La guerra, di nuovo
Al liceo, negli anni Settanta del Novecento,
sono cresciuto nel timore della guerra nucleare. I giovani pensavano di poterla
disertare, come facevano in coetanei negli Stati Uniti d’America richiamati per
andare a combattere la guerra americana in Vietnam. Nel ’67, la Chiesa cattolica
aveva istituito, il primo gennaio di ogni anno, la Giornata della pace, ma l’arcivescovo
di Bologna Giacomo Lercaro venne costretto brutalmente alle dimissioni, nel giro
di poche settimane, per aver predicato, il Primo gennaio 1968, prima Giornata
della pace, che i bombardamenti a tappeto dell’aviazione statunitense contro il
Nord Vietnam erano contro il vangelo.
Questo perché la
dottrina cattolica ancor oggi corrente è che solo il governo “legittimo” di uno stato può
decidere se una guerra sia giusta o non, non i singoli sudditi o cittadini. Certo, il nostro Magistero ha dato dei criteri orientativi in merito,
che risalgono al Medioevo, in particolare alla teologia elaborata da Tommaso d’Aquino
(vissuto nel Duecento), riprendendo idee sviluppata da Agostino d’Ippona nel Quinto
secolo. Ma i sudditi non possono ribellarsi ad un ordine di guerra. E infatti i
ribelli per motivi evangelici non sono stati molti, specialmente in tempo di
guerra. Ce ne furono molti, in Italia,
proprio negli anni Sessanta, ma in tempo di pace e avversando il servizio
militare armato, che all’epoca era obbligatorio per tutti i cittadini maschi
abili.
Negli anni ’80 e ’90 sembrò
che si fosse entrati in una nuova era, in cui quella minaccia di distruzione
totale era superata. E questo anche se, negli anni ’90, nei Balcani si combatté
in modo efferato, in conflitti che però avevano il carattere di guerre civili seguite
alla dissoluzione della Federazione Iugoslava in cui si era spinti ad ammazzare
per questioni di nazionalità. Ci si combatteva tra stati che erano stati
federati e che non volevano più esserlo e per stabilire chi dovesse comandare in
ognuno di essi dopo la separazione. La situazione era simile a quella che ha
innescato la guerra tra Federazione Russa e Repubblica Ucraina, che non origina
nel 2022, ma nel 2014: da quell’anno non ci fu più pace in quei confini.
Ora la guerra in
Ucraina minaccia di degenerare e così anche quelle scatenate dal governo Israeliano
in Palestina, Libia, Siria e Iran.
Le altre potenze
pensano a riarmarsi e alcuni stati Europei stanno già preparando la
popolazione a una mobilitazione generale.
Il Papa invoca la
pace, ma questi appelli appaiono senza vera forza, anche perché li si fa senza
mai prendere le distanze dall’incredibile violenza bellica fomentata per circa un
millennio dal Papato stesso, da quando, nell’alto Medioevo, divenne un
principato.
Di solito, nella
predicazione si insegna che il vangelo è contro la guerra, inteso come conflitto
organizzato da ordinamenti politici sovrani. Ma è proprio così?
In realtà nei Vangeli
il tema non è trattato. Questo perché la politica, il governo degli stati, nei
Vangeli non c’è.
Gesù non viene
presentato come impegnato a dirimere dilemmi etici in materia di guerra. Durante
la sua missione terrena non si trovò in una situazione di guerra guerreggiata,
e questo anche se la Palestina del Primo secolo era tutt’altro che pacificata.
Il suo magistero riguardò essenzialmente la coscienza delle singole persone. Il
“Beati i costruttori di pace” non era riferibile alla politica. Non spinse alla politica, non suscitò organizzazioni
politiche, e nemmeno organizzazioni specificamente religiose, costituendo suoi
rappresentanti locali e dando un ordinamento alle comunità che si radunarono intorno
ai suoi insegnamenti. Accade tutto dopo. Non sconfessò la sconcertante (per
noi europei di questo tempo) violenza che c’è negli scritti biblici formatisi
nell’antico giudaismo, che poi i cristiani inserirono nella loro Bibbia. Non
parlò degli ordini di sterminio totale dei nemici che, in quei testi, si
narrava che Dio avesse dato agli israeliti.
Da questo poi è
conseguito che le Chiese cristiane in genere non abbiano trovato scandalose le
guerre, se ordinate da governanti cristianizzati. Alcune di esse, tremende,
furono ordinate dagli stessi Papi. Parlando con amici qualche giorno fa, ho ricordato quella ordinata
da uno dei papi Leoni, Leone 9°, proclamato anche santo, contro i principi
normanni del Sud Italia, nell’Undicesimo secolo secolo. Oltre ad averla
ordinata, la comandò lui personalmente e venne anche fatto prigioniero. Nel Cinquecento, un altro Leone, Leone 10°,
bandì una crociata contro l’Impero Ottomano, ma il massacro non ebbe luogo perché
i sovrani europei non lo seguirono. L’operazione
riuscì qualche decennio dopo a Pio 5°, il Papa ricordato a lettere cubitali sulla
facciata dalla basilica di San Pietro in Vaticano. Nella battaglia navale combattuta
a Lepanto, in Grecia, gli ottomani ebbero circa trentamila morti e i cristiani
ottomila. La pratica del Rosario mariano, per invocare la vittoria, iniziò durante
quel conflitto. A Roma all’evento sanguinoso fu dedicata la chiesa di Nostra Signora della
Vittoria, in via 20 Settembre.
Tuttavia dagli scorsi
anni Quaranta, in particolare nei radiomessaggi diffusi dal 1942, il Magistero
dei Papi ha effettivamente integrato nella dottrina sociale il proposito politico di un ordine internazionale garante
del mantenimento della pace tra gli stati. Si affida però a
organizzazioni sovranazionali, in particolare alle Nazioni Unite, che tuttavia
si sono dimostrate impotenti. E questo nonostante che, dalla fine della Seconda
guerra mondiale, non ne siano più scoppiate altre di quella portata. Papa Francesco
soleva parlare di guerra mondiale a pezzi, ma è tutta un’altra cosa.
In realtà, come negli anni Sessanta e Settanta del Novecento in Occidente, un ruolo molto rilevante potrebbero svolgere le masse, contrastando i propositi di guerra dei loro governi e ribellandosi ad essi. Come osservò il grande teologi Karl Barth, sicuramente il vangelo predicato dal Maestro si presentava come connotato da una blanda anarchia, che è evidente nella sua vita nel rapporto con i poteri costituiti del suo tempo. Ci si potrebbe lavorare sopra, come già, per la verità, è stato fatto dai pacifismi cristiani.
Bisogna però essere consapevoli che questa è, in un certo senso, una novità rispetto agli orrori perpetrati dalla Chiese cristiane nel passato. In definitiva, mentre in genere si ritiene che noi oggi siamo molto peggio di chi ci ha preceduto, almeno in questo campo si era diventati più virtuosi. L’Unione Europea, costruita con l’apporto essenziale dei cristiano democratici, si è data il mantenimento della pace internazionale tra i propri principi fondativi. Dico "si era", perchè mi pare che di questi tempi la guerra abbia ripreso a infiammare gli animi, come nei mesi che precedettero la Prima guerra mondale, la grande guerra.
Per quanto il Maestro
non si sia mai pronunciato su quei temi, tuttavia egli ci viene presentato indubbiamente come
una persona mite, che predicava l’agàpe tra gli esseri umani, ciò che possiamo definire
come pace solidale, sollecita e misericordiosa. E che da essa
faceva dipendere la vita eterna.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma,
Monte Sacro, Valli