25 Aprile / April 25
Note: after the
Italian text there is the translation in English, done with the help of Google
Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English,
some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have
experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be
understood by those who speak English, in the many national versions of the
world, or who use it as a second or third language. It is the function that in
ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples
corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still
current.
E’ la
vigilia della festa civile del 25 Aprile e, come negli anni scorsi, in Italia si
discute se abbia ancora senso celebrarla.
Nel
mio quartiere romano sento fare in merito discorsi un po’ superficiali
dalla gente intorno a me, anche dai più anziani, che fecero in tempo a
sperimentare il fascismo italiano e l’ultima guerra mondiale da bambini o ragazzi.
Potrebbe essere utile informarsi,
aggiornarsi, verificare la validità delle proprie convinzioni. Lo si può fare,
ad esempio, mediante due libri che sono disponibili rapidamente in
e-book: di Emilio Gentile, Fascismo. Storia e interpretazione e
di Francesco Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che
continuano a circolare sul fascismo.
In breve: il
25 Aprile del 1945, a Milano, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia
CLNAI diede l’ordine di insurrezione generale, la città cadde nelle mani delle
forze armate partigiane e Benito Mussolini, tra i fondatori e poi capo
assoluto, Duce, del fascismo italiano, abbandonò il potere e iniziò un
tentativo di fuga. La guerra in Italia finì però solo il 2 maggio 1945 con l'entrata in vigore del cessate il fuoco a seguito della firma, a Caserta, il 29 aprile 1945, della resa delle forze armate occupanti tedesche,
rappresentate dal colonnello Viktor von Schweinitz e dal maggiore
Eugen Wenner, i quali rappresentavano anche la fascista Repubblica
Sociale Italiana per delega del suo Ministro della Difesa Nazionale Rodolfo
Graziani. Benito Mussolini fu catturato dalle forza partigiane il 27 aprile
1945 e giustiziato il giorno seguente in esecuzione di un ordine del CLNAI. Era
stato capo del Governo del Regno d’Italia dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio
1943. Successivamente aveva fondato, nella parte dell’Italia occupata dalle
forze armate tedesche, inizialmente nel centro e Nord Italia, e successivamente
solo nel Nord Italia, la Repubblica Sociale
Italiana, della quale era stato capo del Governo dal 23 settembre 1943 al 25
aprile 1945. Durante il suo regime, l'11 febbraio 1929, furono conclusi
accordi di pacificazione tra il Regno d’Italia e il Papato romano, i Patti Lateranensi, che posero fine alla controversia politica
iniziata con la conquista militare di Roma da parte del Regno d’Italia, il 20
settembre 1870, e la soppressione dello Stato Pontificio, o Stato della Chiesa,
il regno territoriale dei Papi nell’Italia centrale. A seguito di tali accordi,
nel 1931, con l’enciclica Il
Quarantennale - Quadragesimo Anno il Papato ordinò ai cattolici di collaborare
con le istituzioni sociali fasciste. La si legga, per credere.
Il 25 Aprile è quindi la celebrazione della fine
del regime fascista mussoliniano, vissuta come Liberazione dai suoi
oppositori, compresi coloro, tra i cattolici, che non avevano condiviso il
compromesso del Papato con quel regime.
Ho
ricevuto il ricordo vivo del fascismo dai miei genitori, i quali appartenevano
a quella gioventù che, nata tra il 1914
e il 1930, fu educata nella scuola del
fascismo, dopo la riforma Gentile del 1923, e nelle istituzioni giovanili
fasciste per i più giovani fino agli universitari, e che poi però
costituì il nerbo della Resistenza storica italiana e fu anche tra i
principali artefici della nuova Repubblica democratica popolare. I miei
genitori erano entrambi cattolici di Azione Cattolica: dal 1931 subirono
l’influsso della compromissione del Papato romano con il fascismo mussoliniano,
segnalato dalla ricordata enciclica ll Quarantennale – Quadragesimo anno del
1931. Oggi su certi passi di quel documento, come quelli in cui si plaudeva
alla repressione antisocialista, si sorvola disinvoltamente, ma è bene farne
memoria veritiera.
Ebbene,
per quella generazione di giovani, l’antifascismo fu in genere una faticosa
conquista culturale, richiese un importante cambiamento di mentalità. Nelle
loro biografie li troviamo spesso tra gli universitari fascisti, a partecipare
alle iniziative culturali del regime, e ce ne scandalizziamo. Ne ha trattato,
ad esempio, il giornalista e scrittore Giorgio Bocca in alcuni suoi testi
che ho trovato molto illuminanti.
Per
i cattolici si trattò anche di mettere in questione l’orientamento del Papato e
all'epoca non era cosa facile, ed era anche
piuttosto rischiosa da un punto di vista religioso. C’era infatti ancora una
concezione sacrale del Papato, che oggi non c’è più. Solo dal 1939, con il
nuovo Papa Pacelli e l’influsso di Giovanni Battista Montini alla Segreteria di
Stato della Santa Sede, venne il via libera per processi democratici. Ma, a
quell'epoca, in Italia, il lavoro di
formazione di una nuova classe dirigente cattolico-democratica era già in fase
molto avanzata ed era stato svolto nell'associazionismo universitario e
post-universitario cattolico all'ombra della pur ristretta autonomia garantita
dal Concordato Lateranense del 1929, parte dei Patti Lateranensi. Nel 1941 bastò quindi che il Papa commissionasse
al laicato cattolico italiano un nuovo stato democratico, e addirittura un
nuovo ordine europeo e mondiale, e tutto fu fatto piuttosto rapidamente.
Il primo progetto di costituzione democratica elaborato in quell'ambiente
risale al luglio 1943. Un progetto la cui attuazione ebbe l’ultima spettacolare
manifestazione negli anni ‘90 con l’allargamento dell’Unione
Europea a circa cento milioni di europei orientali, da poco usciti
dall'esperienza politica del comunismo di tipo stalinista, nemici acerrimi solo
pochi anni prima. In quella fase fu centrale l’azione politica del democristiano
Helmut Kohl. Cose passate, tuttavia. Ora quell'influsso è ai livelli storici
minimi.
Emilio Gentile, in una serie di recenti interventi, e in particolare nel recentissimo libro Chi è fascista, pubblicato anche in
e-book, ha tenuto a precisare le differenze tra il fascismo italiano storico e
gli attuali sovranismi.
Il
fascismo storico italiano, matrice degli altri fascismi europei coevi,
nacque dalla violenza di massa estrema della Prima guerra mondiale. Al
centro della sua ideologia politica vi fu l’idea di milizia. La società
italiana appariva, come ancora oggi, disarticolata, incapace di solidarietà,
minata dall’egoismo individuale e di gruppo. La si voleva forzare all'unità
facendone un popolo di militi e, quindi, trascinandola nella guerra. Il
fascismo italiano fin dalle origini fu estremamente violento e mirava a
condurre l’Italia in guerra. La legge di
guerra doveva essere la legge di tutti. La guerra non significava, nell'ottica
della milizia, solo ammazzare, ma anche mettere a rischio la propria vita. Il
bene dell’individuo non era separabile da quello della nazione. Se occorreva
per il bene della nazione, l’individuo doveva accettare di immolarsi, ma, prima
di tutto, doveva immolare la propria libertà di scelta e di coscienza. Come in
guerra, le decisioni dovevano essere prese da un unico capo assoluto, un
demiurgo, indiscutibile, carismatico, la cui autorità non derivasse da procedure democratiche e da esse non
potesse essere revocata. Si confidava che una massa popolare pensata come
piuttosto grossa, come quella del popolo italiano, unendosi e accettando di
immolarsi al comando di un demiurgo, avrebbe prevalso sugli altri popoli e
sarebbe riuscita a predarli, innanzi tutto a predare il loro territorio,
costituendo un impero. Si pensava anche ad una superiorità etnica e culturale
degli italiani, avvalorata dal passato imperiale dei loro antichi antenati: il
fascismo italiano fu razzista dalle origini. Ad uno sguardo retrospettivo,
un’ideologia, quella del fascismo italiano, piuttosto provinciale, come in
effetti lo stesso Mussolini oggi ci appare: uno sguardo all'Italia
raffigurata sul mappamondo, una virgoletta in una Terra tanto più grande,
avrebbe potuto facilmente convincere della vanità di certe pretese. Ma, in un
ambiente culturalmente chiuso in se stesso, blindato ideologicamente, certi
sogni di gloria poterono effettivamente
affermarsi. L’etica del sacrificio personale altruistico corrispondeva anche in
qualche modo a quella religiosa cattolica. Perché non farsi militi al
servizio di una grande idea di civiltà?
Da
dove iniziò il riscatto? Ci furono vari percorsi biografici. Ci fu quello
socialista, quello liberale e quello dei cattolici. Quest’ultimo trovò alimento
nell'apertura culturale verso nuove filosofie che venivano dalla Francia e che
inquadravano gli eventi in corso in un crisi di civiltà che avrebbe presto
portato, inevitabilmente, a un nuovo ordine. Questo processo di massa si
sviluppò tra i cattolici, progressivamente,
dagli anni ’30 e soprattutto nei primi anni ‘40, mentre, per quello che
so, quello socialista, data la violenza della repressione che aveva colpito
quella parte politica fino al ’43, e anche dopo nel Nord Italia, poté
svilupparsi solo più tardi, sostanzialmente solo nella guerra di Resistenza
(‘43/’45). Anche se in essa ebbero notevole influenza i comunisti, alle
elezioni del 1946 i socialisti prevalsero ancora su di loro, ma di poco. Nelle
elezioni politiche del 1921, le ultime libere, i socialisti avevano invece
ottenuto quasi il 25% dei consensi e i comunisti solo il 5% circa. Posso
pensare che l’aumento del consenso elettorale dei comunisti, nel mondo del
socialismo italiano, in gran parte collegabile all'esperienza della
guerra di Resistenza, quindi in particolare ai combattenti, sia dipeso dal
mutamento di mentalità di quella gioventù di cui dicevo, formatasi negli anni
del fascismo.
Pur in un contesto di Azione Cattolica largamente fascistizzata, gli
universitari e post-universitari cattolici cresciuti al magistero di Giovanni
Battista Montini si erano convinti che il mondo in cui erano stati educati e
che li lanciava alla guerra stava per finire e che era necessario impegnarsi
per costruirne uno nuovo. L’ambiente culturale cattolico aveva aperto una
breccia nell'isolamento creato dal regime fascista, consentendo uno sguardo
realistico sulla realtà. Qualcosa di analogo, una volta ritornata la
possibilità di una libera circolazione di idee, dal luglio 1943, penso che sia
avvenuto anche in ambiente socialista, sul quale influiva molto l’esperienza
sovietica, che si stava largamente accreditando in particolare nella guerra al
nazismo e agli altri fascismi europei.
Una differenza importante ci fu tra le due esperienze di maturazione di un
cambiamento di mentalità, quella della gioventù cattolica e quella della
gioventù socialista. Nell'ideologia della prima conquistò rapidamente un posto
importante l’aspirazione politica alla pace, che risalta nei radiomessaggi del
Papato diffusi tra il 1939 e il 1945, i quali guidarono il radicale
rinnovamento del pensiero sociale cattolico. Il processo di unificazione
europeo fu guidato dai cristiano democratici essenzialmente come costruzione di
un nuovo ordine pacifico. E pace fu, fino ad oggi. Fu la prospettiva di questo
nuovo ordine di pace che credo sia stata successivamente all’origine
dell’affermazione elettorale alle elezioni del ‘48 della Democrazia cristiana,
la nuova formazione politica democratica creata nel 1942 nella linea della
nuova dottrina sociale.
Che
cosa scontentò del fascismo, in quei giovani delle classi ‘14/’30?
Fondamentalmente fu proprio il Mussolini, che la gran parte di loro
consideravano come un vero padre. Nelle dinamiche europee che si
svilupparono negli anni ’30 la sua figura apparve sempre più insufficiente. Ma
ci fu anche il sempre più marcato provincialismo della classe politica che lo
attorniava. Inoltre, nato come movimento che idealizzava la giovinezza e
i giovani, e il rinnovamento da essi portato e rappresentato, il fascismo si burocratizzò divenendo
forza conservatrice, riservando sempre
più alle classi giovani, in particolare a quelle del popolo, solo le sue
guerre, e quindi il rischio della vita, e alla propria nomenclatura, ai
propri gerarchi come venivano definiti, i benefici maggiori. Una
dinamica che colpì progressivamente anche i regimi comunisti di tutto il mondo.
Ai
tempi nostri l’idea della politica come milizia è molto
lontana dalla nostra gente. Magari si accetta di ammazzare, ma mai e poi mai di
poter essere ammazzati. Si fa il soldato per professione, come accade per i
mercenari, non per una qualche ideologia nazionalista per la quale immolarsi.
Si pretende di più per gli italiani non per una qualche loro superiorità etnica
o culturale, ma semplicemente perché c’erano prima, senza
considerare che storicamente questo non è mai stato veramente considerato un
buon motivo. E tuttavia qualcosa del fascismo pare permeare l’ideologia
sovranista, in particolare sotto specie di clerico-fascismo, attraverso il
quale, ad esempio, è continuata fino a noi una certa concezione
maschilista e autoritaria della famiglia, che oggi non si ha più remore a
propagandare. Fondamentalmente il sovranismo cerca ancora strumentalmente
l’appoggio clericale, ma in ambienti cattolici non riesce ad ottenerlo per vari
motivi e, innanzi tutto, per gli sviluppi della dottrina sociale sulla pace,
molto legata all'idea che via della pace sia la giustizia sociale a livello
globale. I sovranisti mostrano in genere poca dimestichezza con la teologia e
pratica cristiane contemporanee. Ancora più distanti appaiono naturalmente da
ogni forma di socialismo, il quale si basa in genere sulla convinzione della
pari dignità dei popoli e su quella che non sia la via giusta la scelta di stare
dalla parte degli sfruttatori dei popoli, anche solo perché si è tra quelli che
c’erano prima. Nell’egoismo sociale che permea la loro ideologia, i
sovranisti sono anche molto distanti dal fascismo storico, mussoliniano. Gli
attuali sovranismi, infine, si propongono di chiudersi in difesa, in
particolare da ogni etnia di stranieri, mentre il fascismo mussoliniano mirava
all’espansione bellica tra genti straniere,
in particolare con la conquista di un impero nei Balcani e in Africa.
In
questo nuovo contesto, celebrare il 25 Aprile può essere utile per innescare,
nella riflessione sul passato e sul nostro presente e nel dialogo, un nuovo cambiamento di mentalità basato sulla
considerazione realistica di una crisi di civiltà, molto evidente a chi
abbia occhi per vedere. Certi orientamenti vanno combattuti in se stessi prima
che fuori di sé, negli altri. Impariamo, dunque, a riconoscere il fascismo che
portiamo ancora dentro di noi e mettiamolo in questione, davanti al tribunale
della nostra coscienza.
Una obiezione a certe tendenze che in qualche modo riconoscono nel
fascismo storico un proprio precursore, è che non sopravvivremo chiudendoci in
piccole patrie, perché il mondo è talmente interconnesso e l’umanità così
numerosa che l’isolazionismo li farà crollare. Si ricreeranno allora le
condizioni per una nuova guerra generale, alla quale pochi, nel mondo più
sviluppato di oggi, e in particolare tra gli italiani, sono veramente
disposti. E infatti, benché la situazione in Libia avrebbe sicuramente
determinato un nostro intervento militare ai tempi del fascismo storico, noi
non ci impegniamo in quella guerra, preferendo, come altri stati europei,
intervenire in una posizione di seconda linea, pronti a sganciarci appena
le cose si mettano male. Ma condizioni di guerra ben più gravi, e più gravi
perché per gli obblighi che ci derivano dagli accordi NATO sarà più difficile
sottrarvisi, si stanno creando ai confini orientali dell’Unione Europea, e
nell'Ucraina di oggi abbiamo l’esempio di che fine facciano i piccoli (piccoli relativamente naturalmente,
perché l’Ucraina è uno stato in realtà piuttosto grande, ma non quanto basta)
quando rimangono soli davanti ai colossi. L’integrazione europea pare non avere
reali alternative, ma non si è fatto un sufficiente lavoro di formazione
popolare su questo tema, dando per scontate certe cose, che invece non lo sono
più, dopo oltre dieci anni di persistente fase recessiva economica, aggravata
dalla crescente ostilità di uno storico alleato delle democrazie europee, gli
Stati Uniti d’America, sotto la presidenza Trump.
Per
dare una sensazione emotiva di quel percorso di mutamento di mentalità dei
giovani formatisi sotto il fascismo vi trascrivo di seguito una lirica di
Teresio Olivelli (1916-1945), militante cattolico nella Resistenza
italiana dopo aver aderito in gioventù al fascismo mussoliniano. Egli è stato
proclamato beato lo scorso anno dalla Chiesa cattolica e quindi
portato ad esempio per i fedeli.
La
Preghiera del Ribelle
di Teresio Olivelli e Carlo Bianchi
Signore,
che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce segno di contraddizione,
che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito contro le perfidie e gli
interessi dominanti, la sordità inerte della massa,
a noi, oppressi da un giogo numeroso e crudele che in noi e prima di noi ha
calpestato Te fonte di libera vita,
dà la forza della ribellione.
Dio che sei
Verità e Libertà, facci liberi e intensi:
alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà, moltiplica le nostre
forze, vestici della Tua armatura.
Noi ti
preghiamo, Signore.
Tu che
fosti respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocifisso, nell'ora delle
tenebre ci sostenti la Tua vittoria: sii nell'indigenza viatico, nel pericolo
sostegno, conforto nell'amarezza.
Quanto piú
s'addensa e incupisce l'avversario, facci limpidi e diritti.
Nella
tortura serra le nostre labbra.
Spezzaci,
non lasciarci piegare.
Se cadremo
fa' che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti
a crescere al mondo giustizia e carità.
Tu che
dicesti: ``Io sono la resurrezione e la vita'' rendi nel dolore all'Italia una
vita generosa e severa.
Liberaci
dalla tentazione degli affetti: veglia Tu sulle nostre famiglie.
Sui monti
ventosi e nelle catacombe della città, dal fondo delle prigioni, noi Ti
preghiamo: sia in noi la pace che Tu solo sai dare.
Signore della
pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la
preghiera di noi ribelli per amore.
Mario
Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli.
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April 25
It’s
the eve of the civil holiday on April 25th and, as in previous years, in Italy
it is discussed whether it still makes sense to celebrate it.
In my neighborhood in Rome, I hear a
little superficial talk about people from around me, even older people, who had
time to experience Italian fascism and the last world war as children or young
people.
It might be useful to inform
yourself, update yourself, check the validity of your beliefs. It can be done,
for example, through two books that are quickly available in e-books: by Emilio
Gentile, Fascismo. Storia e
interpretazione - Fascism. History and interpretation, and by Francesco
Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone. Le
idiozie che continuano a circolare sul fascismo - Mussolini has also done good things. The
idiocies that continue to circulate about fascism.
Briefly: on April 25, 1945, in Milan, the
CLNAI High Italian National Liberation Committee gave the general insurrection
order, the city fell into the hands of the partisan armed forces and Benito
Mussolini, among the founders and then absolute leader, Duce (=Guide), of Italian
fascism, abandoned power and began an attempt to escape.However, the war in Italy ended only on 2 May 1945 with the entry into force of the ceasefire following the signing, in Caserta, on 29 April 2015, of the surrender of the German occupying armed forces, represented by Colonel Viktor von Schweinitz and the major Eugen Wenner, who also represented the fascist Italian Social Republic by proxy of his National Defense Minister Rodolfo Graziani.Benito Mussolini was captured by the partisan forces on April 27, 1945 and
executed the following day in execution of a CLNAI order. He had been head of
the Government of the Kingdom of Italy from 31 October 1922 to 25 July 1943. He
later founded, in the part of Italy occupied by the German armed forces,
initially in central and northern Italy, and subsequently only in Northern
Italy, the Republic Sociale Italiana, of which he had been head of the
Government from 23 September 1943 to 25 April 1945. During his regime, on 11 February 1929, pacification agreements were concluded between the Kingdom of
Italy and the Roman Papacy, the Lateran Pacts, which they put an end to the
political controversy that began with the military conquest of Rome by the
Kingdom of Italy, on September 20, 1870, and the suppression of the Papal
State, or State of the Church, the territorial kingdom of the Popes in central
Italy. Following these agreements, in 1931, with the encyclical Forty years have passed- Quadragesimo Anno, the Papacy
ordered Catholics to collaborate with fascist social institutions. Read it, to
believe.
April
25 is therefore the celebration of the end of the Mussolini fascist regime,
lived as Liberation by its opponents, including those, among Catholics, who had
not shared the Papacy's compromise with that regime.
I received the vivid
memory of fascism from my parents, who belonged to that youth who, born between
1914 and 1930, was educated in the school of fascism, after the Gentile reform
of 1923, and in the fascist youth institutions for the youngest up to the
university students, which then became the backbone of the Italian historical resistance
and was also one of the main architects of the new People's Democratic
Republic. My parents were both Catholics of Catholic Action: from 1931 they
suffered the influence of the compromise of the Roman Papacy with Mussolini
fascism, reported by the mentioned Encyclical ll Quarantennale - Quadragesimo
anno of 1931. Today on certain passages of that document, like those in which
he applauded the anti-socialist repression, he skips over casually, but it is
good to remember it truthfully.
Well, for that generation of young
people, anti-fascism was generally a strenuous cultural conquest, requiring an
important change in mentality. In their biographies we often find them among
the fascist university students, to participate in the cultural initiatives of
the regime, and we are scandalized by them. He discussed, for example, the
journalist and writer Giorgio Bocca in some of his texts that I found very
enlightening.
For
the Catholics it was also a question of questioning the orientation of the
Papacy and at the time it was not easy, and it was also rather risky from a
religious point of view. In fact, there was still a sacral conception of the
Papacy, which no longer exists today. Only since 1939, with the new Pope
Pacelli and the influence of Giovanni Battista Montini at the Secretariat of
State of the Holy See, was the go-ahead for democratic processes. But at that
time, in Italy, the formation work of a new Catholic-democratic ruling class
was already at a very advanced stage and had been carried out in Catholic
university and post-university associations in the shadow of the limited
autonomy guaranteed by the Lateran Concordat of 1929, part of the Lateran
Pacts. In 1941 it was enough therefore that the Pope commissioned a new
democratic state, and even a new European and world order, from the Italian
Catholic laity, and everything was done rather quickly. The first democratic
constitution drafted in that environment dates back to July 1943. A project
whose implementation had the last spectacular demonstration in the 90s with the
enlargement of the European Union to about one hundred million Eastern
Europeans, recently released from the political experience of Stalinist
communism, bitter enemies only a few years earlier. At that stage the political
action of the Christian Democrat Helmut Kohl was central. Past things, though.
Now that influence is at the minimum historical levels.
Emilio Gentile, in a series of
recent interventions, and in particular in the very recent book Who is fascist - Chi è fascista, also
published in e-books, has set out to point out the differences between
historical Italian fascism and current ideologies of sovereignty.
Italian
historical fascism, the matrix of other contemporary European fascisms, was
born from the extreme mass violence of the First World War. At the center of
his political ideology was the idea of militia. Italian society appeared, as
today, disjointed, incapable of solidarity, undermined by individual and group
selfishness. It was wanted to force it into unity by making it a population of
soldiers and, therefore, dragging it into war. From the beginning Italian
fascism was extremely violent and aimed to lead Italy into war. The law of war
was to be the law of all. The war did not mean, from the point of view of the
militia, only to kill, but also to put one's life at risk. The good of the
individual was not separable from that of the nation. If it was necessary for
the good of the nation, the individual had to accept to sacrifice himself, but,
first of all, he had to sacrifice his freedom of choice and conscience. As in
war, the decisions had to be taken by a single absolute leader, a demiurge,
unquestionable, charismatic, whose authority was not derived from democratic
procedures and could not be revoked by them. It was confided that a popular
mass thought as rather large, like that of the Italian people, uniting and
agreeing to sacrifice itself under the command of a demiurge, would have
prevailed over the other peoples and would have been able to predate them,
first of all to prey on their territory, forming an empire . We also thought of
an ethnic and cultural superiority of the Italians, supported by the imperial
past of their ancient ancestors: Italian fascism was racist from the beginning.
At a retrospective glance, an ideology, that of Italian fascism, rather
provincial, as indeed Mussolini himself appears to us today: a glance at Italy
depicted on the globe, a quotation mark in a land so much bigger, could easily
have convinced the vanity of certain claims. But, in an environment that is
culturally closed in itself, ideologically armored, certain dreams of glory
could actually succeed. The ethics of selfless sacrifice also somehow
corresponded to the Catholic religious one. Why not be a militant in the
service of a great idea of civilization?
Where
did the ransom begin? There were various biographical paths. There was the
socialist one, the liberal one and the Catholic one. The latter found
nourishment in the cultural opening towards new philosophies that came from
France and framed the events in progress in a crisis of civilization that would
soon led, inevitably, to a new order. This mass process developed among
Catholics, progressively, from the 1930s and especially in the early 1940s,
while, as far as I know, the socialist one, given the violence of the
repression that had struck that political part until 1943, and even later in
Northern Italy, it could only develop later, substantially only in the War of
Resistance ('43 / '45). Although the communists had considerable influence in
it, in the 1946 elections the socialists still prevailed over them, but only
slightly. In the political elections of 1921, the last free elections, the
Socialists had instead obtained almost 25% of the votes and the Communists only
about 5%. I can think that the increase in the electoral consensus of the
Communists, in the world of Italian socialism, largely linked to the experience
of the war of Resistance, and therefore to the combatants in particular, has
depended on the change of mentality of that youth I mentioned, formed during
the years of fascism.
Even
in a context of largely fascist Catholic Action, the Catholic university and
post-graduate students who grew up under the teaching of Giovanni Battista
Montini were convinced that the world in which they had been educated and that
was launching them into the war was about to end and that it was necessary to
commit oneself to build a new one. The Catholic cultural milieu had opened a
gap in the isolation created by the fascist regime, allowing for a realistic
look at reality. Something analogous, once the possibility of a free
circulation of ideas returned, from July 1943, I think it happened also in a
socialist environment, on which the Soviet experience, which was largely
credited in particular in the war on Nazism and to the other European fascisms.
An important difference was
between the two experiences of maturation of a change of mentality, that of
Catholic youth and that of socialist youth. In the ideology of the first, the
political aspiration to peace quickly gained an important place, which stands
out in the Papal radio messages broadcast between 1939 and 1945, which led to
the radical renewal of Catholic social thought. The process of European
unification was guided by the Christian Democrats essentially as the
construction of a new peaceful order. And peace was, until today. It was the
prospect of this new peace order that I believe was subsequently the origin of
the electoral affirmation in the elections of the '48 of the Christian
Democrats, the new democratic political formation created in 1942 in the line
of the new social doctrine.
What
was dissatisfied with fascism in those young people of the 14th and 30th
grades? Basically it was Mussolini himself, who most of them regarded as a true
father. In the European dynamics that developed in the 1930s his figure
appeared increasingly inadequate. But there was also the increasingly marked
provincialism of the political class that surrounded it. Moreover, born as a movement
that idealized youth and young people, and the renewal they brought and
represented, fascism bureaucratized itself becoming a conservative force,
reserving more and more its wars only to the young classes, in particular to
those of the people, and therefore the risk of life, and to its own
nomenclature, to its hierarchs how the greater benefits were defined. A dynamic
that progressively also struck communist regimes around the world.
In our
times the idea of politics as a militia is very far from our people. Maybe
you agree to kill, but never ever to be killed. He is a soldier by profession,
as is the case for mercenaries, not for some nationalist ideology for which to
sacrifice himself. We expect more for Italians not because of some of their
ethnic or cultural superiority, but simply because they were there before,
without considering that historically this has never really been considered a
good reason. And yet something of fascism seems to permeate the sovereign
ideology, in particular under the form of clerical-fascism, through which, for
example, a certain male-dominated and authoritarian conception of the family
continued to us, which today no longer has any qualms about propagandize.
Fundamentally, the ideology of sovereignty is still instrumentally seeking
clerical support, but in Catholic circles it is unable to obtain it for various
reasons and, above all, for the development of social doctrine on peace, very
much linked to the idea that social justice leads to peace global level.
Sovereignists generally show little familiarity with contemporary Christian
theology and practice. Even more distant they naturally appear from every form
of socialism, which is generally based on the conviction of the equal dignity
of peoples and on that which is not the right way the choice to stay on the
side of the exploiters of the peoples, even if only because one is among those
who were there before. In the social egoism that permeates their ideology, the
sovranisti are also very distant from the historical fascism, Mussolini. Finally,
the current ideologies of sovereignty aim
to close down in defense, in particular from every ethnic group of foreigners,
while Mussolini's fascism aimed at the expansion of war between foreign peoples,
in particular with the conquest of an empire in the Balkans and in Africa.
In
this new context, celebrating April 25th can be useful for triggering a new
mentality change based on the realistic consideration of a crisis of
civilization, very obvious to those who have eyes to see, in reflection on the
past and on our present and in dialogue. . Certain orientations must be fought
in oneself before being outside oneself, in others. Let we learn, therefore, to recognize the fascism that we still carry within us and put it in question before the court of our conscience.
An
objection to certain tendencies that somehow recognize in historical fascism
its own precursor, is that we will not survive by closing ourselves in small
countries, because the world is so interconnected and humanity so numerous that
isolationism will make them collapse. The conditions for a new general war will
then be recreated, to which few, in today's more developed world, and in
particular among Italians, are really willing. And in fact, although the situation
in Libya would certainly have led to our military intervention in the time of
historical fascism, we do not engage in that war, preferring, like other
European states, to intervene in a second-line position, ready to just unhook
things get hurt. But far more serious and more serious war conditions because
for the obligations that derive from the NATO agreements it will be more
difficult to escape them, they are being created on the eastern borders of the
European Union, and in today's Ukraine we have the example of what end let the
little ones (relatively small, of course, because Ukraine is actually a rather
large state, but not enough) when they are alone in front of the giants.
European integration does not seem to have any real alternatives, but there has
not been enough popular training on this subject, taking certain things for
granted, which are no longer the case, after more than ten years of persistent
economic recession, aggravated by the growing hostility of a historic ally of
European democracies, the United States of America, under the Trump presidency.
To
give an emotional sensation of that path of change of mentality of young people
formed under fascism, I transcribe later a lyric by Teresio Olivelli
(1916-1945), a Catholic militant in the Italian Resistance after having joined
Mussolini's fascism in his youth. He was proclaimed blessed last year by the
Catholic Church and then brought as an example for the faithful.
The Rebel Prayer
by Teresio
Olivelli and Carlo Bianchi
Lord, that among
men you preached Your Cross sign of contradiction,
that you preached
and suffered the revolt of the spirit against wickedness and dominant
interests, the inert deafness of the mass,
to us, oppressed
by a numerous and cruel yoke that in us and before us has trodden the source of
free life,
gives the strength
of rebellion.
God that you are
Truth and Freedom, make us free and intense:
breath in our
purpose, strain our will, multiply our strength, dress us with Your armor.
We pray to you,
Lord.
You who were
rejected, reviled, betrayed, persecuted, crucified, in the hour of darkness
Your victory sustains us: be in the indigent viaticum, in the danger support,
comfort in bitterness.
The more thickens
and darkens the opponent, clear and straight faces.
He tortures our
lips in torture.
Break us, don't
let us bend.
If we fall, let
our blood join with Your innocent and that of our Deads, to increase justice
and charity in the world.
You who said:
"I am the resurrection and life" make us a generous and severe life
in Italy.
Free us from the
temptation of affections: You watch over our families.
On the windy
mountains and in the catacombs of the city, from the depths of the prisons, we
pray You: may we be in the peace that You alone can give.
Lord of peace and
of armies, Lord who brings the sword and joy, listen to the prayer of us rebels
for love.
Mario Ardigò -
Catholic Action in the Catholic parish of San Clemente Pope - Rome, Monte
Sacro, Valli district