Democrazia e partecipazione al voto
Si è saputo che, nei cinque referendum, per i quali si è votato ieri e oggi, non si è raggiunto il numero minimo dei votanti perché fossero validi. Chi è andato a votare ha deciso in larga maggioranza per l’abrogazione delle leggi sottoposte a referendum. Riguardano i rimedi contro i licenziamenti individuali illegittimi, l’ampliamento della possibilità di stipulare contratti di lavoro a termine, la riduzione della responsabilità dei committenti per le violazioni delle norme antinfortunistiche commesse dagli appaltatori, il termine minimo di dieci anni di permanenza in Italia per richiedere la cittadinanza italiana per le persone straniere legittimamente soggiornanti tra noi.
Le formazioni politiche contrarie all’abrogazione di quelle norme avevano consigliato di non andare a votare o, comunque, di non ritirare le schede. In questo modo, a chi ha fatto quella scelta si sono aggiunti coloro che non sono andati a votare per altri motivi o per semplice disinteresse, che alle ultime elezioni politiche furono il 36%.
Una scelta astensionistica con l‘intento di far fallire il referendum fu consigliata nel 2005 dalla Conferenza episcopale italiana in occasione del referendum sulle norme molto restrittive sulla procreazione assistita. Io andai a votare e votai per l’abrogazione di quelle norme. Ma non andò a votare abbastanza gente e il referendum non fu valido.
Oggi si è detto che l’elevato astensionismo manifesta una crisi democratica. Sono d’accordo.
La democrazia avanzata di massa è un sistema di limiti ai poteri pubblici e privati. Le procedure elettorali e referendarie sono i limiti più forti: le prime comportando un giudizio su un ceto politico, le seconde potendo produrre l’abrogazione di leggi ordinarie.
I referendum, in particolare, non sono sondaggi demoscopici, che chi ha il potere può rispettare o anche non. La decisione contraria ad una legge ne determina l’abrogazione, punto. Nel caso del referendum costituzionale, il voto contrario della maggioranza dei votanti (qui non c’è un numero minimo di votanti perché la procedura sia valida) blocca l’entrata in vigore di una modifica costituzionale.
Se la gente non va a votare il sistema dei limiti democratici si indebolisce. Chi ha il potere è incoraggiato all’azzardo morale che è quando si usa male un potere confidando, appunto, che questo non porterà ad una reazione valida.
È legge del potere che si espanda fino a che non trovi una valida resistenza.
Dagli anni ’90 la forza politica delle masse dei lavoratori dipendenti, quelli colpiti dai licenziamenti illegittimi e dalla precarietà dei rapporti di lavoro, è piuttosto diminuita e, a fronte di questo, le statistiche dicono che il potere di acquisto delle retribuzioni di quella classe di lavoratori è diminuita di circa il 10%, e questo con una dinamica che non ne ha di simili negli altri Stati dell’Unione Europea.
Dicono che rendendo più debole la risposta ai licenziamenti illegittimi, in particolare limitando molto la possibilità di reintegrare nel posto di lavoro il lavoratore illegittimamente licenziato, e ampliando la possibilità di ricorrere a contratti a termine è aumentata l’occupazione. Se questo è vero, bisogna osservare che è molto aumentato il lavoro povero, quello malpagato, e precario, in particolare nelle età più giovani, quando si dovrebbe metter su famiglia, e infatti lo si fa molto meno. Il timore di venir licenziati induce a chinare la testa nelle contrattazioni sulle condizioni dei rapporti di lavoro dipendente e a non aderire ai sindacati. Meno forza ai sindacati, significa meno forza nelle trattative per i contratti collettivi nazionali.
D’altra parte, le procedure per farsi sentire, specialmente quando si è in molti, formalmente ci sono: se però, sfiduciati, le si diserta, chi ha interessi contrari ha mano libera.
La dignità delle persone è molto legata a quella del loro lavoro, e innanzi tutto ad avere un lavoro stabile e pagato il giusto, secondo i parametri indicati nell’art.36 della Costituzione. È una questione anche politica, perché ne va del principio di eguaglianza in dignità. E l’art.3, 2º comma, della Costituzione impegna i poteri pubblici a renderlo effettivo per rendere tale anche la partecipazione alla vita pubblica e sociale di tutti i lavoratori.
Partecipando alla politica democratica si ha voce in capitolo. Le norme prevedono forme partecipative, ma sta a noi animarle partecipandovi
Mario Ardigò- Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli.