Azione Cattolica – F.A.Q.
(domande più frequenti)
(le risposte alle F.A.Q. che seguono sono frutto di una elaborazione
fatta da Mario Ardigò, sulla base di quello che pensa di aver capito
dell’Azione Cattolica. Non esprimono necessariamente il pensiero dei vertici
associativi, né rappresentano un’interpretazione autentica dell’ideologia
associativa – I lettori sono quindi invitati a verificarne personalmente la correttezza e fedeltà e a far pervenire
eventuali rettifiche o integrazioni all’account <marioardigo@yahoo.com>;
di esse si darà atto nel blog)
L’Azione Cattolica è fatta per persone di ogni età, fin dai piccolissimi (3-5 anni). Sono state
elaborate proposte di impegno per tutti. Il centro nazionale e quelli diocesani
supportano il lavoro dei gruppi parrocchiali. La struttura dell’Azione
Cattolica è democratica e la sua azione si avvale del contributo di tutti.
L’Azione Cattolica (AC)
ha fatto dell’attuazione dei principi del Concilio Vaticano 2° il suo
principale settore di lavoro collettivo. Ora è anche fortemente impegnata nella
presa di coscienza, nello sviluppo e nell’attuazione pratica dei nuovi principi
della dottrina sociale contenuti nel magistero del papa Francesco e, in
particolare, nell’esortazione apostolica La
gioia del Vangelo e nell’enciclica Laudato si’.
Nella
nostra parrocchia sono state realizzate importanti innovazioni in AC. E’
iniziato, in particolare, di iniziare le attività di un gruppo ACR, l’Azione
Cattolica Ragazzi. Le riunioni infrasettimanali del gruppo adulti/adultissimi sono riprese a ottobre. Il gruppo
parrocchiale di AC anima la messa domenicale delle ore nove. Ci proponiamo di
coinvolgere maggiormente gli adulti della fascia 30/50 anni della
parrocchia, per appassionarli al lavoro che si fa in AC e come AC. Questo
richiede, innanzi di informarli sull’AC, per far capire ciò che le è
caratteristico.
Propongo di seguito alcune risposte alle domande che più frequentemente
vengono poste in materia di Azione Cattolica.
Ulteriori informazioni sulla struttura,
finalità, metodo e progetti dell’Azione Cattolica possono trovarsi sul sito
dell’Azione Cattolica nazionale
http://azionecattolica.it/
e diocesana
http://www.acroma.it/
L’impegno dei laici di fede in Azione
Cattolica è corale, dalla vita di tutti si impara e tutti possono contribuire a
renderlo più efficace e bello. Con le parole del motto di un jamboree,
il grande raduno annuale degli scout, di tanti anni fa: “Di più saremo
insieme, più gioia ci sarà”.
L’impegno in Azione Cattolica è
vita sociale di fede nella libertà.
Chi decidesse di avvicinarci
per aderire, non pensi di trovare le cose già fatte, di salire su un treno in
corsa e di sedersi da passeggero facendosi trasportare. Di potersi limitare a
seguire un qualche metodo per il quale esista un manuale dettagliato di
istruzioni. Si tratta, di anno in anno, di costruire una nuova casa, di ideare e
attuare nuovi progetti di impegno. In particolare nel clima di rinnovamento che
si vive nella Chiesa italiana, si tratta sempre, in fondo, di ripartire.
Del resto quella della
rifondazione dovrebbe caratterizzare la nostra esperienza religiosa, nella
quale ci è anticipato che tutte le cose saranno fatte nuove. Non
viviamo in un museo, che ci si possa limitare a spolverare di tanto in tanto.
L’Azione Cattolica vive nel quartiere Valli di Roma,
come dice il titolo di questo blog: AC-VIVE-A-ROMA-VALLI!
1. L’Azione Cattolica è Chiesa cattolica?
L’Azione Cattolica è una delle
associazioni di laici inserite nell’organizzazione della Chiesa cattolica italiana.
Il suo statuto è approvato dal Consiglio
Episcopale Permanente della Conferenza
Episcopale Italiana. Vi sono diverse altre associazioni che hanno analoghe
caratteristiche di particolare legame con l’organizzazione della Chiesa
cattolica italiana.
2. Chi è il laico?
Il laico è il fedele cattolico che non è né
diacono, né prete, né vescovo (vale a dire membro dell’ordine sacro) e che non appartiene a un ordine religioso o a una
congregazione religiosa (che non è, ad esempio, frate o suora; monaco o monaca)
(si veda la definizione che del termine laico
si dà nella Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II Lumen Gentium, al n. 31).
3. Per essere un fedele cattolico
laico è indispensabile aderire all’Azione Cattolica?
No.
4. Se un fedele cattolico laico
ha già aderito ad un altro gruppo religioso laicale o ha il proposito di farlo,
può associarsi all’Azione Cattolica?
Sì. L’adesione all’Azione Cattolica non è esclusiva. Si può far parte di altri gruppi
laicali.
5. L’Azione Cattolica è un gruppo di
spiritualità?
No. Ciò che caratterizza l’Azione Cattolica non è un particolare tipo di spiritualità, anche se i
gruppi locali e le altre articolazioni associative esprimono anche una vita
spirituale. Ciascun associato manifesta poi la propria, liberamente scelta.
Alla vita associativa partecipano i Sacerdoti Assistenti per contribuire ad
alimentare la vita spirituale e il senso apostolico.
6. L’Azione Cattolica è un gruppo
di preghiera?
No, anche se nelle riunioni
associative vi sono momenti di preghiera.
7.L’Azione Cattolica è un gruppo
di approfondimento biblico?
No, anche se associandosi ci si
impegna ad approfondire le tematiche bibliche.
8. L’Azione Cattolica è un gruppo
di approfondimento culturale?
No, anche se associandosi ci si
impegna a conoscere e capire di più del mondo in cui si vive.
9. L’Azione Cattolica è un gruppo
per il catecumenato?
No. La conversione, il catechismo
per il Battesimo e il Battesimo sono
dati per presupposti. In ogni parrocchia dovrebbe essere costituita
un’organizzazione specifica per queste esigenze.
10. L’Azione Cattolica è un
gruppo per il catechismo?
No, anche se associandosi ci si
impegna ad approfondire le verità di fede. In ogni parrocchia dovrebbe essere
costituita un’organizzazione che si occupa specificamente del catechismo, per i
fedeli di tutte le età.
11. L’Azione Cattolica è un
gruppo di propaganda religiosa?
No. Essa infatti vuole stabilire
con i propri interlocutori una relazione molto più profonda.
12. L’Azione Cattolica è un
gruppo che lavora per il proselitismo religioso o associativo?
L’Azione Cattolica è certamente impegnata, in diretta collaborazione
con il Papa e i vescovi, a far conoscere il Vangelo, ad esporre le verità di
fede, a far comprendere gli ideali religiosi cristiani, a presentare correttamente
il fine e l’azione della Chiesa nel mondo e il significato della sua liturgia,
a raggiungere gli altri nel loro bisogno di religiosità, ad aiutare tutti a
migliorarsi secondo la fede professata
e, in particolare, a capire come fare per meglio favorire l’accettazione nel
mondo di quegli ideali. Ma il proselitismo religioso o associativo, l’obiettivo
di “far numero”, di “distribuire tessere”, non è tra le sue finalità dirette, anche se il
riavvicinamento alla vita della parrocchia e adesioni associative possono
effettivamente conseguire dalle sue attività.
13.L’impegno degli associati
all’Azione Cattolica parrocchiale è principalmente in parrocchia?
L’Azione Cattolica ha come primo impegno la
presenza e il servizio nella Chiesa locale, quindi anche nella parrocchia.
Tuttavia, in quanto associazione di laici, in essa è fondamentale l’impegno
nella società civile, luogo privilegiato dell’azione laicale, per favorire
l’affermazione dei valori religiosi.
14. Associandosi all’Azione
Cattolica si è sottoposti ad un giudizio sulla propria vita?
No.
15. L’adesione all’Azione
Cattolica richiede un cambiamento di vita?
No. L’associazione si ritiene
arricchita dai doni che le provengono dalle diverse condizioni ed esperienze di
quanti partecipano alla sua vita.
16. L’adesione all’Azione
Cattolica comporta particolari pratiche religiose?
No.
17. L’adesione all’Azione
Cattolica comporta particolari pratiche
di vita, oltre quelle raccomandate a tutti i fedeli laici?
No.
18. L’adesione all’Azione
Cattolica richiede un particolare livello culturale o scolastico?
No.
19. L’adesione all’Azione
Cattolica si sviluppa per gradi iniziatici, vale a dire da livelli inferiori a
livelli superiori di perfezione?
No. Si è membri a pieno titolo
fin dal primo giorno e fin quando si vuole.
20. Per chi è l’Azione Cattolica?
L’Azione Cattolica è per tutti i fedeli laici cattolici e di tutti i fedeli laici cattolici.
21. L’Azione Cattolica risolve i
problemi personali degli associati?
Gli associati si impegnano
anche a favorire la comunione fra di loro, quindi anche all’aiuto reciproco, ma
non è detto che dall’associarsi in Azione
Cattolica derivi la soluzione dei propri problemi personali. Non farei quindi molto affidamento su questo
aspetto.
22. L’Azione Cattolica risolve,
in particolare, i problemi affettivi o di socialità?
Può accadere. Ma non è scontato che accada.
Non vi farei molto affidamento.
23. Le persone che, associandosi,
si spendono per le finalità dell’Azione Cattolica devono aspettarsi
riconoscimenti o corrispettivi, anche solo morali o affettivi?
No. Ci si associa perché si sente
bisogno di agire in gruppo in relazione a certi obiettivi che si pensa di non
poter raggiungere individualmente. Ma, come tutte le esperienze sociali umane,
anche quella nei gruppi di Azione Cattolica finisce in genere per deludere certe alte aspettative, almeno
sotto il profilo umano. Solo alla lunga e considerandola complessivamente,
specialmente verso la fine di una vita, se ne può essere in fondo soddisfatti,
soprattutto se la si considera con
sguardo soprannaturale, andando contro le apparenze, in spirito evangelico.
24. Chi comanda in Azione
Cattolica?
L’Azione Cattolica è retta su basi democratiche. Tuttavia i suoi presidenti, a tutti i livelli
(nazionale, diocesano, locale) sono nominati dall’autorità ecclesiastica, su
proposta dei rispettivi consigli. A livello della parrocchia, l’Azione Cattolica è presente con un’associazione parrocchiale, che è
un’articolazione di quella diocesana. Gli organi dell’associazione parrocchiale
di Azione Cattolica sono: l’assemblea
parrocchiale (programma la vita associativa e verifica l’attuazione del
programma; elegge il consiglio parrocchiale); il consiglio parrocchiale (promuove lo sviluppo della vita associativa
secondo le linee del programma approvato dall’assemblea; assicura la presenza
dell’associazione nelle strutture di partecipazione ecclesiale; mantiene i
rapporti di amichevole collaborazione con le gli altri gruppi della parrocchia;
propone al parroco la nomina del presidente parrocchiale); il/la presidente parrocchiale (nominato/a dal
parroco, sentito il vescovo ausiliare territorialmente competente - promuove e coordina l’attività del
consiglio parrocchiale; convoca e presiede l’assemblea parrocchiale; insieme al
consiglio tiene costanti rapporti con il parroco; si fa garante degli
amichevoli rapporti con l’associazione diocesana; rappresenta l’associazione
parrocchiale).
25. Ma, insomma, quali sono le
caratteristiche per le quali l’Azione Cattolica si differenzia da altri gruppi
laicali?
Non è né facile né semplice rispondere a
questa domanda. Bisogna considerare non solo gli statuti associativi, ma anche
la storia dell’Azione Cattolica italiana.
E, per quanto riguarda gli statuti associativi, bisogna saper intendere bene il
sofisticato gergo teologico con cui sono
stati scritti.
Nello statuto nazionale (articoli 1 e 2) è
scritto che l’Azione Cattolica è
fatta di laici che si impegnano liberamente,
per impregnare dello spirito evangelico
le varie comunità e i vari ambienti. Più avanti (art.3) è scritto che gli
associati si impegnano in particolare anche ad informare dello spirito cristiano le scelte da loro compiute con
propria responsabilità personale, nell’ambito delle realtà temporali (cioè,
traducendo dal gergo teologico, nella società civile). E, ancora, (art.11) che quella in Azione Cattolica è
un’esperienza popolare e democratica. Essa poi è presentata come rivolta alla crescita della comunità
cristiana e si dice animata dalla tensione verso l’unità, da costruire partendo da diverse
esperienze e condizioni di vita. Nell’Atto
Normativo Diocesano della Diocesi di
Roma è scritto che l’esperienza in Azione
Cattolica è una palestra di democrazia e di responsabilità civile.
La storia. Dalla fine del Settecento
cominciano a diffondersi e ad essere attuati, a partire dall’Europa, ideali
democratici di organizzazione sociale. Si produce una profonda e tragica
frattura tra l’organizzazione di vertice della Chiesa cattolica, espressa dal
clero, e i movimenti democratici. Essa attraversa i popoli evangelizzati. In
Italia si complica per l’interferenza del potere temporale dei Papi con la
questione dell’unità nazionale. L’esperienza storica dell’Azione Cattolica è stata la
manifestazione di vari tentativi di
realizzare, senza rompere l’unità ecclesiale, una partecipazione di popolo alla missione
della Chiesa attuata con maggiore responsabilità laicale e secondo criteri di
non esclusiva soggezione gerarchica, sia ideale e programmatica che pratica,
almeno nelle cose che riguardano l’organizzazione della società civile. In ciò
consiste appunto la sua tendenziale democraticità.
L’impegno nel sociale è venuto poi assumendo anche il significato di un tentativo di comporre la
plurisecolare diffidenza dei vertici ecclesiali, e quindi anche della teologia
ritenuta ortodossa dall’autorità, verso le acquisizioni delle scienze
contemporanee, sia naturali che umane. Infine, dal punto di vista politico,
quello di mediare per giungere al superamento del risentimento storico del
papato per la perdita del potere temporale in Italia e della storica
indifferenza dei vertici ecclesiali verso i regimi politici democratici
rispetto a quelli non democratici o addirittura antidemocratici (venuta meno
solo nel 1944 con il radiomessaggio natalizio del Papa Pio XII, mentre ancora
agli inizi del secolo il Papa allora regnante aveva condannato l’idea di una
democrazia cristiana). Con ciò è
chiaro che si è trattato di un’azione che ha riguardato non solo la società
civile, ma anche la stessa Chiesa. Essa si inquadra in un movimento storico di
pensiero e di azione i cui ideali hanno trovato ampia espressione nei documenti
del Concilio Vaticano II (svoltosi a Roma, nella Città del Vaticano, dal 1962
al 1965). A partire da tale evento l’Azione Cattolica, sotto la presidenza di
Vittorio Bachelet, ha fatto della piena attuazione, nella Chiesa e nel mondo,
dei principi stabiliti da Concilio Vaticano II
uno dei suoi principali obiettivi.
26. Vediamo che attualmente
nel gruppo di Azione Cattolica in San Clemente Papa prevalgono numericamente
gli elementi più anziani. Perché?
Il gruppo si trova in una fase di passaggio.
In realtà è composto da persone di diverse età, dai vent'anni ai novanta. E'
portatore di una tradizione culturale importante che deve passare da una
generazione all'altra: questo è il lavoro che attualmente è in corso. Nei
decenni passati l'attenzione del laicato si è forse concentrata su altri temi,
ritenuti più urgenti, e su altre esperienze religiose. Oggi dai vescovi
italiani viene un rinnovato appello ai laici cattolici per un impegno che
corrisponde a quello tipico di Azione Cattolica.
La partecipazione alla riunione del martedì
alle cinque del pomeriggio può risultare difficoltosa a chi lavora e si deve
occupare di figli ancora bambini o molto giovani. Ci sono altre modalità per
tenersi in contatto. I più giovani possono pensare a incontri a loro
specificamente dedicati. E' importante tuttavia mantenere un'occasione
periodica di incontro per tutti gli associati, appunto per favorire il passare
di una tradizione di generazione in generazione. Nell'organizzazione nazionale
e diocesana dell'Azione Cattolica vi sono settori distinti per le varie età e
condizioni della vita. Tuttavia il lavoro che si fa parte dall'idea che c'è un
unico popolo che attraversa la storia
dell'umanità.
27. Che fa l’Azione Cattolica per la parrocchia?
L’Azione Cattolica opera principalmente nella
società del suo tempo, come un fermento, come il lievito in un impasto. Di
questa società fa parte anche la parrocchia.
Due sono i campi in cui un gruppo di Azione Cattolica parrocchiale può
dare un proprio caratteristico contributo: l’approfondimento dei temi del
Concilio Vaticano 2° e la pratica della democrazia nella vita di fede. Questo
può servire per fare spazio agli altri, per aprirsi agli altri, per convivere
serenamente con il pluralismo della società del nostro tempo, che si riflette
anche nelle nostre collettività religiose. L’esperienza dell’Azione Cattolica
nacque nell’Ottocento proprio con queste finalità, scegliendo una strada
diversa da quella dell’intransigentismo dell’epoca, della dura opposizione contro ogni
moto di progresso sociale: oggi si direbbe del fondamentalismo. Essa si propose di far uscire le collettività
religiose da una condizione di arretratezza culturale, sociale e politica e di
separatezza dal contesto nazionale. Un impegno che appare sempre attuale.
Infatti è sempre viva in religione la tentazione di bastare a se stessi, la
paura di perdersi in un contesto in cui ogni opzione di vita ha lo stesso
valore e vengono a mancare solide fondamenta. In realtà si tratta di
ricostruire pazientemente, di epoca in epoca, le città degli esseri umani, secondo l’auspico di Giuseppe Lazzati,
dove essi possano vivere liberi e felici. Senza una visione di fede è arduo
riuscirci, anche se storicamente le religioni sono state anche fonte di
oppressione e di infelicità. Eppure l’era delle democrazie contemporanee si
apre, nel nord America di fine Settecento, con rivoluzionari che affermano
solennemente che tutti gli uomini sono “creati” uguali e per questo hanno diritto alla ricerca della
felicità: ecco la fede religiosa che libera. Lo ha ricordato papa Francesco nel
suo viaggio negli Stati Uniti d’America
del 2017.
Per chi vi volesse approfondire segnalo i
seguenti link:
Statuto AC Nazionale:
http://www.acroma.it/sites/default/files/allegati/1/statuto%20AC.pdf
Atto normativo diocesano:
http://www.acroma.it/sites/default/files/allegati/1/Atto%20Normativo%20Diocesi%20di%20Roma.pdf
Mario Ardigò – Azione Cattolica
in San Clemente Papa – Roma, Monte Sacro, Valli