Domenica 13-5-18 –
Solennità dell’Ascensione del Signore - Lezionario dell’anno B
per le domeniche e le solennità – colore liturgico: bianco – salterio
proprio del tempo - Letture e sintesi delle omelie delle Messe domenicali delle nove e delle undici - avvisi di A.C.
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L'affresco del Padre misericordioso, sopra il portone della chiesa parrocchiale |
Osservazioni ambientali: cielo poco nuvoloso; Temperatura ambientale 19°C.
Alla Messa delle nove il gruppo di A.C. si siede nei banchi di
sinistra, a fianco dell’altare, guardando l’abside.
Canti della Messa delle nove: ingresso, Chiesa
di Dio; Offertorio, Accogli i nostri
doni; Comunione, Re di gloria; finale, Andate per le
strade.
Alla Messa delle dieci ci sarà il terzo
turno delle Prime Comunioni.
Buona domenica a
tutti i lettori e auguri di buon proseguimento nella vita di fede ai ragazzi
che oggi riceveranno la Prima Comunione!
Ieri,
in San Giovanni Laterano, i seminaristi Francesco e Massimiliano, che hanno
lavorato così bene quest’anno in parrocchia, sono stati ordinati diaconi, nel
corso di una grande e toccante liturgia. Anche a loro auguri di buon
proseguimento nel loro importante ministero.
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Pillola di
Concilio
dalla Costituzione
dogmatica sulla Chiesa Luce per le genti
- Lumen gentium, del Concilio
Vaticano 2° (1962-1965)
L'apostolato dei laici
33. I laici, radunati nel popolo di Dio
e costituiti nell'unico corpo di Cristo sotto un solo capo, sono chiamati
chiunque essi siano, a contribuire come
membra vive, con tutte le forze ricevute dalla bontà del Creatore e dalla
grazia del Redentore, all'incremento della Chiesa e alla sua santificazione
permanente.
L'apostolato dei laici è
quindi partecipazione alla missione salvifica stessa della Chiesa; a questo apostolato sono tutti
destinati dal Signore stesso per mezzo del battesimo e della confermazione. Dai
sacramenti poi, e specialmente dalla sacra eucaristia, viene comunicata e
alimentata quella carità verso Dio e gli uomini che è l'anima di tutto
l'apostolato. Ma i laici sono
soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in
quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per
loro mezzo. Così ogni laico, in virtù dei doni che gli sono stati fatti, è
testimonio e insieme vivo strumento della stessa missione della Chiesa «
secondo la misura del dono del Cristo » (Ef 4,7).
Oltre a questo apostolato, che spetta a
tutti i fedeli senza eccezione, i laici possono anche essere chiamati in
diversi modi a collaborare più immediatamente con l'apostolato della Gerarchia
[114]
a somiglianza di quegli uomini e donne che aiutavano l'apostolo Paolo
nell'evangelizzazione, faticando molto per il Signore (cfr. Fil 4,3; Rm 16,3
ss). Hanno inoltre la capacità per essere assunti dalla gerarchia ad
esercitare, per un fine spirituale, alcuni uffici ecclesiastici.
Grava quindi su tutti i laici il glorioso
peso di lavorare, perché il disegno divino di salvezza raggiunga ogni giorno
più tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutta la terra. Sia perciò loro
aperta qualunque via affinché, secondo le loro forze e le necessità dei tempi,
anch'essi attivamente partecipino all'opera salvifica della Chiesa.
Partecipazione dei laici al sacerdozio
comune
34. Il sommo ed eterno sacerdote Gesù
Cristo, volendo continuare la sua testimonianza e il suo ministero anche
attraverso i laici, li vivifica col suo Spirito e incessantemente li spinge ad
ogni opera buona e perfetta.
A coloro infatti che intimamente congiunge alla sua vita e alla sua
missione, concede anche di aver parte al suo ufficio sacerdotale per esercitare
un culto spirituale, in vista della glorificazione di Dio e della salvezza
degli uomini. Perciò i laici, essendo
dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo, sono in modo mirabile chiamati
e istruiti per produrre frutti dello Spirito sempre più abbondanti. Tutte
infatti le loro attività, preghiere e iniziative apostoliche, la vita coniugale
e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono
compiute nello Spirito, e anche le molestie della vita, se sono sopportate con
pazienza, diventano offerte spirituali gradite a Dio attraverso Gesù Cristo
(cfr. 1 Pt 2,5); nella celebrazione dell'eucaristia sono in tutta pietà
presentate al Padre insieme all'oblazione del Corpo del Signore. Così anche i
laici, in quanto adoratori dovunque santamente operanti, consacrano a Dio il
mondo stesso.
Partecipazione dei laici alla funzione
profetica del Cristo
35. Cristo, il grande profeta, il quale
con la testimonianza della sua vita e con la potenza della sua parola ha
proclamato il regno del Padre, adempie il suo ufficio profetico fino alla piena
manifestazione della gloria, non solo per mezzo della gerarchia, che insegna in
nome e con la potestà di lui, ma anche per mezzo dei laici, che perciò
costituisce suoi testimoni provvedendoli del senso della fede e della grazia
della parola (cfr. At 2,17-18; Ap 19,10), perché la forza del Vangelo risplenda
nella vita quotidiana, familiare e sociale. Essi si mostrano figli della promessa
quando, forti nella fede e nella speranza, mettono a profitto il tempo presente
(cfr. Ef 5,16; Col 4,5) e con pazienza aspettano la gloria futura (cfr. Rm
8,25). E questa speranza non devono nasconderla nel segreto del loro cuore, ma
con una continua conversione e lotta «contro i dominatori di questo mondo
tenebroso e contro gli spiriti maligni» (Ef 6,12), devono esprimerla anche
attraverso le strutture della vita secolare.
Come i sacramenti della nuova legge, alimento della vita e
dell'apostolato dei fedeli, prefigurano un cielo nuovo e una nuova terra (cfr.
Ap 21,1), così i laici diventano araldi
efficaci della fede in ciò che si spera (cfr. Eb 11,1), se senza incertezze
congiungono a una vita di fede la professione di questa stessa fede. Questa
evangelizzazione o annunzio di Cristo fatto con la testimonianza della vita e
con la parola acquista una certa nota specifica e una particolare efficacia dal
fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo.
In questo ordine di
funzioni appare di grande valore quello stato di vita che è santificato da uno
speciale sacramento: la vita matrimoniale e familiare. L'esercizio e scuola per
eccellenza di apostolato dei laici si ha là dove la religione cristiana permea
tutta l'organizzazione della vita e ogni giorno più la trasforma. Là i coniugi hanno la propria
vocazione: essere l'uno all'altro e ai figli testimoni della fede e dell'amore
di Cristo. La famiglia cristiana proclama ad alta voce allo stesso tempo le
virtù presenti del regno di Dio e la speranza della vita beata. Così, col suo
esempio e con la sua testimonianza, accusa il mondo di peccato e illumina
quelli che cercano la verità.
I laici quindi, anche quando sono
occupati in cure temporali, possono e devono esercitare una preziosa azione per
l'evangelizzazione del mondo. Alcuni di loro, in mancanza di sacri ministri
o essendo questi impediti in regime di persecuzione, suppliscono alcuni uffici
sacri secondo le proprie possibilità; altri, più numerosi, spendono tutte le
loro forze nel lavoro apostolico: bisogna
tuttavia che tutti cooperino all' estensione e al progresso del regno di Cristo
nel mondo. Perciò i laici si applichino con diligenza all'approfondimento
della verità rivelata e domandino insistentemente a Dio il dono della sapienza.
Partecipazione dei laici al servizio
regale
36. Cristo, fattosi obbediente fino alla morte e perciò esaltato dal Padre
(cfr. Fil 2,8-9), è entrato nella gloria del suo regno; a lui sono sottomesse
tutte le cose, fino a che egli sottometta al Padre se stesso e tutte le
creature, affinché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15,27-28). Questa potestà
egli l'ha comunicata ai discepoli, perché anch'essi siano costituiti nella
libertà regale e con l'abnegazione di sé e la vita santa vincano in se stessi
il regno del peccato anzi, servendo il Cristo anche negli altri, con umiltà e
pazienza conducano i loro fratelli al Re, servire i1 quale è regnare. Il
Signore infatti desidera estendere il suo regno anche per mezzo dei fedeli
laici: i1 suo regno che è regno « di verità e di vita, regno di santità e di
grazia, regno di giustizia, di amore e di pace » e in questo regno anche le
stesse creature saranno liberate dalla schiavitù della corruzione per
partecipare alla gloriosa libertà dei figli di Dio (cfr. Rm 8,21). Grande veramente
è la promessa, grande il comandamento dato ai discepoli: « Tutto è vostro, ma
voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio » (1 Cor 3,23).
I fedeli perciò devono
riconoscere la natura profonda di tutta la creazione, il suo valore e la sua
ordinazione alla lode di Dio, e aiutarsi a vicenda a una vita più santa anche
con opere propriamente secolari, affinché il mondo si impregni dello spirito di
Cristo e raggiunga più efficacemente il suo fine nella giustizia, nella carità
e nella pace. Nel compimento universale di questo ufficio, i laici hanno il
posto di primo piano. Con la loro competenza quindi nelle discipline profane e
con la loro attività, elevata intrinsecamente dalla grazia di Cristo, portino
efficacemente l'opera loro, affinché i beni creati, secondo i fini del Creatore
e la luce del suo Verbo, siano fatti progredire dal lavoro umano, dalla tecnica
e dalla cultura civile per l'utilità di tutti gli uomini senza eccezione, e
siano tra loro più convenientemente distribuiti e, secondo la loro natura, portino
al progresso universale nella libertà umana e cristiana. Così Cristo per mezzo dei membri della
Chiesa illuminerà sempre di più l'intera società umana con la sua luce che
salva.
Inoltre i laici, anche
consociando le forze, risanino le istituzioni e le condizioni del mondo, se ve
ne siano che provocano al peccato, così che tutte siano rese conformi alle
norme della giustizia e, anziché ostacolare, favoriscano l'esercizio delle
virtù. Così agendo impregneranno di valore morale la cultura e le opere umane.
In questo modo il campo del mondo si trova meglio preparato per accogliere il
seme della parola divina, e insieme le porte della Chiesa si aprono più larghe,
per permettere che l'annunzio della pace entri nel mondo.
Per l'economia stessa della salvezza imparino i fedeli a ben distinguere
tra i diritti e i doveri, che loro incombono in quanto membri della Chiesa, e
quelli che competono loro in quanto membri della società umana. cerchino di
metterli in armonia fra loro, ricordandosi che in ogni cosa temporale devono essere guidati dalla coscienza cristiana,
poiché nessuna attività umana, neanche nelle cose temporali, può essere
sottratta al comando di Dio. Nel nostro tempo è sommamente necessario che
questa distinzione e questa armonia risplendano nel modo più chiaro possibile
nella maniera di agire dei fedeli, affinché la missione della Chiesa possa più
pienamente rispondere alle particolari condizioni del mondo moderno. Come
infatti si deve riconoscere che la città terrena, legittimamente dedicata alle cure
secolari, è retta da propri principi, così a ragione è rigettata l’infausta
dottrina che pretende di costruire la società senza alcuna considerazione per
la religione e impugna ed elimina la libertà religiosa dei cittadini.
I laici e la gerarchia
37. I laici, come tutti i fedeli, hanno il diritto di ricevere
abbondantemente dai sacri pastori i beni spirituali della Chiesa, soprattutto
gli aiuti della parola di Dio e dei sacramenti; ad essi quindi manifestino le
loro necessità e i loro desideri con quella libertà e fiducia che si addice ai
figli di Dio e ai fratelli in Cristo. Secondo la scienza, competenza e
prestigio di cui godono, hanno la facoltà, anzi talora anche il dovere, di far
conoscere il loro parere su cose concernenti il bene della Chiesa. Se
occorre, lo facciano attraverso gli organi stabiliti a questo scopo dalla
Chiesa, e sempre con verità, fortezza e prudenza, con rispetto e carità verso
coloro che, per ragione del loro sacro ufficio, rappresentano Cristo. I laici,
come tutti i fedeli, con cristiana obbedienza prontamente abbraccino ciò che i
pastori, quali rappresentanti di Cristo, stabiliscono in nome del loro
magistero e della loro autorità nella Chiesa, seguendo in ciò l'esempio di
Cristo, il quale con la sua obbedienza fino alla morte ha aperto a tutti gli
uomini la via beata della libertà dei figli di Dio. Né tralascino di
raccomandare a Dio con le preghiere i loro superiori, affinché, dovendo questi
vegliare sopra le nostre anime come persone che ne dovranno rendere conto, lo
facciano con gioia e non gemendo (cfr. Eb 13,17).
I pastori, da parte loro,
riconoscano e promuovano la dignità e la responsabilità dei laici nella Chiesa;
si servano volentieri del loro prudente consiglio, con fiducia affidino loro
degli uffici in servizio della Chiesa e lascino loro libertà e margine di
azione, anzi li incoraggino perché intraprendano delle opere anche di propria
iniziativa. Considerino attentamente e con paterno affetto in Cristo le
iniziative, le richieste e i desideri proposti dai laici e, infine, rispettino
e riconoscano quella giusta libertà, che a tutti compete nella città terrestre.
Da questi familiari rapporti tra i laici e i pastori si devono attendere
molti vantaggi per la Chiesa: in questo modo infatti si afferma nei laici il
senso della propria responsabilità, ne è favorito lo slancio e le loro forze
più facilmente vengono associate all'opera dei pastori. E questi, aiutati
dall'esperienza dei laici, possono giudicare con più chiarezza e opportunità
sia in cose spirituali che temporali; e così tutta la Chiesa, forte di tutti i
suoi membri, compie con maggiore efficacia la sua missione per la vita del
mondo.
Conclusione
38. Ogni laico deve essere davanti al mondo un testimone della risurrezione
e della vita del Signore Gesù e un segno del Dio vivo. Tutti insieme, e
ognuno per la sua parte, devono nutrire il mondo con i frutti spirituali (cfr.
Gal 5,22) e in esso diffondere lo spirito che anima i poveri, miti e pacifici,
che il Signore nel Vangelo proclamò beati (cfr. Mt 5,3-9). In una parola: «ciò
che l'anima è nel corpo, questo siano i cristiani nel mondo» [citazione dalla
Lettera a Diogneto, 6].
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Prima lettura
Dagli Atti degli apostoli (At 1,1-11)
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece
e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato
disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove,
durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il
regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non
allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l'adempimento della promessa del
Padre, «quella - disse - che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con
acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il
tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non
spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere,
ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me
sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai
confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo
sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne
andava, quand'ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e
dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che
di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete
visto andare in cielo».
Salmo responsoriale
Dal salmo 46
Ritornello:
Ascende il Signore tra canti di
gioia.
Popoli tutti, battete
le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l'Altissimo,
grande re su tutta la terra.
Ascende Dio tra le
acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.
Perché Dio è re di
tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.
Seconda lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo
agli Efesini (4,1-13)
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi
in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e
magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare
l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale
siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola
fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di
tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A
ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di
Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha
distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima
era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese
al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere
profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e
maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di
edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e
della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere
la misura della pienezza di Cristo.
Vangelo
Dal Vangelo secondo Marco (16,15-20)
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto
il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato
sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che
accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno
lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non
recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e
sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva
insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Sintesi dell’omelia della Messa delle nove
Nella
prima lettura ci si rivolge a Teofilo, che significa amico di Dio. Tutti noi
dobbiamo diventare amici di Dio. Gesù ascende al Cielo, ma non ci abbandona: ci
insegna a rivolgerci al Padre, come amici di Dio. Ci dà i doni per sopportarci a
vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per
mezzo del vincolo della pace, il nostro compito. Ci dà dei segni: la resistenza
al male, la capacità di farsi intendere da tutti, la capacità di prendersi cura
dei sofferenti. Accompagnati da essi si manda in tutto il mondo a proclamare il
Vangelo ad ogni creatura. Invochiamo l’aiuto della Vergine Maria in questa
missione.
Sintesi
di Mario Ardigò, per come ha compreso le parole del celebrante
Sintesi dell’omelia
della Messa delle undici
Siamo nel pieno del Tempo di Pasqua, dall’Ascensione
alla Pentecoste. E’ il tempo della presenza di Gesù nel mondo, tra noi, innanzi tutto nei sacramenti, e in particolare nell’Eucaristia,
nella Messa, e vicino al Padre: è il
tempo della Chiesa, il nostro tempo. Dopo la Resurrezione
Gesù rimase quaranta giorni nel mondo, con il suo corpo. Il numero quaranta indica nel lessico biblico il
tempo di un’esperienza compiuta, definita in ogni suo aspetto. Dopo quel
termine Gesù salì al Padre per rimanere vicino a lui e, per sempre, ancora in mezzo a noi, e donarci così ciò che serve
per la missione che ci ha assegnato, per la quale siamo stati inviati fino agli estremi confini della Terra: proclamare il Vangelo a tutti.
Gli
angeli ai discepoli che stanno con gli occhi al cielo dopo l’ascesa di Gesù
dicono di non attardarsi lì. I discepoli vengono mandati nel mondo, nella loro
storia, per annunciare la salvezza a tutti. E Gesù rimane sempre in mezzo a
loro: per questo resisteranno al male, sapranno farsi intendere da tutti,
sapranno prendersi cura degli altri nelle loro sofferenze, seguendo l’esempio
di Gesù. Questi saranno i segni che Gesù è in mezzo a loro.
Non
vi sono culture o persone che non sia
adatte al messaggio amorevole e dolce del Vangelo. Il Vangelo è per tutti.
Ciascuno di noi partecipa alla missione di proclamarlo nella sua propria
storia, nei suoi compiti. Ad esempio, in famiglia, nella maternità. Ma anche
negli altri ruoli familiari, come quelli del papà, dei nonni e via dicendo. Nella storia dell'umanità annunciamo la promessa di Gesù
di nuovi cieli e terra nuova.
Lavoriamo nella storia, annunciando Cieli nuovi, nel tempo ma per l’eternità,
in mezzo agli esseri umani e solleciti verso di loro ma fedeli a Dio.
Sintesi di Mario Ardigò, per come ha compreso
le parole del celebrante
Avvisi di A.C.
- la prossima riunione infrasettimanale del
gruppo parrocchiale di AC si terrà martedì 15-5-17, alle ore 17, in sala rossa.