to the detention centers in Libya becomes a victim of great violence. It can be a death sentence. "
 In the post-synod apostolic exhortation Christ is alive! - Christus vivit, released last month by Pope Francis we read:

91. How can we fail to think of all those young people affected by movements of migration? “Migration, considered globally, is a structural phenomenon, and not a passing emergency. It may occur within one country or between different countries. The Church’s concern is focused especially on those fleeing from war, violence, political or religious persecution, from natural disasters including those caused by climate change, and from extreme poverty. Many of them are young. In general, they are seeking opportunities for themselves and their families. They dream of a better future and they want to create the conditions for achieving it”. Migrants “remind us of a basic aspect of our faith, that we are ‘strangers and exiles on the earth’ (Heb 11:13)”.
92. […]In some host countries, migration causes fear and alarm, often fomented and exploited for political ends. This can lead to a xenophobic mentality, as people close in on themselves, and this needs to be addressed decisively”.
93. […]However, the stories of migrants are also stories of encounter between individuals and between cultures. For the communities and societies to which they come, migrants bring an opportunity for enrichment and the integral human development of all. Initiatives of welcome involving the Church have an important role from this perspective; they can bring new life to the communities capable of undertaking them”.
94. “Given the varied backgrounds of the Synod Fathers, the discussion of migrants benefited from a great variety of approaches, particularly from countries of departure and countries of arrival. Grave concern was also expressed by Churches whose members feel forced to escape war and persecution and by others who see in these forced migrations a threat to their survival. The very fact that the Church can embrace all these varied perspectives allows her to play a prophetic role in society with regard to the issue of migration”. In a special way, I urge young people not to play into the hands of those who would set them against other young people, newly arrived in their countries, and who would encourage them to view the latter as a threat, and not possessed of the same inalienable dignity as every other human being.
 These warnings are not generic, but refer to specific Italian national policies on the problem of migration that have a vast popular consensus. In democracy this counts. In a democracy everyone is responsible for everything, the faults cannot be placed only on those who exercise power in the name of all others. Of the consequences of those policies, and Cardinal Bassetti pointed out that they also consist of many deaths, in the face of history and of Heaven we will all be held responsible for Italians. They, the Pope and the bishops remind us, radically contrast with the gospel.
  In the history of Italian national unity there has never before been an era in which Papacy's warnings on social issues had been completely ignored by the vast majority of people, including the Catholic faithful, on fundamental questions. The social doctrine now appears irrelevant and someone allows himself to reply to the Pope with contemptuous tones, even if he declares himself Catholic and exhibiting symbols of our faith. This is not the case with regard to sex. Generally we sin, but we acknowledge that we sin and suffer from sin, but in the matter of migrants it is very different. We sin, and we sin in matters of mercy and towards people who risk their lives and actually die, and we think that this is right.
  I repeat: no one is innocent in this story. In a evangelical perspective we are all guilty, it is a collective fault, without distinction between governors and governed, between political majority and opposition, because we live in democracy, and we are all responsible for everything, and, furthermore, we still have laws inspired by mercy, which oblige us to respect the dignity of people and we, ultimately, allow ourselves to elude them, thinking we have good reasons to do so.
Mario Ardigò - Catholic Action in the Catholic parish of San Clemente Pope - Rome, Monte Sacro, Valli district