Proteo
Due
giornalisti che stimo molto. Uno è Marco Tarquinio, direttore dell’Avvenire. In
genere mi sento in profonda consonanza con lui, ma in particolare in questi tempi
tremendi, quando critica la guerra e chi la fa, nel modo in cui la fa, con le
armi ma anche con le sanzioni.
In una
trasmissione televisiva ha detto, presente quell’altro, che le sanzioni
economiche ordinate dagli Occidentali nella guerra in Ucraina «sono come
bombardamenti: non piegano i regimi, ma piagano i popoli, si blocca il grano in
Russia e si muore di fame in Nord Africa». Come non essere d’accordo? E’ appunto
ciò che stiamo constatando.
L’altro
gli ha replicato, dicono le cronache, dicendo che quel discorso era ignobile
e che Tarquino era uno dei tanti che
lavoravano per Putin.
Nella Federazione russa, per ciò che ne sappiamo, è diventato vietato criticare la guerra in Ucraina: è vietato anche solo parlarne come di una guerra. Ma anche solo dare adito al sospetto di volerla criticare: sono state arrestate, ho letto, persone che giravano in strada esponendo un cartello completamente bianco. E’ stata arrestata una signora molto anziana che ne esponeva uno che inneggiava alla pace.
In Italia
vi sono certamente quelli che parteggiano per la Federazione russa e ne giustificano con
vari argomenti l’invasione dell’Ucraina, un po’ nella linea di quella difesa
preventiva che è dottrina bellica
non certamente inventata in Russia, ma che sembra andare per la maggiore anche
là.
Poi ci
sono quelli che, senza parteggiare, sono contro la guerra, ritenendola
una pazzia, ma indicando come pazzia anche solo l’aumento delle spese militari:
tra questi papa Francesco. Perché pazzia? E’ dottrina sociale che risale agli scorsi anni ’30,
quando un altro Papa disse al mondo che nulla è perduto con la pace, tutto
può esserlo con la guerra. E all’epoca non erano ancora state inventate le
armi nucleari, che in migliaia di ordigni giacciono negli arsenali degli Occidentali
e della Federazione Russa.
Le guerre piagano l’umanità. Sono subite dai popoli, perché sono sempre ordinate. Si va in guerra solo se e quando viene ordinato, e allora è obbligatorio. Questa la grandissima differenza rispetto alla violenza tra individui o tra gruppi più limitati. L’animo cristiano piange tutte le sofferenze, senza distinguere popoli soggetti ai governi che hanno ordinato di invadere e quelli i cui governi hanno ordinato di resistere. I soldati di entrambi le parti hanno avuto scelta? I carristi russi carbonizzati nei loro carri armati e le loro famiglie sarebbero meno degni di compassione di quelli che hanno fatto la stessa fine tra i carristi ucraini? Gli uni e gli altri non ebbero alcuna possibilità di incidere sulle decisioni fondamentali di fare guerra. E non c’è un modo di fare guerra quando si invade e un altro quando si resiste: è sempre morte e distruzione che si infligge a quelli che vengono considerati nemici.
Gli Occidentali
hanno imposto delle sanzioni alla Federazione russa, che si concretano in
divieti di commercio e in confische di beni di esponenti di vertice dell’altra
parte, trovati in Occidente, dove fino allo scoppio della guerra i loro proprietari
erano ben accolti nonostante i dubbi su come avessero potuto accumulare ingentissimi
patrimoni in un’economia certamente non brillante. Gran parte di queste, che
sono ritorsioni, si abbattono sui popoli russi, non sui loro gerarchi,
civili e religiosi, loro sì colpevoli di guerra di invasione. In questo senso
Tarquinio parla di misure che piagano il popolo ma non piegano i regimi. Queste
ritorsioni sono una spada a doppio taglio: fanno male anche ai popoli Occidentali,
e certamente più agli Europei fuori della Russia che agli Stati Uniti d’America,
perché nel lungo periodo di pace e intensa collaborazione trascorso dalla fine dell’Unione Sovietica, le economie
europee si sono profondamente integrate. Questa integrazione era una base molto
solida per la pace e può, anzi deve, tornare ad esserlo. Le ritorsioni certamente
vanno in senso contrario e possono essere considerate il preludio di una guerra
combattuta con le tremende armi di cui anche gli Occidentali dispongono.
Nel
Medioevo nella dottrina della Chiesa si parlava di guerra giusta, si
tratta di una concezione che ha cominciato a scolorire dagli scorsi anni
Sessanta sotto l’incubo di un conflitto nucleare terminale, e, da questo punto
di vista, la guerra di resistenza dell’Ucraina è giusta. In tempi più
recenti, fondamentalmente a partire dal magistero del papa Giovanni Paolo 2°,
si è fatta strada, invece, l’idea che nessuna guerra può essere considerata
moralmente giusta. Tutte la guerre sono da condannare. E questo, in particolare,
davanti all’evidenza che una guerra tra noi Occidentali e altre superpotenze
dotate dell’arma nucleare porterebbe alla fine delle nostre civiltà, e forse
anche dell’intera umanità. Sono guerre che non possono essere combattute, qualunque
giustificazione se ne dia. Ai tempi della mia adolescenza e giovinezza questo era
molto chiaro a tutti, ora molto meno.
Come nella Federazione russa, lì però per
ordine del governo, da noi si sta organizzando deliberatamente e liberamente un’impressionante macchina
massmediatica che sembra volta a convincere che noi Europei occidentali
dobbiamo accettare di entrare in guerra con la Federazione russa per difendere
l’Ucraina dall’invasione. Ma questo, a partire dalle ritorsioni che abbiamo ordinato, che
sono fondamentalmente già atti di guerra, è veramente l’unico modo di fermare la guerra, o, in realtà è solo un modo per estenderla e di fare di tutto il Continente ciò che
purtroppo è diventata oggi l’Ucraina?
La dottrina
sociale, in particolare da Giovanni Paolo 2° in avanti, esorta a costruire
la pace, come impegno non solo dei governanti, ma di tutti i popoli,
quelli poi che poi subiscono le piaghe belliche. È una responsabilità personale e, per così dire sinodale, di ciascuno di noi.
Mi è
veramente dispiaciuto che quell’altro giornalista, quello che ha accusato
Tarquinio di lavorare “per Putin”, sia sbottato in quel modo, senza argomentare
in modo informato e razionale come di solito fa, e allora lo leggo con grande
interesse. Ecco, questa può essere considerata una nostra piaga di guerra. Certo, ora la mia solidarietà
profonda va a Tarquinio, l’attaccato sul piano personale senza validi argomenti
(egli infatti più che lavorare per Putin, lavora per il Papa, del quale mi pare rifletta gli
attuali orientamenti sulla guerra in Ucraina), ma, nello spirito di cui dicevo, voglio rimanere vicino anche
all’aggressore, quell’altro giornalista, non lo considererò un nemico e
vorrei tanto che tornasse ad essere come è sempre stato.
Scrisse
Simone Weil che ogni uomo è Proteo (la tremenda divinità antica che ammazzava
assumendo mille forme): l’amicizia è la ricompensa di chi resiste ad
abbracciarlo finché riacquisti forma umana.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli