Ideologia
Il ventennio dalla metà degli anni Sessanta alla metà degli anni Ottanta fu caratterizzato in Europa da un veloce mutamento dei costumi dei giovani adulti, la gente dell’età tra la tarda adolescenza e i trenta. Non parlo per sentito dire, perché anch’io ebbi quell’età allora. Ci definiscono baby boomers, perché nascemmo in una stagione di espansione demografica seguita alla Seconda guerra mondiale, che in realtà fu una seconda guerra europea perché le sue cause scatenanti si produssero nel nostro continente.
Spesso quelli della mia generazione immaginano di essere stati più virtuosi dei giovani adulti di adesso perché parlavano di più di politica e si agitavano di più a motivo della politica, anche scontrandosi fra di loro, contestando le persone delle generazioni precedenti e le istituzioni della società del tempo.
Mi pare di capire che la pensi sostanzialmente così anche lo scrittore Antonio Scurati nell’interessante saggio che sto leggendo, uscito pochi giorni fa, “Fascismo e populismo. Mussolini oggi”, Bompiani 2023, anche in e-book e Kindle.
Scurati sostiene anche che ai tempi nostri si ha minore consapevolezza storica e che, da un lato, non ci si sente responsabili del passato e, dall’altro, non si confida più tanto di poter contribuire a modificare il presente, in particolare per organizzare un futuro migliore. Questo è sotto gli occhi di tutti. Penso che sia anche la causa della difficoltà a partecipare con costanza ad esperienze sociali, che sperimentiamo anche nella nostra parrocchia.
Scurati però non è un baby boomer, fu un giovane adulto dalla fine degli anni’80, in un contesto storico, sociale e culturale profondamente differente, segnato da cambiamenti politici epocali nel nostro continente. Appartiene a quella che viene indicata come Generazione X. È possibile che senta nostalgia di epoche che non ha vissuto e che idealizza molto?
Negli anni Settanta feci il liceo e i primi anni di università. Effettivamente la politica era al centro dei nostri interessi, anche perché ce se ne serviva per polemizzare con le persone più anziane, a cominciare dai nostri genitori, ma anche, ad esempio, con insegnanti e parroci. Ma era una politica piuttosto ideologizzata.
L’ideologia è una sintesi schematica di come va il mondo, comprese le cose della società. Può essere a sfondo razionale o mitologico. Far molto conto sull’ideologia conduce all’idealismo, quindi alla convinzione che il pensiero possa rendere un’immagine affidabile di ciò che c’è e di come vanno le cose. Le ideologie praticate da noi giovani adulti di allora erano prevalentemente a sfondo mitologico e, quindi, in genere, prescindevano da una realistica analisi sociale. Le nostre teologie attuali sono, invece, spesso ideologie a sfondo razionalistico, e anch’esse non fanno bene i conti con la realtà.
l’Ottocento europeo fu fortemente segnato dall’idealismo nella costruzione delle istituzioni politiche, in particolare nella dottrina dello stato. Ad esso reagirono polemicamente le correnti positivistiche, che esortavano ad una più realistica considerazione del mondo e della storia. Di questa idea fu anche Karl Marx [1818-1883], il cui pensiero, molto importante nella fondazione della sociologia contemporanea, immaginò una nuova forma di socialismo, di tipo scientifico, appunto perché basata su osservazioni metodiche e realistiche. Da questo movimento socialista scaturì poi il fascismo mussoliniano, a cavallo della Prima guerra mondiale. Questi movimenti di pensiero continuarono a scontrarsi, ma anche a ibridarsi, per tutta la metà del Novecento.
Tra noi giovani degli anni Settanta prevalevano convinzioni idealiste, fondate su ideologie a sfondo mitologico, anche fra chi si diceva socialista marxista, sebbene un marxismo ideologico e mitologico appaia come una vera contraddizione in termini. Infatti il marxismo dovrebbe proporsi lo svelamento delle imposture degli idealismi e delle ideologie e lo smascheramento dei conflitti di potere sociale che nascondono.
Parlando di ciò che seguì in Europa dalla metà degli anni Ottanta si mette in risalto il crollo delle ideologie. Fu un’epoca di terremoti politici sul nostro continente, con l’eclisse e poi il crollo dei regimi di dottrina bolscevica dell’Europa Orientale e la rapida ripresa del movimento di integrazione politica da cui scaturì l’Unione Europea. La crisi politica produsse la veloce perdita di presa sociale delle ideologie, prova sperimentale che l’ideologia e gli idealismi hanno più a che fare con i rapporti di forza tra gli strati sociali che con il pensiero razionale.
Oggi i giovani adulti vivono secondo una visione più realistica e meno ideologizzata delle cose, ma, penso, non per loro particolari virtù, ma perché così ha preso ad andare il mondo. E anche negli anni Settanta noi giovani di allora ragionavamo diversamente perché il mondo andava diversamente. Insomma ora, come allora, da giovani si è, sempre, come trascinati.
Comunque, nonostante ciò che si pensa in genere, il prevalere di atteggiamenti realistici ci ha finora preservati da catastrofi globali come le guerre mondiali del Novecento. Personalmente, quindi, non ho nostalgia del mondo della mia giovinezza, anche se senz’altro la provo per la mia giovinezza come tale, ma indietro non si torna.
È possibile, da persone giovani come da più anziane, produrre consapevolmente qualche cambiamento sociale, cercando di affrancarci un po' da quel trascinamento sociale di cui dicevo? La storia dimostra che è sicuramente possibile, ma questo richiede molto impegno nel costruire movimenti collettivi in grado di influire in società.
Mario Ardigó- Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli