Illusioni
L’ISTAT ha diffuso statistiche sulla pratica religiosa in Italia. Si tratta di dati che riguardano chi non va mai in un luogo di culto e chi invece lo frequenta almeno una volta alla settimana. Nell’arco di vent’anni il numero dei primi è raddoppiato e quello degli altri dimezzato.
Il calo della pratica è stato molto forte nella fascia tra i 14 e i 35 anni. Si può interpretare questo dato nel senso che si va nei luoghi di culto da bambini, portati dai genitori, ma che poi, appena si sfugge dal loro controllo, si lascia e si riprende quando si è genitori e vi si portano i figli. Comunque, giovani o meno giovani, c’è meno gente nei luoghi di culto.
C’è chi sostiene che, quanto alle persone cattoliche, questo dipende dalla predicazione, meno centrata sul prodigioso e sul soprannaturale, e dalla sciatteria delle liturgie. La ritengo una spiegazione superficiale. Penso che quella più attendibile è che la religione serve poco per integrarsi nella società, e questo perché da diversi decenni vengono proposte soluzioni di riforma sociale irrealistiche, ma anche perché non si ammette che la gente possa partecipare veramente a progettarle, chiedendo invece l’adesione a decisioni prese autoreferenzialmente dalla gerarchia, alle quali però ci si sottrae.
La proposta di una vera sinodalità ecclesiale, che tra molte difficoltà si è tentato di suscitare, è arrivata troppo tardi.
Con eventi pubblici come il Giubileo, che mette in primo piano proprio la gerarchia, si cerca di dare un’immagine diversa di com’è veramente la Chiesa, ma, considerate le statistiche, si tratta di mera illusione.
Si è ottenuta la collaborazione delle autorità civili, di una politica che come le gerarchie ecclesiali risente di una forte crisi di consenso popolare. Roma è stata messa frettolosamente sottosopra, con notevoli disagi per la cittadinanza, per opere pubbliche in vista del Giubileo tutto sommato modeste, un sottopasso, la sistemazione di qualche piazza e strada, la ripulitura di qualche gruppo statuario, la manutenzione delle linee metropolitane, ma presentate con toni trionfalistici, nella vistosa cortina liturgica delle celebrazioni giubilari.
Verranno a Roma milioni di persone l’anno prossimo, ma sarà difficile distinguere il turismo di massa, che affligge la nostra città come altre città d’arte, e il pellegrinaggio con motivazioni realmente religiose.
Gli eventi per le persone giovani faranno confluire tante ragazze e ragazzi, dando l’illusione di una religiosità giovanile di massa che in realtà non c’è più.
Fin qui la descrizione dell’esistente, che non costa molta difficoltà, tanta è l’evidenza dei fatti.
Più difficile immaginare come risalire la china.
Il Sinodo sulla sinodalità ecclesiale si è chiuso in sordina lasciandoci un progetto minimale che però è, in sostanza, affidato all’impulso del Papa, per il quale il tema è molto importante. Ma il Papa, purtroppo, è alla fine del suo ministero, per ragioni naturali. Ha 88 anni. S’è fatto molti nemici nella gerarchia, con la sua politica delle nomine, e molti ne ha tra i teologi universitari. Nel mondo tira aria di restaurazione, o peggio. Tra i praticanti italiani non è riuscito veramente ad affermarsi, ci venne da una Chiesa veramente molto diversa, mentre gode di apprezzamento su mezzi di comunicazione di massa e tra molti di coloro che si dicono non credenti. Il futuro della sinodalità sarà affidato al suo successore.
Meglio allora concentrarsi sulle realtà ecclesiali di prossimità, cercando di mantenere spazi di riflessione e dialogo soprattutto in due campi, quello della sperimentazione di sinodalità ecclesiale negli spazi comunitari di base, come tipicamente sono le parrocchie, e quello del pensiero sociale, per lavorare sull’interpretazione dei fatti sociali alla luce del vangelo. Questo cercando di ravvivare la frequentazione comunitaria in presenza ma anche mediante strumenti telematici, in particolare in piccoli gruppi in cui siano possibili relazioni faccia a faccia, quindi più intense. Sto vivendo un’esperienza di questo tipo, oltre che nel nostro gruppo di Azione Cattolica, nel gruppo del MEIC – Movimento Ecclesiale di impegno culturale del Lazio, che ha continuato a riunirsi, su piattaforma Zoom, anche a luglio e agosto, approfondendo temi importanti in modo molto interessante.
Le innovazioni o verranno dal basso, diffondendosi per imitazione, o avranno poca possibilità di avere successo, per lo scarso credito che ai tempi nostri hanno le gerarchie.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli.