Natale con il fiato sospeso
Capodanno cade al centro delle festività natalizie. Come è stato ricordato giustamente in questi giorni, si celebra lo stesso evento, il Natale del Cristo dei cristiani. È una celebrazione di speranza, che quest’anno è all’inizio dell’Anno Santo dedicato a questa virtù.
Tuttavia il mondo è in attesa temendo il peggio.
Tra qualche giorno l’insediamento del nuovo presidente statunitense farà capire se sarà guerra mondiale. Gli Stati Uniti d’America, una piccola parte dell’umanità, con la loro enorme forza militare ed economica sono in grado di deciderlo. E le recenti elezioni hanno portato alla Presidenza federale un uomo che si è distinto per atteggiamenti estremisti ed aggressivi.
In Oriente, la Cina popolare sta manifestando intenzioni di guerra e ha costituito una forza militare in grado di competere nel teatro locale con quelle degli Stati Uniti d’America e dei loro alleati.
In Europa orientale la guerra in Ucraina sta incrudelendo, nonostante il duro inverno nordico, con rilevanti perdite umane e grandi distruzioni, perché gli invasori russi vogliono raggiungere le posizioni migliori prima di iniziare reali trattative di pace con la nuova Presidenza federale statunitense. Gli ucraini hanno una strategia speculare ma opposta. La Presidenza federale statunitense uscente sta trasferendo ingenti risorse agli ucraini per resistere e contrattaccare, verosimilmente assistendoli anche in altri modi nella guerra.
Il Presidente statunitense eletto ha dichiarato che pretenderà un più vasto coinvolgimento in quella guerra degli europei che partecipano alla NATO.
Negli anni scorsi si sono molto ridotte le risorse energetiche che i russi ci fornivano e da domani si interromperanno del tutto le forniture di metano che ci venivano dai russi attraverso l’Ucraina, continuate nonostante la guerra. Mesi fa è stato reso inutilizzabile il condotto sottomarino che portava il metano russo attraverso il Mar Baltico. Le indagini sono ancora in corso, ma si sospetta che si sia trattato di un atto di guerra degli ucraini. La guerra in Ucraina ha privato gli altri europei di ingenti e sicure risorse energetiche a buoni prezzi che ci venivano dai russi, con impatti recessivi sulle economie del continente. Recessione significa riduzione dell’attività industriale e dell’occupazione, specialmente di quella stabile e ben retribuita a favore di impieghi precari e peggio retribuiti.
Dal 1939 non si era vissuta in Europa una simile vigilia di guerra. All’epoca la voce del Papa si alzò gridando, in uno storico radiomessaggio, che nulla era perduto con la pace, mentre tutto poteva esserlo con la guerra. Non è forse ancora così?
La grande novità rispetto alla situazione di guerra fredda che in Europa si visse dagli scorsi anni Cinquanta ai successivi anni Ottanta è che Stati Uniti d’America e Russia confidano di potersi fare guerra in Europa senza rischiare la mutua distruzione assicurata, nonostante dispongano di enormi arsenali nucleari strategici. Proprio la guerra in Ucraina sembra loro aver dato la prova sperimentale che questo è possibile. Quella guerra non è solo tra gli invasori russi e i resistenti ucraini, ma anche tra gli Stati Uniti d’America e i loro alleati nella NATO, in fase espansiva verso l’Europa orientale, e la Russia in fase espansiva verso stati che un tempo furono federati nella comunista Unione Sovietica. Il conflitto non è più ideologico come un tempo, tra capitalisti e comunisti, ma di pura potenza, tra regimi entrambi capitalisti, quello russo palesemente organizzato, dal punto di vista economico e militare, sul modello di quello statunitense.
Nonostante il reale rischio dell’estendersi catastrofico di una guerra in Europa, la gente italiana, a differenza di ciò che accadde nel 1991 durante la prima “Guerra del Golfo”, non esprime grandi movimenti popolari contro la guerra. Anzi i principali mezzi di comunicazione di massa trattano i residui moti pacifisti come espressione di tradimento collaborazionista a favore degli invasori russi. Solo il Papa per ora si salva da questi attacchi. Egli, continuando il magistero dei suoi predecessori, continua a gridare contro la guerra, che fin dall’inizio del suo ministero ha definito guerra mondiale a pezzi. Ha anche incaricato il presidente della CEI Zuppi di un’azione di pace, che ha dato importanti risultati in favore della gente travolta dalla guerra, nonostante che finora i governi belligeranti siano stati pervicacemente determinati alla guerra.
Gli italiani hanno fornito ingenti risorse alla guerra in Ucraina e, sulle strategie di pace, hanno seguito gli altri governi dell’Unione Europea nell’accettare la linea statunitense contraria a trattative di pace con i russi prima di un loro completo ritiro dai territori ucraini occupati, che oggi tutti ormai ritengono obiettivo irrealistico.
Altri focolai di tensione si stanno manifestando negli stati Baltici, ai confini con Russia e Bielorussia, riconducibili all’aggressività russa, e in Moldova e Georgia, territorio di scontro tra occidentali e russi in fase espansiva.
Anche in Siria e Palestina, come in Libia, sono in corso guerre riconducibili a strategie delle superpotenze, nelle quali opportunisticamente si sono inserite le efferate guerre israeliane, con deliberate immani e brutali stragi contro le popolazioni civili, nella striscia di Gaza, da decenni in stato di assedio, in Libano e da ultimo in Siria, innescate dalle orrende stragi terroristiche compiute da milizie del gruppo Palestinese Hamas nell’ottobre del 2023, in prevalenza contro la popolazione civile, con presa di ostaggi, compresi donne, bambini e vecchi.
Come fu osservato tempo fa, ai confini dell’Unione Europea c’è la guerra e si è spinti a prendervi parte direttamente.
I governi appaiono essere come trascinati su questa china. C’è qualcosa da fare come popolo e, in particolare, come persone cristiane? Vediamo che in Ucraina e Russia le Chiese nazionali si sono schierate dietro i rispettivi governi. Nessuna Chiesa cristiana, che io sappia, neppure quella cattolica, ha osato esortare le persone di fede a rifiutare la mobilitazione bellica e ad opporsi attivamente anche con moti popolari di piazza e con la disubbidienza civile (come accadde con successo negli anni Sessanta in tutto l’occidente contro le guerre americane in Indocina) contro le politiche di guerra. Secondo la dottrina cattolica corrente la guerra ingiusta è un peccato, ma competenti a decidere se sia giusta sono solo i governi. Così ci si è potuti uccidere in guerre ordinate dai rispettivi governi senza temere di fare, personalmente, peccato, rischiando la dannazione eterna.
Certo, si può pregare e sperare in un intervento soprannaturale. Intanto, c’è sicuramente gente che prega, in questo tempo forte di Natale. Ma l’esperienza storica dimostra che questo non è mai bastato. Le guerre finiscono solo quando i governi ordinano la pace, perché trovano conveniente farlo. E nel deciderli alla convenienza della pace la pressione popolare conta, soprattutto in ambienti democratici. Se qualcosa è possibile fare per evitare il peggio, allora è doveroso farlo.
In questo Capodanno con il fiato sospeso l’augurio che formulo è dunque che la nostra fede cristiana ci faccia trovare il coraggio di mobilitarci, in ciò che possiamo e quindi dobbiamo, per ottenere dai governi, a partire dal proprio che è quello più sensibile a ciò che collettivamente facciamo, politiche di pace, non limitandoci ad azioni liturgiche.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli