Catechesi civile
Nel 2016 l’Azione Cattolica Ragazzi organizzò un movimento tra i suoi
aderenti, dall’età di 3 anni a 14 anni, per imparare e mettere in pratica la
dottrina sociale, sostanzialmente progettando azioni politiche, ad esempio la
gestione di un Comune. All’incontro finale, qui a Roma, venne invitata anche la
Sindaca della nostra città, che però non poté venire.
Si prese come riferimento l’esortazione apostolica La gioia del Vangelo - Evangelii Gaudium. Ecco come venne presentata l’iniziativa:
« La Chiesa
italiana si è sempre interrogata e si lascia ogni giorno interrogare molto
dalle sfide dell’annuncio di fede nel mondo, e la Dottrina Sociale della Chiesa
è proprio il frutto di una riflessione orientata a leggere il progetto di Dio
nella società, nella cultura, nell’economia, nelle nostre vite.
Gli ambienti quotidianamente abitati, come la
famiglia, l’educazione, la scuola, il creato, la città, il lavoro, i poveri e
gli emarginati, l’universo digitale e la rete, sono diventati per tutti noi quelle
“periferie esistenziali” che s’impongono
all’attenzione della Chiesa italiana quale priorità in cui operare il
discernimento e vivere la missione.
L’Azione
Cattolica anche oggi sceglie di fare sue le istanze e le intuizioni profetiche
che coglie camminando e stando con la gente alla luce del Vangelo e delle
parole del Magistero. È per questo che, in questo tempo così ricco ed
entusiasmante, non possiamo non accogliere nuovamente il rinnovato invito che
Papa Francesco ha
rivolto alla Chiesa Italiana durante il
Convegno di Firenze . Il Santo Padre ci ha, infatti, detto che : «In ogni
comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione,
in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della
Evangelii Gaudium, per trarre da essa
criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o
quattro priorità che avrete individuato in questo convegno. Sono sicuro della
vostra capacità di mettervi in movimento creativo per concretizzare questo
studio. Ne sono sicuro perché siete una Chiesa adulta, antichissima nella fede,
solida nelle radici e ampia nei frutti. Perciò siate creativi nell’esprimere quel
genio che i vostri grandi, da Dante a Michelangelo, hanno espresso in maniera
ineguagliabile. Credete al genio del cristianesimo italiano, che non è
patrimonio né di singoli né di una élite, ma della comunità, del popolo di
questo straordinario Paese».
(PAPA FRANCESCO, Incontro con i rappresentanti del
V Convegno Nazionale
della Chiesa Italiana, Cattedrale di Santa Maria
del Fiore, Firenze,
Martedì 10 novembre 2015)
Abbiamo così pensato che sarebbe stato bello
e importante per la vita delle nostre comunità ecclesiali e civili che anche i
più piccoli, i bambini e i ragazzi dell’Acr potessero avere spazi e luoghi per potersi
lasciare interpellare “a loro misura”
dalle intuizioni che Papa Francesco ha scritto nell’Esortazione apostolica, e
che stanno tracciando il cammino delle nostre Chiese locali e della nostra Associazione.
Desideriamo infatti che anche loro possano, non solo guardare con occhi grati
le loro comunità e accoglierne bellezza, ma possano anche vivere e fare
esperienza della Chiesa che sognaPapa Francesco, una Chiesa sempre “in uscita”
che vive la sua missione con e per il suo popolo.
In questo percorso abbiamo allora scelto di
lasciarci accompagnare da 5 espressioni dell’Evangelli Gaudium, che crediamo
possano illuminare il cammino che i ragazzi vivranno in questo anno. Desideriamo
che in questi mesi, durante i quali si impegneranno a sperimentare la grandezza
della misericordia di Dio nel loro cammino ordinario, possano comprendere come,
a partire dalla famiglia, dalla cura del creato e dalla partecipazione alla
vita delle loro città, possano essere guidati dall’orizzonte e dallo stile che questi
verbi disegnano.
Prendere l’iniziativa, coinvolgersi,
accompagnare, fruttificare e festeggiare orientano
così l’itinerario che i bambini e i ragazzi dell’Acr vivranno e che li aiuterà
ad interrogarsi su come possono anche loro ogni giorno costruire una Chiesa
bella dove crescere sperimentando la bellezza di essere amati, e per questo
lasciarsi condurre dall'amore che non può non portare frutti di bene e di lode.
Infatti, come afferma Papa Francesco:
«La Chiesa “in
uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa,
che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e
festeggiano. “Primerear – prendere l’iniziativa”: vogliate scusarmi per
questo neologismo. La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha
preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr. 1Gv 4,10), e per questo
essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare
incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare
gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto
dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza
diffusiva.
Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa!
Come conseguenza, la Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi
discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti
agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: «Sarete beati se farete
questo» (Gv 13,17). La comunità evangelizzatrice
si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le
distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita
umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo.
Gli evangelizzatori
hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce. Quindi, la comunità
evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tutti i
suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe
attese e la sopportazione apostolica. L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed
evita di non tenere conto dei limiti. Fedele al dono del Signore, sa anche
“fruttificare”. La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché
il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a
causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo
al grano, non ha reazioni lamentose né allarmiste. Trova il modo per far sì che
la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova,
benché apparentemente siano imperfetti o incompiuti. Il discepolo sa offrire la
vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo, però
il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta
e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice. Infine, la comunità
evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni
piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione
gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far
progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza
della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e
fonte di un rinnovato impulso a donarsi».
(PAPA
FRANCESCO, Evangelii Gaudium, 24)»
Quella fu catechesi civile, quella che molto
raramente si fa nelle nostre parrocchie e che, invece, si dovrebbe fare, pena l’inutilità
della religione. Non ci si deve sorprendere, poi, se non la si fa, che i
ragazzi, avvicinandosi all’età adulta abbandonino la religione, e, seguitando,
con la religione, anche la fede, che della religione ha bisogno.
La
catechesi che si fa per i più giovani è, per ciò che ne so, di carattere
piuttosto intimistico. La religione, sostanzialmente, quando va bene, viene
presentata come medicina dell’anima,
e per questo scopo serve veramente a poco, perché la fede, quando le si dà via
libera, è sommovimento dell’anima,
cambia la gente e la spinge alle cose più strane. Quando va male, la
religione viene presentata come una gabbia etica, in particolare come un rigido
sistema di divieti sessuali, contro il quale giustamente i giovani si
ribellano.
Ad
alcuni la catechesi civile non sta bene perché, dicono, è fare politica, e hanno perfettamente ragione. Infatti serve per imparare a fare politica, che significa partecipare democraticamente al governo della società. E’ con la politica,
con l’associarsi per progettare una società migliore, che si cambia il mondo.
La politica è strumento del pensiero sociale ispirato ai valori della fede, del quale fa parte anche la
dottrina sociale, quella sua versione che viene diffusa dal Magistero come
prescrizione di doveri religiosi. Infatti la dottrina sociale è teologia:
spiega quindi qualcosa che è molto importante per la fede. Non bastano i riti,
le liturgie. Occorre l’azione sociale. E’ così che la nostra fede ha cambiato
il mondo. In meglio o in peggio? In genere siamo stati poco portati all’autocritica.
In nome della nostra fede si sono fatte azioni sociali orrende. Si è iniziato a riconoscerlo francamente nel 2000,
durante il Grande Giubileo che si celebrò quell’anno, sotto la guida di san
Karol Wojtyla, che regnava in religione come Giovanni Paolo 2°. Ma non siamo
andati più in là. Certe cose ce le diciamo sottovoce tra gente che
approfondisce, non le proclamiamo al popolo.
L’Azione
Cattolica è stata costituita, per decreto pontificio, proprio per fare politica.
Di
solito si fissa la sua nascita al 1867, quando il conte Mario Fani di Viterbo e
Giovanni Acquaderni fondarono a Bologna la Gioventù
Cattolica italiana, il cui programma fu diffuso in pubblico il 4 gennaio 1868.
Si
era in epoca di durissimo scontro politico tra il Papato, il cui regno territoriale nell'Italia centrale era
minacciato dai moti nazionalistici italiani, e il Regno d’Italia, fondato nel
1861 sotto la monarchia cattolica dei Savoia, che di quei moti aveva preso la guida.
In
questo clima, nel 1866 a Bologna era stato in precedenza fondato un gruppo
denominato Associazione Cattolica
Italiana per la difesa della libertà della Chiesa in Italia. La nascita dell’associazione
venne consacrata da un breve del Pontefice nel quale ne vennero fissati gli
scopi. Era presieduta dall’avvocato Giulio Cesare Fangarezzi e tra suoi
fondatori aveva Giovanni Battista Casoni. Presto si ebbe la reazione delle
autorità di polizia italiane. Venne approvata, relatore Francesco Crispi, una
legge eccezionale che stabiliva il domicilio coatto per i sovversivi politici.
Fangarezzi dovette rifugiarsi in Svizzera e il Casoni dovette fuggire da
Bologna ed entrare in clandestinità, per sfuggire all’arresto. L’associazione
si sciolse. Giovanni Acquaderni era schedato come “paolotto” (che all'epoca era sinonimo di bigotto) e “clericale
reazionario” dalla polizia italiana. Erano considerati sovversivi politici perché, prima della fine del regno dei Papi a Roma, si opponevano al processo di unificazione nazionale, nell'interesse politico del Papato, e successivamente avrebbero voluto rompere l'unità nazionale restituendo al Papato il regno territoriale su Roma. Un reato politico molto grave.
Tuttavia
la nostra Azione Cattolica non nacque né nel 1866, né nel 1868, né è l’erede
dell’Opera dei Congressi, che organizzò grandi incontri dell’associazionismo cattolico
tra il 1874 e il 1904. Anzi, per così dire, nacque dalle ceneri del precedente
associazionismo, in particolare dallo scioglimento dell’Opera dei Congressi per
volontà del Pontefice, irritato per le correnti democratico-cristiane che in
essa si manifestavano sempre più vivacemente, nonostante la condanna formulata con l'enciclica Le gravi preoccupazioni sociali - Graves de Communi re diffusa nel 1901 dal papa Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13°, lo stesso della prima enciclica della moderna dottrina sociale, la Le Novità - Rerum Novarum, del 1891. La nostra Azione Cattolica fu
prefigurata nel 1905 dall’enciclica Il
fermo proposito del papa Giuseppe
Sarto, regnante in religione come Pio 10°, proclamato santo nel 1954, e costituita nel 1906 con l'approvazione dei suoi statuti da parte di quel medesimo Papa. Si era
nel periodo più buio della persecuzione antimodernista, l’ultima guerra di
religione intrapresa dalla Chiesa cattolica. Lo stesso Romolo Murri, prete, tra
gli ideatori di una ideologia democratico-cristiana, ne fece le spese, venendo
scomunicato nel 1909.
[Traggo le informazioni di cui sopra dal
libro di Gabriele De Rosa, Il movimento cattolico in Italia. Dalla
Restaurazione all’età giolittiana,
Laterza, 1979, consultabile solo in biblioteca, in quanto non più in
commercio].
La
missione politica dell’Azione Cattolica era chiaramente dimostrata dal fatto
che la nuova organizzazione comprendeva
una Unione elettorale, in un’epoca
nella quale, per altro, ai cattolici era vietato di partecipare alle elezione
politiche nazionali, quindi alla vita democratica del Regno d’Italia. Nel 1913
il divieto fu superato, in concomitanza con l’allargamento del suffragio
elettorale (comunque limitato ai cittadini uomini). Nel 1919 venne fondato, da
cattolici democratici di ideologia democristiana, il Partito popolare italiano
e venne sciolta l’Unione elettorale.
L’Azione
Cattolica venne costituita come strumento politico del Papato, come partito di
massa, per contrastare con la forza del numero la politica nazionalista e
liberale nel Regno d’Italia e sostenere le pretese territoriali del Papato, che
era stato spodestato nel 1870 dal suo piccolo regno territoriale con capitale
Roma. Tuttavia venne profondamente trasformata, rispetto alla missione delle
origini, dall’azione autonoma dei suoi aderenti, a cominciare da persone come
Giuseppe Toniolo e Armida Barelli. Fu una delle principali agenzie culturali
per la formazione del popolo alla democrazia, donne comprese, che poterono votare solo dal 1946. Questa azione venne
progressivamente limitata negli anni ’30, ai tempi della compromissione del
Papato con il regime fascista, per stabilizzare la conciliazione contrattata nel '29 con il Regno d’Italia, con i Patti Lateranensi, firmati nel palazzo
romano del Laterano da Benito Mussolini, per parte italiana quale Presidente
del Consiglio dei ministri, e dal
cardinale Pietro Gasparri, Segretario di Stato, in rappresentanza della Santa
Sede. Da quegli accordi venne a noi romani la Città del Vaticano, simulacro del
potere territoriale del Papato, con gli Svizzeri, i francobolli, le monete ecc.
Tuttavia, anche in quel triste decennio, il tirocinio alla democrazia continuò nelle organizzazioni intellettuali dell’Azione Cattolica, in particolare nella
FUCI (gli universitari cattolici) e nei Laureati Cattolici, ispirati da
Giovanni Battista Montini, uno dei principali artefici della democrazia
italiana, in particolare quale co-autore della serie di radiomessaggi pontifici in tema,
tra il 1939 e il 1945.
L’evoluzione
dell’Azione Cattolica fu portata a termine, dopo il Concilio Vaticano 2°
(1962-1965), sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, con il nuovo
statuto del 1969, che staccò l’associazione dall’asservimento agli interessi
politici del Papato. Questo il vero significato della scelta religiosa. La politica del Papato l’aveva incatenata al
sostegno del partito cristiano, la
Democrazia Cristiana, della quale costituiva serbatoio di voti e agente
formativo. Ciò era avvenuto nel quadro del compromesso che, regnante Eugenio
Pacelli - Pio 12°, si era raggiunto con i democratici cristiani di De Gasperi, Dossetti,
Moro, La Pira e Fanfani. L’ideologia del Concilio Vaticano 2° ampliò di molto
la missione del laicato cattolico e questo richiese quel processo di
liberazione di energie. Ciò avrebbe richiesto una laicizzazione del partito
cristiano, che non si riuscì ad ottenere, pur tentandola negli anni ’80. Questo
ne innescò una sua crisi terminale. Ma avrebbe richiesto anche la revisione
dell’impegno politico dell’Azione Cattolica, libera di sostenere l’evoluzione
dei processi democratici secondo la nuova era che si venne prefigurando nel
corso degli anni ’80. Anche in questo si fallì. Non si riuscì a pensare ad un
impegno politico che sostituisse quello a sostegno di un partito cristiano. Emersero correnti fondamentaliste e integraliste
che trovarono credito presso Wojtyla, profondamente sospettoso verso il
socialismo che indubbiamente attraversava le correnti democratico cristiane
italiane per la loro lunga storia
insieme ad esso. Si arriva, in definitiva, all’attuale irrilevanza politica del
cattolicesimo sociale italiano, al quale nessuna formazione politica rappresentata
in parlamento si richiama più.
Tutto questo si sta manifestando nel bel mezzo di una gravissima crisi
della politica democratica in Italia. La democrazia, il cui sostegno era stata
la principale ragione per cui i democratici cristiani avevano accettato il
sostegno di un Papato uscito piuttosto screditato dal compromesso con il
fascismo, è posta seriamente in questione. E si avverte una forte difficoltà
della gente di ragionare di politica in termini democratici. Ma, innanzi tutto,
proprio di ragionare. Eppure gli strumenti formativi non mancherebbero. All’esortazione
apostolica La gioia del Vangelo, si è
aggiunta l’enciclica Laudato si’, che
contiene una realistica e informata spiegazione dell’origine dei problemi
sociali che ci travagliano. Si tratta di documenti che, purtroppo, sono poco
conosciuti, per quello che ho constatato, tra gli stessi formatori. Negli anni
passati siamo stati abituati ad un profluvio di letteratura pontificia, a cui
non si riusciva proprio a tener dietro. Ma
a quei due documenti bisognerebbe proprio fare attenzione.
Con
fatica riusciamo a portare i più piccoli alla Comunione e una minoranza di loro
anche alla Cresima. Questo non basta. Occorrerebbe formarli a costituire
società animate da spirito di fede, fin da
piccoli. Questo sembra superare le nostre capacità di immaginazione: eppure è
appunto quello che l’Azione Cattolica Ragazzi ha tentato nel 2016 e sta ancora
facendo. Una catechesi civile.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San
Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli