Tempi nuovi, tradizioni e Tradizioni
Tempi nuovi iniziarono subito dopo la morte del Maestro, ma durarono solo fino al terzo giorno. Dopo la sua Resurrezione ne iniziarono altri ancora, dei quali si narra negli scritti biblici neotestamentari, durante i quali egli fu di nuovo tra i suoi e in mezzo alla gente per un po’ di tempo, per poi allontanarsene nuovamente in modo prodigioso, promettendo di ritornare nella gloria, dando così inizio ad altri tempi nuovi ancora. Da quel momento cominciò la riflessione sociale per interpretarli. Innanzi tutto: quando sarebbe tornato e che fare fino ad allora? Le attese di un ritorno veloce andarono deluse nei decenni successivi. Si cominciò a pensare di non avere idea precisa di quando sarebbe accaduto. Così le comunità delle origini si organizzarono, ciascuna secondo la propria cultura, per durare, in una condizione di vasto pluralismo che non c’è più e che durò circa un secolo, nel corso del quale morirono tutti i testimoni diretti degli eventi evangelici, dei quali circolavano varie tradizioni. Da queste ultime, procedendo la strutturazione sociale e istituzionale delle nostre prime comunità, che presto manifestarono il costume di volersi tenere in contatto, in particolare per ragionare di questioni di fede e di vita sociale nella fede, scaturì quella che i teologi cattolici chiamano Tradizione e che ritengono normativa per essere riconosciuti socialmente come cristiani. Essa viene pensata come un deposito culturale da trasmettere di generazione in generazione e i cattolici ritengono che risalga agli apostoli, i discepoli che ricevettero direttamente dal Maestro l’incarico di trasmettere il suo insegnamento in tutto il mondo, attraverso una serie di incarichi successivi tra i loro successori. Di questo si può leggere nella Costituzione sulla Divina Rivelazione La Parola di Dio – Dei Verbum, deliberata nel corso del Concilio Vaticano 2º (1962-1965). In altre Chiese cristiane ci sono diverse concezioni sulla natura e rilevanza della Tradizione.
Leggiamo in quel documento del Concilio:
Gli apostoli e i loro successori, missionari del Vangelo
7. Dio, con somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni. Perciò Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta intera la Rivelazione di Dio altissimo, ordinò agli apostoli che l'Evangelo, prima promesso per mezzo dei profeti e da lui adempiuto e promulgato di persona venisse da loro predicato a tutti come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale, comunicando così ad essi i doni divini. Ciò venne fedelmente eseguito, tanto dagli apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca del Cristo vivendo con lui e guardandolo agire, sia ciò che avevano imparato dai suggerimenti dello spirito Santo, quanto da quegli apostoli e da uomini a loro cerchia, i quali, per ispirazione dello Spirito Santo, misero per scritto il messaggio della salvezza.
Gli apostoli poi, affinché l'Evangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i vescovi, ad essi « affidando il loro proprio posto di maestri ». Questa sacra Tradizione e la Scrittura sacra dell'uno e dell'altro Testamento sono dunque come uno specchio nel quale la Chiesa pellegrina in terra contempla Dio, dal quale tutto riceve, finché giunga a vederlo faccia a faccia, com'egli è (cfr. 1 Gv 3,2).
La sacra tradizione
8. Pertanto la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva esser conservata con una successione ininterrotta fino alla fine dei tempi. Gli apostoli perciò, trasmettendo ciò che essi stessi avevano ricevuto, ammoniscono i fedeli ad attenersi alle tradizioni che avevano appreso sia a voce che per iscritto (cfr. 2 Ts 2,15), e di combattere per quella fede che era stata ad essi trasmessa una volta per sempre. Ciò che fu trasmesso dagli apostoli, poi, comprende tutto quanto contribuisce alla condotta santa del popolo di Dio e all'incremento della fede; così la Chiesa nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede.
Questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro (cfr. Lc 2,19 e 51), sia con la intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. Così la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio.
Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega. È questa Tradizione che fa conoscere alla Chiesa l'intero canone dei libri sacri e nella Chiesa fa più profondamente comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre Scritture. Così Dio, il quale ha parlato in passato non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell'Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza (cfr. Col 3,16).
Ciò sintetizzato, servendoci di un documento dell’ultimo Concilio, per quanto riguarda gli aspetti del problema trattati nella teologia cattolica, bisogna osservare che, nel corso della storia delle Chiese cristiane, e specificamente della nostra, la quale cominciò a manifestare le caratteristiche che specificamente la distinguono dalle attuali altre tra l’Undicesimo e il Quattordicesimo secolo, si manifestarono altre tradizioni culturali in materia di fede che non vengono comprese in ciò che si ritiene costituisca la Tradizione, benché su questo punto si sia molto discusso e ancora si discuta. Poiché la storia delle nostre Chiese non ha avuto connotati particolarmente diversi da quelli delle altre società e quindi non è stata particolarmente virtuosa, valutata secondo i criteri evangelici, e, ad esempio, ha compreso il coinvolgimento in una serie lunghissima di sanguinosi conflitti, discriminazioni razziali e di altro genere, abusi di potere di ogni tipo, anche quelle altre tradizioni non sono state da meno.
In genere chi è riuscito a comandare in religione, non di rado valendosi del potere politico che di fatto o di diritto era riuscito a conquistare, ha cercato storicamente di inglobare le tradizioni, in particolare quella specifica che legittimava quel suo potere, nella Tradizione, in modo da sacralizzare il proprio potere. Ad esempio, fino al Concilio Vaticano 2º si riteneva ancora tra i cattolici che nella Tradizione fosse compresa la sottomissione della donna all’uomo, e ciò, va rilevato, contro i costumi dei cristiani in quel primo secolo in cui si confrontarono e formalizzarono in testi scritti le varie tradizioni evangeliche.
Nel lavoro di purificazione della memoria al quale ci guidò san Karol Wojtyla da Papa è compreso anche quello di distinzione tra le tradizioni storiche e la Tradizione, che consideriamo come il tesoro prezioso da consegnare intatto alle generazioni successive. Nonostante spesso lo si dubiti, non è un lavoro solo per teologi, perché tutti noi, nell’interazione sociale partecipiamo incessantemente alla creazione e trasmissione di tradizioni e quindi di esso siamo anche responsabili personalmente. Ma ad esso si dovrebbe anche essere formati, gli autodidatti non hanno dimostrato di farlo granché bene, ma questa formazione è oggi in prevalenza riservata a clero e religiosi. Così sembra che tra loro e noi laici si parlino lingue diverse e spesso i laici manifestano una condizione di umiliante ignoranza, che è reale, certo, ma dipende fondamentalmente da un inadempimento di chi ha avuto la missione apostolica di rimediarvi.
Mario Ardigó – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli