Ripresa delle
riunioni infrasettimanali - F.A.Q. sull’AC
Oggi, alle 17, nella consueta aula nel
corridoio del centro di ascolto sociale,
riprenderanno le riunioni infrasettimanali del nostro gruppo parrocchiale di
AC.
In parrocchia viviamo un tempo di passaggio. Il vescovo ci chiede di
sforzarci di essere chiesa in uscita.
Probabilmente occorrerà fare dei cambiamenti. Ci saranno delle novità in cui
ognuno dovrà impegnarsi a fare la propria parte.
Siamo un piccolo resto, noi dell’AC parrocchiale. Chi lo può negare? Ma
vogliamo essere, secondo gli ideali dell’AC, la Chiesa del Concilio, e non è poco. Negli anni passati ci è parso
che la nostra esperienza non fosse apprezzata. Ma non eravamo solo noi,
come gruppo, ad essere messi in questione, ma, appunto, quella Chiesa là.
I più anziani del gruppo hanno avuto il grande merito di aver mantenuto
con pervicacia una tradizione di impegno associativo. Ora possono aiutarci a
fare memoria del passato per ricostituire una continuità di pensiero e azione.
Qualche giorno fa abbiamo commemorato il
passaggio in parrocchia di don Miraldi, il prete
come veniva chiamato dai suoi ragazzi. Si era alla fine degli anni Cinquanta,
un’epoca non facile. Il Concilio Vaticano 2° doveva ancora venire, anche se si
avvertivano i fermenti culturali dai quali poi scaturì. Come era diversa la
parrocchia di allora! Essa fu al centro dell’edificazione morale del quartiere,
nel mentre procedeva la sua edificazione materiale. Ai tempi nostri è tutto
molto diverso. E’ possibile recuperare
un rapporto con il quartiere in cui la parrocchia vive, contrastando l’attuale
nostra condizione di separatezza? Forse. Ma sarà un lavoro lungo e difficile.
Ci sarà da superare, in particolare, un mentalità ormai molto radicata che ci
spinge a rinchiuderci in gruppi di tendenza e ad essere diffidenti verso tutto
ciò che c’è fuori di essi. Questo limita molto le nostre forze, dividendole. Contrastare
questa tendenza richiederà di praticare il metodo democratico, perché le
divisioni corrispondono a concezioni effettivamente piuttosto distanti, che
però possono coesistere e collaborare se rinunciano al programma di sopprimere
le esperienze diverse dalle proprie, vivendo democraticamente il pluralismo. E
l’AC vuole essere anche scuola e palestra di democrazia.
Di seguito, come negli anni passati all’inizio
delle attività, trascrivo le F.A.Q sull’Azione Cattolica, le mie risposte alla
domande più frequenti sulla nostra associazione.
Mario Ardigò - Azione Cattolica
in San Clemente Papa - Roma, Monte Sacro, Valli
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Azione Cattolica – F.A.Q.
(domande più frequenti)
(le risposte alle F.A.Q. che seguono sono frutto di una elaborazione
fatta da Mario Ardigò, sulla base di quello che pensa di aver capito
dell’Azione Cattolica. Non esprimono necessariamente il pensiero dei vertici
associativi, né rappresentano un’interpretazione autentica dell’ideologia
associativa – I lettori sono quindi invitati a verificarne personalmente la correttezza e fedeltà e a far pervenire
eventuali rettifiche o integrazioni all’account <marioardigo@yahoo.com>;
di esse si darà atto nel blog)
1. L’Azione Cattolica è Chiesa cattolica?
L’Azione Cattolica è una delle
associazioni di laici inserite nell’organizzazione della Chiesa cattolica
italiana. Il suo statuto è approvato dal Consiglio
Episcopale Permanente della Conferenza
Episcopale Italiana. Vi sono diverse altre associazioni che hanno analoghe caratteristiche
di particolare legame con l’organizzazione della Chiesa cattolica italiana.
2. Chi è il laico?
Il laico è il fedele cattolico che non è né
diacono, né prete, né vescovo (vale a dire membro dell’ordine sacro) e che non appartiene a un ordine religioso o a una
congregazione religiosa (che non è, ad esempio, frate o suora; monaco o monaca)
(si veda la definizione che del termine laico
si dà nella Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II Lumen Gentium, al n. 31).
3. Per essere un fedele cattolico
laico è indispensabile aderire all’Azione Cattolica?
No.
4. Se un fedele cattolico laico
ha già aderito ad un altro gruppo religioso laicale o ha il proposito di farlo,
può associarsi all’Azione Cattolica?
Sì. L’adesione all’Azione Cattolica non è esclusiva. Si può far parte di altri gruppi
laicali.
5. L’Azione Cattolica è un gruppo di
spiritualità?
No. Ciò che caratterizza l’Azione Cattolica non è un particolare tipo di spiritualità, anche se i
gruppi locali e le altre articolazioni associative esprimono anche una vita
spirituale. Ciascun associato manifesta poi la propria, liberamente scelta.
Alla vita associativa partecipano i Sacerdoti Assistenti per contribuire ad
alimentare la vita spirituale e il senso apostolico.
6. L’Azione Cattolica è un gruppo
di preghiera?
No, anche se nelle riunioni
associative vi sono momenti di preghiera.
7.L’Azione Cattolica è un gruppo
di approfondimento biblico?
No, anche se associandosi ci si
impegna ad approfondire le tematiche bibliche.
8. L’Azione Cattolica è un gruppo
di approfondimento culturale?
No, anche se associandosi ci si
impegna a conoscere e capire di più del mondo in cui si vive.
9. L’Azione Cattolica è un gruppo
per il catecumenato?
No. La conversione, il catechismo
per il Battesimo e il Battesimo sono dati per presupposti. In
ogni parrocchia dovrebbe essere costituita un’organizzazione specifica per
queste esigenze.
10. L’Azione Cattolica è un gruppo
per il catechismo?
No, anche se associandosi ci si
impegna ad approfondire le verità di fede. In ogni parrocchia dovrebbe essere costituita
un’organizzazione che si occupa specificamente del catechismo, per i fedeli di
tutte le età.
11. L’Azione Cattolica è un
gruppo di propaganda religiosa?
No. Essa infatti vuole stabilire
con i propri interlocutori una relazione molto più profonda.
12. L’Azione Cattolica è un
gruppo che lavora per il proselitismo religioso o associativo?
L’Azione Cattolica è certamente impegnata, in diretta collaborazione
con il Papa e i vescovi, a far conoscere il Vangelo, ad esporre le verità di
fede, a far comprendere gli ideali religiosi cristiani, a presentare
correttamente il fine e l’azione della Chiesa nel mondo e il significato della
sua liturgia, a raggiungere gli altri nel loro bisogno di religiosità, ad
aiutare tutti a migliorarsi secondo la
fede professata e, in particolare, a capire come fare per meglio favorire
l’accettazione nel mondo di quegli ideali. Ma il proselitismo religioso o
associativo, l’obiettivo di “far numero”, di “distribuire tessere”, non è tra le sue finalità dirette, anche se il
riavvicinamento alla vita della parrocchia e adesioni associative possono
effettivamente conseguire dalle sue attività.
13.L’impegno degli associati
all’Azione Cattolica parrocchiale è principalmente in parrocchia?
L’Azione Cattolica ha come primo impegno la
presenza e il servizio nella Chiesa locale, quindi anche nella parrocchia. Tuttavia,
in quanto associazione di laici, in essa è fondamentale l’impegno nella società
civile, luogo privilegiato dell’azione laicale, per favorire l’affermazione dei
valori religiosi.
14. Associandosi all’Azione
Cattolica si è sottoposti ad un giudizio sulla propria vita?
No.
15. L’adesione all’Azione
Cattolica richiede un cambiamento di vita?
No. L’associazione si ritiene
arricchita dai doni che le provengono dalle diverse condizioni ed esperienze di
quanti partecipano alla sua vita.
16. L’adesione all’Azione
Cattolica comporta particolari pratiche religiose?
No.
17. L’adesione all’Azione
Cattolica comporta particolari pratiche
di vita, oltre quelle raccomandate a tutti i fedeli laici?
No.
18. L’adesione all’Azione
Cattolica richiede un particolare livello culturale o scolastico?
No.
19. L’adesione all’Azione
Cattolica si sviluppa per gradi iniziatici, vale a dire da livelli inferiori a
livelli superiori di perfezione?
No. Si è membri a pieno titolo
fin dal primo giorno e fin quando si vuole.
20. Per chi è l’Azione Cattolica?
L’Azione Cattolica è per tutti i fedeli laici cattolici e di tutti i fedeli laici cattolici.
21. L’Azione Cattolica risolve i
problemi personali degli associati?
Gli associati si impegnano anche
a favorire la comunione fra di loro, quindi anche all’aiuto reciproco, ma non è
detto che dall’associarsi in Azione
Cattolica derivi la soluzione dei propri problemi personali. Non farei quindi molto affidamento su questo
aspetto.
22. L’Azione Cattolica risolve,
in particolare, i problemi affettivi o di socialità?
Può accadere. Ma non è scontato che accada. Non
vi farei molto affidamento.
23. Le persone che, associandosi,
si spendono per le finalità dell’Azione Cattolica devono aspettarsi
riconoscimenti o corrispettivi, anche solo morali o affettivi?
No. Ci si associa perché si sente
bisogno di agire in gruppo in relazione a certi obiettivi che si pensa di non
poter raggiungere individualmente. Ma, come tutte le esperienze sociali umane, anche quella nei gruppi di Azione Cattolica finisce in genere per deludere certe alte aspettative, almeno sotto
il profilo umano. Solo alla lunga e considerandola complessivamente,
specialmente verso la fine di una vita, se ne può essere in fondo soddisfatti, soprattutto
se la si considera con sguardo
soprannaturale, andando contro le apparenze, in spirito evangelico.
24. Chi comanda in Azione
Cattolica?
L’Azione Cattolica è retta su basi democratiche. Tuttavia i suoi presidenti, a tutti i livelli
(nazionale, diocesano, locale) sono nominati dall’autorità ecclesiastica, su
proposta dei rispettivi consigli. A livello della parrocchia, l’Azione Cattolica è presente con un’associazione parrocchiale, che è
un’articolazione di quella diocesana. Gli organi dell’associazione parrocchiale
di Azione Cattolica sono: l’assemblea
parrocchiale (programma la vita associativa e verifica l’attuazione del
programma; elegge il consiglio parrocchiale); il consiglio parrocchiale (promuove lo sviluppo della vita associativa
secondo le linee del programma approvato dall’assemblea; assicura la presenza
dell’associazione nelle strutture di partecipazione ecclesiale; mantiene i
rapporti di amichevole collaborazione con le gli altri gruppi della parrocchia;
propone al parroco la nomina del presidente parrocchiale); il/la presidente parrocchiale (nominato/a dal
parroco, sentito il vescovo ausiliare territorialmente competente - promuove e coordina l’attività del
consiglio parrocchiale; convoca e presiede l’assemblea parrocchiale; insieme al
consiglio tiene costanti rapporti con il parroco; si fa garante degli
amichevoli rapporti con l’associazione diocesana; rappresenta l’associazione
parrocchiale).
25. Ma, insomma, quali sono le
caratteristiche per le quali l’Azione Cattolica si differenzia da altri gruppi
laicali?
Non è né facile né semplice rispondere a
questa domanda. Bisogna considerare non solo gli statuti associativi, ma anche
la storia dell’Azione Cattolica italiana.
E, per quanto riguarda gli statuti associativi, bisogna saper intendere bene il
sofisticato gergo teologico con cui sono
stati scritti.
Nello statuto nazionale (articoli 1 e 2) è
scritto che l’Azione Cattolica è
fatta di laici che si impegnano liberamente,
per impregnare dello spirito evangelico
le varie comunità e i vari ambienti. Più avanti (art.3) è scritto che gli
associati si impegnano in particolare anche ad informare dello spirito cristiano le scelte da loro compiute con
propria responsabilità personale, nell’ambito delle realtà temporali (cioè,
traducendo dal gergo teologico, nella società civile). E, ancora, (art.11) che quella in Azione Cattolica è un’esperienza
popolare e democratica. Essa poi è presentata
come rivolta alla crescita della comunità
cristiana e si dice animata dalla tensione verso l’unità, da costruire partendo da diverse
esperienze e condizioni di vita. Nell’Atto
Normativo Diocesano della Diocesi di
Roma è scritto che l’esperienza in Azione
Cattolica è una palestra di democrazia e di responsabilità civile.
La storia. Dalla fine del Settecento
cominciano a diffondersi e ad essere attuati, a partire dall’Europa, ideali
democratici di organizzazione sociale. Si produce una profonda e tragica frattura
tra l’organizzazione di vertice della Chiesa cattolica, espressa dal clero, e i
movimenti democratici. Essa attraversa i popoli evangelizzati. In Italia si
complica per l’interferenza del potere temporale dei Papi con la questione
dell’unità nazionale. L’esperienza storica dell’Azione Cattolica è stata la
manifestazione di vari tentativi di
realizzare, senza rompere l’unità ecclesiale, una partecipazione di popolo alla missione
della Chiesa attuata con maggiore responsabilità laicale e secondo criteri di
non esclusiva soggezione gerarchica, sia ideale e programmatica che pratica,
almeno nelle cose che riguardano l’organizzazione della società civile. In ciò
consiste appunto la sua tendenziale democraticità.
L’impegno nel sociale è venuto poi assumendo anche il significato di un tentativo di comporre la
plurisecolare diffidenza dei vertici ecclesiali, e quindi anche della teologia
ritenuta ortodossa dall’autorità, verso le acquisizioni delle scienze contemporanee,
sia naturali che umane. Infine, dal punto di vista politico, quello di mediare
per giungere al superamento del risentimento storico del papato per la perdita
del potere temporale in Italia e della storica indifferenza dei vertici ecclesiali
verso i regimi politici democratici rispetto a quelli non democratici o
addirittura antidemocratici (venuta meno solo nel 1944 con il radiomessaggio
natalizio del Papa Pio XII, mentre ancora agli inizi del secolo il Papa allora
regnante aveva condannato l’idea di una democrazia cristiana). Con ciò è chiaro che si è trattato di un’azione che ha
riguardato non solo la società civile, ma anche la stessa Chiesa. Essa si
inquadra in un movimento storico di pensiero e di azione i cui ideali hanno
trovato ampia espressione nei documenti del Concilio Vaticano II (svoltosi a
Roma, nella Città del Vaticano, dal 1962 al 1965). A partire da tale evento l’Azione Cattolica, sotto la presidenza di
Vittorio Bachelet, ha fatto della piena attuazione, nella Chiesa e nel mondo,
dei principi stabiliti da Concilio Vaticano II
uno dei suoi principali obiettivi.
26. Vediamo che nel gruppo di
Azione Cattolica in San Clemente Papa prevalgono gli elementi più anziani.
Perché?
Il gruppo si trova in una fase di passaggio.
In realtà è composto da persone di diverse età, dai vent'anni ai novanta. E'
portatore di una tradizione culturale importante che deve passare da una
generazione all'altra: questo è il lavoro che attualmente è in corso. Nei
decenni passati l'attenzione del laicato si è forse concentrata su altri temi,
ritenuti più urgenti, e su altre esperienze religiose. Oggi dai vescovi
italiani viene un rinnovato appello ai laici cattolici per un impegno che
corrisponde a quello tipico di Azione Cattolica.
La partecipazione alla riunione del martedì
alle cinque del pomeriggio può risultare difficoltosa a chi lavora e si deve
occupare di figli ancora bambini o molto giovani. Ci sono altre modalità per
tenersi in contatto. I più giovani possono pensare a incontri a loro specificamente
dedicati. E' importante tuttavia mantenere un'occasione periodica di incontro
per tutti gli associati, appunto per favorire il passare di una tradizione di
generazione in generazione. Nell'organizzazione nazionale e diocesana
dell'Azione Cattolica vi sono settori distinti per le varie età e condizioni
della vita. Tuttavia il lavoro che si fa parte dall'idea che c'è un unico popolo che attraversa la storia
dell'umanità.
27. Che fa l’Azione Cattolica per la parrocchia?
L’Azione Cattolica opera principalmente nella
società del suo tempo, come un fermento, come il lievito in un impasto. Di
questa società fa parte anche la parrocchia.
Due sono i campi in cui un gruppo di Azione Cattolica parrocchiale può
dare un proprio caratteristico contributo: l’approfondimento dei temi del
Concilio Vaticano 2° e la pratica della democrazia nella vita di fede. Questo
può servire per fare spazio agli altri, per aprirsi agli altri, per convivere
serenamente con il pluralismo della società del nostro tempo, che si riflette
anche nelle nostre collettività religiose. L’esperienza dell’Azione Cattolica
nacque nell’Ottocento proprio con queste finalità, scegliendo una strada
diversa da quella dell’intransigentismo dell’epoca, della dura opposizione contro ogni
moto di progresso sociale: oggi si direbbe del fondamentalismo. Essa si propose di far uscire le collettività
religiose da una condizione di arretratezza culturale, sociale e politica e di
separatezza dal contesto nazionale. Un impegno che appare sempre attuale.
Infatti è sempre viva in religione la tentazione di bastare a se stessi, la
paura di perdersi in un contesto in cui ogni opzione di vita ha lo stesso
valore e vengono a mancare solide fondamenta. In realtà si tratta di ricostruire
pazientemente, di epoca in epoca, le città
degli esseri umani, secondo l’auspicio di Giuseppe Lazzati, dove essi
possano vivere liberi e felici. Senza una visione di fede è arduo riuscirci,
anche se storicamente le religioni sono state anche fonte di oppressione e di
infelicità. Eppure l’era delle democrazie contemporanee si apre, nel nord
America di fine Settecento, con rivoluzionari che affermano solennemente che tutti
gli uomini sono “creati” uguali e
per questo hanno diritto alla ricerca della felicità: ecco la fede religiosa
che libera. Lo ha ricordato papa Francesco nel suo viaggio negli Stati
Uniti d’America di quest’anno.
Per chi vi volesse approfondire segnalo i
seguenti link:
Statuto AC Nazionale:
http://www.acroma.it/sites/default/files/allegati/1/statuto%20AC.pdf
Atto normativo diocesano:
http://www.acroma.it/sites/default/files/allegati/1/Atto%20Normativo%20Diocesi%20di%20Roma.pdf
Mario Ardigò – Azione Cattolica
in San Clemente Papa – Roma, Monte Sacro, Valli