Fare scuola di democrazia
La democrazia è un sistema politico cooperativo
che si basa sull’accordo di non ammettere alcun potere senza limiti e in cui,
quindi, all’abuso di potere si reagisce tutti insieme. Abusa il potere che rivendica
di poter evadere dai limiti negoziati o imposti nell’interesse collettivo. Un
potere che pretende la libertà da ogni limite è detto sovrano. E’
di questo genere, almeno secondo il diritto della nostra Chiesa, detto canonico
[dal greco antico κανών (kanón), cioè regola,
norma,
misura], il potere del Papa.
Anche, ma non solo, per questo l’organizzazione della nostra Chiesa non è
democratica.
I limiti democratici servono a favorire la
più ampia partecipazione al governo di una collettività organizzata in una certa
popolazione. Riguardano anche la protezione della sfera della personalità
privata, quindi i beni, la vita, la possibilità di associarsi e di manifestare
il pensiero, la sicurezza da abusi delle persone singole.
La democrazia non viene naturale. In natura vale la legge del più forte ed essa è che il più
forte si fa le leggi che crede, finché rimane il più forte. Questo accade anche
nelle specie che manifestano una vita sociale, con cooperazione sociale, come quelle
dell’ordine dei Primati, al
quale appartiene anche quella dell’Homo sapiens.
Attualmente i sistemi politici più potenti del
mondo hanno caratteristiche democratiche. Questo è l’esito di un processo che
venne avviato nel Settecento e che vide il Papato romano alleato delle dinastie
sovrane europee nel contrastarlo.
Le democrazie non si equivalgono: ve ne sono
di diversa qualità. La qualità della democrazia si giudica dalla effettiva
possibilità di partecipazione più o meno ampia al governo collettivo.
Dire che la democrazia non
viene naturale implica la necessità di scuole
di democrazia, vale a dire di ambienti
sociali in cui la democrazia si impara, e questo sia al seguito di persone che
fungono da maestre,
perché ne sanno e sanno fare di più in questo campo, sia nel dialogo collettivo,
nel quale ogni persona interviene contemporaneamente come maestra e discepola.
Non si tratta solo di fare teoria, ma di fare tirocinio, vale a dire di praticare ciò di cui si parla.
In Italia una tra le più importanti (e forse
la più importante) scuola di democrazia è stata ed è ancora l’Azione Cattolica,
che ha la democrazia nel proprio statuto, definendosi esperienza popolare
e democratica.
Questo
è stato all’origine del ruolo rilevantissimo che le formazioni cattoliche hanno
avuto nella costruzione e nello sviluppo della nuova democrazia repubblicana
italiana dopo la caduta del regime fascista mussoliniano. Questo è paradossale,
tenendo conto il carattere antidemocratico della Chiesa cattolica, ma è un
fatto, è avvenuto così.
La gerarchia cattolica vede nella democrazia
l’opportunità di contrastare le ingerenze nella propria organizzazione dei poteri
civili. Ma ne teme la fatale estensione alla vita ecclesiale. Scrivo fatale perché, una volta che ci si convince della democrazia e la
si pratica, non vi è ragione per non estenderla anche a quell’ambito.
Queste remore hanno determinato il sostanziale
fallimento dei processi sinodali avviati da papa
Francesco nell’ottobre 2021, entrati in crisi già prima della morte di quel
Papa, ma tanto più ora, con un diverso sovrano, del quale si attende di
conoscere la posizione in merito a quel tema. Il nuovo Papa si è formato in una
delle più grandi democrazie, quella statunitense, la prima democrazia dell’era
contemporanea, alla quale, fin da piccolo, ha giurato fedeltà, come si fa fare
a tutti i ragazzi statunitensi. Ogni mattina, nelle scuole primarie e secondarie
statunitensi si recita il Pledge of Allegiance /plɛdʒ əv əˈliːdʒəns/–
Giuramento di fedeltà
I pledge allegiance to the Flag of
the United States of America, and to the Republic for which it stands, one
Nation under God, indivisible, with liberty and justice for all.
Giuro fedeltà alla bandiera degli
Stati Uniti d’America e alla Repubblica che essa rappresenta, una Nazione sotto
Dio, indivisibile, con libertà e giustizia per tutti."
Naturalmente,
divenuto Papa, egli rivendica, per dover d’ufficio per così dire, sovranità anche verso quel regime democratico.
Ma ciò che è stato profondamente interiorizzato fin da piccoli ben difficilmente sarà del tutto
sconfessato.
La sinodalità è una forma di democrazia
adattata ad una organizzazione ecclesiastica nella quale il clero rivendica la
libertà anche nei confronti delle decisioni democratiche e ciò nel quadro della
sua missione di predicazione, che è fondamentale e risale al Maestro. Il suo
principio è “Non senza di noi [principio
partecipativo], non solo da noi [principio ecclesiale di libertà della predicazione]”.
Organizzare una scuola parrocchiale di
democrazia sarebbe una buona idea, sia per rendere capaci di influire sulla nostra
società, che è una grande democrazia europea, sia per animare i processi ecclesiali
sinodali. Di solito i preti non hanno la
competenza per condurla come maestri, ma hanno certamente titolo a prendervi parte, come le
altre persone di fede. Questo significa che bisognerà coinvolgere anche persone
di fede competenti al di fuori del clero: e già questo è un effetto sinodale. Si può pensare, innanzi tutto, alle persone che insegnano
nelle scuole primarie e secondarie, ma poi
anche a quelle che svolgono professioni che con la democrazia hanno attinenza,
come chi insegna diritto, filosofia, sociologia, antropologia nelle università,
chi lavora nell’avvocatura, nella
magistratura, nel giornalismo e via dicendo. Ma anche chi attualmente ricopre
funzioni politiche elettive.
Fare scuola significa anche strutturare
un progetto e un programma di approfondimento progressivo, in modo che non si
sia costretti, come ora, a ripartire ogni volta
da zero. Già stabilire lo statuto di una scuola così significa fare tirocinio
di
democrazia. Perché, naturalmente, ogni regola dovrà essere discussa e approvata
sinodalmente (se si opera
in un contesto ecclesiale) o democraticamente (negli altri ambiti). E per quelle statutarie, che sono il
fondamento dell’esperienza sociale, è bene che l’approvazione si faccia con una
ampia maggioranza, ad esempio con quella dei due terzi degli aventi diritto come
nel conclave per l’elezione di un Papa.
Mario
Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente
papa – Roma, Monte Sacro, Valli