La Riforma
teologica dei neo-comunisti secondo Xi Jinping
The theological Reform of the neo-communists according to Xi Jinping
Note: after the text
in Italian, I insert the translation in English, made with the help of Google
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Dall’articolo di Guido
Santevecchi, “Il Vangelo secondo Xi Jinping - Pechino ordina
la «revisione» dei testi sacri di tutte le religioni perché le fedi
siano armonizzate al verbo del Partito comunista”, pubblicato
sul Corriere della Sera del 24 dicembre 2019.
Durante la rivoluzione
culturale di Mao il governo cinese pensò di sradicare la religione,
ora l’obiettivo è diverso e più sottile: «Bisogna creare una
teologia con caratteristiche cinesi», ha detto Wang Yang, membro del Comitato
permanente del Poltiburo e responsabile per la supervisione sulle fedi
riconosciute dal Partito-Stato. Come? «Dopo una valutazione completa dei
classici religiosi, si dovranno individuare i contenuti non conformi e
procedere alle necessarie modifiche e aggiustamenti nella traduzione cinese»,
ha detto il compagno Wang in una riunione di leader confessionali e politici
riassunta dall’agenzia ufficiale Xinhua. Si tratta in
pratica di correggere le parti «non conformi» di Bibbia, Vangeli,
Corano, testi buddisti e taoisti. Il Partito, che impone l’ateismo ai suoi
membri riconosce infatti cinque culti religiosi: Buddismo, Taoismo,
Cristianesimo protestante e cattolico e Islam. Ma vuole essere sicuro che i
valori portati dalle fedi non illudano le masse: «la Cina è sotto il
controllo del Partito comunista, che è più grande di Dio», predicano i
funzionari delle province dell’impero.
Riscrivere le sacre scritture
si inquadra nella campagna di “sinizzazione” dei movimenti religiosi lanciata
nel 2015 da Xi Jinping: il piano prevede di allineare le fedi alla cultura
cinese e all’autorità assoluta del Partito. Xi ha messo in guardia
dai «valori e dall’ideologia occidentale» (cristianesimo) e
dall’«estremismo» (Islam) e ha ordinato a tutti i fedeli di essere
anzitutto «patriottici».
Nel simposio diretto dal
membro del Politburo è stato convenuto di «reinterpretare i
testi che non sono adeguati alle esigenze della nuova epoca, correggere,
cambiare le traduzioni», ha riassunto la Xinhua. La nuova epoca è
quella di Xi Jinping, che nel 2018 ha fatto inscrivere nella Costituzione il
suo «Pensiero su socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era».
E il presidente, nonché segretario generale del Partito ora spinge gli esperti
a emendare Bibbia e Corano, di fatto ispirando la scrittura di un Vangelo secondo
Xi.
**************il mio commento - my comment*****************
Il Partito
comunista cinese, guidato dal Pensiero della sua
principale figura di riferimento, Xi Jinping, progetta una nuova rivoluzione
culturale, mai tentata finora ed enormemente più complessa di quella
avviata negli scorsi anni ’60 dal predecessore di Xi, Mao Zedong: nientedimeno che
revisionare le teologie di quattro delle principali religioni mondiali inserendovi
valori-guida del comunismo cinese e, in tal modo, sostanzialmente un potente
fattore di unità.
Ai capi comunisti che si
stanno impegnando in quell’opera gigantesca potrebbe essere utile meditare
sull’esortazione biblica di imparare a contare i loro giorni: nella
loro vita non vedranno la fine di quel lavoro. Non ci riuscì l’imperatore
romano Costantino 1°, il quale, nel Quarto secolo, avviò un processo analogo.
Per quanto riguarda i
cristianesimi, riforme per adeguare la fede religiosa, e quindi la religione
praticata dalle masse, agli orientamenti politici di volta in volta egemoni
furono attuate con successo più volte, anche mediante una revisione dei testi
sacri. Naturalmente agli inizi del Primo secolo il risultato, pure niente
affatto semplice da conseguire a causa delle divisioni culturali di quell’epoca, era
più alla portata del sovrano. Procedendo le storie delle cristianità, tutto si
complicò molto. Non c’è infatti, per i riformatori, da tener conto solo dei testi
sacri, ma anche di una enorme tradizione culturale (fatta anche di centinaia di
migliaia di libri fondamentali) che guida nell'interpretazione di quei testi. Un
patrimonio culturale ormai assolutamente non padroneggiabile da nessuna singola
persona fisica, da una singola vita individuale, e ciò anche per i più
sapienti. Come si è visto chiaramente nell’ultima grande Riforma attuata nella
Cristianità, quella prodottasi nella Chiesa cattolica a
partire dagli scorsi anni ’60, sì proprio gli stessi della prima rivoluzione
culturale nella Cina comunista!, a seguito del
Concilio Vaticano 2°, per riformare occorre essere in molti, e
sapienti. Se non si procede in questo modo, l’esito potrebbe essere non
soddisfacente, e addirittura ridicolo. Come quando si dichiara «Il
Partito comunista, che è più grande di Dio». Solo persone, come credo siano
i capi cinesi, poco familiarizzate con le religioni (praticarle era
controproducente per la carriera politica), possono produrre un’affermazione
come quella, ridicola appunto. Dal punto di vista dei marxismi
classici, dei quali il comunismo cinese pretende di essere ancora una
manifestazione, è sbagliato, infatti, comparare il Partito a Dio,
per la ragione che, in genere, per i marxismi Dio non esiste.
Dichiarando che il Partito “è più grande” di
Dio, lo si divinizza e, in realtà, lo si annulla e se ne nega la vera realtà, di forza
sociale costruita su basi culturali per rivoluzionare la società su basi razionali. In questo modo
il Partito, però, diventa inutile per il lavoro che i marxismi
vorrebbero produrre in società, la rivoluzione, cioè un vasto e coordinato complesso di riforme, per sconfiggere la povertà e le altre sofferenze sociali causate dalla prepotenza dei ceti privilegiati e dal sistema sociale da essi creato per continuare ad esserlo.
L’obiettivo che i capi
comunisti cinesi si propongono di raggiungere richiede, per quanto riguarda i
cristianesimi (sulle altre religioni non ne so abbastanza per esprimere
un’opinione), di istituire facoltà teologiche dove formare un ceto di sapienti
che sappiano confrontarsi con le complesse teologie cristiane e con i testi
biblici, i quali comprendono le scritture provenienti dall’antico ebraismo, che la
teologia biblica cristiana ha denominato Antico Testamento, e
quelle che scaturirono dall’esperienza religiosa delle prime comunità
cristiane, denominate Nuovo Testamento. Quando ci si
confronta con la teologia cristiana, occorre tenere presente che essa ingloba
importanti ed estesi elementi dell’antico ebraismo, come anche delle antiche
filosofie greche. Le specializzazioni richieste per quel lavoro di
revisione culturale sono molte e la Cina attualmente non dispone delle scuole
che possano formare gli specialisti che servono. Finora infatti essa ha
rifiutato e disprezzato le religioni, tutte, del resto secondo l’orientamento
dei marxismi classici. Che cosa cerca, ora, in esse? I sovrani fin
dall’antichità vi cercavano la sacralizzazione dei loro poteri politici, per
sostenerli come voluti da un dio e quindi indiscutibile. E, indubbiamente, in genere
conseguirono questo risultato. Costantino !, l’imperatore romano di cui ho
scritto prima è venerato come santo dalle Chiese cristiane ortodosse. Se
riuscisse a produrre una grande teologia sino-comunista unificante,
anche Xi Jinping potrebbe avere un tale onore in ambito religioso.
Certo, una
volta allineate all’obbedienza ai sovrani comunisti
cinesi, non vi sarebbe più motivo di discriminare le religioni ammesse in Cina.
Questo aprirebbe la Cina continentale a sviluppi religiosi inconcepibili prima
d’ora, e senz’altro, va detto, non in linea con i marxismi classici.
Approfondendo,
i neo-teologi cinesi arriverebbero a scoprire gli elementi di
cristianesimo che sono nascosti nel socialismo di impostazione marxista, in
particolare nel rifiuto del dominio della ricchezza materiale, nell’esigenza di
una profonda solidarietà, nell’attesa di esiti rivoluzionari, in particolare il
rovesciamento dei potenti superbi dai troni. Come osservò il teologo
protestante Karl Barth, il cristianesimo si presenta alle origini, dal punto di
vista sociale, come un movimento di riforma sociale dal
basso.
«[…] chiunque legga senza pregiudizi
il Nuovo Testamento, dovrebbe restare colpito dal fatto che ciò Gesù
è stato, ha voluto e ha ottenuto, era esattamente un movimento dal
basso. Egli stesso proveniva da uno dei ceti più umili del popolo
ebraico di allora. Vi ricorderete certamente del racconto di Natale
e della mangiatoia di Betlemme. Suo padre faceva il carpentiere in un angolo
sperduto della Galilea, e lo stesso mestiere ha fatto anche Gesù stesso, tranne
che nei suoi ultimi anni di vita. Gesù non era un pastore, non era un parroco,
era un operaio. Giunto al trentesimo anno di età, ha appeso al chiodo i suoi
arnesi, e ha cominciato a girovagare da una località all’altra perché aveva
qualcosa da dire agli uomini. Ma anche allora la sua posizione è stata
completamente diversa da quella di un pastore dei nostri giorni. Noi
pastori dobbiamo essere a disposizione di tutti, di chi sta in alto e di chi
sta in basso, dei ricchi e dei poveri, e la nostra personalità spesso soffre di
questa duplice faccia della nostra professione. Gesù si sentiva
inviato ai poveri, agli umili: questo è uno dei dati più indiscutibili che
ricaviamo dalla storia del vangelo. Il senso della sua attività si riassume in
una frase, nella quale sentiamo ancora oggi ardere il fuoco di una
autentica sensibilità sociale: “Vedendo il suo popolo, si commosse, perché
erano pecore senza pastore” (Vangelo secondo Marco 6,34). […] Quello di cui era
portatore era un lieto annuncio ai poveri, al popolo dei dipendenti
e degli incolti: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno dei cieli”
(Vangelo secondo Luca 6,20). […] Per lui, nessuno si trovava troppo in basso o
contava troppo poco. Lo ripeto non si trattava di una sussiegosa compassione
dall’altro al basso, ma dell’esplosione di un vulcano dal basso
verso l’alto. Non sono i poveri ad aver bisogno di compassione, ma i ricchi, non
i cosiddetti “senza Dio”, ma gli uomini pii. Queste inaudite parole: “I
pubblicani e le prostituite vi passano avanti nel regno di Dio” (Dal Vangelo
secondo Matteo 21,31), e: “Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra
consolazione” (dal Vangelo secondo Luca 6,24), Gesù le ha pronunciate
rivolgendosi verso l’alto, mentre rivolgendosi verso il basso ha
detto: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi
ristorerò” (dal Vangelo secondo Matteo 11,28).
Il Regno di Dio è venuto
per i poveri.»
[da una conferenza tenuta a Safenwil,
in Argovia (Svizzera), il 17 dicembre 1911, ad un circolo operaio. Ora
pubblicata in traduzione italiana dall’editrice Marietti 1820 con
il titolo Poveri diavoli - Cristianesimo e socialismo, €7,50]
Ma come è potuto accadere,
allora, che il cristianesimo sia divenuto la religione degli imperialismi
Occidentali, che si cercò di imporre anche con le armi ai popoli colonizzati,
e sia considerato ancora anche la religione civile nei
capitalismi dell’Occidente, centrati sul culto dell’arricchimento? E’ accaduto
perché alcuni cristianesimi sono stati oggetto di un lavoro di revisione
analogo a quello che ora i comunisti cinesi vorrebbero attuare nel loro sistema
politico, per adattare una fede rivolta ai poveri
alle esigenze dei ricchi signori che dominavano tra gli Europei e nelle parti
del mondo colonizzate dagli Europei. Tuttavia, nonostante questa revisione,
ciclicamente nei cristianesimi risorgono i movimenti e gli orientamenti delle
origini e questo potrebbe poi rivelarsi un bel problema nella Cina di oggi che
ha pensato ciò che nei marxismi classici era considerato inconcepibile, vale a
dire di conciliare comunismo e capitalismo. In particolare, quando nelle
ideologie marxiste-leniniste si parlava di dittatura del proletariato,
si voleva indicare che la rivoluzione sociale attuata dal comunismo sarebbe
stata irreversibile, mentre nella Cina di Xi Jinping si è
rivelata reversibile, anzi reversibilissima, e infatti le zone più
industrializzate della Cina continentale lavorano secondo i principi del più
duro capitalismo, molto lontano, ad esempio, da quello europeo, molto temperato
da politiche sociali.
La vera religione degli
Occidentali del nostro tempo è il capitalismo liberistico, ed è una religione
atea e disumana, profondamente anti-cristiana. Ad essa sono state spalancate le
porte nella Cina neo-comunista di oggi, prendendola così com'è senza minimamente riformarla, e addirittura laggiù ci si vanta dei risultati
raggiunti da quel capitalismo alla cinese, in sostanza
cercando di emulare ciò che c’è negli Stati Uniti d’America di oggi, a
cominciare dal loro tremendo modo di costruire le città. Vediamo nella Cina
comunista un nuovo ceto di grandi ricchi che pensano, progettano e agiscono negli
affari come gli statunitensi e cercano di vivere da
ricchi come gli Europei, in particolare come gli inglesi. Che
c’è di cinese in questo? L’imperativo che
divenne esortazione pubblica per i militanti tanti anni fa in Cina, nel nuovo
corso del quale oggi si vedono gli sviluppi, fu “Arricchitevi!”. Ecco,
verso di esso, anche un cristianesimo riformato secondo
il Xi Jinping pensiero potrebbe rivelarsi forza critica. Un
problema, quello di avere forze critiche in società? Ma,
a ben ragionare, nessun pensiero sociale che non sappia mantenersi forza
critica può essere realmente definito marxista, perché
i marxismi sono prima di tutto forze critiche.
Mario Ardigò - Azione
Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli
*************************************
The theological Reform of the
neo-communists according to Xi Jinping
From the article by Guido
Santevecchi, "The Gospel according to Xi Jinping - Beijing
orders the «revision of the sacred texts of all religions so that
the faiths are harmonized with the verb of the Communist Party», published in
Corriere della Sera on December 24, 2019.
During Mao's cultural revolution, the Chinese government thought of eradicating religion, now the goal is different and more subtle: "We need to create a theology with Chinese characteristics," said Wang Yang, a member of the Standing Committee of the Poltiburo and responsible for supervision on the faiths recognized by the Party-State. Like? "After a complete evaluation of the religious classics, the non-conforming content will have to be identified and the necessary changes and adjustments in the Chinese translation will be made," Comrade Wang said in a meeting of confessional and political leaders summarized by the official Xinhua agency. In practice it is a question of correcting the "non-conforming" parts of the Bible, Gospels, Koran, Buddhist and Taoist texts. The Party, which imposes atheism on its members, recognizes five religious cults: Buddhism, Taoism, Protestant and Catholic Christianity and Islam. But he wants to be sure that the values brought by the faiths do not deceive the masses: "China is under the control of the Communist Party, which is bigger than God," officials of the provinces of the empire preach.
Rewriting the sacred scriptures is part of the "sinization" campaign of religious movements launched in 2015 by Xi Jinping: the plan envisages aligning the faiths with Chinese culture and with the absolute authority of the Party. Xi warned of "Western values and ideology" (Christianity) and "extremism" (Islam) and ordered all the faithful to be "patriotic" in the first place.
In the symposium directed by the member of the Politburo it was agreed to "reinterpret the texts that are not adequate for the needs of the new era, correct, change the translations", summarized Xinhua. The new era is that of Xi Jinping, who in 2018 had his "Thought on socialism with Chinese characteristics for a new era" inscribed in the Constitution. And the president and party secretary general now urges experts to amend the Bible and the Koran, effectively inspiring the writing of a gospel according to Xi.
******************my comment****************
The Chinese Communist
Party, led by the Thought of its main reference figure, Xi Jinping, plans a new
cultural revolution, never attempted so far and enormously more complex than
that started in the last 60s by Xi's predecessor, Mao Zedong: none the less than
reviewing theologies of four of main world religions by inserting the guiding
values of Chinese communism and, in this way, substantially a powerful factor
of unity.
Communist leaders who
are engaging in that gigantic work might find it helpful to meditate on the
biblical exhortation to learn to count their days: in their lives they will not
see the end of that work. The Roman emperor Constantine 1st did not succeed,
who, in the fourth century, started a similar process.
Communist leaders who are
engaging in that gigantic work might find it helpful to meditate on the
biblical exhortation to learn to count their days: in their lives
they will not see the end of that work. The Roman emperor Constantine 1st did
not succeed, who, in the fourth century, started a similar process.
As for Christianity, reforms to
adapt the religious faith, and therefore the religion practiced by the masses,
to the hegemonic political orientations from time to time were successfully
implemented several times, also through a revision of the sacred texts. Of
course, at the beginning of the First century, the result, although not at all
simple due to the cultural divisions of that time, was more within the reach of
the sovereign. As the stories of Christianity proceeded, everything became very
complicated. In fact, the reformers haven't only have to take into account the
sacred texts, but also an enormous cultural tradition (also made up of hundreds
of thousands of fondamental books) that guides interpretation of those texts. A cultural
heritage now absolutely unmanageable by any single natural person, by a single
individual life, and this even for the most wise. As was clearly seen in the
last great Reformation implemented in Christianity, the one produced in the
Catholic Church since the last 60s, yes exactly the same as the first cultural
revolution in Communist China !, following the 2nd Vatican Council, to reform
there must be many, and wise. If this is not done, the outcome may be
unsatisfactory, and even ridiculous. As when declaring "the Communist
Party, which is bigger than God". Only people, as I think the Chinese
leaders are, not very familiar with religions (practicing them was
counterproductive for the political career), can produce a statement like that,
ridiculous indeed. In effect, from the point of view of classical Marxisms, of which
Chinese communism claims to be still a manifestation, it is wrong to compare
the Party to God, for the reason that, in general, for Marxisms God does not
exist. By declaring that the Party "is bigger" than God, one
divinizes it and, in this way, nullifies it and denies its true reality, of social strength
built on cultural bases to revolutionize society on rational basis. In this way, however, the Party becomes useless for
the work that Marxisms would like to produce in society, the revolution, namely a vast and coordinated complex of reforms, to defeat poverty and other social sufferings caused by the arrogance of the privileged classes and by the social system created by them to continue to be so.
The goal that the Chinese
communist leaders intend to achieve requires, as regards Christianity (on other
religions I don't know enough to express an opinion), to establish theological
university faculties where to form a class of scholars who know how to deal
with complex Christian theologies and with biblical texts, which include the
scriptures from ancient Judaism, which Christian biblical theology called the
Old Testament, and those that arose from the religious experience of the first
Christian communities, called the New Testament. When dealing with Christian
theology, it should be borne in mind that it incorporates important and
extensive elements of ancient Judaism, as well as of ancient Greek
philosophies. The specializations required for that cultural review work are many
and China currently does not have the schools that can train the specialists
they serve. Until now, in fact, it has rejected and despised religions, all of
them, moreover according to the orientation of classical Marxisms. What are you
looking for in them now? Since ancient times, sovereigns sought there the
sacralization of their political powers, to support them as wanted by a god and
therefore unquestionable. And, undoubtedly, they generally achieved this
result. Constantine !, the Roman emperor of whom I wrote earlier is revered as
a saint by the Orthodox Christian Churches. If he succeeds in producing a great
unifying Sino-Communist theology, Xi Jinping could also have such an honor in
the religious sphere.
Of course, once aligned
with obedience to Chinese communist rulers, there would no longer be any reason
to discriminate against the religions admitted to China. This would open up
mainland China to inconceivable religious developments before, and certainly,
it must be said, not in line with classical Marxisms.
Deepening, Chinese
neo-theologians may come to discover the elements of Christianity that are
hidden in Marxist socialism, in particular in the refusal of the dominion of
material wealth, in the need for deep solidarity, in the expectation of revolutionary
outcomes, in particular the overthrow of the mighty superbs from thrones. As the
Protestant theologian Karl Barth observed, Christianity presents itself at the
origins, from the social point of view, as a movement of social reform from
below.
«[...] anyone who reads the New
Testament without prejudice, should be struck by the fact that what Jesus was,
wanted and obtained, was exactly a movement from below. He himself came from
one of the most humble classes of the Jewish people at the time. You will
certainly remember the Christmas story and the manger in Bethlehem. His father
was a carpenter in a remote corner of Galilee, and Jesus himself did the same
job, except in his last years of life. Jesus was not a pastor, he was not a
parish priest, he was a worker. Now in his thirtieth year of age, he hung up
his tools, and began to wander from one place to another because he had
something to say to men. But even then his position was completely different
from that of a modern-day pastor. We pastors must be available to everyone, to
those who are above and below, to the rich and poor, and our personality often
suffers from this double face of our profession. Jesus felt sent to the poor,
to the humble: this is one of the most indisputable data we get from the
history of the gospel. The meaning of his activity is summed up in a phrase, in
which we still feel the fire of an authentic social sensitivity still burning:
"Seeing his people, he was moved, because they were sheep without a
shepherd" (Gospel according to Mark 6.34). [...] What he was carrying was
a happy announcement to the poor, to the people of the dependent and
uncultivated: "Blessed are you poor, because yours is the kingdom of
heaven" (Gospel according to Luke 6:20). [...] For him, nobody was too low
or counted too little. I repeat, it was not a subtle compassion from the other
to the bottom, but the explosion of a volcano from the bottom to the top. It is
not the poor who need compassion, but the rich, not the so-called "without
God", but pious men. These unheard-of words: "Tax collectors and
prostitutes pass you by in the kingdom of God" (From the Gospel according
to Matthew 21:31), and: "Woe to you, rich, because you already have your
consolation" (from the Gospel according to Luke 6 , 24), Jesus pronounced
them turning upwards, while turning down he said: "Come to me, all of you,
who are tired and oppressed, and I will refresh you" (from the Gospel
according to Matthew 11,28) .
The Kingdom of God has
come for the poor. "
[from a conference held in Safenwil,
Aargau (Switzerland), on December 17, 1911, to a workers' club. Now published
in Italian translation by the publisher Marietti 1820 with the title Poor
devils - Christianity and socialism, € 7.50]
But how did it happen,
then, that Christianity became the religion of Western imperialisms, which they
tried to impose even with weapons on the colonized populations, and civil
religion is still considered in the capitalisms of the West, centered on the
cult of the enrichment? It happened because some Christianities have undergone
a revision work similar to what the Chinese communists would now like to
implement in their political system, to adapt a faith aimed at the poors to the
needs of the rich lords who dominated among the Europeans and in parts of the
world colonized by Europeans. However, despite this revision, the movements and
orientations of the origins cyclically rise again in Christianity and this
could then prove to be a nice problem in today's China which thought what in
classical Marxisms was considered inconceivable, that is to reconcile communism
and capitalism. In particular, when in the Marxist-Leninist ideologies there
was talk of the dictatorship of the proletariat, we wanted to indicate that the
social revolution implemented by communism would be irreversible, while in Xi
Jinping's China it proved to be reversible, indeed very reversible, and in fact
the most industrialized areas of mainland China work according to the
principles of the toughest capitalism, very far, for example, from the European
one, very tempered by social policies.
The real religion of the Westerners of our time is
liberistic capitalism, and it is an atheist and inhuman religion, deeply
anti-Christian. The doors to today's neo-communist China have been opened wide to it, taking it as brutal as it is without minimally reforming it, and down
there they even boast of the results achieved by that Chinese capitalism, in essence
trying to emulate what is in the United States of America today, starting with
their horrible way of building cities. In communist China we see a new class of
large rich people who think, plan and act in business like Americans and try to live
as rich people as Europeans do, especially like the British. What's Chinese
about this? The imperative that
became a public exhortation for militants many years ago in China, in the new
course of which developments are being seen today, was "Get rich!". Now, towards it, even a Christianity reformed according to Xi Jinping thought could prove to be critical force. A problem, that of having critical forces in
society? But, reasoning well, no social thought that does not know how to
maintain itself as a critical force can really be called Marxist, because Marxisms are
first of all critical forces.
by
Mario Ardigò - Catholic Action group in the Catholic parish
named "Saint Clemente pope" - Rome, Monte Sacro -
Valli district