INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

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martedì 30 aprile 2019


«I valori del Vangelo e gli uomini di buona volontà si incontrano sempre». Lo ha detto Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, intervistato da Avvenire  sulla presenza di un sacerdote, con funzioni di cappellano, sulla nave di soccorso marittimo Nave Jonio  della ONG Mediterranea, in partenza per una missione  tra le coste italiane e quelle libiche.

«Values of the Gospel and men of good will always meet».This was said by Corrado Lorefice, archbishop of Palermo, interviewed by Avvenire (a italian newspaper) on the presence of a priest, serving as chaplain, on the maritime rescue ship Nave Jonio of the Mediterranean NGO, leaving for a mission between the Italian and Libyan coasts.

Dopo il 25 Aprile - per i più giovani / After April 25th - for the youngest



Dopo il 25 Aprile - per i più giovani / After April 25th - for the youngest


Note: after the Italian text there is the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a second or third language. It is the function that in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still current. 


 Scrivo per i più giovani, perché per chi ha più di cinquant’anni certe cose dovrebbero essere scontate, per averne raccolto memoria viva dai genitori o nonni  o addirittura per averle vissute.  
 Alle elezioni politiche del 1946, dopo vent'anni di fascismo mussoliniano e due anni di guerra di Resistenza, si ripresentò la situazione uscita dalle elezioni del 1921, le ultime libere prima del lunghissimo governo Mussolini: le forze maggiori erano le socialiste e le cattolico sociali, con la prevalenza delle prime. Alle elezioni del ’21 i fascisti ottennero circa trentamila voti, contro i quasi due milioni delle formazioni socialiste e il milione e quattrocentomila circa dei cattolico sociali. Trattandone, gli storici di solito affermano, quindi, che il fascismo non fu ineluttabile, conseguì dalla divisione delle forze democratiche. Dopo il ’46 la lezione della storia fu compresa da socialisti e social-cattolici. L’intesa tra loro per preservare democrazia e valori fondamentali non venne mai meno, fino a quando quelle formazioni esistettero. Oggi il panorama politico appare completamente rivoluzionato, in una misura che pochi avrebbero immaginato possibile fino all'inizio degli anni  ’90. E anche l’accordo sui valori non si manifesta con la forza di prima.
 Quell'intesa di cui ho detto, e che coinvolse anche forze liberali e repubblicane storiche, fu detta costituzionale, perché da essa fu plasmata la nuova Costituzione entrata in vigore nel 1948. In quello stesso anno si svolsero nuove elezioni politiche, in cui prevalsero largamente i cattolico sociali. Si danno tante diverse spiegazioni di questa affermazione. Evidenzio l’importanza cruciale che vi ebbe l’agitazione politica dell’Azione Cattolica italiana, organismo costituito nel 1906 dal Papato, sulla base di precedenti diverse esperienze,  con lo scopo principale difare politica: questa è l’azione  dell’Azione CattolicaNel 1931, con l’enciclica Il Quarantennale - Quadragesimo Anno  il Papato ordinò ai membri dell’Azione Cattolica (non all’associazione come tale) di collaborare alle istituzioni sociali dello stato, che all'epoca erano quelle fasciste. Questo lavoro venne presentato come manifestazione della carità evangelica. Cambiato, dal 1939, l’orientamento politico del Papato, esso fu diretto verso la costruzione di una democrazia sociale. Su quest’ultima si basò l’intesa costituzionale a cui ho fatto riferimento.
  Si parla di fede democratica, fede liberale, fede socialista, per significare gli elementi religiosi che quelle concezioni politiche contengono. Una concezione è religiosa quando prescinde da come vanno le cose nella realtà, quindi essenzialmente da ciò che i rapporti di forza producono nella società, anche se ne ha consapevolezza realistica. In questo senso anche il cattolicesimo sociale è una fede, dico è  perché esiste ancora, piuttosto vitale. Ma non lo è nel senso che faccia riferimento essenzialmente ad una dimensione numinosa, bensì perché ritiene, come scrisse molto bene il teologo evangelico Karl Barth, che per il vangelo, il complesso delle sue concezioni religiose e sociali, la miseria non deve esistere. Il cattolicesimo sociale è socialista nel concepire realisticamente la miseria come frutto di un ordinamento sociale che può, e quindi deve, essere riformato e deve esserlo innanzi tutto  mediante un’agitazione sociale e una crescita culturale delle masse. Esso quindi, come i socialisti,  ha coscienza della divisione di classe e si propone per superarla. Si distingue dai socialisti e comunisti storici, formazioni che ora non ci sono più nonostante siano presenti denominazioni che fanno riferimento a quelle realtà, nei metodi per superare la divisione di classe, e in particolare per la minore importanza data alla lotta di classe, quindi tra  le classi, e all'azione dei pubblici poteri, rispetto all’interazione dialogante nei e tra i corpi sociali intermedi. L’idea di riforma sociale dei cattolico sociali si basa essenzialmente su questi ultimi, nei quali si pensa di poter realizzare una dinamica di interclassismo, di dialogo tra classi sociali, che porti al superamento del classismo che produce la miseria sociale, e quindi anche della lotta di classe, di cui pure non ignora l’importanza. Uno dei suoi principali teorici, in particolare teorico di una  democrazia crisitana,  fu Giuseppe Toniolo (1845-1918), economista e sociologo, tra i principali organizzatori dell’Azione Cattolica, proclamato beato  nel 2012, e quindi proposto ai cattolici  come modello  di impegno  civile secondo il vangelo. Il successo elettorale dei cattolico sociali del 1948 si basò essenzialmente su un’intensa opera sui corpi sociali intermedi italiani: l’Azione Cattolica si occupò dei ceti popolari, il nuovo partito cristiano  dei ceti medi, per defascistizzarli. A quest’ultimo lavoro si dedicò in particolare Giuseppe Dossetti, uno dei principali politici italiani della nuova Repubblica democratica, tra i protagonisti del Concilio Vaticano 2° e poi prete e monaco. Si trattava di influire su tutta  la società per cambiare l’ordinamento sociale che sfavoriva quelli che, nel linguaggio della prima enciclica sociali dei tempi  moderni, la  Le novità - The spirit of revolutionary change - Rerum  novarum  del 1891, erano definiti proletari, vale a dire, come spiegò molto bene Karl Barth, coloro che dipendono da altri per vivere. La massima espansione dei socialisti italiani, nel 1975, si ebbe quando fecero un lavoro simile, superando concezioni precedenti.
  In una società complessivamente molto ricca come la nostra, c’è ancora la miseria, e anzi si sta espandendo. Questa constatazione è stata posta alla base, ad esempio, di una misura politica deliberata nel 2018 come quella del cosiddetto reddito di cittadinanza, che in realtà è qualcosa di diverso da quello che viene in genere considerato come tale dai suoi maggiori teorici, ma  è una misura di sostegno a coloro, tra i residenti stabili, che stanno molto peggio. Chi è ancora convinto che la miseria non debba esistere  penserà alla riforma sociale e, così, sarà in linea con la nostra Costituzione che appunto addirittura la impone in condizioni simili. Si tratta di riformare  un ordinamento, quindi progettare ed attuare un diverso ordinamento, non basta l’agitazione sociale. E trattandosi di  influire su realtà di massa, occorrerà saper parlare alle masse, intese come tutta  la società. Questo riesce difficile alla politica di oggi, per vari motivi, ma principalmente per carenza di mezzi finanziari, e quindi di un’organizzazione politica adeguata, il che spinge a rimediare agendo sulle emozioni veicolate dalle reti sociali. L’emotività è controproducente per intese che dovrebbero basarsi su elementi razionali, ad esempio su un’affidabile memoria storica. Oggi il solo partito politico di massa che, disponendo di un consistente finanziamento pubblico e di un’organizzazione capillare coordinata da un ceto di professionisti ad essa dedicato, è rimasto capace di suscitare sulla scena italiana un movimento politico del tipo di quello che generò l’intesa costituzionale può essere considerato la Chiesa cattolica italiana. Ma, in realtà, creare i presupposti per una riforma richiede anche qualcosa che vada oltre la dimensione partitica e si proponga innanzi tutto di suscitare una affidabile consapevolezza storica degli eventi che si vanno vivendo. C’è qualcosa da tramandare di generazione in generazione e che costituisce la base su cui poi costruire concrete politiche democratiche di riforma. E’ l’idea di democrazia, sono i principi costituzionali. Questo credo sia un lavoro che può essere svolto nella società anche dalla nostra Azione Cattolica, senza venir meno all’impegno di non prendere parte alla lotta dei partiti per il gioverno (non di  apoliticità, che è una cosa molto diversa e implica una neutralità tra il bene e male in politica). Del resto è materia che all'università si studia negli insegnamenti di diritto pubblico, diritto amministrativo e diritto costituzionale, senza necessità di fare riferimento specifico a questo o quel partito.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Celmente Papa - Roma, Monte Sacro, Valli

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After April 25th - for the youngest

  I write for the youngest, because for those over fifty years old certain things should be discounted, for having collected a living memory from parents or grandparents or even for having lived them.
  In the political elections of 1946, after twenty years of Mussolini fascism and two years of war of Resistance, the situation emerged from the 1921 elections, the last free before the very long Mussolini government: the major forces were the socialists and the social Catholics , with the prevalence of the former. The Fascists won about thirty thousand votes in the 1921 elections, against almost two million of the socialist formations and about one million and four hundred thousand of social Catholics. In dealing with this, historians usually affirm, therefore, that fascism was not ineluctable, as a result of the division of democratic forces. After '46 the lesson of history was understood by socialists and social-Catholics. The understanding between them to preserve democracy and fundamental values ​​never failed, as long as those formations existed. Today the political landscape appears completely revolutionized, to a degree that few would have imagined possible until the beginning of the 1990s. And even the agreement on values ​​does not manifest itself with the strength of before.
  That agreement of which I said, and which also involved historical liberal and republican forces, was called constitutional, because from it the new Constitution came into force which came into force in 1948. In that same year new political elections took place, in which prevailed largely social Catholics. Many different explanations are given for this statement. I highlight the crucial importance of the political agitation of the Italian Catholic Action, a body established in 1906 by the Papacy, on the basis of previous different experiences, with the main purpose of making politics: this is the action of Catholic Action. In 1931, with the encyclical Forty years have passed - Quadragesimo anno the Papacy ordered the members of the Catholic Action (not to the association as such) to collaborate with the social institutions of the state, which at the time were the fascist ones. This work was presented as a manifestation of evangelical charity. The political orientation of the Papacy has changed since 1939, it was directed towards the construction of a social democracy. The latter was based on the constitutional agreement to which I referred.
 We talk about democratic faith, liberal faith, socialist faith, to signify the religious elements that those political conceptions contain. A conception is religious when it leaves aside how things are in reality, therefore essentially from what the relations of force produce in society, even if it has realistic awareness. In this sense also social Catholicism is a faith, I say it is because it still exists, rather than vital. But it is not in the sense that it essentially refers to a numinous dimension, but because it considers, as the evangelical theologian Karl Barth wrote very well, that for the gospel, the complex of its religious and social conceptions, poverty must not exist. Social Catholicism is socialist in realistically conceiving poverty as the result of a social order that can, and therefore must, be reformed and must be reformed first and foremost through social agitation and cultural growth of the masses. It therefore, like the socialists, is aware of the class division and proposes itself to overcome it. It distinguishes itself from the socialists and historical communists, formations that are no longer there despite the presence of denominations that refer to those realities, in the methods to overcome the class division, and in particular for the minor importance given to the class struggle, therefore between the classes, and the action of the public authorities, with respect to the interaction of dialogue in and between the intermediate social bodies. The idea of ​​social reform of social Catholics is essentially based on the latter, in which we think we can achieve a dynamic of interclassism, of dialogue between social classes, leading to the overcoming of the classism that produces social misery, and therefore also of the class struggle, whose importance it does not ignore. One of his main theorists, in particular a theorist of a Crisitan democracy, was Giuseppe Toniolo (1845-1918), economist and sociologist, one of the main organizers of Catholic Action, proclaimed blessed in 2012, and then proposed to Catholics as a model of commitment civil according to the gospel. The electoral success of the 1948 Social Catholics was essentially based on an intense work on the Italian intermediate social bodies: the Catholic Action dealt with the popular classes, the new Christian party of the middle classes, to defascistizzarli. In particular, Giuseppe Dossetti, one of the main Italian politicians of the new Democratic Republic, was among the protagonists of the 2nd Vatican Council and then a priest and a monk. It was a matter of influencing the whole of society to change the social order that disadvantages those who, in the language of the first social encyclical of modern times, were called proletarians, The spirit of revolutionary change - Rerum novarum in 1891, namely to say, as Karl Barth explained very well, those who depend on others to live. The greatest expansion of the Italian socialists, in 1975, occurred when they did a similar job, overcoming previous conceptions.
  In a society as rich as ours, there is still poverty, and indeed it is expanding. This finding has been placed at the base, for example, of a political measure deliberated in 2018 as that of the so-called citizenship income, which in reality is something different from what is generally considered as such by its major theorists, but it is a a measure of support for those, among stable residents, who are much worse off. Those who are still convinced that poverty should not exist will think of social reform and, in this way, it will be in line with our Constitution, which in fact even imposes it under similar conditions. It is a matter of reforming an order, therefore designing and implementing a different order, social agitation is not enough. And since it is a question of influencing mass reality, it will be necessary to know how to speak to the masses, understood as the whole of society. This is difficult for today's politics, for various reasons, but mainly due to a lack of financial means, and therefore of an adequate political organization, which leads to remedy by acting on the emotions conveyed by social networks. Emotivity is counterproductive for agreements that should be based on rational elements, for example on a reliable historical memory. Today the only mass political party that, having substantial public funding and a widespread organization coordinated by a group of professionals dedicated to it, has remained capable of arousing on the Italian scene a political movement of the type that generated the Constitutional agreement can be considered the Italian Catholic Church. But, in reality, creating the conditions for a reform also requires something that goes beyond the party dimension and proposes first of all to arouse a reliable historical awareness of the events that are going on. There is something to pass on from generation to generation and which is the basis on which to build concrete democratic reform policies. It is the idea of ​​democracy, it is the constitutional principles. I believe this is a work that can also be done in society by our Catholic Action, without losing the commitment not to take part in the struggle of the parties for government (not of apoliticality, which is a very different thing and implies a neutrality between good and bad in politics). Moreover, it is a subject that at the university is studied in public law, administrative law and constitutional law, without the need to refer specifically to this or that party.
Mario Ardigò - Catholic Action in the Catholic parish of San Clemente Pope - Rome, Monte Sacro, Valli district


da Avvenire 29-4-19 - dall’articolo di Luigi Bruni, “ Poveri e teoremi della «colpa». Alla radice dell'attacco alle reti solidali”


da Avvenire 29-4-19

dall’articolo di Luigi Bruni, “ Poveri e teoremi della «colpa». Alla radice dell'attacco alle reti solidali”


Note: after the Italian text there is the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a second or third language. It is the function that in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still current. 


  Da qualche anno questa diversa cultura europea della povertà è entrata profondamente in crisi. Le cause sono molte, ma certamente un fattore decisivo lo ha svolto e lo svolge la cultura del business, che ormai sta diventando la cultura dominante in ogni ambito di vita in comune. Una cultura economica, di matrice prevalentemente anglosassone, che in nome della meritocrazia sta reintroducendo ovunque l’arcaica tesi della povertà come maledizione e colpa. Perché? La logica economica è all’origine delle religioni antiche, che nascono attorno all’idea mercantile di scambio tra gli uomini e le loro divinità.
 Il primo homo oeconomicus (=espressione in latino = uomo) è stato l’homo religiosus (espressione in latino = uomo religioso) che ha letto la fede come commercio, come dare e avere con il divino, come debiti e crediti da gestire tramite offerte e sacrifici. La Bibbia e poi il cristianesimo hanno lottato con tutte le loro forze per liberare gli uomini dall’idea economica di Dio. Oggi, con l’affievolimento culturale della religione ebraico-cristiana, nell’orizzonte secolarizzato si è riaffacciata l’antica idea del dio economico, e quindi delle colpe, dei meriti, dei demeriti, di nuovi sacrifici e nuovi idoli. Nel "crepuscolo degli dei" ci siamo risvegliati incatenati da una religione-idolatria che riporta con sé anche l’idea arcaica del povero come colpevole. Ma il suo colpo di genio più grande sta nel riuscire a presentarcela come una innovazione morale, come una forma più alta di giustizia, semplicemente chiamandola con un nome evocativo: meritocrazia.

For some years now this different European culture of poverty has deeply entered into crisis. The causes are many, but certainly the business culture, which is now becoming the dominant culture in every area of ​​life in common, has played and plays a decisive factor. An economic culture, predominantly Anglo-Saxon, which in the name of meritocracy is reintroducing everywhere the archaic thesis of poverty as a curse and guilt. Why? Economic logic is at the origin of ancient religions, which arise around the mercantile idea of ​​exchange between men and their divinities.
 The first homo oeconomicus (Latin expressione= economic man) was homo religiosus (Latin expression = religious) who read faith as a trade, as giving and taking with the divine, as debts and credits from manage through offers and sacrifices. The Bible and then Christianity have struggled with all their strength to free men from the economic idea of ​​God. Today, with the cultural weakening of the Jewish-Christian religion, the ancient idea of ​​the economic god has reappeared on the secularized horizon economic, and therefore of faults, merits, demerits, new sacrifices and new idols. In the "twilight of the gods" we awoke chained by a religion-idolatry that also brings with it the archaic idea of ​​the poor as guilty. But his greatest stroke of genius lies in being able to present it to us as a moral innovation, as a higher form of justice, simply by calling it with an evocative name: meritocracy.


venerdì 26 aprile 2019

da: Piero Calamandrei, Discorso agli studenti, tenuto il 26 gennaio 55 a Milano


 L’art. 34 [della Costituzione] dice: «I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Eh! E se non hanno mezzi? Allora nella nostra costituzione c’è un articolo che è il più importante di tutta la costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: «E compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». È compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. primo – «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro» – corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto un’uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società.
E allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di un lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi! È stato detto giustamente che le costituzioni sono delle polemiche, che negli articoli delle costituzioni c’è sempre, anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica, di solito, è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime. Se voi leggete la parte della costituzione che si riferisce ai rapporti civili e politici, ai diritti di libertà, voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate e riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute. Quindi, polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino contro il passato.
  Ma c’è una parte della nostra costituzione che è una polemica contro il presente, contro la società presente. Perché quando l’art. 3 vi dice: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana» riconosce con questo  che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma non è una costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una costituzione che apre le vie verso l’avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria, perché per rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente, ma è una costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa società in cui può accadere che, anche quando ci sono, le libertà giuridiche e politiche siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche e dalla impossibilità per molti cittadini di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che, se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anch’essa contribuire al progresso della società. Quindi, polemica contro il presente in cui viviamo e impegno di fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente.
[da: Piero Calamandrei, Discorso agli studenti, tenuto il 26 gennaio 55 a Milano]

giovedì 25 aprile 2019

Ancora sul 25 Aprile - per i più giovani / Still on April 25th - for the younger ones


Ancora sul 25 Aprile - per i più giovani / Still on April 25th - for the younger ones


Note: after the Italian text there is the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a second or third language. It is the function that in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still current. 



 Oggi è la festa civile del 25 Aprile e voglio continuare il discorso su di essa che ho iniziato ieri.
 Per i più giovani: la  Resistenza storica italiana, quella contro il fascismo mussoliniano e le forze militari tedesche occupanti, fu un movimento culturale, politico, militare che si sviluppò in Italia tra il 25 luglio 1943, quando il Re d’Italia revocò a Benito Mussolini l’incarico di Capo del Governo, e il 2 maggio 1945 con l'entrata in vigore del  cessate il fuoco  a seguito della  firma, a Caserta, il 29 aprile 1945, della resa delle forze armate occupanti tedesche, anche quali rappresentanti della fascista Repubblica Sociale Italiana.  Si stima in circa 185.000 il numero dei combattenti antifascisti nelle Forze armate della Resistenza,  coloro che vennero chiamati  partigiani o ribelli. Si stima in circa 28.000 il numero dei loro morti in combattimento. Si stima in circa 117.000 il numero dei Resistenti civili e in circa 17.000  i loro caduti. Molto più vasto fu il coinvolgimento culturale nell’antifascismo, che richiese un significativo cambiamento di mentalità. Esso si sviluppò molto rapidamente, quando, dopo il 25 luglio 1943 fu molto ampliata la libertà di espressione e di associazione, pur con i limiti imposti dalla normativa di guerra, in particolare con l’esercizio molto ampio della libertà di stampa. Coloro che vissero quei due anni ricordano il loro stupore di fronte al  rapido fiorire di tanti quotidiani di diversi orientamenti politici  e civili.
 Alle elezioni politiche italiane del 1946, le prime cui parteciparono anche le donne, su ventitré milioni di votanti,   circa nove milioni di votanti scelsero formazioni socialiste e circa otto milioni la Democrazia Cristiana, il nuovo partito cattolico democratico fondato nel 1942, e questo dopo oltre vent’anni di regime autoritario fascista. Questo dà la misura del cambiamento di mentalità. Va aggiunto che esso fu molto sensibile anche tra gli internati militari italiani nei campi di concentramento tedeschi che in  larga maggioranza avevano rifiutato di arruolarsi nelle forze armate della  fascista Repubblica Sociale Italiana. Facendo avrebbero riacquistato la libertà.  Questo ampio consenso ai partiti democratici risalta se si considera che il fascismo mussoliniano, anche se dopo il 1924 non si sottopose più a verifiche elettorali libere, ebbe tuttavia una vasto consenso popolare, come evidenziò, all’esito delle sue accurate ricerche, lo storico Renzo De Felice, e questo in particolare dopo i Patti Lateranensi  del 1929 con il Papato romano e l’ampia fascistizzazione dell’Azione Cattolica  e del clero italiano a seguito dell’enciclica pontificia Il Quarantennale - Forty years have passed  -  Quadragesimo Anno  del 1931.
  Il principale cambio di mentalità, una vera e propria conversione civile, fu il passare da un’ideologia che si proponeva la rigenerazione sociale e la  riforma politica mediante la guerra ad una che si proponeva di realizzarle in un ordine pacifico, nazionale e internazionale. Per il fascismo mussoliniano la guerra era la via della rigenerazione nazionale, per gli antifascisti della Resistenza storica essa era lo strumento per interrompere una politica di guerra e la militarizzazione del contesto civile e quindi la degenerazione nazionale in una nazione di bruti. In questo senso  il Resistente cattolico Teresio Olivelli cantò di una  ribellione per amore.
  E’ proprio questo cambiamento di mentalità che si vuole rievocare e riprodurre, prima ancora che celebrare, nella festa civile del 25 Aprile.
 Discutiamone: abbiamo, oggi, necessità di un cambio di mentalità analogo a quello che si produsse all’epoca della Resistenza storica? Siamo ancora tentati da qualcosa che appartenne al fascismo storico? E’ questo ciò che occorre ai tempi nostri?
 Il giusto modo di celebrare la festa civile del 25 Aprile è questo: discutendo e, soprattutto, mettendo in discussione se stessi. Non una liturgia, quindi, ma esame di coscienza, valutazione affidabile della realtà sociale in cui si è immersi, autocritica e critica sociale.
  In realtà, il nostro più  pressante attuale problema sociale in Italia mi pare sia ancora quello a cui il fascismo tentò di porre rimedio proponendo la rigenerazione civile mediante la guerra: la disgregazione civile, l’egoismo sociale e di gruppo. Esso vi contrappose, come virtù, l’egoismo nazionale, inteso all’espansione  territoriale e alla predazione mediante la guerra. L’egoismo nazionale è appunto la soluzione che va oggi per la maggiore in Italia, ma non più a fini aggressivi, bensì difensivi, in particolare con motivazioni francamente razziste, però non basate più sull’idea della superiorità della nazione italiana ma sulla paura verso chi cerca di giungervi proveniente da altre nazioni. In questo vi  è anche la ripresa del razzismo nazista, che vedeva negli stranieri presenti nella nazione delle specie di parassiti dai quali liberarsi con un’azione di disinfestazione sociale. Di questo lavoro svolto in Italia durante la Resistenza storica si fece vanto il generale tedesco Albert Kesselring (1885-1960), comandante delle forze di occupazione tedesche in Italia in quel periodo. Condannato a morte nel 1947, la pena gli fu commutata in ergastolo  e poi, nel 1952, gli fu amnistiata. Tornato libero Kesselring dichiarò che gli italiani avrebbero dovuto fargli un monumento per quello che aveva fatto in Italia durante il suo comando. Gli replicò pubblicamente Piero Calamandrei, professore di procedura civile all’Università di Firenze, fondatore del Partito d’Azione, uno dei partiti democratici sorti durante l’ultima fase del regime fascista mussoliniano, deputato all’Assembla Costituente, che deliberò la nuova Costituzione Repubblicana, e deputato nella prima legislatura della nuova Repubblica democratica, in una lirica nota come Ode a Kesselring, per una lapide che fu affissa il 7 dicembre 1952 nell’atrio del Comune piemontese di Cuneo. Io la tengo appesa nel mio ufficio, dietro le mie spalle. Eccovela:
LO AVRAI CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRÀ A DECIDERLO TOCCA A NOI
NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITÀ
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE TI VIDE FUGGIRE
MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIÚ DURO D'OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI S'ADUNARONO
PER DIGNITÀ NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO
SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI TROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
POPOLO SERRATO INTORNO AL MONUMENTO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
  Quindi, “patto giurato fra uomini liberi che volontari s'adunarono per dignità non per odio decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo”. Questo appunto il senso del cambiamento di mentalità di massa che si produsse tra gli italiani tra il 1943 e il 1945, negli anni in cui fu combattuta la guerra di Resistenza: un capovolgimento della mentalità, e spiritualità (il fascismo aveva una propria mistica), insegnata dal fascismo mussoliniano.
  E’ molto importante capire questo: la Resistenza storica non fu solo renitenza, vale  a dire disimpegno dalla milizia civile fascista, ma un impegno secondo valori opposti a quelli del fascismo, rapidamente riscoperti, in particolare, dai più giovani, quindi da quelli che proprio dal fascismo, e dal clerico-fascismo, erano stati educati. Per loro in particolare, in questo senso, si trattò di una vera e propria conversione civile. La Repubblica Sociale Italiana, lo stato fascista che pretese di continuare a governare gli italiani finiti sotto occupazione tedesca dal settembre 1943 al 25 aprile 1945, condannava a morte i renitenti alla leva (i bandi di leva delle classi 1924 e 1925, sotto pena di morte, furono firmati dal Ministro della Difesa Nazionale generale Rodolfo Graziani, il quale nel dopoguerra fu presidente onorario del Movimento Sociale Italiano); chi si arruolò nelle Forze armate partigiane combattendo una guerra molto dura, spesso senza prigionieri, lo fece volontariamente, per un impegno di milizia secondo quei valori riscoperti.
 Dietro l’esperienza morale, spirituale, culturale, politica e militare della Resistenza storica ci fu una questione di grandi valori umanitari, divenendo consapevoli della vergogna e del terrore  sparsi nel mondo dal regime fascista e dai suoi allegati. Fu per i più, lo ripeto, autocritica e conversione. Certo la guerra fu una dura scuola per gli italiani. Si capì che quella violenza estrema non rigenerava, ma abbrutiva. La principale promessa del fascismo mussoliniano, quella della grandezza nazionale per mezzo della guerra di aggressione, venne così smentita.   Ma senza l’adesione a quei valori, opposti a quelli del fascismo, sarebbe tutto finito lì, si sarebbe rimasti inerti subendo la rovina. E’ quello che, in definitiva, accadde nella Germania fino alla caduta del regime nazista hitleriano. In Germania si partì dal quel momento in poi e il trapasso fu molto più lungo.
  Anche ai tempi nostri vi sono vergogna e terrore dai quali redimersi. Perché redimersi? Perché ad essi si è assentito. Se li si riconosce come tali occorre quindi  ripudiarli. A che mi riferisco? Il fatto più eclatante, che implica sicuramente una responsabilità storica della nazione, sono le politiche sull’immigrazione, che godono di un vasto consenso popolare e che non sono riconducibili solo all’ultima stagione politica. Ma vi è anche dell’altro, in particolare, ad esempio,  in materia di dignità dei lavoratori dipendenti. Discuterne, e mettere se stessi in discussione, è  celebrare degnamente la festa di oggi.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Celmente Papa - Roma, Monte Sacro, Valli

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Still on April 25th - for the younger ones

  Today is the civil holiday on April 25th and I want to continue the talk about it that I started yesterday.
 For the younger ones:  the Italian Historical Resistance, the one against Mussolini's fascism and the occupying German military forces, was a cultural, political, military movement that developed in Italy between 25 July 1943, when the King of Italy revoked Benito Mussolini's position as Head of Government, and on 2 May 1945 with the entry into force of the ceasefire following the signing, in Caserta, on 29 April 1945, of the surrender of the German occupying armed forces, also as representatives of the fascist Italian Social Republic. An estimated 185,000 are the number of anti-fascist fighters in the Armed Forces of the Resistance, those who were called partisans or rebels. The number of dead in combat is estimated to be around 28,000. The number of civilian defendants is estimated at around 117,000 and their victims in around 17,000. The cultural involvement in anti-fascism was much more extensive, requiring a significant change in mentality. It developed very quickly, when, after July 25, 1943, freedom of expression and association was greatly expanded, despite the limits imposed by the war legislation, in particular with the very wide exercise of press freedom. Those who lived those two years remember their astonishment at the rapid flowering of so many newspapers of different political and civil orientations.
  At the Italian political elections of 1946, the first in which women also participated, out of twenty-three million voters, about nine million voters chose socialist formations and about eight million the Christian Democrats, the new democratic Catholic party founded in 1942, and this beyond twenty years of fascist authoritarian rule. This gives the measure of mentality change. It should be added that it was also very sensitive among the Italian military internees in the German concentration camps who had largely refused to join the armed forces of the fascist Italian Social Republic. By doing they would have regained their freedom. This broad consensus to the democratic parties stands out if we consider that Mussolini's fascism, even if after 1924 it no longer underwent free electoral checks, nevertheless had a vast popular consensus, as evidenced by the historian Renzo De Felice, and this in particular after the Lateran Pacts of 1929 with the Roman Papacy and the broad fascistization of Catholic Action and the Italian clergy following the pontifical encyclical Il Forty years have passed - Quadragesimo Anno in 1931.
 The main change of mentality, a veritable civil conversion, was to move from an ideology that proposed social regeneration and political reform through war to one that set out to achieve them in a peaceful, national and international order. For Mussolini's fascism the war was the way of national regeneration, for the anti-fascists of the historical resistance it was the instrument to interrupt a war policy and the militarization of the civil context and therefore the national degeneration in a nation of brutes. In this sense, the Resistant Catholic Teresio Olivelli sang of a rebellion out of love.
  It is precisely this change of mentality that we want to recall and reproduce, even before celebrating, on the civil feast of April 25th.
 Let's discuss it: do we have, today, a need for a change of mentality analogous to that which occurred at the time of the historical resistance? Are we still tempted by something that belonged to historical fascism? Is this what we need in our times?
The right way to celebrate the civil celebration on April 25th is this: discussing and, above all, questioning oneself. Not a liturgy, therefore, but an examination of conscience, a reliable assessment of the social reality in which one is immersed, self-criticism and social criticism.
  In fact, our most pressing present social problem in Italy seems to me to be still that to which fascism tried to remedy by proposing civil regeneration through war: civil disintegration, social and group selfishness. It opposed you as a virtue to national egoism, intended for territorial expansion and predation by war. The national egoism is precisely the solution that is now the most popular in Italy, but no longer for aggressive but defensive purposes, in particular with frankly racist motivations, but not based more on the idea of ​​the superiority of the Italian nation but on fear of those who try to get there from other nations. In this there is also the resumption of Nazi racism, which saw foreigners present in the nation of the species of parasites from which to free themselves with an action of social pest control. The German general Albert Kesselring (1885-1960), commander of the German occupation forces in Italy at that time, was proud of this work carried out in Italy during the historical Resistance. Sentenced to death in 1947, the sentence was commuted to life imprisonment and then, in 1952, he was pardoned. Once free, Kesselring declared that the Italians should have made him a monument to what he had done in Italy during his command. Piero Calamandrei, professor of civil procedure at the University of Florence, founder of the Action Party, publicly replied to him, one of the democratic parties that emerged during the last phase of the Mussolini fascist regime, deputy to the Constituent Assembly, which decided on the new Republican Constitution , and deputy in the first legislature of the new Democratic Republic, in a lyric known as Ode at Kesselring, for a plaque that was posted on 7 December 1952 in the lobby of the Piedmontese Municipality of Cuneo. I keep it hanging in my office, behind my back. Here it is:
YOU WILL HAVE  COMRADE KESSELRING THE MONUMENT THAT YOU PRETEND FROM US ITALIANS
BUT WITH THAT STONE IT WILL BUILD IT TO DECIDE IT
NOT WITH SMOKED STONES
OF THE INNER BUDGETS FROM YOUR STERLING
NOT GLUE EARTH OF CEMETERIES
WHERE OUR YOUTH COMPANIES
REST IN SERENITY
NO GLUE SNOW IN THE MOUNTAINS
WHO FOR TWO WINTERS CHALLENGE YOU
NO GLUE SPRING OF THESE VALLEYS
WHO SEE YOU ESCAPING
BUT ONLY WITH THE SILENCE OF THE TORTURATES
HARDER THAN EVERY MACIGNO
ONLY WITH THE ROCK OF THIS PACT
SWORN BETWEEN FREE MEN
WHICH VOLUNTEERS ARE ADOPTED
FOR DIGNITY NOT FOR HATE
DECISED TO REBATE
SHAME AND THE TERROR OF THE WORLD
ON THESE ROADS IF YOU'LL GO BACK
YOU WILL FIND US TO OUR PLACES
DEAD AND LIVE THE NAME OF THE COMMITMENT
PEACEFUL PEOPLE AROUND THE MONUMENT
THAT IS CALLED
NOW AND ALWAYS RESISTANCE!
 Thus, "sworn pact between free men who volunteered for dignity not for hatred determined to redeem the shame and terror of the world". This is precisely the sense of the change of mass mentality that occurred between the Italians between 1943 and 1945, in the years in which the Resistance war was fought: a reversal of mentality, and spirituality (fascism had its own mystique), taught by Mussolini's fascism.
  It is very important to understand this: the historical Resistance was not only reluctance, that is to say disengagement from the fascist civil militia, but a commitment according to values ​​opposed to those of fascism, quickly rediscovered, in particular, by the younger ones, and therefore by those who own from fascism, and from clerical-fascism, they had been educated. For them in particular, in this sense, it was a real civil conversion. The Italian Social Republic, the fascist state which claimed to continue to govern the Italians who ended up under German occupation from September 1943 to April 25, 1945, condemned to death the draft dodgers (the calls for military service in the 1924 and 1925 classes, under penalty of death , were signed by the Minister of National Defense general Rodolfo Graziani, who in the post-war period was honorary president of the Italian Social Movement); who enlisted in the partisan armed forces fighting a very hard war, often without prisoners, did so voluntarily, for a militia commitment according to those values ​​rediscovered.
Behind the moral, spiritual, cultural, political and military experience of the historical resistance there was a question of great humanitarian values, becoming aware of the shame and terror spread throughout the world by the fascist regime and its annexes. It was for most people, I repeat, self-criticism and conversion. Certainly the war was a hard school for the Italians. It was understood that this extreme violence did not regenerate, but was brutal. The main promise of Mussolini's fascism, that of national greatness through the war of aggression, was thus denied. But without adhering to those values, opposed to those of fascism, it would have all ended there, one would have remained inert and suffered ruin. This is what ultimately happened in Germany until the fall of the Nazi Hitler regime. In Germany it started from that moment onwards and the transition was much longer.
  Even in our times there are shame and terror from which to be redeemed. Why redeem yourself? Because he has assented to them. If we recognize them as such we must therefore repudiate them. What do I mean? The most striking fact, which undoubtedly implies a historical responsibility of the nation, is immigration policies, which enjoy a broad popular consensus and which cannot be traced back only to the last political season. But there is also the other, in particular, for example, concerning the dignity of employees. To discuss it, and to challenge oneself, is to celebrate today's celebration with dignity.
Mario Ardigò - Catholic Action in the Catholic parish of San Clemente Pope - Rome, Monte Sacro, Valli district




mercoledì 24 aprile 2019

25 Aprile / April 25


25 Aprile / April 25

Note: after the Italian text there is the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a second or third language. It is the function that in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still current. 


  E’ la vigilia della festa civile del 25 Aprile e, come negli anni scorsi, in Italia si discute se abbia ancora senso celebrarla.
 Nel mio quartiere romano sento fare in merito  discorsi un po’ superficiali dalla gente intorno a me, anche dai più anziani, che fecero in tempo a sperimentare il fascismo italiano e l’ultima guerra mondiale da bambini o ragazzi.
  Potrebbe essere utile informarsi, aggiornarsi, verificare la validità delle proprie convinzioni. Lo si può fare, ad esempio,  mediante due libri che sono disponibili rapidamente in e-book: di Emilio Gentile, Fascismo. Storia  e interpretazione   e di Francesco Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo.
 In breve: il 25 Aprile del 1945, a Milano, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia CLNAI diede l’ordine di insurrezione generale, la città cadde nelle mani delle forze armate partigiane e Benito Mussolini, tra i fondatori e poi capo assoluto, Duce, del fascismo italiano, abbandonò il potere e iniziò un tentativo di fuga. La guerra in Italia finì però solo il 2 maggio 1945 con l'entrata in vigore del  cessate il fuoco  a seguito della  firma, a Caserta, il 29 aprile 1945, della resa delle forze armate occupanti tedesche, rappresentate dal colonnello Viktor von Schweinitz e dal maggiore  Eugen Wenner, i quali rappresentavano anche la fascista Repubblica Sociale Italiana per delega del suo Ministro della Difesa Nazionale Rodolfo Graziani. Benito Mussolini fu catturato dalle forza partigiane il 27 aprile 1945 e giustiziato il giorno seguente in esecuzione di un ordine del CLNAI. Era stato capo del Governo del Regno d’Italia dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio 1943. Successivamente aveva fondato, nella parte dell’Italia occupata dalle forze armate tedesche, inizialmente nel centro e Nord Italia, e successivamente solo nel Nord Italia,  la Repubblica Sociale Italiana, della quale era stato capo del Governo dal 23 settembre 1943 al 25 aprile 1945. Durante il suo regime, l'11 febbraio 1929, furono conclusi accordi di pacificazione tra il Regno d’Italia e il Papato romano, i Patti Lateranensi,  che posero fine alla controversia politica iniziata con la conquista militare di Roma da parte del Regno d’Italia, il 20 settembre 1870, e la soppressione dello Stato Pontificio, o Stato della Chiesa, il regno territoriale dei Papi nell’Italia centrale. A seguito di tali accordi, nel 1931, con l’enciclica Il Quarantennale  - Quadragesimo Anno  il Papato ordinò ai cattolici di collaborare con le istituzioni sociali fasciste. La si legga, per credere.
  Il  25 Aprile è quindi la celebrazione della fine del regime fascista mussoliniano, vissuta come Liberazione  dai suoi oppositori, compresi coloro, tra i cattolici, che non avevano condiviso il compromesso del Papato con quel regime.
   Ho ricevuto il ricordo vivo del fascismo dai miei genitori, i quali appartenevano a quella  gioventù che, nata tra il 1914 e il 1930, fu educata nella  scuola del fascismo, dopo la riforma Gentile del 1923, e nelle istituzioni giovanili fasciste per i più giovani fino agli universitari, e che poi però costituì  il nerbo della Resistenza storica italiana e fu anche tra i principali artefici della nuova Repubblica democratica popolare. I miei genitori erano entrambi cattolici di Azione Cattolica: dal 1931 subirono l’influsso della compromissione del Papato romano con il fascismo mussoliniano, segnalato dalla ricordata enciclica ll Quarantennale – Quadragesimo anno  del 1931. Oggi su certi passi di quel documento, come quelli in cui si plaudeva alla repressione antisocialista, si sorvola disinvoltamente, ma è bene farne memoria veritiera.
 Ebbene, per quella generazione di giovani, l’antifascismo fu in genere una faticosa conquista culturale, richiese un importante cambiamento di mentalità. Nelle loro biografie li troviamo spesso tra gli universitari fascisti, a partecipare alle iniziative culturali del regime, e ce ne scandalizziamo. Ne ha trattato, ad esempio,  il giornalista e scrittore Giorgio Bocca in alcuni suoi testi che ho trovato molto illuminanti.
 Per i cattolici si trattò anche di mettere in questione l’orientamento del Papato e all'epoca non  era cosa facile, ed era anche piuttosto rischiosa da un punto di vista religioso. C’era infatti ancora una concezione sacrale del Papato, che oggi non c’è più. Solo dal 1939, con il nuovo Papa Pacelli e l’influsso di Giovanni Battista Montini alla Segreteria di Stato della Santa Sede, venne il via libera per processi democratici. Ma, a quell'epoca, in Italia,  il lavoro di formazione di una nuova classe dirigente cattolico-democratica era già in fase molto avanzata ed era stato svolto nell'associazionismo universitario e post-universitario cattolico all'ombra della pur ristretta autonomia garantita dal Concordato Lateranense del 1929, parte dei Patti Lateranensi. Nel 1941 bastò quindi che il Papa commissionasse al laicato cattolico italiano un nuovo stato democratico, e addirittura un nuovo ordine europeo e mondiale,  e tutto fu fatto piuttosto rapidamente. Il primo progetto di costituzione democratica elaborato in quell'ambiente risale al luglio 1943. Un progetto la cui attuazione ebbe l’ultima spettacolare  manifestazione negli anni ‘90 con l’allargamento dell’Unione Europea  a circa cento milioni di europei orientali, da poco usciti dall'esperienza politica del comunismo di tipo stalinista, nemici acerrimi solo pochi anni prima.  In quella fase fu centrale l’azione politica del democristiano Helmut Kohl. Cose passate, tuttavia. Ora quell'influsso è ai livelli storici minimi.
  Emilio Gentile, in una serie di recenti interventi, e  in particolare nel recentissimo libro Chi è fascista, pubblicato anche in e-book, ha tenuto a precisare le differenze tra il fascismo italiano storico e gli attuali sovranismi.
 Il fascismo storico italiano, matrice degli altri fascismi europei coevi,  nacque dalla violenza di massa estrema della Prima guerra mondiale. Al centro della sua ideologia politica vi fu l’idea di milizia. La società italiana appariva, come ancora oggi, disarticolata, incapace di solidarietà, minata dall’egoismo individuale e di gruppo. La si voleva forzare all'unità facendone un popolo di militi e, quindi, trascinandola nella guerra. Il fascismo italiano fin dalle origini fu estremamente violento e mirava a condurre l’Italia in guerra.  La legge di guerra doveva essere la legge di tutti. La guerra non significava, nell'ottica della milizia, solo ammazzare, ma anche mettere a rischio la propria vita. Il bene dell’individuo non era separabile da quello della nazione. Se occorreva per il bene della nazione, l’individuo doveva accettare di immolarsi, ma, prima di tutto, doveva immolare la propria libertà di scelta e di coscienza. Come in guerra, le decisioni dovevano essere prese da un unico capo assoluto, un demiurgo, indiscutibile, carismatico, la cui autorità non derivasse  da procedure democratiche e da esse non potesse essere revocata. Si confidava che una massa popolare pensata come piuttosto grossa, come quella del popolo italiano, unendosi e accettando di immolarsi al comando di un demiurgo, avrebbe prevalso sugli altri popoli e sarebbe riuscita a predarli, innanzi tutto a predare il loro territorio, costituendo un impero. Si pensava anche ad una superiorità etnica e culturale degli italiani, avvalorata dal passato imperiale dei loro antichi antenati: il fascismo italiano fu razzista dalle origini. Ad uno sguardo retrospettivo, un’ideologia, quella del fascismo italiano, piuttosto provinciale, come in effetti lo stesso  Mussolini oggi ci appare: uno sguardo all'Italia raffigurata sul mappamondo, una virgoletta in una Terra tanto più grande, avrebbe potuto facilmente convincere della vanità di certe pretese. Ma, in un ambiente culturalmente chiuso in se stesso, blindato ideologicamente, certi sogni di gloria poterono  effettivamente affermarsi. L’etica del sacrificio personale altruistico corrispondeva anche in qualche modo a quella religiosa cattolica. Perché non farsi militi  al servizio di una grande idea di civiltà?
  Da dove iniziò il riscatto? Ci furono vari percorsi biografici. Ci fu quello socialista, quello liberale e quello dei cattolici. Quest’ultimo trovò alimento nell'apertura culturale verso nuove filosofie che venivano dalla Francia e che inquadravano gli eventi in corso in un crisi di civiltà che avrebbe presto portato, inevitabilmente, a un nuovo ordine. Questo processo di massa si sviluppò tra i cattolici, progressivamente,  dagli anni ’30 e soprattutto nei primi anni ‘40, mentre, per quello che so, quello socialista, data la violenza della repressione che aveva colpito  quella parte politica fino al ’43, e anche dopo nel Nord Italia, poté svilupparsi solo più tardi, sostanzialmente solo nella guerra di Resistenza (‘43/’45). Anche se in essa ebbero notevole influenza i comunisti, alle elezioni del 1946 i socialisti prevalsero ancora su di loro, ma di poco. Nelle elezioni politiche del 1921, le ultime libere, i socialisti avevano invece ottenuto quasi il 25% dei consensi e i comunisti solo il 5% circa. Posso pensare che l’aumento del consenso elettorale dei comunisti, nel mondo del socialismo italiano,  in gran parte collegabile all'esperienza della guerra di Resistenza, quindi in particolare ai combattenti, sia dipeso dal mutamento di mentalità di quella gioventù di cui dicevo, formatasi negli anni del fascismo.
  Pur in un contesto di Azione Cattolica largamente fascistizzata, gli universitari e post-universitari cattolici cresciuti al magistero di Giovanni Battista Montini si erano convinti che il mondo in cui erano stati educati e che li lanciava alla guerra stava per finire e che era necessario impegnarsi per costruirne uno nuovo. L’ambiente culturale cattolico aveva aperto una breccia nell'isolamento creato dal regime fascista, consentendo uno sguardo realistico sulla realtà. Qualcosa di analogo, una volta ritornata la possibilità di una libera circolazione di idee, dal luglio 1943, penso che sia avvenuto anche in ambiente socialista, sul quale influiva molto l’esperienza sovietica, che si stava largamente accreditando in particolare nella guerra al nazismo e agli altri fascismi europei.
  Una differenza importante ci fu tra le due esperienze di maturazione di un cambiamento di mentalità, quella della gioventù cattolica e quella della gioventù socialista. Nell'ideologia della prima conquistò rapidamente un posto importante l’aspirazione politica alla pace, che risalta nei radiomessaggi del Papato diffusi tra il 1939 e il 1945, i quali guidarono il radicale rinnovamento del pensiero sociale cattolico. Il processo di unificazione europeo fu guidato dai cristiano democratici essenzialmente come costruzione di un nuovo ordine pacifico. E pace fu, fino ad oggi. Fu la prospettiva di questo nuovo ordine di pace che credo sia stata successivamente all’origine dell’affermazione elettorale alle elezioni del ‘48 della Democrazia cristiana, la nuova formazione politica democratica creata nel 1942 nella linea della nuova dottrina sociale.
 Che cosa scontentò del fascismo, in quei giovani delle classi ‘14/’30? Fondamentalmente fu proprio il Mussolini, che la gran parte di loro consideravano come un vero padre. Nelle dinamiche europee che si svilupparono negli anni ’30 la sua figura apparve sempre più insufficiente. Ma ci fu anche il sempre più marcato provincialismo della classe politica che lo attorniava. Inoltre, nato come movimento che idealizzava la giovinezza e  i giovani, e il rinnovamento da essi portato e rappresentato,  il  fascismo si burocratizzò divenendo forza conservatrice,  riservando sempre più alle classi giovani, in particolare a quelle del popolo, solo le sue guerre, e quindi il rischio della vita, e alla propria nomenclatura,  ai propri gerarchi come venivano definiti, i benefici maggiori. Una dinamica che colpì progressivamente anche i regimi comunisti di tutto il mondo.
 Ai tempi nostri l’idea della politica come  milizia  è molto lontana dalla nostra gente. Magari si accetta di ammazzare, ma mai e poi mai di poter essere ammazzati. Si fa il soldato per professione, come accade per i mercenari, non per una qualche ideologia nazionalista per la quale immolarsi. Si pretende di più per gli italiani non per una qualche loro superiorità etnica o culturale, ma semplicemente perché c’erano prima,  senza considerare che storicamente questo non è mai stato veramente considerato un buon motivo. E tuttavia qualcosa del fascismo pare permeare l’ideologia sovranista, in particolare sotto specie di clerico-fascismo, attraverso il quale, ad esempio, è continuata fino a  noi una certa concezione maschilista e autoritaria della famiglia, che oggi non si ha più remore a propagandare. Fondamentalmente il sovranismo cerca ancora strumentalmente l’appoggio clericale, ma in ambienti cattolici non riesce ad ottenerlo per vari motivi e, innanzi tutto, per gli sviluppi della dottrina sociale sulla pace, molto legata all'idea che via della pace sia la giustizia sociale a livello globale. I sovranisti mostrano in genere poca dimestichezza con la teologia e pratica cristiane contemporanee. Ancora più distanti appaiono naturalmente da ogni forma di socialismo, il quale si basa in genere sulla convinzione della pari dignità dei popoli e su quella che non sia la via giusta la scelta di stare dalla parte degli sfruttatori dei popoli, anche solo perché si è tra quelli che c’erano prima. Nell’egoismo sociale che permea la loro ideologia, i sovranisti sono anche molto distanti dal fascismo storico, mussoliniano. Gli attuali sovranismi, infine, si propongono di chiudersi in difesa, in particolare da ogni etnia di stranieri,  mentre il fascismo mussoliniano mirava all’espansione bellica tra genti straniere,  in particolare con la conquista di un impero nei Balcani e  in Africa.  
  In questo nuovo contesto, celebrare il 25 Aprile può essere utile per innescare, nella riflessione sul passato e sul nostro presente  e nel dialogo,  un nuovo cambiamento di mentalità basato sulla considerazione realistica di una crisi di civiltà, molto evidente a  chi abbia occhi per vedere. Certi orientamenti vanno combattuti in se stessi prima che fuori di sé, negli altri. Impariamo, dunque, a riconoscere il fascismo che portiamo ancora dentro di noi e mettiamolo in questione, davanti al tribunale della nostra coscienza.  
   Una obiezione a certe tendenze che in qualche modo riconoscono nel fascismo storico un proprio precursore, è che non sopravvivremo chiudendoci in piccole patrie, perché il mondo  è talmente interconnesso e l’umanità così numerosa che l’isolazionismo li farà crollare. Si ricreeranno allora le condizioni per una nuova guerra generale, alla quale pochi, nel mondo più sviluppato di oggi, e in particolare tra gli italiani,  sono veramente disposti. E infatti, benché la situazione in Libia avrebbe sicuramente determinato un nostro intervento militare ai tempi del fascismo storico, noi non ci impegniamo in quella guerra, preferendo, come altri stati europei, intervenire in una posizione di seconda  linea, pronti a sganciarci appena le cose si mettano male. Ma condizioni di guerra ben più gravi, e più gravi perché per gli obblighi che ci derivano dagli accordi NATO sarà più difficile sottrarvisi, si stanno creando ai confini orientali dell’Unione Europea, e nell'Ucraina di oggi abbiamo l’esempio di che fine facciano i piccoli (piccoli relativamente naturalmente, perché l’Ucraina è uno stato in realtà piuttosto grande, ma non quanto basta) quando rimangono soli davanti ai colossi. L’integrazione europea pare non avere reali alternative, ma non si  è fatto un sufficiente lavoro di formazione popolare su questo tema, dando per scontate certe cose, che invece non lo sono più, dopo oltre dieci anni di persistente fase recessiva economica, aggravata dalla crescente ostilità di uno storico alleato delle democrazie europee, gli Stati Uniti d’America, sotto la presidenza Trump.
 Per dare una sensazione emotiva di quel percorso di mutamento di mentalità dei giovani formatisi sotto il fascismo vi trascrivo di seguito una lirica di Teresio Olivelli (1916-1945), militante cattolico  nella Resistenza italiana dopo aver aderito in gioventù al fascismo mussoliniano. Egli è stato proclamato beato lo scorso anno  dalla Chiesa cattolica e quindi portato ad esempio per i fedeli.

La Preghiera del Ribelle

di Teresio Olivelli e Carlo Bianchi
 
Signore, che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce segno di contraddizione,
che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito contro le perfidie e gli interessi dominanti, la sordità inerte della massa,
a noi, oppressi da un giogo numeroso e crudele che in noi e prima di noi ha calpestato Te fonte di libera vita,
dà la forza della ribellione.
Dio che sei Verità e Libertà, facci liberi e intensi:
alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà, moltiplica le nostre forze, vestici della Tua armatura.
Noi ti preghiamo, Signore.
Tu che fosti respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocifisso, nell'ora delle tenebre ci sostenti la Tua vittoria: sii nell'indigenza viatico, nel pericolo sostegno, conforto nell'amarezza.
Quanto piú s'addensa e incupisce l'avversario, facci limpidi e diritti.
Nella tortura serra le nostre labbra.
Spezzaci, non lasciarci piegare.
Se cadremo fa' che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti a crescere al mondo giustizia e carità.
Tu che dicesti: ``Io sono la resurrezione e la vita'' rendi nel dolore all'Italia una vita generosa e severa.
Liberaci dalla tentazione degli affetti: veglia Tu sulle nostre famiglie.
Sui monti ventosi e nelle catacombe della città, dal fondo delle prigioni, noi Ti preghiamo: sia in noi la pace che Tu solo sai dare.
Signore della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi ribelli per amore.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli.

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April 25

 It’s the eve of the civil holiday on April 25th and, as in previous years, in Italy it is discussed whether it still makes sense to celebrate it.
  In my neighborhood in Rome, I hear a little superficial talk about people from around me, even older people, who had time to experience Italian fascism and the last world war as children or young people.
   It might be useful to inform yourself, update yourself, check the validity of your beliefs. It can be done, for example, through two books that are quickly available in e-books: by Emilio Gentile, Fascismo. Storia e interpretazione - Fascism. History and interpretation, and by Francesco Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo - Mussolini has also done good things. The idiocies that continue to circulate about fascism.
 Briefly: on April 25, 1945, in Milan, the CLNAI High Italian National Liberation Committee gave the general insurrection order, the city fell into the hands of the partisan armed forces and Benito Mussolini, among the founders and then absolute leader, Duce (=Guide), of Italian fascism, abandoned power and began an attempt to escape.However, the war in Italy ended only on 2 May 1945 with the entry into force of the ceasefire following the signing, in Caserta, on 29 April 2015, of the surrender of the German occupying armed forces, represented by Colonel Viktor von Schweinitz and the major Eugen Wenner, who also represented the fascist Italian Social Republic by proxy of his National Defense Minister Rodolfo Graziani.Benito Mussolini was captured by the partisan forces on April 27, 1945 and executed the following day in execution of a CLNAI order. He had been head of the Government of the Kingdom of Italy from 31 October 1922 to 25 July 1943. He later founded, in the part of Italy occupied by the German armed forces, initially in central and northern Italy, and subsequently only in Northern Italy, the Republic Sociale Italiana, of which he had been head of the Government from 23 September 1943 to 25 April 1945. During his regime, on 11 February 1929, pacification agreements were concluded between the Kingdom of Italy and the Roman Papacy, the Lateran Pacts, which they put an end to the political controversy that began with the military conquest of Rome by the Kingdom of Italy, on September 20, 1870, and the suppression of the Papal State, or State of the Church, the territorial kingdom of the Popes in central Italy. Following these agreements, in 1931, with the encyclical Forty years have passed- Quadragesimo Anno, the Papacy ordered Catholics to collaborate with fascist social institutions. Read it, to believe.
  April 25 is therefore the celebration of the end of the Mussolini fascist regime, lived as Liberation by its opponents, including those, among Catholics, who had not shared the Papacy's compromise with that regime.
   I received the vivid memory of fascism from my parents, who belonged to that youth who, born between 1914 and 1930, was educated in the school of fascism, after the Gentile reform of 1923, and in the fascist youth institutions for the youngest up to the university students, which then became the backbone of the Italian historical resistance and was also one of the main architects of the new People's Democratic Republic. My parents were both Catholics of Catholic Action: from 1931 they suffered the influence of the compromise of the Roman Papacy with Mussolini fascism, reported by the mentioned Encyclical ll Quarantennale - Quadragesimo anno of 1931. Today on certain passages of that document, like those in which he applauded the anti-socialist repression, he skips over casually, but it is good to remember it truthfully.
 Well, for that generation of young people, anti-fascism was generally a strenuous cultural conquest, requiring an important change in mentality. In their biographies we often find them among the fascist university students, to participate in the cultural initiatives of the regime, and we are scandalized by them. He discussed, for example, the journalist and writer Giorgio Bocca in some of his texts that I found very enlightening.
  For the Catholics it was also a question of questioning the orientation of the Papacy and at the time it was not easy, and it was also rather risky from a religious point of view. In fact, there was still a sacral conception of the Papacy, which no longer exists today. Only since 1939, with the new Pope Pacelli and the influence of Giovanni Battista Montini at the Secretariat of State of the Holy See, was the go-ahead for democratic processes. But at that time, in Italy, the formation work of a new Catholic-democratic ruling class was already at a very advanced stage and had been carried out in Catholic university and post-university associations in the shadow of the limited autonomy guaranteed by the Lateran Concordat of 1929, part of the Lateran Pacts. In 1941 it was enough therefore that the Pope commissioned a new democratic state, and even a new European and world order, from the Italian Catholic laity, and everything was done rather quickly. The first democratic constitution drafted in that environment dates back to July 1943. A project whose implementation had the last spectacular demonstration in the 90s with the enlargement of the European Union to about one hundred million Eastern Europeans, recently released from the political experience of Stalinist communism, bitter enemies only a few years earlier. At that stage the political action of the Christian Democrat Helmut Kohl was central. Past things, though. Now that influence is at the minimum historical levels.
  Emilio Gentile, in a series of recent interventions, and in particular in the very recent book Who is fascist - Chi è fascista, also published in e-books, has set out to point out the differences between historical Italian fascism and current ideologies of sovereignty.
 Italian historical fascism, the matrix of other contemporary European fascisms, was born from the extreme mass violence of the First World War. At the center of his political ideology was the idea of ​​militia. Italian society appeared, as today, disjointed, incapable of solidarity, undermined by individual and group selfishness. It was wanted to force it into unity by making it a population of soldiers and, therefore, dragging it into war. From the beginning Italian fascism was extremely violent and aimed to lead Italy into war. The law of war was to be the law of all. The war did not mean, from the point of view of the militia, only to kill, but also to put one's life at risk. The good of the individual was not separable from that of the nation. If it was necessary for the good of the nation, the individual had to accept to sacrifice himself, but, first of all, he had to sacrifice his freedom of choice and conscience. As in war, the decisions had to be taken by a single absolute leader, a demiurge, unquestionable, charismatic, whose authority was not derived from democratic procedures and could not be revoked by them. It was confided that a popular mass thought as rather large, like that of the Italian people, uniting and agreeing to sacrifice itself under the command of a demiurge, would have prevailed over the other peoples and would have been able to predate them, first of all to prey on their territory, forming an empire . We also thought of an ethnic and cultural superiority of the Italians, supported by the imperial past of their ancient ancestors: Italian fascism was racist from the beginning. At a retrospective glance, an ideology, that of Italian fascism, rather provincial, as indeed Mussolini himself appears to us today: a glance at Italy depicted on the globe, a quotation mark in a land so much bigger, could easily have convinced the vanity of certain claims. But, in an environment that is culturally closed in itself, ideologically armored, certain dreams of glory could actually succeed. The ethics of selfless sacrifice also somehow corresponded to the Catholic religious one. Why not be a militant in the service of a great idea of ​​civilization?
 Where did the ransom begin? There were various biographical paths. There was the socialist one, the liberal one and the Catholic one. The latter found nourishment in the cultural opening towards new philosophies that came from France and framed the events in progress in a crisis of civilization that would soon led, inevitably, to a new order. This mass process developed among Catholics, progressively, from the 1930s and especially in the early 1940s, while, as far as I know, the socialist one, given the violence of the repression that had struck that political part until 1943, and even later in Northern Italy, it could only develop later, substantially only in the War of Resistance ('43 / '45). Although the communists had considerable influence in it, in the 1946 elections the socialists still prevailed over them, but only slightly. In the political elections of 1921, the last free elections, the Socialists had instead obtained almost 25% of the votes and the Communists only about 5%. I can think that the increase in the electoral consensus of the Communists, in the world of Italian socialism, largely linked to the experience of the war of Resistance, and therefore to the combatants in particular, has depended on the change of mentality of that youth I mentioned, formed during the years of fascism.
 Even in a context of largely fascist Catholic Action, the Catholic university and post-graduate students who grew up under the teaching of Giovanni Battista Montini were convinced that the world in which they had been educated and that was launching them into the war was about to end and that it was necessary to commit oneself to build a new one. The Catholic cultural milieu had opened a gap in the isolation created by the fascist regime, allowing for a realistic look at reality. Something analogous, once the possibility of a free circulation of ideas returned, from July 1943, I think it happened also in a socialist environment, on which the Soviet experience, which was largely credited in particular in the war on Nazism and to the other European fascisms.
  An important difference was between the two experiences of maturation of a change of mentality, that of Catholic youth and that of socialist youth. In the ideology of the first, the political aspiration to peace quickly gained an important place, which stands out in the Papal radio messages broadcast between 1939 and 1945, which led to the radical renewal of Catholic social thought. The process of European unification was guided by the Christian Democrats essentially as the construction of a new peaceful order. And peace was, until today. It was the prospect of this new peace order that I believe was subsequently the origin of the electoral affirmation in the elections of the '48 of the Christian Democrats, the new democratic political formation created in 1942 in the line of the new social doctrine.
  What was dissatisfied with fascism in those young people of the 14th and 30th grades? Basically it was Mussolini himself, who most of them regarded as a true father. In the European dynamics that developed in the 1930s his figure appeared increasingly inadequate. But there was also the increasingly marked provincialism of the political class that surrounded it. Moreover, born as a movement that idealized youth and young people, and the renewal they brought and represented, fascism bureaucratized itself becoming a conservative force, reserving more and more its wars only to the young classes, in particular to those of the people, and therefore the risk of life, and to its own nomenclature, to its hierarchs how the greater benefits were defined. A dynamic that progressively also struck communist regimes around the world.
 In our times the idea of ​​politics as a militia is very far from our people. Maybe you agree to kill, but never ever to be killed. He is a soldier by profession, as is the case for mercenaries, not for some nationalist ideology for which to sacrifice himself. We expect more for Italians not because of some of their ethnic or cultural superiority, but simply because they were there before, without considering that historically this has never really been considered a good reason. And yet something of fascism seems to permeate the sovereign ideology, in particular under the form of clerical-fascism, through which, for example, a certain male-dominated and authoritarian conception of the family continued to us, which today no longer has any qualms about propagandize. Fundamentally, the ideology of sovereignty is still instrumentally seeking clerical support, but in Catholic circles it is unable to obtain it for various reasons and, above all, for the development of social doctrine on peace, very much linked to the idea that social justice leads to peace global level. Sovereignists generally show little familiarity with contemporary Christian theology and practice. Even more distant they naturally appear from every form of socialism, which is generally based on the conviction of the equal dignity of peoples and on that which is not the right way the choice to stay on the side of the exploiters of the peoples, even if only because one is among those who were there before. In the social egoism that permeates their ideology, the sovranisti are also very distant from the historical fascism, Mussolini. Finally, the current  ideologies of sovereignty aim to close down in defense, in particular from every ethnic group of foreigners, while Mussolini's fascism aimed at the expansion of war between foreign peoples, in particular with the conquest of an empire in the Balkans and in Africa.
  In this new context, celebrating April 25th can be useful for triggering a new mentality change based on the realistic consideration of a crisis of civilization, very obvious to those who have eyes to see, in reflection on the past and on our present and in dialogue. . Certain orientations must be fought in oneself before being outside oneself, in others. Let we learn, therefore, to recognize the fascism that we still carry within us and put it in  question before the court of our conscience.
  An objection to certain tendencies that somehow recognize in historical fascism its own precursor, is that we will not survive by closing ourselves in small countries, because the world is so interconnected and humanity so numerous that isolationism will make them collapse. The conditions for a new general war will then be recreated, to which few, in today's more developed world, and in particular among Italians, are really willing. And in fact, although the situation in Libya would certainly have led to our military intervention in the time of historical fascism, we do not engage in that war, preferring, like other European states, to intervene in a second-line position, ready to just unhook things get hurt. But far more serious and more serious war conditions because for the obligations that derive from the NATO agreements it will be more difficult to escape them, they are being created on the eastern borders of the European Union, and in today's Ukraine we have the example of what end let the little ones (relatively small, of course, because Ukraine is actually a rather large state, but not enough) when they are alone in front of the giants. European integration does not seem to have any real alternatives, but there has not been enough popular training on this subject, taking certain things for granted, which are no longer the case, after more than ten years of persistent economic recession, aggravated by the growing hostility of a historic ally of European democracies, the United States of America, under the Trump presidency.
 To give an emotional sensation of that path of change of mentality of young people formed under fascism, I transcribe later a lyric by Teresio Olivelli (1916-1945), a Catholic militant in the Italian Resistance after having joined Mussolini's fascism in his youth. He was proclaimed blessed last year by the Catholic Church and then brought as an example for the faithful.

The Rebel Prayer

by Teresio Olivelli and Carlo Bianchi

Lord, that among men you preached Your Cross sign of contradiction,
that you preached and suffered the revolt of the spirit against wickedness and dominant interests, the inert deafness of the mass,
to us, oppressed by a numerous and cruel yoke that in us and before us has trodden the source of free life,
gives the strength of rebellion.
God that you are Truth and Freedom, make us free and intense:
breath in our purpose, strain our will, multiply our strength, dress us with Your armor.
We pray to you, Lord.
You who were rejected, reviled, betrayed, persecuted, crucified, in the hour of darkness Your victory sustains us: be in the indigent viaticum, in the danger support, comfort in bitterness.
The more thickens and darkens the opponent, clear and straight faces.
He tortures our lips in torture.
Break us, don't let us bend.
If we fall, let our blood join with Your innocent and that of our Deads, to increase justice and charity in the world.
You who said: "I am the resurrection and life" make us a generous and severe life in Italy.
Free us from the temptation of affections: You watch over our families.
On the windy mountains and in the catacombs of the city, from the depths of the prisons, we pray You: may we be in the peace that You alone can give.
Lord of peace and of armies, Lord who brings the sword and joy, listen to the prayer of us rebels for love.
Mario Ardigò - Catholic Action in the Catholic parish of San Clemente Pope - Rome, Monte Sacro, Valli district