Fascismo
|
11-2-29: Benito Mussolini, in rappresentanza del Regno d'Italia quale Capo del Governo, firma nel palazzo del Laterano gli accordi con il Papato denominati Patti Lateranensi |
|
Il Popolo d'italia, il quotidiano del Partito Nazionale Fascista, con i titoli che annunciano la conclusione dei Patti Lateranensi |
Molti hanno mostrato interesse al mio accenno alla storia dell’Italia
fascista.
Questo mi sorprende un po’.
Di solito non si dà tanta importanza alla memoria storica.
Certamente in un programma di formazione alla politica che si faccia in
Italia occorre affrontare il tema del fascismo storico, quello che iniziò a
aggregarsi già nel 1914, per promuovere l’entrata dell’Italia nella Prima
guerra mondiale, esplosa in Europa nel luglio di quell’anno tra Germania,
Austria, Turchia, da una parte, e Francia, Inghilterra, Russia e Serbia,
dall’altra, quello che fu sconfitto come regime politico nel 1945, prolungando il suo
influsso ideologico anche in epoca repubblicana in esperienze politiche e
sindacali che in qualche modo vi si richiamarono, sia pure in un contesto di
accettazione del metodo democratico.
E’ però un tema difficile per un cattolico, perché il Papato,
la Chiesa italiana, che negli anni Venti e Trenta molto più di oggi era
controllata dal Papato, e i cattolici italiani vi furono molto coinvolti. Le
relazioni con il fascismo storico, la sua ideologia e le sue organizzazioni
furono molto profonde. Entrambe le parti ne uscirono in parte trasformate.
L’integrazione tra ideologia fascista e cultura religiosa diede vita ad un modo
di pensare che fu tramandato di generazione in generazione, come accade per i
fatti religiosi, sopravvisse alla fine del fascismo storico, e pervade tuttora
la società italiana, anche se non se ne è sempre consapevoli. Può essere questa
la ragione dell’interesse della gente per il fascismo?
Segnalo come fonti affidabili sul fascismo le voci dell’enciclopedia
Treccani on line
http://www.treccani.it/enciclopedia/fascismo/
e
http://www.treccani.it/enciclopedia/benito-mussolini/
L’ideologia del fascismo storico ebbe al suo centro l’idea della guerra
come mezzo per la rigenerazione della nazione italiana, vista come centro di
una grande civiltà destinata ad espandersi nel mondo. Dal punto di vista del
militante era molto importante il proposito di sacrificarsi per la Patria.
Si tratta di modi di pensare estranei, in genere, a quelli di oggi. Anche tra i
gruppi che al fascismo storico esplicitamente oggi si richiamano.
L’Africa fu molto importante per il fascismo storico, che vi guidò gli
italiani in una serie di conflitti sanguinosi e costosi per lo stato dal 1922
al 1932 in Libia e dal 1935 al 1936 in Etiopia. Era assolutamente assente
l’idea di usare la violenza per impedire agli africani di venire in Italia. Il
fascismo, anzi, si propose di costruire un impero multinazionale esteso anche in Africa, sul modello
dell’antico impero romano, e ciò avrebbe comportato necessariamente
l’integrazione tra popoli e culture.
Era assente dall’ideologia del fascismo storico la paura dei migranti,
per la ragione che, quando conquistò il potere, gli italiani erano da tempo un
popolo di migranti, sia verso gli altri stati europei, sia verso posti molto
più lontani, come le Americhe o l’Australia.
Un elemento molto importante dell’ideologia fascista fu quello di proporsi di
pacificare d’autorità i conflitti sociali tra lavoratori dipendenti e
imprenditori, impegnando direttamente lo stato in questo e attuando un vasto
programma di provvidenze sociali. Pacificare con le buone o con le cattive, anche con la violenza di piazza, attuata mediante apposite squadre di combattenti che agivano nel contesto civile. Lo squadrismo degli inizi fu poi trasformato in un'istituzione dello stato, in una vera e propria milizia pubblica. Tutto questo, però, non tanto avendo la
giustizia sociale come obiettivo finale, ma per avere un popolo di soldati, e di
madri e spose di soldati, da scagliare nelle guerre di conquista per realizzare
un impero. Si pensava che le risorse
per sostenere questo programma sarebbero derivate da quelle conquiste, in
particolare colonizzando l’Africa, vale a dire
trasferendovi gli italiani lavoratori. Questo programma piacque agli
imprenditori italiani che temevano gli sviluppi del socialismo rivoluzionario,
che aveva conquistato la Russia con la rivoluzione bolscevica del 1917. Anche
in Italia, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, si erano manifestate agitazioni
di tipo rivoluzionario promosse da formazioni socialiste, che avevano impaurito in particolare i grandi proprietari terrieri e i maggiori industriali. Questi ultimi pensavano anche di beneficiare dalle guerre progettate dal fascismo, che avrebbero richiesto ingenti mezzi da commissionare all'industria nazionale.
Il programma di guerre del fascismo prometteva ricchezze a tutti, ai più
ricchi e ai più poveri. La pervasiva propaganda del regime convinse gli
italiani. Il fascismo generò un sistema politico-istituzionale totalitario, nel senso che pretendeva di
controllare tutte le manifestazioni della società italiana. In questo poteva
trovare un ostacolo nella Chiesa cattolica, che da molti anni stava conducendo
un programma di riforma sociale in Italia. Di fatto, nella seconda metà degli
anni ’20 si venne ad un’intesa, che si manifestò, in particolare nella
conclusione dei Patti Lateranensi nel
1929. In base ad essi la politica in Italia doveva essere riservata alle
istituzioni promosse dal regime. Nel 1931 per qualche mese si ebbero contrasti
tra le organizzazioni fasciste e quelle cattoliche, che presto furono risolti
nel senso indicato dal Concordato, quella parte dei Patti Lateranensi che riguardava la condizione della Chiesa
italiana nello stato. Dai Patti
Lateranensi il Papato ebbe di nuovo
un suo piccolo regno a Roma, denominato Città del Vaticano, e ingenti pagamenti a
titolo di risarcimenti per la guerra che gli era stata mossa nel secolo
precedente e che aveva portato alla fine dello Stato pontificio.
Il
fascista cattolico divenne il modello del cittadino esemplare. Alcuni elementi
dell’ideologia fascista passarono nella cultura cattolica, ad esempio nel campo
della famiglia e della condizione della donna. Anche la Chiesa si presentava
come un faro di civiltà, ma, a differenza del fascismo, lo era veramente stata
storicamente. Il fascismo era invece un’esperienza culturale molto giovane: si
giovò sicuramente del lustro che gli
derivava dal riconoscimento che all’epoca fu fatto dal Papato del suo carattere
provvidenziale nella storia nazione.
Il documento che produsse maggiormente questo effetto fu, oltre ai trattati lateranensi, l’enciclica
Quadragesimo Anno - Il Quarantennale, diffusa nel 1931 dal papa Achille Ratti, Pio
11° in religione, nella quale leggiamo:
«92.
Recentemente, come tutti sanno, venne iniziata una speciale organizzazione
sindacale e corporativa, la quale, data la materia di questa Nostra Lettera
enciclica, richiede da Noi qualche cenno e anche qualche opportuna
considerazione.
93. Lo Stato riconosce giuridicamente il sindacato e non senza
carattere monopolistico, in quanto che esso solo, così riconosciuto, può
rappresentare rispettivamente gli operai e i padroni, esso solo concludere
contratti e patti di lavoro. L'iscrizione al sindacato è facoltativa, ed è
soltanto in questo senso che l'organizzazione sindacale può dirsi libera;
giacché la quota sindacale e certe speciali tasse sono obbligatorie per tutti
gli appartenenti a una data categoria, siano essi operai o padroni, come per
tutti sono obbligatori i contratti di lavoro stipulati dal sindacato giuridico.
Vero è che venne autorevolmente dichiarato che il sindacato giuridico non
escluse l'esistenza di associazioni professionali di fatto.
94. Le Corporazioni sono costituite dai rappresentanti dei
sindacati degli operai e dei padroni della medesima arte e professione, e, come
veri e propri organi ed istituzioni di Stato, dirigono e coordinano i sindacati
nelle cose di interesse comune.
95. Lo sciopero è vietato; se le parti non si possono accordare,
interviene il Magistrato.
96. Basta poca riflessione per vedere i vantaggi dell'ordinamento
per quanto sommariamente indicato; la pacifica collaborazione delle classi, la
repressione delle organizzazioni e dei conati socialisti, l'azione moderatrice
di une speciale magistratura. Per non trascurare nulla in argomento di tanta
importanza, ed in armonia con i principi generali qui sopra richiamati, e con
quello che inibito aggiungeremo, dobbiamo pur dire che vediamo non mancare chi
teme che lo Stato si sostituisca alle libere attività invece di limitarsi alla
necessaria e sufficiente assistenza ed aiuto, che il nuovo ordinamento
sindacale e corporativo abbia carattere eccessivamente burocratico e politico,
e che, nonostante gli accennati vantaggi generali, possa servire a particolari
intenti politici piuttosto che all'avviamento ed inizio di un migliore assetto
sociale.
97. Noi crediamo che a raggiungere quest'altro nobilissimo
intento, con vero e stabile beneficio generale, sia necessaria innanzi e
soprattutto la benedizione di Dio e poi la collaborazione di tutte le buone
volontà. Crediamo ancora e per necessaria conseguenza che l'intento stesso sarà
tanto più sicuramente raggiunto quanta più largo sarà il contributo delle
competenze tecniche, professionali e sociali e più ancora dei principi
cattolici e della loro pratica, da parte, non dell'Azione Cattolica (che non
intende svolgere attività strettamente sindacali o politiche), ma da parte di
quei figli Nostri che 1'Azione Cattolica squisitamente forma a quei principi ed
al loro apostolato sotto la guida ed il Magistero della Chiesa; della Chiesa,
la quale anche sul terreno più sopra accennato, come dovunque si agitano e
regolano questioni morali, non può dimenticare o negligere il mandato di
custodia e di magistero divinamente conferitole.»
Il papa Ratti realizzò nel 1923 una riforma dell’Azione Cattolica che ne
accentuò il suo carattere religioso, a scapito di quello politico, accentrandone ulteriormente nel Papato e nei vescovi la direzione. Questo agevolò le relazioni con il fascismo, che puntava ad ottenere il monopolio della politica. L’intesa
con il fascismo si fece sentire anche nel lavoro dell’associazione, che in gran
parte si fascistizzò. Fecero eccezione la FUCI, la Federazione Universitaria
Cattolica Italiana, il ramo degli universitari, e, più tardi, quando venne
costituito nel 1932, il Movimento Laureati di Azione Cattolica. Fu la politica del regime di discriminazione razziale verso gli ebrei italiani a segnare un
mutamento di orientamento nella Chiesa italiana. Da notare che la
discriminazione non aveva costituito un problema morale quando aveva colpito
gli africani conquistati nelle guerre coloniali. Il cambiamento di rotta si
manifestò a partire dal 1937, anno in cui fu diffusa un enciclica con critiche
sociali al nazismo tedesco. Nel 1939 il papa Ratti morì nella fase di
gestazione di un’enciclica critica contro il razzismo, alcuni elementi della
quale vennero ripresi della prima enciclica del suo successore, il papa Eugenio
Pacelli, Pio 12°, la Summi Pontificatus -
Il Sommo Pontificato, in cui si legge:
«Al lume di questa unità di diritto e di fatto
dell'umanità intera gli individui non ci appaiono slegati tra loro, quali
granelli di sabbia, bensì uniti in organiche, armoniche e mutue relazioni,
varie con il variar dei tempi, per naturale e soprannaturale destinazione e
impulso. E le genti, evolvendosi e differenziandosi secondo condizioni diverse
di vita e di cultura, non sono destinate a spezzare l'unità del genere umano,
ma ad arricchirlo e abbellirlo con la comunicazione delle loro peculiari doti e
con quel reciproco scambio dei beni, che può essere possibile e insieme
efficace, solo quando un amore mutuo e una carità vivamente sentita unisce
tutti i figli dello stesso Padre e tutti i redenti dal medesimo sangue divino.»
Il
fascismo fu rivoluzionario, come si presentò alle origini e alla fine, o reazionario, come
si presentò negli anni ’30, quelli dell’intesa con il Papato?
Mi pare che sia stato entrambe le cose, nel corso della sua lunga storia.
Il Papato degli anni Venti, gli anni dell’affermazione
del fascismo, era ancora politicamente di tipo rivoluzionario, nel senso che
era profondamente insofferente del liberalismo democratico che fino ad allora
aveva egemonizzato il Regno d’Italia e voleva che la politica nazionale cambiasse orientamento. Su questa esigenza di trasformazione sociale
si basò l’intesa del Papato con il fascismo mussoliniano che ne manifestava una analoga. Il Papato ritenne di poter guidare l'evoluzione del fascismo. Non bisogna pensare
ad un fatto superficiale. Il fascismo ebbe aspetti culturali molto importanti,
prova ne sia che vi aderì uno dei maggiori filosofi italiani dell’epoca,
Giovanni Gentile. Fu un fatto sociale complesso, molto lontano dalle approssimazioni che ne fanno certi suoi attuali estimatori. Non fu solo teppismo di strada. Anzi, abbastanza presto tentò di correggerlo e contenerlo, per altro servendosene e incoraggiandolo disinvoltamente all'occorrenza.
Non è fuor di luogo, mi pare, notare infine, a proposito delle relazioni intense con la Chiesa italiana, che gli ultimi giorni del fascismo
storico e del suo capo trascorsero a Milano con i tentativi di ottenerne la
resa pacifica attuati dall’arcivescovo Alfredo Ildefonso Schuster. Benito Mussolini nelle sue ultime ore disperate di relativa libertà (limitata dai militari tedeschi che erano stati incaricati di seguirne i movimenti) salì e scese le scale dell'Arcivescovato milanese.
Mario Ardigò - Azione Cattolica
in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli