Narrare degli dei
Ogni umanità ha narrato dei suoi dei, fin dai tempi della preistoria. Quando, con la diffusione di documenti scritti, iniziò l’epoca che chiamiamo storia, quelle tradizioni erano già consolidate e articolate.
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Ricerca del 6-6-2025
Promt (richiesta formulata all’algoritmo]: Elencami, per favore, le tradizioni più antiche, alla soglia della preistoria, sugli dei
Le più antiche tradizioni religiose dell’umanità, risalenti alla soglia della preistoria, ci offrono una preziosa testimonianza di come i nostri antenati cercassero di comprendere e interagire con il mondo che li circondava. Sebbene prive di testi scritti, queste tradizioni si manifestano attraverso reperti archeologici, arte rupestre e pratiche rituali.
🌍 Le prime forme di religiosità preistorica
1.
Animismo e culto della natura
Nelle società preistoriche, era diffusa la credenza che ogni elemento naturale — alberi, rocce, animali, fiumi — fosse abitato da uno spirito o forza vitale. Questa visione animistica attribuiva un’anima non solo agli esseri viventi, ma anche agli oggetti inanimati. Le divinità venivano spesso rappresentate in forme zoomorfe (animali) o antropomorfe (umane), simboleggiando la protezione, la salute, la morte e la felicità .
2.
Il culto della Dea Madre
Una delle figure più emblematiche della religiosità preistorica è la “Dea Madre”, simbolo di fertilità e abbondanza. Statuette come la Venere di Willendorf (circa 23.000–19.000 a.C.) rappresentano donne dai tratti accentuati, evidenziando l’importanza della maternità e della fecondità nella società dell’epoca .
3.
Riti funerari e credenze nell’aldilà
Le pratiche funerarie preistoriche indicano una credenza nella vita dopo la morte. I defunti venivano sepolti con oggetti personali, cibo e armi, suggerendo l’idea di un’esistenza oltre la vita terrena. L’uso dell’ocra rossa nelle sepolture, ad esempio, potrebbe simboleggiare il sangue e quindi la vita .
4.
Luoghi di culto e megaliti
Nel Neolitico, con la nascita dell’agricoltura e dei primi villaggi, si svilupparono luoghi di culto più strutturati. Siti come Göbekli Tepe (circa 10.000 a.C.) in Turchia presentano strutture megalitiche decorate con rilievi di animali, suggerendo rituali complessi e una forma di religiosità organizzata.
5.
Sciamanesimo e figure medianiche
In molte culture preistoriche, lo sciamano era una figura centrale, considerato un intermediario tra il mondo umano e quello spirituale. Attraverso trance e rituali, lo sciamano cercava di guarire, prevedere il futuro o comunicare con gli spiriti.
🏺 Dalle credenze preistoriche alle religioni antiche
Con l’avvento delle prime civiltà, le credenze preistoriche si evolsero in religioni più strutturate:
- Mesopotamia: Emergono divinità come Enki, dio delle acque e della saggezza, e Marduk, dio della giustizia e protettore di Babilonia .
- Egitto: Il culto solare diventa predominante, con divinità come Ra, Atum e Osiride che simboleggiano la creazione, la vita e l’aldilà .
- Civiltà cananea: Divinità come El, Baal e Mot rappresentano forze naturali e cosmiche, con miti che spiegano i cicli della natura e la lotta tra vita e morte .
Queste antiche tradizioni religiose riflettono l’innato desiderio umano di comprendere l’universo, dare un senso alla vita e alla morte, e trovare un posto nel grande schema dell’esistenza.
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Secondo l’antropologia delle religioni i primi dei furono quelli immaginati come residenti in Cielo, indifferenti alle sorti degli umani. Poi si immaginò di poter entrare in relazione con loro per influirvi, in particolare mediante rituali. Da qui la formazione di ceti sacerdotali, specializzati in questo. Furono anche immaginati dei con la propensione o la missione di immischiarsi nelle faccende umane.
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Ricerca del 6-6-2025
Prompt: Quali sono, nell’antropologia delle religioni più antiche, i miti su dei che sono un collegamento tra gli dei del Cielo e l’umanità?
Nell’antropologia delle religioni, numerosi miti antichi descrivono divinità che fungono da intermediari tra il cielo e l’umanità, colmando il divario tra il divino e il terreno. Ecco alcuni esempi significativi:
🌍 Mitologia Sumera e Babilonese
- Enki (Ea): Dio dell’acqua dolce e della saggezza, Enki è spesso raffigurato come mediatore tra gli dei e gli uomini. Nel mito di Enki e Ninhursag, egli crea la vita e interviene per guarire malattie, simboleggiando la connessione tra il divino e l’umano.
- Marduk: Nel poema babilonese Enūma Eliš, Marduk sconfigge il caos primordiale rappresentato da Tiamat e crea il mondo. Successivamente, crea l’umanità mescolando il sangue di Kingu con l’argilla, stabilendo un legame diretto tra gli dei e gli uomini.
🐍 Mitologia Greca
- Prometeo: Titano che rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, Prometeo è un simbolo di ribellione e di connessione tra il divino e l’umano. La sua punizione da parte di Zeus sottolinea le tensioni tra gli dei e l’umanità.
🌄 Mitologia Cinese
- Pangu: Secondo il mito, Pangu separò il cielo e la terra, creando il mondo. Alla sua morte, il suo corpo divenne parte del mondo naturale: il respiro divenne vento, la voce tuono, gli occhi il sole e la luna.
- Nüwa: Dea che modellò gli esseri umani dall’argilla e riparò il cielo dopo una catastrofe, rappresentando la cura divina per l’umanità e la connessione tra cielo e terra.
🌿 Mitologia Africana
- Anansi: Nella tradizione Ashanti, Anansi è un dio ragno noto per la sua astuzia. Agisce come intermediario tra gli dei e gli uomini, portando conoscenza e saggezza all’umanità.
- Ngai: Per il popolo Kikuyu del Kenya, Ngai è il dio supremo che vive sul monte Kirinyaga. Egli creò l’uomo e la donna e continua a interagire con l’umanità, simboleggiando il legame tra il cielo e la terra.
🌌 Mitologia dei Nativi Americani
- Tsichtinako: Nella tradizione dei Pueblo, Tsichtinako è uno spirito che guida le sorelle creatrici nella formazione del mondo e dell’umanità, fungendo da collegamento tra il divino e l’umano.
Questi miti evidenziano come diverse culture abbiano concepito divinità o esseri soprannaturali che fungono da ponte tra il cielo e l’umanità, riflettendo il desiderio umano di comprendere e connettersi con il divino
Ho poi chiesto notizie su mito di Ghilgamesh
Il poema di Gilgamesh è uno dei più antichi testi letterari conosciuti dell’umanità. Si tratta di un poema epico in lingua accadica, scritto su tavole di argilla in scrittura cuneiforme, che racconta le imprese di Gilgamesh, leggendario re di Uruk (nell’odierno Iraq meridionale).
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Epoca
- La forma più compiuta risale al XII secolo a.C., proveniente dalla biblioteca di Assurbanipal a Ninive (VII secolo a.C.).
- Tuttavia, esistono versioni più antiche sumere (tra il 2100 e il 1800 a.C.) che contengono racconti sparsi su Gilgamesh, poi riorganizzati nell’epopea accadica.
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Trama essenziale
L’epopea è composta da 12 tavole. Ecco i nuclei principali:
1.
Gilgamesh e la sua tirannia
- Gilgamesh è re di Uruk, ma è arrogante e opprime il suo popolo.
- Gli dei creano Enkidu, un uomo selvaggio, per contrastarlo.
2.
L’amicizia con Enkidu
- Dopo uno scontro iniziale, Gilgamesh ed Enkidu diventano amici inseparabili.
3.
L’impresa nella foresta dei cedri
- I due eroi partono per uccidere Humbaba, il guardiano della foresta sacra. Vi riescono, ma sfidano gli dei.
4.
L’offesa alla dea Ishtar
- Ishtar si innamora di Gilgamesh, ma viene respinta. In risposta, scatena il Toro Celeste, che i due eroi uccidono.
5.
La morte di Enkidu
- Gli dei puniscono i due per la loro arroganza facendo morire Enkidu.
- Gilgamesh è devastato dal dolore.
6.
La ricerca dell’immortalità
- Ossessionato dalla morte, Gilgamesh cerca Utnapishtim, un uomo reso immortale dagli dei dopo il Diluvio Universale.
7.
Il Diluvio
- Utnapishtim racconta a Gilgamesh il mito del Diluvio, molto simile a quello biblico.
- Gli dei, dopo aver salvato Utnapishtim, gli concessero l’immortalità.
8.
La rinuncia e il ritorno
- Gilgamesh fallisce nel suo tentativo di ottenere l’immortalità.
- Torna a Uruk più saggio, accettando il limite umano e celebrando la civiltà costruita.
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Temi principali
- Amicizia (Gilgamesh e Enkidu)
- Morte e immortalità
- Limiti umani e accettazione della condizione mortale
- Civilizzazione (Enkidu passa dalla natura alla cultura)
- Relazione tra uomo e divinità
✨ Importanza culturale
- È il primo grande poema dell’umanità, precursore delle grandi epopee come l’Iliade e l’Odissea.
- Il mito del diluvio universale contenuto nel poema è molto simile a quello della Bibbia (Noè) e del racconto sumero di Ziusudra.
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Fin dall’antichità le figure degli dei furono legate alle potenze della natura, comprese quelle inerenti al ciclo vitale degli organismi, con nascita, riproduzione e morte. Gli antichi dei avevano quindi una evidenza che nei cristianesimi dei giorni nostri è molto più controversa. È evidente ciò di cui ci si convince senza bisogno di dimostrazione.
Molte persone cristiane ritengono di cogliere evidenze del soprannaturale, ma non è questo il mio caso. Sto a quanto me ne viene narrato. In generale, sono portato a sospettare che chi propone esperienze del soprannaturale abbia avuto traveggole emotive, e questo senza che sia mia intenzione offendere: l’immagine della realtà come la percepiamo è creata dalla nostra mente, potentemente influenzata dalle emozioni, tanto che se ne parla come di mente emotiva.
Su che si basa il nostro credere religioso e in che cosa si differenzia dal credere di culti più antichi e, comunque da tutti gli altri culti non cristiani? L’affidamento nelle narrazioni delle tradizioni è ancora fondamentale. A parte questo non abbiamo mezzi per penetrare realmente le realtà soprannaturali e il nostro Dio rimane ancora un Dio nascosto, come è scritto nel libro di Isaia, capitolo 45, versetto 15 [Is 45,15]
Veramente tu sei un Dio nascosto,
Dio d'Israele, salvatore.
E tuttavia la vita secondo il vangelo cristiano può essere considerata come una via per renderci capaci di manifestare il soprannaturale. È un paradosso, perché noi, come organismi viventi, siamo parte della natura. Rendersi conto del soprannaturale in noi è un potente elemento di convinzione, che non può essere smentito ad un esame più approfondito, come in genere accade con le altre riferite manifestazioni del prodigioso soprannaturale.
Mi pare che spesso la vita religiosa sia concepita come in un situarsi in un sogno. I grandi maestri di spiritualità cristiana insegnano altrimenti, però. A lasciarsi alle spalle le immaginifiche rappresentazioni del soprannaturale religioso, come, sbucciano una cipolla, si levano gli strati più esterni per arrivare al suo cuore.
Facciamoci sintetizzare questo concetto da ChatGPT, il potente algoritmo di intelligenza non organica:
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Ricerca del 6-6-25
Prompt: Sai dirmi, per favore, chi fu il maestro di spiritualità cristiana che consigliò di procedere nella spiritualità affrancandosi dalle superficiali rappresentazioni come quando, sbucciando una cipolla, si leva strato su strato per arrivare al cuore? Parlami della “via della purificazione, in Giovanni della Croce
Il maestro di spiritualità cristiana che usò l’immagine della cipolla per descrivere il cammino interiore verso Dio, liberandosi via via da strati superficiali, fu Henri Nouwen (1932–1996) [pronuncia: An-rì Nau-en] sacerdote cattolico olandese, psicologo, teologo e scrittore molto influente nel XX secolo.
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L’immagine della cipolla
Henri Nouwen utilizzò più volte la metafora della cipolla per descrivere la spiritualità profonda come un processo di spoliazione graduale:
“La nostra vita interiore è come una cipolla. Ogni volta che pensiamo di essere giunti al cuore, c’è ancora uno strato da togliere. E non possiamo arrivare al centro se non lasciando andare ogni rappresentazione, ogni illusione, anche religiosa.”
➡️ Con questa immagine, Nouwen voleva invitare a una spiritualità di autenticità, che non si accontenti di immagini o sentimenti superficiali, ma che tocchi il nucleo nudo dell’essere umano, dove si incontra Dio in verità.
📚 Alcune sue opere fondamentali:
- “La via del cuore” (The Way of the Heart)
- “Ritorno a casa” (The Return of the Prodigal Son)
- “Lettera a un amico”
- “Pan e vino. Meditazioni eucaristiche”
✝️ In continuità con la tradizione
Questa immagine della cipolla richiama anche la via della “purificazione” tipica della mistica cristiana, da san Giovanni della Croce a Meister Eckhart, ma Nouwen la esprime in modo semplice e accessibile, adatto alla vita interiore dell’uomo contemporaneo.
Certamente, Mario. La “via della purificazione” è uno dei concetti fondamentali nella mistica di san Giovanni della Croce (1542–1591), carmelitano scalzo, dottore della Chiesa e maestro di spiritualità tra i più profondi della tradizione cristiana.
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Contesto spirituale
San Giovanni della Croce, insieme a santa Teresa d’Avila, riformò l’Ordine Carmelitano, e la sua opera principale è guidare l’anima verso l’unione trasformante con Dio. Questo cammino è spesso descritto come un processo di purificazione progressiva.
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La via della purificazione: le tre fasi della vita spirituale
Nella sua dottrina mistica, egli distingue tre vie spirituali, in analogia con la tradizione:
1. Via purgativa (purificazione)
2. Via illuminativa
3. Via unitiva
San Giovanni si concentra in modo speciale sulla prima fase: quella della purificazione, che egli chiama le “notti” dell’anima.
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Le due notti della purificazione
San Giovanni parla di due grandi “notti”:
1.
Notte dei sensi
Esposta nel trattato: Salita del Monte Carmelo
- È la fase iniziale, in cui l’anima comincia a spogliarsi dagli attaccamenti sensibili, anche religiosi (consolazioni, immagini, emozioni).
- Dio conduce l’anima in un periodo di aridità spirituale, per educarla a cercare Dio per se stesso, non per i benefici percepiti.
- L’anima si sente confusa, ma è un passo necessario per crescere nella fede nuda e nella speranza pura.
2.
Notte dello spirito
Descritta in: Notte oscura dell’anima
- È una fase più profonda e dolorosa. L’anima è purificata nell’intelligenza, nella memoria e nella volontà.
- Si entra in una condizione di desolazione e apparente lontananza da Dio, che però ha un senso: Dio sta preparando l’unione mistica, svuotando l’anima di tutto ciò che non è Lui.
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Scopo della purificazione
Il fine di questo processo non è il dolore, ma l’unione trasformante con Dio: l’anima viene “deificata”, partecipa intimamente alla vita divina, nella carità perfetta.
Giovanni la paragona all’incendio di un legno nel fuoco
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Mario Ardigò- Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli, con l’aiuto di Chat GPT